camminare insieme Maggio 2005   

Lascia una eredità scomoda

A piangerlo resta una umanità che, nel deserto della storia, intuisce di avere perduto con Giovanni Paolo II un riferimento sicuro, un profeta che, non ha mai smesso di rilanciare e di additare la via della Terra Promessa.
Il suo insegnamento, tanti incontri, lettere e discorsi parlano in una vita che è stata la sua vera enciclica, scritta con sguardi, gesti e segni.

L’imperativo con il quale il 22 ottobre 1978 ha iniziato il suo servizio “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!” ha attraversato questi lunghi - e così rapidi - 27 anni - “Non abbiate paura” di Dio, innanzitutto. Sterile e fuorviante è il tentativo di voler escludere il Cristo della storia: Lui, infatti, “sa cosa c’è dentro l’uomo” e “rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso”.
La pretesa di costruire la città senza di Lui è stata la torre di Babele dell’ideologia comunista, che fino al 1989 ha imbrigliato i popoli dell’Europa centro - orientale nelle maglie di un impero dittatoriale. E anche il capitalismo, chiuso nell’individua-lismo, è incapace di garantire il bene comune: troppi sono i popoli condannati al sottosviluppo dalla “brama esclusiva del profitto” e “dalla sete del potere”.

Nei suoi oltre 100 viaggi all’estero, Giovanni Paolo II ha scosso la coscienza dell’umanità intera per renderla attenta al Sud. “Non abbiate paura” dell’altro.

Karol Wojtyla è stato il primo Papa a coprirsi il capo per entrare nella sinagoga e pregare con i “fratelli maggiori”, gli ebrei: è stato il primo anche a togliersi le scarpe per varcare la soglia di una moschea e incontrare i “fratelli mussulmani”. È colui che ha messo tra le mani dei rappresentanti di tutti le fedi un ramoscello d’ulivo ad Assisi. I suoi “mai più” hanno messo fuori gioco ogni giustificazione della guerra: “offende Dio, chi la soffre e chi la pratica”. “Non abbiate paura” nel riconoscere le proprie responsabilità. Ha scandalizzato molti col chiedere perdono per le rughe della Chiesa, per i torti inflitti, per l’indifferenza di fronte alla ingiustizia.

“Non abbiate paura” - mai - della vita. Di quella nascente e di quella degli anni curvi della vita, ugualmente sacra e inviolabile. “Non abbiate paura” della libertà, congiunta con la verità. “Cari giovani, scriveva quattro anni fa, non lasciatevi scoraggiare da coloro che delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi e autentici del loro cuore. Non rassegnatevi a divertimenti insipidi, a mode passeggere e a progetti riduttivi. Se conservate grandi desideri per il Signore, saprete evitare la mediocrità e il conformismo, così diffusi nella nostra società”. Un Papa innamorato e appassionato di Gesù, del Vangelo e della Chiesa.

L’eredità che Giovanni Paolo II lascia è scomoda: raccoglierla è la condizione che rende vere le lacrime di oggi.

D. Guglielmo Cestonaro
Parroco





Appuntamento con il


L’ultimo incontro del CPP è stato dedicato quasi interamente ai problemi dell’Oratorio e della società sportiva Murialdina. Anche se si tratta di attività con gestioni completamente separate sono comunque rivolte alla stessa utenza: i bambini e i ragazzi del nostro quartiere. Mi preme sottolineare per i bambini e i ragazzi, perché i locali dell’oratorio sono frequentati da ragazzi - anche un po’ grandi - che creano spesso dei problemi. Due delle tre squadre della Murialdina sono formate da trenta/quarantenni. Non ci sarebbe niente di male, ma purtroppo succede spesso, che qualcuno di loro non dimostri rispetto né per il luogo in cui si trova, né per i volontari che con generosità prestano il loro servizio.

Sia l’attività dell’oratorio, sia quella del calcio hanno vissuto sino ad ora sul volontariato che però è sempre più difficile da trovare e non ci sono rimpiazzi sufficienti a far fronte a tutte le necessità.
Occorrerebbe una maggior presenza maschile e penso ai “giovani” pensionati: nessuno ha qualche ora da dedicare alla squadra di calcio o all’oratorio? Non sarebbe bello dare qualche ora del proprio tempo libero per i nostri ragazzi e bambini? Che, nostri o non nostri, abitano in questo quartiere a volte in situazioni estremamente disagiate. Ricordiamoci che solo una infanzia, non oso dire felice, ma almeno normale è il presupposto per una società di adulti meno violenta e arrogante.

