Ama il tuo prossimo, il resto non conta
Riporto il mio intervento al 1° incontro di ri-fondazione Caritas decanale tenuto il 28 maggio u.s. davanti ai rappresentanti delle varie realtà che operano nei settori della solidarietà nel nostro territorio di Giambellino.
...Più volte ultimamente ho sentito questa frase storica: “non vogliamo la carità, perché oggi la carità è solamente giustizia”.
Ho pensato lungamente, ma ho concluso che non sono d’accordo: la carità si, è anche giustizia, ma si chiama ancora gentilezza d’animo, tenerezza, pazienza, comprensione, perdono, amabilità, attenzione.
Mi permetto di raccontare un episodio purtroppo abbastanza recente, assai significativo.
Mi trovavo ai piedi di un lettino candido in una stanzetta pulita di una casa poco lontana della nostra parrocchia.
Una ragazza poco più che trentenne mi parlava della sua malattia che giorno per giorno le stava rubando la vita.
Sapeva di dover morire, ma la speranza non era ancora morta in lei. La conversazione era un po’ stentata, si cercava un terreno comune dato che eravamo quasi estranei. La madre mi aveva invitato per una parola di conforto per quella sua unica creatura.
Notai sul suo comodino un libro; ella se ne accorse e me lo porse dicendomi: “è un dono dei miei colleghi di lavoro”. Ricordo ancora il titolo, un libretto senza pretese che avevo letto qualche tempo prima. Un biglietto da visita faceva da segnalibro. “Veda”, mi disse con gli occhi inumiditi da due lacrime che a stento riuscì a trattenere, poi me lo lesse: “con l’augurio più cordiale, gli amici dell’uf-ficio”.
Sembrava tanto felice e profondamente commossa per essere stata ricordata.
Mi parlò lungamente del suo lavoro, dei colleghi, del suo desiderio di ritornare presto in ufficio.
Non la rividi più, il cancro la uccise velocemente.
Ora sono certo più di ieri che la carità non è solo giustizia ad ogni costo, ma anche affetto, ricordo, gentilezza d’animo, simpatia; cose che non si donano e non si ricevono al sindacato o alla sede del partito.
Alla ragazza ammalata di cancro non interessava più il nuovo contratto, né aveva più bisogno di un aumento del premio di produzione, però aveva ancora bisogno di sentirsi ricordare, di sentire che per i colleghi valeva ancora, anche se la morte la inchiodava ad un letto.
Il comandamento è “ama”: il resto, non conta.
Don Guglielmo Cestonaro
parroco
La squadra dei
giovanissimi
della
Murialdina
vincitori
del quadrangolare
Esultiamo insieme ai nostri ragazzi della Murialdina, che sono riusciti a mettere a segno un grosso successo, frutto di tanti sacrifici, arricchendo, così la bacheca della nostra Società con un altro bellissimo trofeo. Ormai i ragazzi hanno acquisito la consapevolezza di essere un bel gruppo, che seguito con tanta passione dai nostri allenatori, evidenzia un'unione di squadra da prendere come esempio. L'ultimo trofeo portato a casa è la vittoria del quadrangolare - categoria ragazzi 1991/92 - a cui hanno partecipato, oltre alla Murialdina, il NABOR L.C., la S.F. 82 e la S.L. Cornano. Grande è stato il risultato finale che ha premiato la squadra più compatta, più organizzata e più bella:
LA MURIALDINA
in questa occasione i nostri ragazzi hanno vinto superando il NABOR in una finale molto combattuta e molto ben giocata da entrambe le squadre, terminata 1-1 dopo i tempi regolamentari. Si è così passati ai calci di rigore, dove i nostri ragazzi sono stati più concentrati riuscendo a fare 5 centri su 5 contro i 3 del Nabor.
Complimenti e... continuate così.
Nicolino Florio
Giornata parrocchiale dell’ammalato
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Sabato 7 maggio è stata celebrata nella nostra parrocchia la giornata parrocchiale dell’ammalato.
Durante la Messa presieduta da d. Alberto, nei volti delle persone, toccate dalla sofferenza, si poteva leggere tanta serenità.
I loro occhi erano fissi sull’altare per ringraziare Colui che tanto li sostiene e li sorregge, perché sono consapevoli di non essere lasciati soli. È stata commovente la celebrazione dell’Unzione degli Infermi ad una decina di nostri anziani.
Dopo la Messa è stata offerta loro una piantina in ricordo e preparato un momento di convivialità durante il quale si sono sentiti parte della comunità, tra uno scambio di battute e qualche sorriso hanno portato a casa un bel ricordo di questa giornata.
Paola Siconolfi
LA FESTA TRA I POPOLI: UN ESPERIMENTO DI CONDIVISIONE
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Sabato 7 maggio si è svolta la prima edizione della Festa tra i Popoli, presso il nostro oratorio. Il pomeriggio è stato caratterizzato dal torneo di calcio con le squadre rappresentative di Italia, Marocco, Sri Lanka e una squadra mista italo-rumena, da danze e musiche per i bambini e dall’attività “artistica” coloriamo il mondo a cura del CDE Paspartù. Alle ore 19.30 la premiazione del torneo e un momento di saluto da parte dei rappresentanti di tutte le comunità partecipanti con, in particolare, un bellissimo canto e una danza dei ragazzi dello Sri Lanka. La serata è proseguita con la cena preparata direttamente dalle diverse comunità: specialità dallo Sri Lanka, Marocco, Eritrea, Brasile, Italia, Filippine e Sierra Leone. Ci hanno rifocillato e hanno sollecitato la nostra curiosità. Verso le 20.30 è iniziato il concerto che ha concluso la serata: hanno cantato e suonato diversi ragazzi italiani e, in conclusione, il gruppo africano Minlan, composto da artisti del Camerun e della Repubblica Democratica del Congo. E’ stato un concerto che ha coinvolto moltissimo il pubblico, che ha cantato e danzato al ritmo dei tamburi africani!
