camminare insieme Marzo 2005   

Una lettera dei Vescovi sulla centralità della domenica
Un obbligo o un bisogno

Ai primi di dicembre il “Corriere della Sera” si chiedeva “che cosa faranno mai alla domenica gli studenti, le casalinghe, i manager, gli impiegati, i pensionati…” e la “Repubblica” annunciava che “la domenica è diventata un giorno come un altro, non più vestita a festa ma trasandata e sciatta, e sono spariti lo stufato, la messa e i pasticcini…” Il Consiglio permanente della CEI pubblicava una lettera dal titolo “senza la domenica non possiamo vivere”.
Nel documento - preparatorio al 24° Congresso Eucaristico nazionale dal 21 al 29 maggio ‘05 si legge: “disertare l’Eucaristia domenicale porta ad impoverirsi, a vedere la propria fede, l’appartenenza alla Chiesa, indebolirsi giorno dopo giorno, e a constatare la propria incapacità di fare della domenica un giorno di festa”.
Mentre l’industria del divertimento diventa sempre più prolifera e le occasioni per far festa si moltiplicano, l’uomo sembra aver smarrito “il perché” e il “per chi” festeggiare. “Quali sono - scrivono i vescovi - i tratti caratteristici che fanno della domenica l’elemento qualificante dell’identità e della vita dei cristiani?”.
Anzitutto, “la domenica è Pasqua settimanale: non comprenderemmo l’importanza e il valore della domenica se non facessimo innanzitutto riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione. Non è stata la Chiesa a scegliere questo giorno, ma il Risorto. Essa non può né manipolarlo né modificarlo; solo accoglierlo con gratitudine, facendo della domenica il segno della sua fedeltà al Signore”.
Inoltre “il giorno del Signore è anche il giorno della Chiesa, che ricorda a ogni cristiano che non è possibile vivere individualisticamente la fede.La partecipazione all’Eucaristia domenicale più che un obbligo dovrebbe essere un bisogno!”.
La celebrazione Eucaristica inoltre “genera” un’onda di carità che si realizza in gesti di solidarietà, di condivisione e di speranza. A volte sarà il dono di una parola, di una visita, di un sorriso a chi è solo, che farà comprendere che anche per lui è domenica. La domenica è, allora, anche giorno dell’uomo. “Molto difficilmente - concludono i vescovi - si potrà recuperare la centralità della domenica nella vita della parrocchia, se non si avranno momenti di preparazione alla celebrazione Eucaristica domenicale per essere interpellati, illuminati e sostenuti nell’agire quotidiano”.

Don Guglielmo Cestonaro
parroco





Anno dell'Eucaristia: La Pace è finita, andate a Messa

"Se dall'Eucaristia non si scatena una forza prorompente che cambia il mondo, capace di dare a noi credenti l'audacia dello Spirito Santo, la voglia di scoprire l'inedito che c'è ancora nella nostra realtà umana,... è inutile celebrare l'Eucaristia. E qui da noi c'è un inedito impensabile: basterebbe riferirsi a coloro che non vengono a Messa, a tutti coloro che non conoscono Gesù Cristo. Questo è l’inedito nostro: la piazza. Lì ci dovrebbe sbattere il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la gente soffre oggi... La Messa ci dovrebbe scaraventare fuori. Anziché dire la Messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire: la pace è finita, andate a Messa. “Che se vai a Messa finisce la tua pace”.

Don Tonino Bello





Appuntamento con il


Come d’abitudine in una delle prime riunioni dell’anno prendiamo in esame i dati del bilancio consuntivo relativo, in questo caso, al 2004. Don Modesto con molta pazienza ha presentato numeri su numeri ed ha risposto a tutte le nostre domande. Grazie agli affitti percepiti dal liceo e dai cartelloni pubblicitari posizionati sulla via Inganni, la Parrocchia può guardare avanti con una certa tranquillità, certa di poter far fronte alle ingenti spese di ristrutturazione sin qui sostenute. Per quanto riguarda il futuro ci sono i lavori di ricopertura dello spazio adiacente la cappella di via Gonin e il 50mo della nostra chiesa che si vorrebbe festeggiare adeguatamente.
Il Consiglio Pastorale ha inoltre approvato la costituzione di un Centro Culturale che un gruppo di persone si è proposto di far rivivere in memoria di don Paolo Novero. Proprio don Paolo aveva fortemente voluto e fondato nel ’95 il Centro Culturale “Va pensiero”. Poi, per varie circostanze il Centro aveva terminato la sua attività. Oggi si pensa a una sua rinascita, anche nell’ottica di intraprendere un percorso di impegno socio-politico e di formazione della persona che la diocesi caldeggia e sostiene.
In questa riunione ci è stata sottoposta, inoltre, l’ipotesi di aprire un sito internet della parrocchia. Un esperto nel campo, e da poco membro della nostra comunità parrocchiale, ci ha mostrato il progetto da lui elaborato seguendo le istruzioni della diocesi che tiene molto a queste iniziative. È stato scelto anche il nome, murialdomilano, ma questa è la parte più facile, perché mantenere un sito web efficiente e aggiornato richiede un impegno costante e duraturo nel tempo, altrimenti anche la più bella realizzazione è destinata a naufragare miseramente.
E’ inutile dire che volontari e buone idee sono sempre ben accetti!