Marinella Giannetti





    

Vorrei pregare e ringraziare Giovanni Paolo II,

ringraziarlo per essere stato nostro padre nella fede per tutti questi lunghi anni. Siamo cresciuti con lui, con lui abbiamo percorso un lungo tratto della nostra vita.
Grazie per averci sempre ripetuto l'importanza della devozione a Maria, grazie per aver posto l'accento sulla civiltà dell'amore che voleva costruire e a cui non ha mai rinunciato, anche in questi tempi di paura e guerra.
Grazie per avere predicato incessantemente un'alleanza con Dio senza sconti, per avere annunciato il Vangelo nella sua totale radicalità, per avere proposto un ideale difficile fino all'eroismo e per averlo vissuto in prima persona fino al sacrificio di sé.
Grazie per avere liberato il mistero della morte da quell'aura di sconvenienza che permea la cultura dei nostri tempi. Abbiamo paura a parlare della morte in quanto tale, preferiamo affidarci a patetiche perifrasi che ci permettono di non chiamare col suo nome e di non guardare in faccia una realtà di dolore e patimento che tuttavia fa parte della storia di ognuno di noi. La visione di un uomo malato, eroico nella sua debolezza, e poi la sua agonia davanti al mondo sono l’affermazione, scandalosa per i nostri tempi pervasi dall'edonismo, protesi in modo paranoico alla ricerca del successo, dell'autoaffermazione, della bellezza e della perfezione fisica a tutti i costi, del valore dell'essere umano in quanto tale, con i suoi limiti e le sue imperfezioni, e che tutti gli uomini sono ugualmente degni dell'amore e della misericordia di Dio anche se sembrano non racchiudere valore alcuno in sé: gli anziani, i malati, i disabili, i poveri. La sua vita è stata per noi la più bella lezione di come vivere il Vange¬lo anche nella fatica e nel dolore.

Nicoletta Cattaneo





    

Umile lavoratore nella vigna di Cristo

La grande lotteria del conclave, con le fumate bianche e nere, si è conclusa prestissimo con la scelta per mezzo dello Spirito Santo nella eminentissima persona del cardinale Joseph Ratzinger, diventato nuovo Papa. Ratzinger è un Papa presentato alla vigilia come il più papabile che ha dunque sconfessato il vecchio detto su “chi entra Papa, esce cardinale”. Un annunciato Papa di transizione, perché più vecchio di vent’anni del suo predecessore quando fu nominato. I due Papi erano legati da vera amicizia, come anche Giovanni Paolo II ha ricordato. Un Papa che è stato un importante padre conciliare, come teologo di punta nominato cardinale già per volere di Paolo VI. È dunque testimone di ben tre comclavi, l’ultimo quello che lo ha portato alla cattedra di Pietro. Ci viene da chiederci: ma come sarà la Chiesa del duemila sotto la guida del suo nuovo pastore? Ratzinger si pone certamente in continuità con il compianto Giovanni Paolo II, anche perché tutto il mondo così vuole, poi la dottrina sicura del nuovo Papa è già nota per il ruolo che ha ricoperto come custode della fede nella sua veste di ministro del Credo, capo dell’ex sant’Uffizio.

I cardinali hanno scelto velocemente un amico e grande collaboratore strettissimo del suo predecessore, un uomo che ha lavorato per anni a Roma in curia perché Giovanni Paolo II lo ha insistentemente voluto, e insieme hanno rilanciato la Chiesa nel nuovo millennio, affidando a un uomo di dottrina la carica di pastore. Riuscirà un grande intellettuale e un uomo di sicura fede ad essere fino in fondo pastore delle anime di tutto il mondo? Dal momento della sua elezione Benedetto XVI avrà una nuova missione da compiere: quella di custodire la fede degli Apostoli e di proporla nei modi e nei tempi della modernità a un mondo che ha, purtroppo, un rapporto conflittuale con la Chiesa.

Quando il Figlio dell’Uomo tornerà sulla terra, troverà ancora salda la fede? La domanda evangelica e drammatica è sempre attualissima.
Toccherà a Benedetto XVI, confrontarsi su questo delicatissimo terreno, ma siamo certi che seguirà le orme tracciate dal suo predecessore affinchè non sia vano l’assiduo lavoro da lui intrapreso. Benedetto XVI appena eletto affacciandosi dalla loggia di San Pietro ha voluto per prima cosa richiamare alla memoria Giovanni Paolo II. Lui si è definito un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore” e continua: “il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti, e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre sta dalla nostra parte. Gesù Cristo è la Misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa incontrare la Misericordia di Dio”. Nel giorno del funerale del Papa ci esortava così : “Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede, ci ama ancora e ci benedice”.Grazie Giovanni Paolo II, da tutto il mondo. Benedetto XVI, buon cammino apostolico nella grazia e nella volontà di Dio… solo Lui ci sostiene e ci guida.



Luigi Corlianò



FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

Matrimoni: sempre di più chiedono l'annullamento

Da alcuni anni aumentano le cause di annullamento di matrimoni davanti al tribunale ecclesiastico e si abbassa la durata media delle nozze: tempo tre anni e gli sposini si ritrovano già davanti al giudice.
In tanti anni di parroco, ho acquisito una discreta conoscenza in proposito. “E certo, mi diceva, il giudice del Tribunale ecclesiastico di Milano, che la mole delle richieste di annullamento sta crescendo di anno in anno; anche se molte coppie che hanno celebrato il matrimonio in chiesa si separano, ma solo poche arrivano al tribunale ecclesiastico”.
Chi arriva al tribunale ecclesiastico è spinto da serie motivazioni di coscienza, perché sente che il matrimonio in realtà non è mai esistito nella sua vera natura sacramentale, o perché desidera riaccostarsi ai sacramenti. Una buona percentuale chiede l’annullamento perché desidera risposarsi in chiesa, o perché desidera far scomparire anche formalmente un passato brutto da ricordare.