Insomma, per un giorno colori, sapori, musiche e atmosfere di tutto il mondo si sono incontrate e conosciute! La festa è stata organizzata con la collaborazione e il contributo del Consiglio di Zona 6 e con il coinvolgimento delle Scuole elementari, medie e superiori della zona. È stato un tentativo di mettere in comunicazione le comunità di stranieri che abitano il nostro quartiere, partendo dal presupposto che l’integrazione parte dalla conoscenza reciproca. Per questo l’idea che ci ha accompagnato durante la fase di preparazione è stata quella di organizzare una festa non per gli stranieri, ma con gli stranieri, in modo che costituisse un’oc-casione di dialogo e condivisione. Ci auguriamo, che questo sia solo l’inizio di un percorso affrontato insieme alle comunità straniere della nostra zona che possa durare nel tempo, prevedendo, dei momenti di incontro e di conoscenza delle realtà dei Mondi che ci sono vicini. Presto ci metteremo al lavoro per la realizzazione della festa del prossimo anno: molti sono gli aspetti da migliorare, ma l’entusiasmo non manca! Arrivederci alla seconda edizione.
Claudio Giannetti
Alcuni
momenti
della
Festa tra i Popoli
Complimenti e grazie al gruppo Missionario, soprattutto a
Claudio
e
Mariangela
per il grande lavoro di coordinamento, alle persone e ai gruppi che hanno
collaborato per la cena, i giochi, l’animazione e al Consiglio di Zona per il
sostegno economico
Il presidente del
Consiglio di Zona
Massimo Girtanner, d. Guglielmo e Claudio Giannetti,
organizzatore del torneo di calcio,
premiano la squadra
prima classificata dello
Sri Lanca e
il capocannoniere.
Appuntamento con il | |
L’incontro di maggio è stato l’ultimo per quest’anno pastorale ed è stato trasformato in una vera e propria assemblea parrocchiale aperta a tutti. Dato l’argomento all’ordine del giorno “La Liturgia” erano stati espressamente invitati i responsabili dei cori, le catechiste, gli animatori, gli operatori pastorali e le persone che offrono il loro servizio per la buona riuscita delle liturgie domenicali.
Anni fa esisteva in parrocchia il “Gruppo Liturgico” che si è poi dissolto, lasciando questo servizio in mano prima, ad un gruppetto di “Amici della Liturgia” e poi alla buona volontà dei vari singoli e gruppi.
Dalla discussione della serata è emersa la volontà, sentita anche dalle persone che stanno offrendo la loro collaborazione in questo settore, di un coordinamento capace di organizzare e armonizzare tutti i ruoli che devono essere ricoperti nella liturgia: animatori, coro, lettori, colletta.
Questo è appunto il compito della Commissione o Gruppo Liturgico.
I presenti, con i loro numerosi interventi, hanno ulteriormente cercato di definire i compiti ed hanno espresso consigli e opinioni che sono state verbalizzate per essere a disposizione del gruppo di lavoro che si formerà.
L’auspicio è quello di riuscire ad avere delle liturgie “accoglienti”, al servizio dell’assemblea eucaristica, ben preparate senza però peccare di eccessivo dogmatismo e di sovrabbondanza di “segni”.
Come sempre bisogna procedere a piccoli passi, in base alle forze a nostra disposizione, ma è indispensabile cominciare a fare il primo di questi passi: trovare le persone che vogliano farsi carico di questo servizio. Approfittiamo del tempo estivo per meditarci un po’ su, sperando di essere pronti a partire alla ripresa autunnale.
Il Consiglio Pastorale augura a tutta la comunità un sereno periodo di ferie con un particolare pensiero per le persone sole e per chi non potrà lasciare la città: che per tutti la famiglia-parrocchia possa essere punto di riferimento e di accoglienza. Arrivederci a settembre!
Marinella Giannetti
Domenica prossima saremo chiamati alle urne per decidere se abrogare alcune parti della legge sulla procreazione assistita, e precisamente:
- La possibilità di avvalersi della procreazione assistita solo per le coppie sterili, col limite di tre soli embrioni da impiantare una sola volta.<(li>
- L’introduzione nel nostro ordinamento della personalità giuridica del concepito.
- La proibizione del congelamento degli embrioni e la sperimentazione scientifica su di essi.
- Il divieto della fecondazione con donazione di ovulo da parte di persona estranea alla coppia.
Cosa succede se il referendum passa, col sì:
- Potrà accedere alla procreazione assistita anche la coppia non sterile e non vi sarà limite al numero di embrioni congelati da utilizzare, col conseguente problema etico di cosa fare di quelli che avanzano.
- L’embrione viene privato di ogni diritto, primo fra tutti quello di vivere.
- L’embrione è considerato strumento di laboratorio.
- Nasceranno bambini con genitori di cui uno solo è tale dal punto di vista biologico, l’altro non si sa chi sia.
Sono conseguenze inaccettabili, non solo per un cattolico, ma anche per tutti quelli che si identificano nei valori fondamentali della nostra civiltà e cultura. E vediamo il perché.
La vita come tale va tutelata sin dal concepimento, quindi per la ricerca le possibilità di sperimentazione vanno ricercate altrove. Sono considerazioni da tempo già oggetto di dibattito, e non è il caso di tornarci sopra.