Marinella Giannetti





    


Quaresima di Fraternità





In verità, in verità vi dico:
“Se il chicco di grano
caduto in terra non muore,
rimane solo.
Se invece muore,
produce molto frutto”.

 




Tutto ciò che verrà raccolto durante la Quaresima, frutto del nostro cammino di conversione, sarà destinato all’Ospedale della Comunità di Sant’Egidio di Bissau (Africa) dove sarà posta una targa in memoria di don Paolo. Nell’ospedale lavorano 4 medici guineani e 98 persone tra infermieri, tecnici di laboratorio e personale di servizio, e vi si curano malattie pneumologiche.
La Guinea Bissau è stata classificata dagli organismi dell’ONU tra i dieci Paesi più poveri del mondo, dove i problemi più grandi sono la fame e le malattie. Oggi i giuseppini, sono presenti in Guinea Bissau con due comunità: quella di Bissau, con la parrocchia di Bandim, nella quale è parroco d. Gabriele e quella di Bula, dove don Antonio Testa è parroco della chiesa del paese. I Giuseppini sono impegnati anche nell’attività dei Centri di Formazione Professionale, dove i giovani hanno la possibilità di imparare un lavoro.
Raccoglieremo le “cassettine” con il frutto della solidarietà durante le Sante Messe della Domenica delle Palme.
Per tutto il periodo quaresimale è posta in fondo alla chiesa una cassetta dove chi vuole può offrire il suo contributo.

Il Gruppo Missionari
“Ettore Cunial”





La gioia di aiutare gli altri


Quando qualcuno ci chiede una mano per aiutare gli altri sembra ci venga chiesto chissà cosa. Invece basta anche solo qualche ora del nostro tempo per dare una carezza o dire una parola a chi ne ha bisogno, che è già un aiuto importante.
Io sono una volontaria all’Istituto Redaelli di via D’Alviano e vi assicuro che il tempo che dedico alle persone anziane, un po’ abbandonate a se stesse o perché sono sole o perché i parenti si fanno vedere poco, mi fa sentire una tale gioia dentro che mi sembra di volare.
Quando arrivo vedo tanti occhi tristi illuminarsi, saluto tutti e poi cerco di capire chi quel giorno ha più bisogno.
Si dico “cerco di capire” perché tutti vogliono attenzione, come i bambini.
Scrivo queste due righe per cercare di incoraggiare le persone che hanno qualche ora libera a darci una mano. I volontari sono sempre pochi e chi ha bisogno invece sono sempre in tanti.
Ho saputo che forse apriranno un piccolo centro di accoglienza a Corsico in via Copernico per dare un pasto caldo ai senza tetto. Se così fosse, ci sarà un gran bisogno di aiuto.
E allora coraggio, vedrete che dare anche solo un’ora alla settimana del vostro tempo vi darà tanta gioia nel cuore e non potete farne più a meno.

Luisella Re





FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

"Io accolgo te": il nuovo rito del matrimonio
Tornano gesti antichi: come il velo degli sposi
La liturgia si arricchisce di simboli

Il rito del matrimonio si articola in cinque parti:
Nei riti di introduzione (1): la liturgia nuziale - omettendo l’atto penitenziale - esordisce con una memoria del battesimo, celebrata possibilmente presso il fonte battesimale, dove c’è.
Dopo il canto del gloria, segue l’orazione colletta - da scegliere fra sei possibilità. Segue la liturgia della Parola (2): ampia è la scelta tra i brani biblici sia dell’Antico che del Nuovo Testamento.
Nella liturgia del matrimonio (3): le interrogazioni sono leggermente rinnovate nel testo.
Segue al “prendere” il più umano “acco-gliere” con “la grazia di Cristo”.
La seconda formula prevede una reciproca interrogazione fra sposo e sposa, di vago sapore biblico, che si chiude con un consenso “a una voce”.
Segue l’accoglienza del consenso, la benedizione, consegna degli anelli con - se voluto - il bellissimo rito dell’incorona-zione degli sposi, segno della loro partecipazione alla regalità di Cristo, di ispirazione bizantina. Segue poi la possibilità della solenne benedizione nuziale in ginocchio per l’imposizione delle mani. È infine la velazione degli sposi durante la benedizione nuziale.
(Disegno)
La quarta parte, la liturgia Eucaristica, si apre con l’invito agli sposi a portare all’altare i doni del pane e del vino con l’importantissima partecipazione degli sposi al pane e al calice eucaristici.
Con i riti di conclusione (5): oltre la benedizione, è prevista la corretta collocazione delle disposizioni concordatarie e della sottoscrizione dell’atto di matrimonio da potersi fare pubblicamente, ma mai sull’altare.
C’è anche una seconda forma nella Celebrazione della Parola per le “coppie in ricerca” e un terzo schema di celebrazione della parola tra una parte cattolica e l’altra catecumena o non cristiana con intelligenti varianti come l’omissione dei riferimenti alla grazia di Cristo o del nome della Trinità Santa. (Continua)

A cura del Parroco





"Chi li conosce questi scout?"