Tre anni per dire “basta”!

Credo che la causa profonda di queste precocissime separazioni, stia nella fatica di stare insieme, nella poca pazienza e poca energia di cui si investe il rapporto. Spesso i coniugi sopportano in silenzio situazioni frustranti, non affrontano i problemi sul nascere, continuano nel silenzio della incomunicabilità fino a che uno dei due letteralmente scoppia.
Non posso fare a meno di vedere tuttavia con quale dolore avvengono le separazioni quando il matrimonio è lungo, e magari viene distrutto da una “sbandata” dei due, e magari ci sono figli di mezzo.
Tra le cause di annullamento si è notato nel 2004 un po’ ovunque un leggero aumento di incapacità psichica: ecco apparire forti tensioni inespresse, stress, depressione, egoismo patologico, dipendenza eccessiva dalla famiglia di origine, fughe.
Facendo tesoro della mia esperienza di prete, vedo un’impreparazione di base a “fare i coniugi”, a riprendere il dialogo, a guardarsi negli occhi. E anche un’impreparazione a fare i genitori. Non bastano l’intuito e la generosità. È necessario educare i giovani fin da piccoli alla reciprocità di un rapporto: senza antagonismo, senza desiderio di prevaricazione.

Don Guglielmo Cestonaro



Amiamo tutti la Bellezza

Tutti noi amiamo tanto la “Bellezza”! La bellezza di un fiore, di un tramonto, di un quadro, di un volto… e nelle nostre case riponiamo il nostro desiderio di bellezza, mettendo ogni cura per renderle più belle. Non si capisce quindi perché non dovremmo desiderare di rendere bella la “casa del Signore”, la Chiesa, dove si riuniscono in preghiere i battezzati, dove celebriamo le nostre feste, ma soprattutto dove avviene il miracolo del Corpo e Sangue di Cristo. Ecco perché sorgono le belle chiese, le cattedrali, e perché la nostra chiesa cerca di farsi più bella. Si è iniziato dalla facciata, quasi come un “biglietto da visita” da presentare ai fedeli e ai passanti, ma si continuerà, speriamo, con la nuova ristrutturazione dell’Ab-side e la definitiva costruzione stabile dell’altare, degno del Sacrificio Eucaristico. Ed ecco il perché dei fiori, dei ceri, degli addobbi, delle supellettili preziose… In verità la nostra chiesa può considerarsi “povera”, poiché non offre grandi cose di pregio. Dopo gli interventi sulla facciata e sul piazzale, forse le cose più belle da mostrare sono le sue vetrate: quella grande dedicata alla Vergine Maria già rimessa a nuovo, ma anche quella serie di vetrate, alte e strette che scorrono lungo le pareti laterali della chiesa, quasi come quinte che portano allo scenario principale, verso l’apoteosi luminosa del Cuore Immacolato di Maria.

Queste vetrate, forse da noi poco ammirate rappresentano uno stupendo richiamo a Maria, con tutti gli attributi che solitamente eleviamo a Lei nella suggestiva preghiera delle litanie: “Rosa Mistica” - Turris Eburnea” -Domus Aurea”. Invocazioni rafforzate da simboli che semplificano e rendono più comprensibili questi titoli che noi - forse un po’ inconsapevoli del loro valore - eleviamo alla Madre di Dio. Proviamo ad alzare lo sguardo per leggere queste invocazioni e imprimere dentro di noi questi simboli. Sono vetrate indovinate, forse senza molte pretese artistiche, che avranno bisogno di una pulitura e una rinfrescata, ma testimoniano - unitamente alla grande figura di fondo: l’iniziale dedicazione della nostra Parrocchia al Cuore Immacolato di Maria. Il complesso viene coronato dalla più vivace e moderna serie di angeli che attorniano nelle vetrate dell’Abside, l’altare maggiore.

Enzo Bianchi





Arrivederci Nino

Il 23 aprile Nino Baroni è tornato alla casa del Padre. Ricordo con commozione Nino, persona d’altri tempi, colto, gentile, amante della politica e delle cose belle. Grande organizzatore e maestro di stile.
Per oltre 20 anni ha “co-diretto” il Movimento Terza Età” della Parrocchia, all’inizio con don Mario Cugnasco e poi con don Dante Maculan e d. Attilio D’Antoni.