Qualcosa invece va detto sul legittimo desiderio (attenzione desiderio, non diritto che riguarda le cose e non le persone) di coppie sterili ad avere un figlio, che non può mai prevaricare i diritti del nascituro di avere genitori certi ed identificabili, di essere il frutto di un atto di amore e non l’esito di un impianto fornito da un estraneo a pagamento. Tale desiderio è nobile e se la sua realizzazione è impossibile, può ben trovare sbocco nell’adozione, che raggiunge il duplice scopo di dare risposta sia alle esigenze della coppia, sia a quelle di un bimbo che anela ad una famiglia.
Cosa dire, poi, di questo referendum. Su una materia così complessa e delicata, che investe questioni di carattere etico e di coscienza, sulla quale per mesi ha lavorato il Parlamento con un’opera di analisi e mediazione, si può intervenire con un trinciante sì o no? O se invece le sempre possibili modifiche migliorative sono da delegare alle Camere, che sono pur sempre l’espressione della volontà popolare.
La legge c’è. Ha posto regole che rappresentano un accettabile equilibrio tra le diverse posizioni, in un campo dove si poteva fare di tutto. La si vorrebbe svuotare in modo inaccettabile, e per impedire questo il referendum non deve passare. La strada più semplice per lo scopo è quella di non andare a votare, perché così facendo si raggiungerebbero due obiettivi: il primo quello di avvantaggiarsi dell’astensione, che ai referendum è sempre elevata, in modo tale da non far raggiungere il quorum del 50 %, sotto il quale la consultazione non è valida.
L’altro obiettivo, non meno importante, è il rifiuto a intervenire con un sì o un no su materie che meriterebbero altri metodi di valutazione, come troppe volte siamo stati chiamati a fare.
Gianni Ragazzi
Altri eventi nella Vita della Comunità
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8
maggio, un fiore per la mamma:
Anna Carta e Lucia Maschio educatrici della Ludoteca, Sara animatrice e le
piccole: Giorgia, Sarah, Claudia, Chiara M. e Chiara C. vendono le piantine per
finanziare l’attività del sabato pomeriggio. Hanno raccolto euro 261.00. Grazie
a tutti!
8 maggio:
18 coppie hanno detto grazie e ricordato insieme alla comunità il loro
anniversario di matrimonio.
Festa Patronale insieme...
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Grazie Murialdo
Mercoledì 18 maggio, festa liturgica di S. Leonardo Murialdo lo abbiamo ricordato con la S. Messa delle ore 18.00 concelebrata dai nostri sacerdoti. È bello pensare che in quei momenti eravamo spiritualmente uniti in preghiera in tante chiese, tante parrocchie, nelle tante città dove operano i padri Giuseppini. Un doveroso e affettuoso modo per dire grazie davanti a Gesù a colui che ha dato vita alla Congregazione di S. Giuseppe, con tanto ardore e tanto amore con il santo desiderio di andare tra i più poveri e i più umili. Se dovessimo riassumere la vita del Murialdo in poche parole potremmo dire così: ha creduto con tutto se stesso nella Parola di Cristo e nell’amore di Dio Padre, questo amore non l’ha trattenuto per sé, ma l’ha donato a piene mani a tutti con pienezza di cuore con volontà assoluta di portare il Vangelo e l’abbraccio di Dio ovunque ce n’era bisogno. E questo abbraccio giunge fino a noi come una benedizione e una raccomandazione. “Dall’amore di Dio e del prossimo dobbiamo trarre i motivi e la forza delle nostre azioni”.
“...Fate il bene, ma fatelo bene”.
Lo Spirito Santo ci unisca al Murialdo, perchè ci trasmetta la sua forza e la sua fede per essere collaboratori della sua missione.
Fulvia Briasco
Domenica 15 maggio, grande festa di San Leonardo Murialdo, che ha donato tutta la sua vita al recupero e all’inserimento dei giovani cosiddetti “difficili” con costante preghiera e un assiduo ascolto della Parola di Dio.
Alle ore 10.30 la S. Messa concelebrata è stata presieduta da don Mario Aldegani, superiore della Provincia Unita che quest’anno ricorda il suo 25° anniversario di Sacerdozio.
La sua omelia è stata toccante e significativa perché ha trattato il tema dell’amore di Dio verso tutti noi (non siamo mai soli), dell’importanza della Pentecoste e dell’Eucaristia “dove ognuno di noi è il suo dono” e lo “Spirito di Gesù è sempre con noi”.
Nel pomeriggio, si è svolta la grande festa con giochi come la “caccia Murialdina” mirati a conoscere vari aspetti della personalità del Murialdo: perdono, vocazione, apertura al sociale, famiglia unita.
Tra un gioco e l’altro la gente si fermava agli stand gastronomici, alla pesca, alla ludoteca che ha riscosso molto successo per i giochi proposti in armonia e serenità, e allo stand originale del dècoupage che offriva scialli lavorati a mano e vassoi stupendi.
Clou della festa, la tombolata e la musica “live” della “nazionale cantanti” che è stata la vera rivelazione! La cena a base di succulenti gnocchi ha concluso la giornata all’insegna della condivisione e la gioia dello stare insieme, perché dobbiamo avere un sorriso per tutti e aiutarci gli uni gli altri per vivere bene insieme la Parola di Dio.
Lilly Mastretta
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I ragazzi dell’Anno dei
Discepoli
cantano e ballano
“I bambini
fanno oh”
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E quelli
dell’Anno della
Comunità
Cantano e ballano il
“Cantico delle Creature”
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Don Mario
Aldegani
durante la
Santa Messa
nel cortile dell’Oratorio
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FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO |
Caro parroco,
sono una donna di 32 anni, sposata da due anni, vivo nella sua parrocchia. Ho letto con interesse i suoi ultimi articoli sul matrimonio e famiglia. Mi fa piacere che su “Camminare Insieme” si parli anche di queste cose.
Il tema matrimonio, famiglia, separazione e nullità del matrimonio sono temi complessi che mi hanno interessato molto.