Sono già 12 anni che il gruppo scout del Milano 10° “Marco Polo” è tornato nella parrocchia del Murialdo; ritornato e non arrivato, già perché nel lontano 1948 il nostro gruppo nacque in questa comunità per poi successivamente trasferirsi alla parrocchia S. Curato D’Ars.
Sappiamo che la nostra presenza in questi anni è stata molto discreta, a volte troppo, ma questo è dovuto in larga misura al metodo educativo che muove lo scoutismo. Agli inizi del 1900 Sir Robert Baden Powell, colonnello inglese e fondatore degli scout, intuì che si poteva educare i ragazzi a diventare buoni cittadini attraverso l’avventura e la vita nei boschi. In cento anni, la proposta scout non si è molto modificata e ancora oggi noi capi appena possiamo portiamo i nostri i ragazzi a vivere le attività proposte in mezzo alle montagne lontano da Milano, per poter dar modo di sperimentare la vita a contatto con la natura, l’avventura e per imparare a cavarsela da soli con essenzialità e creatività.
L’obiettivo dello scoutismo è dunque quello di diventare buoni cittadini e in particolare per la nostra associazione, l’Agesci, Associazione Guide e Scuot Cattolici Italiani ciò si traduce nel porci come meta quella di essere dei buoni cristiani che aiutano il prossimo, che rispettano la natura e che vivono seguendo gli insegnamenti della Parola di Dio.
In questo periodo la Comunità Capi del gruppo sta rivedendo il progetto educativo che segnerà gli obiettivi e i programmi dei prossimi quattro anni di cammino. Una volta ultimato verrà messo a disposizione di tutti, ma possiamo già anticipare che avrà come macro-obiettivi, tra gli altri, il rapporto del gruppo scout con la parrocchia e con il territorio. Questo articolo si inserisce in questo progetto e vuole essere l’inizio di un ciclo di articoli su “Camminare Insieme” volti a spiegare a chi ci conosce poco cosa facciamo, come siamo organizzati, che obiettivi abbiamo e altro. A presto,

La Comunità Capi del Milano 10°





POSTA

Carissimo don Guglielmo
grazie di avermi mandato il giornalino della Parrocchia e per avermi scritto. Anche questo è un modo per continuare a camminare insieme.
Non dimentico certo la vostra comunità cristiana dalla quale ho ricevuto molto, specialmente nell’ultimo anno trascorso “nel mondo”. Infatti, nella S. Messa quotidiana al mattino, quella che dà la forza per affrontare la giornata, trovavo un ambiente sereno, semplice, di persone sinceramente rivolte a Dio.
(…) Qui la vita scorre ritmata dalla preghiera e dal lavoro - e per me anche dallo studio visto che sto facendo l’ultimo anno di università - dai momenti di silenzio e da quelli di vita fraterna.
(…) Nello stare alla presenza del Signore e nello sceglierlo come unico bene, porto in me l’anelito di ogni uomo, le sofferenze, le gioie, i bisogni della Chiesa e del mondo; le fatiche dei missionari, dei sacerdoti che ogni giorno portano la Parola di Dio e il pane di vita all’uomo.
In un mondo che ha come solo criterio l’utilità materiale, economica la nostra vita proclama silenziosamente che il Signore Gesù è l’unico bene, che è Lui la sorgente viva di ogni pace e ogni gioia.
(…) E visto che siamo in Quaresima vi auguro un luminoso cammino verso la Pasqua per scoprire sempre più “quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. (Ef 3, 18-19)
Buon cammino. Con affetto nel Signore.

(Elena Fiori)

Grazie Elena, anche noi ti ricordiamo al Signore e ti seguiamo con affetto.




La Commissione di Pastorale Giovanile

è una realtà composta di religiosi e laici rappresentanti delle varie opere in cui sono presenti i Giuseppini del Murialdo

La CPG coinvolge le varie comunità pensando la pastorale giovanile in maniera trasversale, cioè non strettamente collegata ai singoli settori - CFP, scuole, parrocchie-oratori, accoglienza e missioni - ma con una visione ampia e d’insieme. Di fatto la commissione della Provincia Piemontese - NordOvest italiano- è composta da alcuni giuseppini, una ventina di giovani e da rappresentanti delle suore Murialdine e dei Laici del Murialdo.
Oltre all’organizzazione e alla preparazione di iniziative comuni - Sui Passi del Murialdo, Esercizi Spirituali over 18, Preparazione Estate Ragazzi - nei 5 incontri annuali si tratta una tematica formativa, condivisa e che serve a coinvolgere nella riflessione le varie opere, oltre naturalmente ad una crescita personale dei singoli. I temi trattati negli anni passati sono stati: l’accoglienza, i giovani-adulti, la comunità educativa murialdina. Quest’anno il tema è legato alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù “Siamo venuti per Adorarlo” ed è svolto attraverso la Lectio su un brano biblico e il Laboratorio creativo su questi punti: il Segno, il Viaggio, l’Incontro e il Dono.
Il lavoro della commissione è in vista di una maggiore sensibilizzazione e comprensione del mondo giovanile, soprattutto attraverso lo scambio di esperienze e la formazione alla ‘spiritualità giovanile’ scoprendo insieme l’insegnamento del Murialdo.
Il nostro cammino prevede anche alcuni momenti intercomunitari con la commissione della Provincia Veneta -più vicina per geografia e situazione socio-culturale e in vista della futura unificazione delle province italiane-, nell’attenzione di una collaborazione reciproca.