Da uno scritto di Nino del 1998:

“Il Movimento Terza Età conta circa 300 iscritti, l'animazione a cura del Direttivo organizza giornate o pomeriggi di cultura, festa e preghiera per tanti anziani, inol¬tre si effettuano gite, visite ai Musei, a redazioni di giornali (indimenticabili le visite a "Famiglia Cristiana", "Canale 5", alla Rai, alla casa degli artisti Giuseppe Verdi, al Teatro alla Scala e Palazzo Marino); pellegrinaggi (l'ultimo a Torino per (l’Ostensione della Sindone); conferenze (con Geriatri, personale paramedico, incontri con politici di alto livello). Tutti gli anni a ottobre la festa degli ottantenni; a maggio l’incontro “Nonni e nipoti” con i bambini di Prima Comunione; tutti i martedì, da ottobre a maggio "ciciarem un cicinin" animato da giochi, musica e una tazza di the”.

Attento ai giovani ha anche collaborato con il circolo culturale “Va’ Pensiero”. Per un ventennio è stato redattore di “Camminare Insieme”. Da queste pagine ci ha raccontato Milano, la sua amata città: la storia del Duomo e delle Chiese importanti, la storia dei navigli e dei vecchi quartieri, la cronaca del gruppo, ecc. Partecipava sempre alle riunioni di redazione con atteggiamento costruttivo e propositivo. Grazie Signore di averci donato Nino. Ti preghiamo di accoglierlo nelle tue braccia misericordiose.

Concetta Ruta





Redditi, scadenze, moduli e le nostre scelte

Giova ricordare che i contribuenti che non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi, in quanto percepiscono solo redditi di lavoro dipendente o di pensione, possono esprimere la scelta dell'8 per mille a favore della Chiesa cattolica, oltre che sul modello 730 o su quello Unico, anche sul mod. CUD, cioè sul certificato rilasciato dal datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione, nell'apposito spazio con l'indicazione "Chiesa cattolica". Il mod. CUD sarà poi chiuso in un'apposita busta - le buste possono essere ritirate presso l’ufficio parrocchiale, che potrà essere consegnata agli uffici postali o alle normali banche convenzionate.

Il servizio di ricezione della busta contenente il CUD è gratuito. Anche quest'anno, sarà presente presso gli uffici parrocchiali una persona in grado di prestare assistenza a chi deve presentare il Mod.Unico o spedire il Mod.CUD. La manifestazione di tale scelta è estremamente importante per le finalità umanitarie realizzabili attraverso tale mezzo e non comporta alcun esborso da parte di chi la opera. Ben diverso è l'altro modo con cui possiamo contribuire al sostegno economico della Chiesa, cioè con le offerte deducibili che possiamo dare a favore dell'Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero. Queste offerte possono essere effettuate nel corso dell'anno e sono deducibili dal reddito imponibile IRPEF fino all'ammontare massimo di Euro 1.032,9.

Si rammenta infine che sono deducibili, nella misura massima del 2% del reddito complessivo, i contributi versati nell'anno 2004 all'Associazione ENGIM, comprendenti anche le adozioni a distanza, destinati alle Missioni dei Padri Giuseppini in Guinea Bissau, Romania, Sierra Leone, ecc.

Giuseppe Bianca





I miei incontri con Papa Giovanni Paolo II

La prima volta che ho incontrato il Papa ero una bambina che accompagnava la nonna a Sotto il Monte dove il Santo Padre all’inizio del suo pontificato visitava la casa dove era nato il Papa buono.
Di quel giorno, ricordo di aver aiutato la mia anziana nonna a raggiungere le transenne che delimitavano il percorso. Ricordo gli occhi sorridenti della nonna, e la mia poca capacità di comprendere l’emozione di tutte quelle persone che mi circondavano.

Sono passati tanti anni, io ero già mamma e ho partecipato a una messa celebrata dal Papa in San Pietro in occasione del Giubileo.
Di quell’incontro ricordo un Papa segnato nel fisico dalla sofferenza, ma la carica emotiva e umana che ha trasmesso in quella celebrazione era travolgente. Io ero emozionata come tutte quelle persone che tanti anni prima mi circondavano. Cominciavo a capire l’emozione per quell’uomo grande!

Poi c’è stato l’annuncio dell’aggravarsi delle condizioni del Santo Padre. Ho pregato con la mia famiglia. Assieme ai miei figli ho chiesto a Dio che gli fosse risparmiata un po’ di sofferenza, ma non mi sembrava abbastanza.
Ho cominciato a sentire dentro di me la voglia di far parte di quella folla che vegliava le sue ultime ore. Volevo essere tra quelle persone che gridavano “Giovanni Paolo!”.
Per lavoro, sono stata tante volte vicino a persone in agonia: è difficile ma insegna molto.
Quando è stata annunciata la sua morte ho sentito il bisogno di essergli il più vicino possibile. È stato un misto di rispetto, affetto, dispiacere e ammirazione.
Sono partita con una mia amica e mi sono portata la mia bambina più piccola.