Penso che la troppa agiatezza, il troppo benessere ci sta facendo perdere il valore della famiglia che è sacro.
Perché oggi si ha paura di sposarsi? Perché tante convivenze? Le sono grata di una risposta. (Roberta)
Cara Roberta,
credo di non essere la persona più indicata ai tuoi perché, non avendo io esperienze in proposito. Però vorrei rivolgermi ai giovani, alle coppie di fatto, ai giovani che decidono di non sposarti o di convivere prima del matrimonio, per avere da loro una risposta.
Non so se questo “informatore parrocchiale” è letto anche dai giovani. Ma vorrei avere proprio da qualche giovane delle risposte a certe domande che anche tu, Roberta, ti poni.
Giovani, voi che conoscete dal di dentro la cultura e la mentalità dei vostri coetanei, potete aiutarmi a capire queste tendenze in atto. Perchè tanti giovani scelgono la via della convivenza? Quali motivi spingono a preferire la convivenza al matrimonio religioso o civile? È perché si tende a provare prima se va bene e impegnandosi dopo, con una esperienza alle spalle? È per la scarsa fede nel disegno di Dio annunciato alla Chiesa? È perché si reputano troppo rigide e superate le norme che la Chiesa indica in materia di sessualità? È per paura di impegnarsi con responsabilità per tutta la vita come esige il matrimonio sacramento? Come agire per far comprendere la bellezza e la positività dell’annuncio cristiano sull’amore, sulla sessualità, sulla coppia e sulla famiglia? Quali vie da seguire per noi sacerdoti e per la Chiesa, per annunciare il matrimonio come evento di grazia, di stabilità, aperti alla vita e rispondente al desiderio di gioia e di felicità che è nel cuore di ogni giovane?
Le domande sono tante. Pensateci su e datemi una vostra sincera risposta a ciò che ritenete importante sottolineare e suggerire.
Grazie.
il vostro parroco
Una cooperativa molto speciale
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Anche quest’anno, dopo le vacanze di Natale, finiti i compiti, noi ragazzini del
doposcuola Murialdo ci siamo organizzati in un piccolo laboratorio artigianale per preparare alcuni oggetti da vendere in occasione della festa della mamma. Avevamo
infatti un progetto: volevamo fare un’offerta per i bambini mutilati della casa famiglia dei Giuseppini in Sierra Leone. Abbiamo lavorato con impegno e alla fine potevamo disporre di una bella varietà di oggetti: vassoi decorati con rose, piatti e coppe dorati, strofinacci di lino stampati e saponette profumate.
Domenica 8 maggio, con molta emozione, abbiamo allestito il nostro banchetto: le persone si sono fermate ad osservare i nostri lavori. Ci hanno fatto i complimenti e hanno comprato tutto in un batter d’occhio.
Siamo così orgogliosi di offrire 100 euro ai bambini meno fortunati di noi.
Ahmed, Debora, Gabriela, Noemi, Soraja
UN CANESTRO… CON IL BASKET VIANNEY. |
Il
G.S. Basket Vianney nasce nei primi anni ottanta come attività sportiva oratoriana presso la Parrocchia S. Curato D'Ars. Attualmente, la sede legale è presso la Parrocchia San Leonardo Murialdo. Affiliata alla FIP sin dal 1984, partecipa ai vari campionati giovanili e seniores secondo le fasce di appartenenza. La prima squadra maschile ha partecipato anche quest'anno, e con risultati lusinghieri, al campionato di "Promozione". Chiunque fosse interessato alla nostra attività, con il prossimo mese di settembre, apriremo le iscrizioni per il nuovo anno sportivo. Per informazioni: tel. 02.4120700
Franco Baccigaluppi
Ebbene si! Ce l'abbiamo fatta! Il tanto atteso momento è arrivato. Dico ce l'abbiamo fatta perché le prime Comunioni di quest'anno sono state un piccolo travaglio. All'inizio non è stato facile accettare la novità, sia per noi catechiste che per le famiglie. Poi l'organizzazione.... Alla fine però il risultato è stato quello di avere visto tutti contenti. Il momento delle prime Comunioni, infatti, si è articolato su più giornate: venerdì 22 e sabato 23 aprile i ragazzi hanno incontrato per la prima volta Gesù eucaristia. Erano presenti solo i genitori, fratelli, sorelle e nonni. In un clima di grande raccoglimento ed emozione si è svolta una celebrazione bellissima e partecipatissima. I ragazzi e i loro genitori hanno ripercorso insieme i momenti più importanti del Battesimo: l'acqua che ha liberato dal peccato e fatto rinascere creature nuove; la veste bianca segno di nuova dignità da portare senza macchia per la vita eterna; la candela, che i papà hanno acceso attingendo la fiamma dal cero pasquale e dato ai figli, una sorta di staffetta della vita dove l'importante è riuscire a mantenere sempre accesa la fede per vivere come degni figli della Luce. E poi gli altri momenti della liturgia fino ad arrivare al rito della Comunione.
Un momento incredibile! Quei ragazzi che durante le ore di catechismo fai fatica a trattenere, a far concentrare, a farti seguire, ecco... in quell'istante il Signore, per opera dello Spirito Santo, ha operato un piccolo miracolo (se un miracolo così si può definire piccolo): tutti attenti, in silenzio, senza perdere un solo gesto o una sola parola. Insomma, un altro successo del Signore. E poi la cena venerdì sera e la merenda sabato pomeriggio insieme come comunità, a concludere le due celebrazioni. E lunedì 25? Tutta un'altra cosa, la Chiesa era gremita di gente, parenti e amici. E' sembrato di partecipare più ad una delle tante feste di piazza che alla celebrazione di una tappa fondamentale del cammino di fede dei nostri ragazzi.