Un rappresentante di Milano
Emanuele Bonetti





Al servizio della Comunità



Ci sono diversi modi per un giovane di vivere il servizio e la propria appartenenza alla nostra comunità parrocchiale. Mi sono permesso di intervistare Chiara, l'organista, una ragazza di 4 superiore che puntuale ogni sabato sera e qualche volta la domenica e in qualche altra occasione speciale si mette all'organo in chiesa per rendere più bella e partecipata la liturgia.

Ciao Chiara, quando hai iniziato a suonare al Murialdo?
Ricordo sempre con grande piacere il carissimo don Pietro, che mi ha visto “nascere” come musicista e mi ha incoraggiato con le sue risate, anche quando, con i piedi, non arrivavo alla pedaliera dell'organo; ricordo anche, con molta tristezza, il meraviglioso don Paolo, che mi chiamava “la più piccola organista del mondo”; avevo solo nove anni quando ho iniziato a suonare in Chiesa.
Perché il sabato sera non esci con le tue amiche, ma ti sei impegnata qui in chiesa?
La musica è sempre stata parte integrante della mia vita, fin da piccola, ed ora la amo in modo particolare, perché possiede delle virtù eccezionali. Durante l'ultimo concerto della scorsa settimana, ho avuto modo di constatare che ascoltare musica porta dei grandi benefìci, sia al corpo che alla mente…
Spiegati meglio...
Era un concerto in una casa di riposo per anziani non autosufficienti. Gli anziani che mi hanno ascoltato, pur nei loro inevitabili limiti – l'età avanzata, la malattia, la difficoltà di vivere fuori dalleproprie case e senza i propri familiari…- hanno manifestato una serenità che non aveva nulla da invidiare a chi è più giovane e più fortunato di loro.
I loro occhi brillavano e cercavano di non perdersi nemmeno una nota dei brani che stavo suonando per loro, pur non conoscendo la musica e tanto meno gli autori. Quando mi hanno applaudito, sorridevano felici e in quel momento mi sono resa conto di aver fatto qualcosa di bello, di utile...
Hai la possibilità in un minuto di lanciare un messaggio ai lettori di Camminare Insieme.
Beh, è difficile! Consiglio la musica a tutti, soprattutto agli anziani della nostra Parrocchia e sono felice di suonare in Chiesa, per la “gioia” dei parrocchiani. Ringrazio la mia famiglia, che mi ha incoraggiata e continua a farlo, aiutandomi quotidianamente, soprattutto a non “montarmi la testa” e non ultimo, ma per finire in “gloria”, ringrazio Dio di avermi dato tutti i doni che possiedo.

A cura di d. Samuele





Ancora sulla Stazione di San Cristoforo

Nello scorso numero abbiamo parlato delle nuove prospettive che si aprono per la stazione ferroviaria di Piazza Tirana. Da decenni si parla di un suo rilancio: da terminal auto+treno a quello di stazione metropolitana urbana, sino a tappa di un nuovo passante ferroviario. Tutte proposte che si sono alternate a periodi di assoluta stasi, d’abbandono.
Finalmente, in sordina, secondo quel disegno misterioso che caratterizza i provvedimenti della burocrazia, un concreto impiego che ci riguarda da vicino è decollato ed è già disponibile.
Nel contesto della ridefinizione del trasporto interurbano, la Regione Lombardia ha istituito le “Linee S”, Servizio Ferroviario Suburbano, e la Stazione di San Cristoforo è stata scelta quale capolinea della linea S9, con tracciato che giunge a Seregno e proseguimento sino al Canton Ticino, con fermate a Sesto San Giovanni, Monza, Lissone, Desio e, appunto, Seregno. Ma è sul suo percorso urbano che vorremmo soffermarci.
La linea S9 utilizza i binari della ferrovia Milano-Mortara per un breve tratto, fino all’altezza di Via Tolstoi, per poi volgere verso sud sull’anello ferroviario che raggiunge la stazione di Porta Romana, dove effettua fermata, per poi proseguire con altre soste a Lambrate e Greco Pirelli.
Chi ha particolare dimestichezza con la città, e i suoi trasporti, avrà certo capito che c’è offerta l’opportunità di raggiungere comodamente l’altro capo di Milano con un solo mezzo, il treno. Il tempo impiegato? Incredibile, meno di venti minuti.
Il servizio è garantito da moderni convogli, che sorprendono per lo stemma che hanno della croce bianca in campo rosso della vicina Confederazione Elvetica in coppia a quello verde della “Rosa Camuna” della nostra Regione. Questo perché fanno parte del sistema di trasporto integrato dei “Treni Regionali Ticino Lombardia” che, come abbiamo detto consente un razionale collegamento anche con la Svizzera.
Il viaggio è una piacevole sorpresa: carrozze ospitali con tempestivi messaggi d’annuncio all’approssimarsi di una fermata. Il mattino, sui sedili, una copia del quotidiano Leggo. Ma anche uno sguardo dai finestrini è piacevole; grazie al rallentamento del convoglio, è consentita un’inusuale vista della chiesetta di San Cristoforo con la zona dei navigli e, più oltre, la scoperta di una parte di Milano, quella sud in via di completo mutamento a ridosso della massicciata ferroviaria, sinora riservata ai macchinisti dei treni. Infatti, è da quasi trent’anni che i convogli viaggiatori non collegano più le stazioni Centrale e San Cristoforo e i binari sono stati utilizzati solo per il trasporto merci o per servizio.
A questo punto, non ci rimane che fornire gli orari dei treni (sino a Lambrate), augurando buon viaggio.