Roma già lunedì era invasa da una folla multietnica. La fatica fisica delle lunghe attese non è riuscita a vincere la voglia di essere lì a testimoniare l’affetto per un uomo giusto.
Il suono di quelle campane e di quei cori mi risuonavano dentro e continuavano ad emozionarmi. La mia bambina è stata coccolata da molte di quelle persone sconosciute. Alcune le hanno regalato medagliette e rosari, altri le hanno “segnato” la fronte, su quei visi c’era un misto di lacrime e sorrisi. I bambini come Rebecca, in attesa nella folla, erano guardati come si guarda alla speranza, considerati la nuova generazione dei “Papa boys”.
Se la mia nonna fosse qui ora non avrei bisogno di chiederle “perché mi hai portato dal Papa?”. E alla mia Rebecca dirò: “ti ho portato vicino ad un Grande Uomo per respirare amore, altruismo e carità”.

Simona Spalenza

Il Papa fotografato da "quelli del Murialdo"






25 marzo 1984: Anno Santo Straordinario:
Giubileo dei Giovani
9 giovani della nostra Parrocchia erano a Roma!


In piazza San Pietro in una buona posizione.
Il Papa è passato proprio accanto con la macchina scoperta e… l’abbiamo fotografato!
Lo ricorderemo sempre così.




I ragazzi dell’Anno dei Testimoni
riceveranno la Santa Cresima
il prossimo ottobre

Vieni Spirito Santo,
regola i passi della nostra vita
sul Vangelo di Gesù
perché giorno dopo giorno
ne seguiamo le orme.
Non vogliamo vivere a caso,
come capita,ma alla maniera di Gesù:
per questo abbiamo bisogno
della Tua forza, della Tua creatività,
della Tua capacità
di tenerci uniti a Gesù.
  
 




"Chi li conosce questi scout?"

Il Reparto: spiegare quello che fanno gli esploratori e le guide - ovvero i ragazzi che compongono questa ”branca” - non è un compito semplice.
La maggior parte di quello che questi ragazzi dai 12 ai 16 anni vivono quando sono in attività è riconducibile a valori e modi di comportarsi nei confronti delle persone, delle circostanze e degli ambienti che li circondano, sui quali elaborare un determinato stile di vita, anche al di fuori dai momenti di attività scout.
Il senso di quello che abbiamo appena scritto, ci riconduce a quello che Baden Powell valutava come il fine principe del metodo educativo scout: creare dei buoni cittadini.
Questo fine è perseguito nella branca Esploratori/Guide attraverso valori che sono, in alcuni casi, le fondamenta sulle quali si regge l’intero sistema educativo scout e, in altri, sono valori e messaggi volti a fornire risposte concrete ed essenziali in un momento della vita non sempre chiaro e facile come quello dell’adolescenza.
Questi valori sono quelli dell’ avventura, che significano adattamento, ma anche fiducia e soddisfazione; essenzialità, cavarsela con poco o anche con niente, scoprire che alcune mancanze possono rivelarsi delle ricchezze; quello della fede, facendo in modo che i ragazzi comincino a compiere delle scelte consapevoli per quanto riguarda la loro vita e il loro rapporto con Dio. Siamo coscienti che questi valori, portanti per i nostri ragazzi, siano assolutamente controcorrente, ma siamo convinti che questo metodo educativo è un grande strumento per creare quel mondo diverso che non è solo possibile ma necessario.

Staff animatori





Domenica 17 aprile a Vigevano:
I ragazzi dell'Anno dei Discepoli
con i genitori, catechisti, don Samuele e don Guglielmo
al ritiro spirituale in preparazione alla
Prima Comunione.
Ritiro spirituale a Locate (BG) 6 marzo:
Foto di gruppo dei ragazzi dei gruppi medie, adolescenti e i loro educatori
Via Crucis
con i bambini
di via Gonin
I piccoli adolescenti
- adesso giovani -
con i loro educatori