Devo fare dei ringraziamenti insieme alle altre catechiste del mio gruppo. Il primo alle famiglie che hanno accolto la novità e hanno accettato molto seriamente e responsabilmente la sfida che era stata loro lanciata. Non è infatti facile cambiare improvvisamente abitudini ormai consolidate e in modo così drastico. Il secondo a tutte le persone che, al di fuori del nostro gruppo di catechismo, ci hanno aiutato nell'organizzazione e nella gestione dei vari momenti della liturgia, della cena e della merenda. Poi grazie a don Samuele che ha saputo organizzare e tenere le fila di tutto dandosi un gran da fare. L'ultimo, ma non meno importante, a don Guglielmo, che ha avuto l'intuizione di portare avanti una forte provocazione e di rompere gli schemi ormai stantii di una fede che a volte è solo puro folklore. Una fede che necessita di nuova linfa vitale e di una più forte volontà e consapevolezza.
Se operiamo così è perché il Signore lo vuole e ci invita ad affidarci completamente a Lui.
Fidiamoci del Signore!
Daniela Zucca
22
aprile:
1°
gruppo
Prime Comunioni
nel segreto
del pezzetto di pane
|
Nel
segreto del pezzetto di pane
Tu mi raggiungi, Signore.
Io lo guardo questo pezzetto di pane,
posato nel palmo della mia mano.
Io lo guardo e sento che racchiude
un immenso segreto.
Esso nasconde il Tuo amore per me
e il desiderio che tu hai di
venire ad abitare nel mio cuore.
Con questo pezzetto di pane,
Tu mi raggiungi, Signore
|
23
aprile:
2°
gruppo
Prime Comunioni
Marjia nella nostra Parrocchia |
Mirjia
di Medjugorje
nella
nostra
chiesa
dopo la
testimonianza
Con grande semplicità ci ha raccontato come la Madonna si manifestò per la prima volta il 24 giugno 1981 a lei e ad altri cinque ragazzi (tre ragazze: Ivanka, Mirjana, Vicka e due ragazzi: Ivan e il piccolo Jakov) nel villaggio di Medjugorje in Bosnia-Erzegovina; essi furono testimoni dell’apparizione della Madonna vicino alla cima del Podbrdo, una piccola montagna nel centro della Jugoslavia. In una serie di apparizioni, che ancora continuano anche se con minor frequenza (il giorno 25 di ogni mese), la Madonna invia al mondo un messaggio che può essere riassunto in cinque punti chiave: preghiera del cuore, digiuno, riconciliazione con Dio (Confessione mensile, Eucaristia e Santa Messa) e con il prossimo, conversione e pace.
Ciò che la Madonna le comunica durante le apparizioni quotidiane è Convertitevi.
Tanti cristiani credono di essere già convertiti, credono di non avere bisogno di conversione: anche a questi Maria dice: «Convertitevi, vivete come dice il Vangelo: voi avete cambiato il Vangelo, fate dire al Vangelo ciò che vi fa comodo.
Il Vangelo va praticato alla lettera. Voi non amate DIO come va amato, non lo mettete al primo posto e non amate il prossimo come voi stessi, siete molto egoisti!».
Maria ci indica di fare le seguenti azioni per essere santi e graditi al Signore:
1. PREGARE:
Pregare non vuol dire "recitare" preghiere. La Madonna dice di imparare a pregare con il cuore.
Occorre meditare intensamente sulla vita, morte e resurrezione di Gesù.
Poi raccomanda la preghiera del Santo Rosario, in ogni famiglia si preghi con il Santo Rosario e se non tutti vogliono parteciparvi, si spera che almeno qualcuno lo faccia.
2. DIGIUNARE
La Madonna raccomanda il digiuno, specialmente quello della TV.
3. CONFESSARSI
La Madonna suggerisce di confessarsi una volta al mese. Certo, una confessione con le dovute disposizioni. La disposizione più importante è la volontà di mantenere il proposito che fai nella confessione.
4. EUCARESTIA e MESSA
Poi raccomanda molto la partecipazione alla Santa Messa, che è la preghiera più importante. Anche ai bambini, la Madonna suggerisce di partecipare alla Santa Messa frequentemente, anche durante i giorni feriali.
5. VIVERE NELLA PACE
Vive nella pace chi ama Dio, perdona le offese ed è buono con gli altri.
Marjia non si sente una persona speciale perché è stata scelta, ci ha comunicato che lei è una come tante e, ancora oggi non sa perché è stata scelta dalla Madonna. Ci ha anche detto che ognuno è importante per DIO e che DIO ci ama e opera in ciascuno di noi e per ognuno di noi ha un progetto. Dobbiamo solo avere fede e fare la volontà di Dio, perché l’unica strada che Egli vuole che noi percorriamo è la strada della santità.
Fedora Tumolo
Questa è una lettera che Elena Fiori, la ragazza che nel dicembre 2004 è entrata in Monastero ha scritto alla zia.
Ci sembra davvero una bella testimonianza.
Ringraziamo la zia per averci permesso di pubblicarla e auguriamo a Elena una bella esperienza di crescita.
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Cara Zia, il 30 aprile abbiamo organizzato un pomeriggio di preghiera in preparazione alla giornata mondiale della gioventù che si terrà a Colonia in agosto. Sono venute più di 60 persone, è stato un momento di condivisione molto partecipato e apprezzato e penso che ai giovani faccia bene vedere la realtà della vita monastica, come provocazione a vivere seriamente la fede, ma anche come incoraggiamento a sentirsi sostenuti nella preghiera.
Una ragazza ci ha detto "è impressionante vedere come siete serene e felici. Si vede che vivete una vita di pienezza e questa pienezza la desidero anch'io".