Gianni Ragazzi





La "CARITAS"
nella Parrocchia San Leonardo MURIALDO

E N T R A T E
Rimanenza Anno 2003 1.250,00  
Offerte pervenute dai parrocchiani 6.910,00  
Collette fra i Soci della S. Vincenzo 2.832,00  
Nostra partecipazione alla Fiera annuale di Beneficenza indetta dalla S. Vincenzo Centrale 1.100,00  
Banco vendita organizzato in Parrocchia 300,00  
Servizio Guardaroba 1.530,00  
Offerte da Enti e Associazioni varie 858,00  
Totale Parziale 14.780,00  
Viveri ricevuti dal BANCO ALIMENTARE (valore indicativo) 16.000,00  
TOTALE ENTRATE 30.780,00 30.780,00
U S C I T E
Alle famiglie bisognose in denaro 12.902,00  
  di cui: Bollette affitto 171,00
    Bollette telefoniche 56,00
    Bollette Energia Elettrica 511,00
    Bollette Gas 139,00
    Medicinali 87,00
     
Ad Enti e Associazioni 63,00  
Spese di gestione 837,00  
Alla Sede Centrale: quota associativa e Assicurazione obbligatoria dei volontari 540,00  
Totale parziale 14.342,00  
Viveri distribuiti alle nostre famiglie (valore indicativo) 16.000,00  
TOTALE USCITE 30.342,00 30.342,00
RIMANENZA A FINE 2004   438,00

la Presidente
Bruna Mattiola
il Tesoriere
Giuseppe Frediani


NOTE SU ALCUNE VOCI DEL RENDICONTO DELLA S. VINCENZO - Anno 2004
Bollette affitto: trattasi quasi sempre di sfratti fermati all'ultimo momento, di famiglie dissestate, magari con figli drogati o disoccupati. In questi casi i nostri interventi più che economici sono stati di accompagnamento per cercare per eliminare o diminuire il debito. Molto spesso abbiamo fatto intervenire i fondi sociali, (in alcuni casi il SILOE), oppure risolvendo la morosità con cambiali a lunga scadenza.
Bollette della luce: anche in questo caso il nostro intervento è mirato ad evitare la sospensione dell'erogazione della corrente elettrica soprattutto nel caso in cui nelle famiglie vi siano bambini piccoli.
Pacchi viveri: Da Gennaio a Dicembre 2004 ne sono stati consegnati circa 1600. Un numero abnorme. Molti di questi (circa il 53%) sono andati a fratelli che vengono da lontano (ma ìnsediati nel territorio della parrocchia). È molto duro per questi fratelli stranieri l'inserimento nel mondo del lavoro e quindi l'indipendenza economica è sempre raggiungibile con difficoltà.
Il rimanente 47% dei pacchi finiscono nelle famiglie di parrocchiani che vivono da sempre nella zona. Sono per lo più famiglie di anziani o persone sole o ammalate, per le quali purtroppo è difficile poter prevedere un futuro migliore. Anzi, nostro malgrado, abbiamo dovuto constatare come queste situazioni pesanti si tramandino da padre in figlio senza soluzione di continuità.

Considerato il numero enorme di pacchi che vengono consegnati, può essere che qualcuno vada a persone non proprio bisognose, come a volte ci viene segnalato, ma un pacco di viveri non arricchisce nessuno, può solo portare un messaggio di solidarietà a persone povere di spirito!