Piccoli Adolescenti Crescono…

“E’ cominciato tutto per caso”. Non iniziano forse così tutte le cose importanti? Non sono le parole di apertura di molte storie d’amore? Ed è proprio così, infatti, che è cominciata la mia “storia d’amore” con quelli che, fino a poco tempo fa, erano un gruppo di adolescenti e che ora sono diventati degli splendidi giovani.
E’ con grande orgoglio che ne parlo, condividendo il sentimento di Raffaele e Stefania, gli altri educatori del gruppo.
In un mondo di mass media dove emergono e salgono agli onori della cronaca solo ragazzi che si comportano da “bulli”, rubano, uccidono per noia o fanatismo, o che vanno alla deriva di una vita senza punti di riferimento, noi abbiamo la fortuna di avere la presenza di questi ragazzi nella nostra comunità. Il gruppo ha vissuto momenti difficili, di contrasto, di sfida, di abbandono, ma noi e i ragazzi siamo sempre stati pronti a riaccogliere tutti, a non fare domande superflue, ma ad esserci come amici e come gruppo di oratorio.
Sono loro i nostri ragazzi! Sono ragazzi che si trovano per parlare della loro fede, dei loro dubbi, delle loro sofferenze, ma anche per scherzare, andare al cinema e fare quattro chiacchiere al bar. Avete presente quei ragazzi che ogni anno vedete davanti alla chiesa a vendere le primule per la “Giornata della Vita”? Quelli che sono lì, noncuranti di freddo e gelo, anche alla messa delle 8.00 del mattino? Beh, sono proprio loro! (a proposito, colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che quest’anno ci hanno aiutati a raccogliere più di 800 euro comprandole!).
Sono i nostri ragazzi che trovate all’Esselunga di via Lorenteggio nella “Giornata del banco Alimentare”. Sono loro che da anni si offrono di essere gli educatori all’oratorio estivo. Loro che a coppie si recano ogni settimana a fare compagnia a persone anziane.
L’ultima coppia di ragazzi che si è formata è nata da un vero e proprio lavoro “ai fianchi” compiuto da tutti noi. Andrea ha così promesso di “adottare” Fabio, un altro ragazzo del gruppo e di portarlo al cinema tutti i mercoledì, dopo la visita alla signora a loro affidata. Praticamente “due adozioni in una” per Andrea e un grande successo per la campagna “adotta un Fabio”!
Ma che bello vedere la loro reazione di fronte alla guarigione della signora che si era ammalata e che non aveva potuto riceverli in casa la scorsa settimana. Che gioia poi vedere questi ragazzi festeggiare il compleanno di Irene in oratorio: Andrea, Fabio, Giulia, Irene, Simona, Matteo, Lorenza, Priscilla, Marta, Federica, Daniela, Gianfranco e Deborah.
Noi educatori a volte ci sentiamo piccoli e impotenti; come genitori premurosi vorremmo proteggerli da tutto. Proteggerli dalle sofferenze, dalla cattiveria del mondo, da chi non rispetta la loro fede.
E il nostro modo è essere lì per loro, ascoltarli, avvolgerli con il nostro amore e capire che bisogna rispettarli senza perdere il nostro ruolo educativo e il motivo del nostro frequentare la chiesa e la comunità.
I piccoli adolescenti sono cresciuti. Che bello è e sarà per tutti noi vedere i frutti di questa crescita!

Giusy Laganà



Emilia, scrive a Elena Fiori, la giovane che nel dicembre 2004 è entrata in un monastero benedettino per iniziare il cammino di formazione religiosa

Carissima Elena,
sono una parrocchiana del Murialdo e a nome di tanti colgo l'occasione per ringraziarti delle belle letterine che ho il piacere di leggere su "Camminare Insieme".

Ti rivedo quando con noi recitavi le Lodi al mattino, con la gioia che manifestavi nel tuo volto, quando pregavi.

Sono sicura che ora dal tuo eremo di pace non ci dimenticherai, ma continuerai a essere con noi con il ricordo e soprattutto con la preghiera che mi auguro che arrivi a qualcuno di noi, portatrice di serenità e forza per continuare nel cammino della vita non sempre facile.

Prega per la nostra Parrocchia, per tutti i suoi bisogni, in modo particolare per i nostri sacerdoti perché il Signore li ricolmi di tanto zelo e amore.

Ti auguro di continuare con tanto entusiasmo nel cammino che hai intrapreso e, vicino a Gesù Risorto, prega perché il Signore susciti altre anime generose per il suo servizio.

Con affetto,

Emilia Illarietti





I piccoli ci scrivono


Ciao a tutti mi chiamo Aurora e sono una bambina di cinque anni.
Purtroppo per un problema avuto alla nascita non riesco ancora a camminare.
Nonostante il costante impegno dei miei genitori infatti non sono ancora riuscita a muovere i primi passi.
Sapete, sogno spesso di poter camminare, correre e giocare felice con il mio fratellino come fanno tutti i bambini della mia età, ma non l'ho mai potuto fare.
Vorrei poter pregare perché questo avvenga, ma vista la mia tenera età non sono ancora capace di farlo da sola, così qualcuno già lo fa per me, ma sono pochi.
Per questo chiedo a tutti voi di pregare un po’ anche per me, affinchè il mio non rimanga soltanto un sogno.
Pregate per me e per la serenità della mia giovane famiglia, durante la Messa o il Rosario; durante i ritiri spirituali o semplicemente nelle preghiere serali prima di addormentarvi.
Parlate di me tra di voi o con altra gente, cosicché magari un giorno la mia preghiera sarà recitata da un'unica grande voce, fatta di tanti, tantissimi piccoli cuori.

Io ci spero ancora.
Io ci credo ancora.

P.S. Vi mando un sorriso che spero vi illumini la strada, la stessa strada sulla quale io, un giorno vorrei camminare felice con papa, mamma e il piccolo Samuele.
Grazie