Certo è una pienezza che passa anche dalla croce, dalla rinuncia, perché ciascuna di noi si è lasciata dietro un mondo di cose, ma soprattutto di persone. Il Signore, però, non butta via niente ridona tutto in modo nuovo e trasfigurato. Ho perso la libertà di fare quello che voglio e ho guadagnato quella di appartenere al Signore soltanto e di amare in Lui e per Lui tutte le altre persone. Non sentirti sola nelle tue fatiche, unisco le mie alle tue e mettiamole insieme nelle mani del Signore, che sa scrivere dritto anche sulle righe storte, sa trasformare la sofferenza in purificazione per amarlo di più, il peccato in occasione per fare esperienza della sua misericordia, le nostre fragilità in strumento dell'umiltà e dell'abbandono confidente in Lui.
Siete sempre nelle mie preghiere, in questo mese di maggio vi affido a Maria e invoco lo Spirito, perché vi porti consolazione, forza, speranza, gioia e quella certezza indefettibile di essere amati da Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
(Elena Fiori)
Un no convinto all’alcool |
Il club degli alcolisti in trattamento è una associazione che aiuta a smettere di bere e a cambiare stile di vita. Quando in una famiglia c’è un problema, quel problema non riguarda mai solo un singolo membro. Nel nostro caso tutta la famiglia della persona che ha difficoltà con l’alcool e in senso più ampio la comunità in cui la famiglia vive subisce il problema. Ci incontriamo una volta alla settimana, al lunedì, dalle 20.30 alle 22.00 nella sala Murialdo.
Il Club è una porta aperta per le famiglie in difficoltà e che si sentono bisognose di aiuto.
Addante Rosa
San Leonardo Murialdo nella Torino dell‘800 è stato rettore per 34 anni del collegio Artigianelli e da lì è cominciato il suo percorso di santità. Nel 2005 sono tante le opere giuseppine che hanno una Scuola Professionale, segno tangibile del “carisma” Murialdino. Anche nella missione di Bissau c’è l’Istituto professionale (CIFAP) dove ogni anno studiano e imparano un mestiere oltre 250 ragazzi africani.
La nostra Parrocchia è molto legata a questa missione e sono più di 90 le famiglie che aiutano i bambini e le famiglie attraverso l’adozione a distanza e tanti sono i parrocchiani e i gruppi che la sostengono con offerte e micro-realizzazioni.
Don Gabriele Prandi è il parroco della parrocchia e anche il direttore della scuola. Nella gestione è aiutato da due giovani volontari della Bergamasca. Una è Luciana, che come dice don Franco, ha una bella penna e spesso scrive alcune sue esperienze. Vi proponiamo alcuni stralci sintetizzati di una sua lunga lettera.
“Mi chiamo Luciana e da 2 anni è mezzo vivo in Guinea Bissau dove aiuto i padri Giuseppini nella loro opera che si trova nella capitale, Bissau. Sono in contatto con don Franco Pedussia che si occupa delle adozioni a distanza per le opere giuseppine della provincia Piemontese e sono contenta di potervi raccontare la storia di Margarida Co.
La Scuola Professionale, il CIFAP, che i padri hanno fondato dieci anni fa, si trova in un quartiere periferico di Bissau, vicino a Bandim. Io sono molto impegnata con la scuola, ma dal mese di dicembre, su consiglio del parroco, ho incominciato a frequentare di più la parrocchia e in pochi giorni é scoppiato il putiferio nella mia testa!
Con Edi, un ragazzo che aiuta il parroco, siamo andati a far visita a una famiglia del quartiere di Caracol e consegnare loro alcune coperte e un sacco di riso e siamo arrivati cosi alla casa di Margarida.
Ci ha accolti un signore anziano, ci ha stretto la mano e ha fatto un cenno, a me pareva nel vuoto, ma mi sbagliavo, perché in pochi secondi siamo stati circondati da una compagnia di bambini, donne chiacchiericce e anziani. Ci hanno fatto entrare e con grande dignità hanno accettato le coperte e il resto. II fuoco, poco prima di Natale, ha distrutto la casa e il poco che possedevano. Ora vivono nella stessa casetta, sono in 30 e dividono tre stanze senza tetto. Pur avendo visto molte situazioni di povertà simile, ho sentito il bisogno di aiutarli, ma come potevo fare? (Con calma Luciana, mi dice don Gabriele, non dobbiamo fare tutto e subito, facciamo ciò che ci é possibile e per il resto attendiamo la Provvidenza…).
Abbiamo contattato la Caritas di Bissau, che, in questi casi, aiuta chi ha perso la casa a causa d'un incendio, con cibo, coperte e vestiario e qualche giorno dopo é arrivata la lettera di don Franco che mi chiedeva il nome di qualche bambino bisognoso… vi pare un caso?
Margarida é una bimba di otto anni. Frequenta la prima classe nella Scuola di Belem. La sua mamma si chiama Maria Nanque e ha 37 anni e il suo papa José Co ha 68 anni. Ha altri dieci fratelli, il più grande, Fidel ha 23 anni e lei é la più piccola. Lo so che la maggior parte delle persone che adottano un bambino a distanza desidererebbe avere la foto d'un bimbo piccolo, ma Margarida non é grande e, per continuare a studiare, ha bisogno di qualcuno che la aiuti, che le paghi la retta e il cibo d'ogni giorno. Inoltre, i soldi che inviate a lei, aiutano, in parte, anche la sua famiglia. Questa é la storia di Margarida, ma é solo l'inizio, dipende dalla vostra volontà se farla continuare e rimanerne al corrente o lasciare che scorra da sola”.
Grazie Luciana e buon lavoro.
A cura di Concetta Ruta
Preghiamo Maria con il Santo Rosario
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Giovanni Paolo II più volte nel suo pontificato rivolgeva a ogni cristiano la presente esortazione: "Fate del Rosario la vostra preghiera di ogni giorno".