Ed ancora una precisazione: un numero così allargato di pacchi (160 ad ognì apertura mensile) rappresenta un'ondata di persone che si accalca allo sportello, degenerando, a volte, in confusione. Per migliorare questa situazione nell'anno 2004 si sono rilasciati tesserini con orario, diluendo la consegna dei pacchi nell'arco di quattro ore nel pomeriggio designato. L'organizzazione così concepita può sembrare anche troppo burocratica ma consente una consegna più personalizzata e, ai Soci della S. Vincenzo addetti a questo servizio, di ascoltare a turno queste persone che più che di "pane" a volte hanno bisogno di "ascolto" Diceva il beato don Luigi Guanella: " Una persona in situazioni di bisogno, prima della risposta al suo bisogno, cerca un cuore che ama". Guardaroba: Il servizio e abbastanza impegnativo volendo mantenerlo efficiente. Risulta essere gradito e molto utile soprattutto agli extracomunitari, ma non solo.

Per gli indumenti di cui e impossibile il riciclo riusciamo a realizzare un utile che, nell'anno 2004, e ammontato a Euro 1.530,00, come risulta dal bilancio.

Prima domenica del mese: E' il nostro punto di forza. E' il barometro della sensibilità dei parrocchiani.
La presenza dei soci della S. Vincenzo, durante le S. Messe della prima domenica del mese, per raccogliere le offerte di coloro che credono nella condivisione, a distanza di anni può sembrare qualcosa di superato. Altre potrebbero essere le forme per sensibilizzare la comunità alla generosità. Ma noi crediamo - non sappiamo se a ragione o a torto - che anche questa TESTIMONIANZA - sia un mezzo per ricordare a tutti che TUTTI siamo chiamati a vivere la CARITA'.






SINTESI DEI GRUPPI   "CARITAS"   presenti nella Comunità del MURIALDO



SOCIETA' S. VINCENZO DE' PAOLI
E' stata fondata nel 1833 dal Beato Federico OZANAM, e da altri studenti della Sorbona di Parigi e messa sotto il patrocinio di S. Vincenzo de' Paoli, il santo dei poveri. Opera in tutto il mondo e comprende 590.000 membri.



E' la più vecchia associazione che si occupa in parrocchia dei bisognosi. Il suo raggio d'azione nel confronti dei poveri é a 360°, in quanto si occupa degli stessi in modo totale: bisogni materiali e morali.
CENTRO D'ASCOLTO
Aperto al pubblico nei giorni di: lunedì e mercoledì dalle ore 10 alle ore 12


Sportello di ascolto delle problematiche per lo più legate alla casa e al lavoro
ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO VINCENZIANO
(Riprende in forma moderna - anche nel nome - il vecchissimo gruppo delle "Dame della Carità" fondato da San Vincenzo de' Paoli)



Le Socie di questa Associazione (che non è una associazione Parrocchiale), di norma hanno disponibilità economiche proprie, ed è dal lontano 1950 che operano anche nel nostro territorio: vanno apprezzate per la generosità e la costanza nella loro attività. Sono tante le famiglie che hanno potuto risollevarsi con i loro interventi mirati e consistenti.

PRATICHE SOCIALI
E' un servizio periodico


I nostri Sacerdoti consentono l'uso dei locali a persone specializzate per svolgere pratiche amministrative legate per lo più alla denuncia dei redditi e al pagamento delle tasse in genere.



Vanno inoltre ricordate le persone che sono attente ai bisogni dei meno abbienti ed operano liberamente, nel silenzio e nella gratuità. Anche queste fanno parte della grande famiglia CARITAS.

(a cura del Gruppo S. Vincenzo)





L'Opinione

Perchè SÌ alla Legge e NO ai Referendum?


Tra poco saremo chiamati a esprimere il nostro parere su delicati temi riguardanti la trasmissione della vita. Mi sembra che sempre più ci sia confusione e, a volte, voluta fuorviante informazione.

Con l’attuale legge 40 sulla Fecondazione Medicalmente Assistita (F.M.A.), come già abbiamo riportato in questo bollettino, si è messo fine ad un vuoto legislativo davvero grave. A mio avviso la legge ha soprattutto il merito di aver introdotto un principio giuridico importante nell’articolo 1: la tutela di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito, riconoscendo così l’essere umano soggetto di diritto dal concepimento.

Le altre norme contenute, presentate spesso, (anzi direi sempre) come limitanti, sono finalizzate a regolamentare le manipolazioni che possono essere fatte nelle prime fasi della vita umana.

Le condizioni necessarie per accedere, secondo la legge, alle tecniche di F.M.A. sono in sintesi le seguenti:

  • possono accedervi coppie costituite da un uomo e una donna, coniugate o conviventi, alle quali sia stata fatta diagnosi di sterilità;
  • devono essere in età potenzialmente fertile, (in particolare la donna non deve essere in età di menopausa);
  • la coppia deve essere informata dei rischi e dei possibili risultati delle tecniche di F.M.A. (risultati che non sono superiori al 20-22% di tutti i tentativi effettuati!), degli aspetti psicologici, giuridici e non può non riconoscere il figlio nato con una tecnica di F.M.A.
Da un punto di vista strettamente tecnico.
  • possono essere fecondati al massimo tre embrioni;
  • tutti gli embrioni ottenuti devono essere impiantati nell’utero materno;
  • gli embrioni ottenuti non possono essere congelati;
  • non può essere usato l’ovocita (cellula germinale della donna) o lo spermatozoo (cellula germinale dell’uomo) di una persona esterna alla coppia (eterologa), per tutelare la paternità e maternità del concepito (e anche a mio avviso l’integrità della coppia e della famiglia). E su questo mi permetto di aggiungere che non può paragonarsi la fecondazione eterologa all’adozione: nella prima un “estraneo” interviene in un processo intimo alla coppia (sia pure per mano di un biologo in laboratorio) che è quello della generazione di un figlio, nell’adozione la coppia genera l’amore necessario all’accoglienza di un figlio che non può crescere con i suoi genitori biologici e così ne diventano a pieno titolo genitori.
Altra questione sulla quale si fa grande manipolazione mediatica è quella della sperimentazione sugli embrioni. La legge la vieta, com’è vietata la sperimentazione su tutti gli esseri umani.
Non è vero che le cellule staminali embrionali siano indispensabili per la ricerca su malattie gravi e la cura di queste: è vero che le cellule staminali sembrano promettenti nella cura di alcune forme di tumore e alcune malattie, ma possono essere prelevate da tessuti di adulti (a volte del malato stesso), dal midollo spinale, dal sangue del cordone ombelicale prelevato al momento del parto e queste sono le applicazioni che attualmente si fanno, senza la necessità di ricorrere a cellule staminali embrionali.
La legge vieta la clonazione e la sperimentazione di fecondazione con altre specie animali e questo non può che essere a tutela dell’intera umanità: non si avrebbe nessun beneficio da uomini “fotocopia” o da “mostri” fatti in laboratorio. E’ paradossale, a mio avviso, che da una parte si chieda l’abolizione totale di qualsiasi esperimento sugli animali e dall’altra si invochi la sperimentazione su embrioni umani, riducendo questi a meno che animali, a semplice materiale biologico di laboratorio (materia non essere vivente!).
In conclusione se si arrivasse al quorum e vincessero i sì, ci troveremmo davanti ad uno scenario davvero problematico:
  • I diritti degli adulti prevarrebbero sempre su quelli del figlio concepito.
  • Chiunque potrebbe accedere alla F.M.A. anche senza una reale necessità medica (persone non sterili, ma che vogliono un figlio, come…un qualsiasi bene di consumo…).
  • Esseri umani allo stadio di sviluppo iniziale (cioè gli embrioni) sarebbero trattati come materiale biologico che può essere congelato, sul quale si può fare sperimentazione/o pesante manipolazione genetica (clo-nazione e incroci con altre specie animali).
Non possiamo essere indifferenti a tutto questo. La nostra sia pur piccola testimonianza è indispensabile!

Dott.ssa Giuliana Stolfi Tedeschi





Carissimi amici,
l’inverno rigido ci ha costretto a rinviare alcuni incontri, ma non sono stati trascurati i vari contatti con la parrocchia, e la parrocchia ci segnala un’importante iniziativa a favore della Missione di Bissau.
Da anni seguiamo con interesse le missioni Giuseppine della Guinea Bissau dove molto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare. Il progetto “Un pozzo e una scuola per ogni villaggio” continua il suo percorso portando acqua e istruzione in molti villaggi. Sappiamo che le adozioni a distanza sono numerose.
Quest’anno i fondi raccolti con la Quaresima di Fraternità della parrocchia sarà devoluta a favore dell’ospedale della “Comunità di S. Egidio” di Bissau dove in un reparto verrà posta una targa in memoria di d. Paolo Novero sacerdote capace di infondere gioia, coraggio e fiducia in un futuro migliore, che ci ha insegnato a guardare avanti, a scavalcare le difficoltà e disagi, ad accogliere tutti con lo slancio del cuore.
L’ospedale di Bissau è specializzato per le malattie pneumologiche. Durante il periodo estivo funziona anche come ambulatorio dove migliaia di bambini vengono visitati da medici volontari. Purtroppo non funziona ancora a pieno regime perché manca personale locale formato e capace di una corretta gestione. L’ospedale necessita perciò di formazione del personale e del vitto per gli ammalati ricoverati. Nell’altro ospedale di Bissau, i malati devono pagare tutte le cure e il cibo. La “Comunità di S. Egidio” pensa anche al progetto di un reparto maternità.
Noi aderiamo a questa proposta con un contributo di 300 Euro grazie alla generosità di tutti voi. Siamo quasi in primavera e ci prepariamo a vivere bene la S. Pasqua, l’incontro con il Signore Risorto. Un abbraccio,

Luciana Dal Ben





Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi
Katheri Takawitha (1600)
Santi e Martiri del Nord America.
Testimonianze di vita cristiana nel nuovo mondo