La piccola Aurora





Carissimi amici,
siamo ancora scossi del recente evento che ha coinvolto tutto il mondo: la morte di Giovanni Paolo II e ci sembra doveroso, anche da parte nostra, rivolgervi almeno un pensiero.
Certamente ognuno di noi lo ha accompagnato con la preghiera all’incontro con Dio; ognuno di noi ha partecipato con sofferenza alla sua agonia e ha capito che la sua debolezza fisica, mostrata al mondo con tanta dignità, conteneva un messaggio profondo e toccante.
Le varie testimonianze, le riflessioni, ricordi che tutti abbiamo seguito con commozione possono essere racchiuse in una frase molto semplice che mi è rimasta particolarmente impressa ed è questa:
“Il Papa non ha aspettato gli uomini, ma è andato incontro agli uomini”. È un’affermazione rivolta a un Papa al servizio del fratello, di qualsiasi fratello: un servizio teso a infondere speranza, gioia, fiducia, in quel Dio che lo ha accolto.
Sono convinta che ognuno di noi conserverà nel suo cuore i tanti momenti che ci ha regalato questo Papa, le tante sfaccettature del suo pensiero e dei gesti espressi con le mani tese verso tutti. Torniamo al nostro programma annuale. Stiamo organizzando una gita pellegrinaggio, fissata per il 4 giugno p.v.. La meta sarà Ciriè, città d’arte, centro industriale e commerciale in provincia di Torino. Oltre allo scenario prealpino, vi si trovano tracce architettoniche e monumenti che ricordano il passato del luogo.
Qui è sepolto don Paolo Novero, scomparso recentemente in un tragico incidente. Aveva 41 anni e ha lasciato un grande vuoto al Lorenteggio, dove aveva passato i suoi primi sette anni di sacerdozio.
È desiderio di molti amici recitare una preghiera sulla sua tomba. Forse qualcuno di voi non lo ha conosciuto, ma pensiamo sia sempre bello dimostrare una affettuosa riconoscenza ai padri Giuseppini.
Ecco il programma:
07.30 ritrovo sul piazzale della chiesa
08.00 partenza in pullman - S. Messa e visita al cimitero
12.30 pranzo in un locale carat- teristico - pomeriggio dedicato ad un giro turistico
20.00 rientro a Milano.
Vi aspettiamo numerosi. Potete dare la vostra adesione telefonando a Remo Chiavon 02-4524314. La quota di partecipazione è di 35 Euro.
Un augurio affettuoso a don. Pietro Rota
per il suo 25° anniversario di sacerdozio.
Ti siamo sempre vicini con il cuore e con sentimenti di profondo affetto e riconoscenza per quanto hai saputo dare a ognuno di noi. Ti auguriamo di continuare il cammino con lo slancio di sempre, con la semplicità e l’attenzione che sai dare ad ogni persona. Un abbraccio,

Luciana Dal Ben





Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi(Didachè)
San Gregorio Magno (540-604)



Un breve ritratto di un grande Pontefice. Ponte tra due mondi ostili: quello dei romani e quello dei barbari. Fu protagonista decisivo per la storia dell’Europa, proponendo l’esperienza di san Benedetto come unica via possibile per l’unità del popolo di Dio. Dopo il crollo dell’impero romano mancavano punti di riferimento per il presente e segni di speranza per il futuro.
La “grandezza” di Gregorio Magno fu nel riconoscere che il cristianesimo e l’avvenire del genere umano erano legati a Cristo, unica roccia veramente duratura. Grazie al lume della fede, egli seppe scorgere i segni di un mondo nuovo. Dio aveva scelto Gregorio - che significa “vigilante”, “sentinella” - per la ricostruzione del popolo di Dio.
Gregorio nasce nel 540 da una nobile famiglia romana, in cui la santità era di casa - sua madre e due zie sono venerate dalla Chiesa come sante. Dopo aver ricevuto un’educazione accurata si trova al vertice della società romana come “praefectus urbi”. Nonostante il potere è insoddisfatto e capisce che solo un contesto di comunione, cioè la Chiesa, gli avrebbe permesso di vivere in modo unitario tutte le circostanze della vita. Perciò abbraccia la vita monastica, trasforma in monastero i locali del palazzo del Celio. Si mette alla sequela di Dio: obbedienza, ritmo di preghiera nella giornata, silenzio, studio della Scrittura, lavoro. Rimane un semplice monaco, considerando che aveva a lungo resistito al richiamo di Dio, vuole imparare di nuovo tutto. Tale quiete viene però interrotta dal Pontefice che lo chiama a collaborare con sé, prima come legato a Costantinopoli, poi come segretario. Nel 590 muore papa Pelagio II a causa della gravissima peste, scoppiata a seguito dell’alluvione. Gregorio viene acclamato Papa dal popolo nonostante le sue resistenze.
Già quando era legato a Costantinopoli aveva tenuto con sé un gruppetto dei suoi monaci, legati da un vincolo di amore fraterno. Questa esperienza di comunione vissuta lo ha reso un tenace e lungimirante ricostruttore del popolo di Dio.
Gregorio ritiene che l’unica possibilità di rigenerare la Chiesa è far vedere a tutti la comunione in atto che lui stesso viveva. Così anche la Chiesa deve mostrare l’unità nella diversità del suoi membri, essere un luogo in cui ogni realtà umana viene abbracciata e purificata dalla Grazia di Cristo.
La scelta dei vescovi e la cura dei rapporti con loro sono un fattore base nell’evangelizzazione. Per i suoi vescovi scrive la regola pastorale.
Per educare il popolo scrive i dialoghi in cui si mostra che Cristo è contemporaneo, che cioè continua a sostenere il suo popolo. Il secondo libro è dedicato alla vita di san Benedetto, che guida l’opera di Gregorio. Come Benedetto aveva raccolto nei suoi monasteri uomini provenienti sia da popolazioni romane che germaniche e aveva reso possibile l’unità tra due mondi ostili, così Gregorio nei suoi monasteri faceva convivere persone di razze diverse, edificando la Chiesa. Il fulcro della ripresa della Chiesa è la comunità.
Si spegne il 12 marzo 604, dopo aver svolto la propria azione per 14 anni attorniato da un gran numero di collaboratori. Cagionevole di salute, fu uno spirito forte. Nel suo commento a Giobbe scrisse: ”La prova mi aiuta a comprendere meglio lo stato d’animo di un uomo (Giobbe) tanto provato”. Gregorio insegna a non lasciarsi condizionare dai limiti fisici, diventando un motivo per sostenere la speranza di tutti.
Questo sguardo positivo, nella lunga malattia, caratterizza il suo realismo cristiano.
Questa apertura veramente “cattolica”, universale è il germe della cultura nuova, di una nuova civiltà.
Gregorio ha raccolto e unificato l’eredità del passato e diventa fonte di tutte le correnti che andranno sviluppandosi ed unificandosi. Diverrà padre spirituale del medioevo.