Lo faceva innanzitutto lui, per poter donare l'esempio a tutti. Nei suoi scritti proprio all'inizio del suo pontificato, già raccomandava a tutti questa preghiera che lui definiva la sua preghiera preferita. Lo proponeva ancora dopo con la lettera apostolica sul Rosario nell’ottobre del ‘02, perché ha voluto dare un impulso nel mondo di pregare il Rosario in comunione con Maria, contemplando e vivendo con fede i misteri di Gesù e innalzando la preghiera così detta vocale al rango di preghiera contemplativa (ogni mistero assume un fine contemplativo).
Il rosario, come risulta dalla sua progressiva nascita, è una preghiera semplice intensa che fa memoria dei misteri della nostra redenzione. Il nucleo della contemplazione dei misteri di Cristo e di Maria: Gaudiosi: incarnazione e infanzia; luminosi: vita pubblica; dolorosi: passione e morte; gloriosi: risurrezione e glorificazione di Cristo e di Maria. Si tratta del nucleo essenziale della nostra fede e del mistero di Cristo. La recita del Rosario non richiede un luogo particolare, neppure una sosta silenziosa, lo possiamo pregare ovunque, chiede solo un po' di attenzione della mente e del cuore e saremo sicuri che questa preghiera arriva nel cuore di Maria e di Cristo. Il Rosario ci prepara all’Eucaristia e prolunga nella sua contemplazione la comunione con Cristo e con Maria… Donna Eucaristica.
Luigi Corlianò
Carissimi amici,
questa prima parte dell’anno ci ha segnati per i due avvenimenti che hanno coinvolto il mondo: la morte di
Papa Giovanni Paolo II e l’elezione del
nuovo Papa Benedetto.
Ognuno di noi ha sofferto e poi, gioito, ma credo abbia sentito anche la grandezza dell’Amore di Dio verso le sue creature. Ci è stato possibile riflettere sulle condizioni sociali, culturali, storiche di altri popoli, sul forte anelito di cercare un mondo migliore nonostante le resistenze e le crudeltà tuttora presenti. Abbiamo ascoltato il nuovo Papa che, con saggezza e sulle orme del suo predecessore, ci chiede di percorrere le vie della pace e della comunione con il prossimo, vicino o lontano, uguale o diverso da noi. Il nostro vivere quotidiano, nonostante le prove, le difficoltà, gli impegni deve trovare lo spazio per realizzare qualcosa di bello, superando i momenti di sfiducia. Questo dovrebbe essere l’impegno di noi Ex Oratoriani se vogliamo mantenere sempre vivo il sentimento di amicizia che abbiamo sempre condiviso.
L’estate è alle porte e ci auguriamo di poter trascorrere un’estate serena necessaria per ritemprare lo spirito e anche il fisico.
Non tutti però, siamo in grado di raggiungere le mete sognate. Nonostante la rinuncia troveremo il modo di godere della natura che ci circonda, la città meno caotica, la compagnia degli amici rimasti a casa, la libertà di dare sfogo ai nostri pensieri, e ai nostri sogni.
Buone Vacanze,
Luciana
P.S. Rinnoviamo la nostra sentita partecipazione alla nostra amica Fiorella D’Orazio per la morte della sorella Maria. Parecchi di noi hanno condiviso con lei e i suoi fratelli l’infanzia, la giovinezza e quindi la vita di adulti sempre con profonda unione. Assicuriamo la nostra preghiera affinchè il Signore dia a lei e ai suoi cari la forza per affrontare questa prova. Abbracci,
Luciana Dal Ben
Cercate ogni giorno il volto dei Santi e traete conforto dai loro discorsi |
Paolina Maria Jaricot
"Ringrazio l'amica Annamaria che mi ha fatto scoprire attraverso la sua fede e questo scritto la grande figura di Paolina".
Siamo in Francia, è la fine del XVIII secolo. Il Paese vive una situazione economica, politica e religiosa molto delicata, la maggior parte della popolazione è stremata dalla fame causata dalla rivoluzione, si assiste all’ascesa al potere di Napoleone e alla rottura dei rapporti con la Chiesa di Roma. I cristiani francesi sono crudelmente perseguitati dagli scismatici, molti sono costretti a fuggire, altri riescono a mantenere, grazie alla protezione divina, la loro fedeltà al Papa pur restando nella propria patria.
In questo clima di insicurezza e instabilità, a Lione, l’incantevole “città della seta” attraversata dai due grossi fiumi, il Rodano e la Saona, che le attribuiscono un aspetto signorile e vivace, Giovanna Lattier dà alla luce Paolina Maria, l’ultima di sette figli. È il 22 luglio del 1799. Antonio Jaricot, proprietario di un prestigioso e redditizio setificio, freme per la gioia, da subito intuisce che questa bambina è speciale. Paolina cresce circondata dall’amore della sua famiglia, riceve un’educazione cristiana sotto la guida della mamma che incoraggia i suoi slanci di contemplazione e di preghiera. La piccola, di fatto, sin dalla più tenera età, avverte un’irrefrenabile attrazione verso il Tabernacolo: Gesù Eucaristia esercita su di lei un fascino del tutto singolare.
A partire dall’adolescenza, inizia per la signorina Jaricot una nuova fase che affievolisce e allontana da lei i più puri e santi sentimenti. L’ingenuità e il candore dell’infanzia vengono soffocati dal mondo e dalle sue subdole seduzioni. Nel suo cuore per natura passionale, si insinua lentamente il desiderio mondano di amare ed essere amata, di sentirsi corteggiata e divenire il centro di attrazione della società. Le feste animate da gente superficiale e da divertimenti frivoli, diventano il maggiore interesse di Paolina che non perde occasione per sfoggiare i suoi lussuosi vestiti. Presto, grazie alla sua bellezza ed eleganza diventa il punto di riferimento delle sue coetanee che imiteranno le sue acconciature e il suo modo di vestire.