Si tratta di una giovane indiana dello stato di New York, vissuta a Montreal nel 1656.
A 11 anni abbraccia il cristianesimo, rifiutando gli schemi imposti dalla sua tribù. Fu così colpita da essere subito disposta a prepararsi per il battesimo. Presto nel suo paese si insediò una missione permanente. La proposta dei missionari divenne per lei umanamente affascinante al punto da rinunciare alla tranquilla esistenza e condusse una vita di mortificazione, lavoro e preghiera. I gesuiti francesi che tenevano la missione fecero di tutto per assisterla nell’ac-cogliere le grazie che Dio aveva dispensato su di lei. Kateri comprese che questo avrebbe consentito alla sua vita di sbocciare. Fin da bambina era nota per il suo carattere virtuoso. Non era attratta dal matrimonio, dimostrò di amare la solitudine e il lavoro. I gesuiti, capendo la sua virtù, pensarono che questa sarebbe stata rinsaldata dai sacramenti della Chiesa.
Era figlia di una cristiana devota. Madre, padre e un fratello morirono a causa di un’epi-demia. La donna che venne ad esercitare l’influenza su di lei, Anastasia, era pure molto cattolica. Anastasia fu per lei una seconda madre, che con sollecitudine la aiutò a continuare sul cammino che le era destinato contro tutte le pressioni della sorella maggiore di Katerina e delle sue coetanee.
Nel 1676 venne spostata nella missione di Montreal, ove strinse amicizia con Mary Theresa, un’altra giovane convertita battezzata dai missionari. Divennero amiche inseparabili. Mentre da una parte si diffondevano tra gli indiani ubriachezza e promiscuità, dall’altra umiltà e semplicità con cui molti indiani si sottoponevano a mortificazioni corporali (immergersi nella neve a piedi nudi recitando il rosario…) per espiare i propri peccati. Anche Kateri usava la mortificazione corporale per dimostrare il proprio amore per Cristo (mettersi un carbone ardente tra le dita dei piedi, dormire su un letto di spine). Presto la sua salute peggiorò.
Ebbe il dono della preghiera: dallo Spirito Santo ottenne una dolcezza celestiale, spesso poteva trascorrere delle ore immersa nell’intima conversazione con Dio. Non lo faceva in alternativa ai doveri della sua vita: era affezionata al lavoro come ad un mezzo per essere unita a Dio.
A ventiquattro anni si ammalò e morì il giovedì santo. Molte persone, durante la malattia compirono gesti di mortificazione perché il passaggio di Kateri fosse alleviato. Al suo capezzale tutti erano commossi dal volto radioso e sereno sembrava “una ragazza che dorme in pace”. Dio mostrò sempre più chiaramente la santità di Katerine attraverso prove autentiche, attraverso molte grazie che aveva dispensato tra tante persone.
Nel 1943 venne dichiarata venerabile. Nel 1980 venne beatificata da papa Giovanni Paolo II. La sua causa di canonizzazione è attualmente in corso.

A cura di Paola Quaglia





"Abbà Padre!"
(Rm 8,14-30)

 



Figli di Dio grazie allo Spirito
[14]Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. [15]E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». [16]Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. [17]E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Destinati alla gloria
[18]Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

[19]La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; [20] essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza [21]di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. [22]Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; [23]essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. [24]Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno gia vede, come potrebbe ancora sperarlo? [25]Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

[26]Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; [27]e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio.

Il piano della salvezza
[28]Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. [29]Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; [30]quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.




Coloro che si lasciano condurre dallo Spirito sono coloro che collaborano con lo Spirito di Dio. Paolo apre questo tema della figliolanza in modo incisivo: Gesù è figlio di Dio e si rivolge a Lui chiamandolo Padre! Così anche noi. In quanto figli siamo coeredi con Cristo della gloria del Padre anche se come Cristo dobbiamo faticare ogni giorno per la conquista del Regno di Dio. Questo impegno però, implica la coscienza di essere uomini liberi. Chi è guidato dallo Spirito ha coscienza della propria e dell’altrui dignità umana, non si sente schiavo ma lavora per la liberazione di ogni uomo dalle condizioni di miseria come da quelle di peccato. Questo è un impegno importante e non è rivolto solo verso se stessi ma coinvolge l’intera creazione! La bellissima immagine del creato che attende di essere liberato apre alla speranza, è attesa di qualcosa di nuovo che sta per compiersi. Paolo ci ricorda però, che la storia umana è anche piena di peccato e fallimento e che la strada della piena libertà è la conquista di ogni giorno. La storia umana continua a tendere verso queste vanità ogni volta che un uomo è asservito a un altro uomo, ogni volta che i beni dell’universo sono usati dall’uomo per domare altri uomini, per uccidere. Il compito che attende i figli di Dio nella storia è quindi immenso, riportare ogni cosa al disegno iniziale di Dio, impegnarsi a liberare l’uomo dalle singole non libertà sapendo che tutto concorre a una liberazione più grande e definitiva. C’è, comunque, in noi una grande speranza: la pienezza dell’essere figli. Noi possediamo, infatti, le primizie dello Spirito che ha già iniziato a realizzare in noi il mistero di morte e di vita di Cristo. Lo Spirito che è in noi ci aiuta e ci guida in questo cammino di libertà.
Chiediamoci, allora, sappiamo ascoltare lo Spirito che è in noi?

Gabriella Francescutti