A cura di Paola Quaglia





Non conformatevi
alla mentalità
di questo secolo

(Rm 12)

 



PARENESI

Il culto spirituale

[1]Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. [2]Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Umiltà e carità nella comunità

[3]Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. [4]Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, [5] così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. [ 6] Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; [7] chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; [ 8] chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

[9]La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; [10]amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. [11] Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. [12] Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, [13] solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.

Carità verso tutti, anche verso i nemici

[14] Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. [15] Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. [16] Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.
[17] Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. [18] Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. [19] Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. [20] Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. [21] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.




Dal capitolo 12 inizia quella parte della lettera ai Romani che viene chiamata “esortativa” in cui l’apostolo, dopo aver presentato la dottrina, indica quelle che concretamente sono le scelte di vita che devono regolare l’uomo divenuto cristiano. Prima è stata presentata l’identità del cristiano, ora segue la parte etica cioè il comportamento da tenere per essere coerenti con tale identità. Queste due parti della lettera non sono contrapposte ma attingono alla stessa sorgente, sono due aspetti della stessa realtà evangelica.
Questo aspetto lo si coglie all’inizio del capitolo 12 con quel “dunque” che lega i primi 11 capitoli a ciò che segue; di più, i primi due versetti del capitolo sono un po’ il fondamento della morale cristiana. La misericordia di Dio, il suo amore, è il motore di tutto l’agire umano, infatti noi siamo spinti da questo amore a dare la nostra risposta partecipata in modo tale da divenire culto spirituale. Dopo l’incarnazione di Cristo infatti non c’è al mondo nulla di profano se non il peccato, per cui, tutto il nostro agire, il nostro modo di comportarci deve essere in linea con l’insegnamento di Cristo, cioè santo e gradito a Dio.
Il secondo versetto ci dice come: “non conformatevi questo mondo”. Ciò non significa che il cristiano debba vivere separato dagli altri come in un ghetto, ma che debba mantenere all’interno del mondo la capacità di essere coerente con le sue scelte di fondo. Cosa significa che dobbiamo lasciarci trasformare e da chi? Perché ci è richiesto il discernimento? Non è già chiaro il messaggio del Vangelo?
La Parola di Dio ci indica la strada, ma è solo con l’aiuto dello Spirito che ci è stato lasciato da Cristo che sappiamo riconoscere nei dettagli della nostro vivere quotidiano questa via. Ecco quindi che il cristiano è in grado di capire e scegliere (discernere) quella che è la soluzione migliore per essere graditi a Dio. Ciò che è buono è sempre gradito a Dio, perché dove c’è amore, lì c’è Dio. La gioia che ne deriva è un altro segno della benevolenza di Dio perché i frutti dello Spirito sono:amore, gioia, pace, pazienza (Gal 5,22). Però questa legge dello Spirito che opera in profondità nel cuore dell’uomo ha bisogno della collaborazione dell’uomo stesso.
Nei versetti che seguono Paolo inizia a concretizzare questi aspetti nella vita pratica; il primo sguardo è all’interno della comunità in cui viene ribadito il concetto della molteplicità dei doni di ognuno in funzione della crescita di tutti. Nella comunità è la fede che aiuta a capire il carisma di ciascuno, valorizzandolo e mettendolo a servizio di tutti. I carismi di ognuno, che sono doni, devono essere vissuti nell’umiltà del servizio per portare frutto. L’esortazione finale è quella all’amore che è il principio e fine di tutte le cose e passa attraverso il grande tema del perdono e termina con l’invito di contrapporre il bene al male cioè essere misericordiosi come Dio.
Signore, rendici aperti all’ascolto dello Spirito affinché possiamo discernere la tua volontà.

Gabriella Francescutti