Paradossalmente, in questo stordimento provocato dal mondo, il cuore di Paolina continua a sentire la forte attrazione per il Dio vivente, l’unico in grado di colmare il suo bisogno di amore infinito. Vive gli anni tra i 14 e i 17 in un continuo conflitto tra l’amore per Dio e il mondo. A 16 anni in seguito a una caduta Paolina si ammala gravemente, il suo corpo è scosso da frequenti crisi di nervi che le rendono goffo il movimento e le impediscono di parlare chiaramente, i medici non riescono ad alleviare le sue pene, si teme la sua morte. Mamma Giovanna sta vicino alla sua piccola dispensandole amorevoli cure, il suo cuore in pena, presto comprende che il dolore della sua dolce Paolina va oltre a quello puramente fisico, Paolina ha sete di Infinito.
Duramente provata, Giovanna viene colta da un’improvvisa febbre, decide così di offrire la sua vita per Paolina, muore nella consolazione e certezza che il Signore ha esaudito la sua richiesta. Nel momento in cui sta per spirare i suoi cari raccolti intorno al suo letto la sentono sussurrare: “Grazie mio Dio! Paolina sarà tutta tua!”. (Continua)
A cura di Paola Quaglia
"Testimoni di Luce" (Rm 13,8-14) |
La carità, riassunto della legge
8]Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.
[9] Infatti il precetto:
Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole:
Amerai il prossimo tuo come te stesso. [10] L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.
Il cristiano è il figlio della luce
[11] Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.
[12] La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
[13] Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.
[14] Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.
Paolo non fa distinzione tra i vari comandamenti, ma come Gesù mette al centro quello che riassume tutti gli altri: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
L’amore del prossimo infatti è l’unico criterio che noi abbiamo nel Nuovo Testamento per sapere se amiamo Dio; anzi, per sapere se amiamo i fratelli come sa amarci Dio.
Il cristiano deve considerarsi, durante tutta la vita, debitore nell’amore verso gli altri. L’amore non è una semplice messa in pratica dei comandamenti: un individuo, infatti,può osservare scrupolosamente tutti i comandamenti, ma non per questo ama. Infatti, una legge proibisce un’azione cattiva, l’amore inv
ece è positivo, creativo e dinamico. Dobbiamo imparare ad amare come Cristo che è morto sulla croce per noi. L’amore è comunione: chi ama entra in comunione con l’altro così come Dio è entrato in comunione con noi quando eravamo ancora nemici suoi.
L’amore è il vero dinamismo della storia perché realizza il progetto di Dio sulla terra cioè l’unità di tutti in Lui. Paolo dice che se non stiamo allerta rischiamo di adeguarci alla mentalità del mondo. Il cristiano che vive nella “notte” deve lottare per mantenere viva la fede, occorre destarsi e rivestirsi delle armi del Signore per poter vivere secondo Cristo.
Dobbiamo essere tesi verso la realizzazione del Regno di Dio e ci è richiesta fedeltà in questa lotta (cfr. Ef. 6, 13-17). Ciò che dà senso alla nostra vita non è il passato ma il futuro, il punto di arrivo della nostra esistenza: la salvezza; il punto di arrivo è la luce in fondo al tunnel: è Cristo risorto che ci attende. Occorre vivere il nostro Battesimo, essere fedeli a quelle promesse. Ciò è possibile se viviamo in pienezza il presente: da qui il richiamo a comportarci come coloro che vanno verso il giorno che è il momento dell’incontro con il Signore. Come possiamo evitare ciò che è negativo, ciò che è tenebra: realizzando ciò che è positivo. Il credente è chiamato ad essere testimone di luce perché Cristo ci ha fatto così: siamo figli dell’amore, del bene, del Padre.
Gabriella Francescutti
Gli amici della filo-Sophia |
Breve introduzione
"Può il nostro ragionamento elevarsi fino a Dio?". Questa domanda, che trova spazio anche all'interno di La Verità vi farà liberi,
ha radici antiche quanto il Libro della Sapienza
ed è stata sondata dai pensatori di molti secoli e lo è ancora oggi. Questa piccola rubrica vuole essere un tentativo di dare spazio al pensiero di uomini eccezionali che, con la sola forza della loro ragione e con la fede quale sostenitrice della loro ricerca, hanno tentato di sondare il Mistero e la Verità più grandi”.
“Dio... può essere conosciuto con certezza col lume naturale dell'umana ragione a partire dalle cose create".
Eppure quello in cui viviamo è un tempo in cui difficilmente si solleva lo sguardo da noi stessi per volgerlo verso l'Altro, un Altro che viene sempre più spesso negato, l'Altro a cui molti rimangono indifferenti.
La nostra età è stata segnata sia dalla convinzione relativistica che pone l’”uomo misura di tutte le cose", per cui saremmo noi soli a dare valore a tutto ciò che esiste divenendone creatori di verità, sia dall'affermazione del nichilismo più estremo che esclama: "Dio è morto!", non ha senso credere in Lui e nella sua esistenza. Perché di questo si tratta: o Dio esiste o non esiste.
Allora perché vale la pena credere che esista? Questa domanda è la stessa con cui Blaise Pascal (1616-1670 fisico, filosofo e teologo) si trova a fare i conti nel suo tempo, offuscato dall'indifferenza di tanti uomini per la ricerca della Verità. La sua ricerca su come accedere quella verso Dio ha come principio la nostra fine, quell'inevitabile e certo destino che è stato chiamato "la grande livellatrice", cioè la morte. Questa è “la fine che attende la vita più bella del mondo".
Cosa può dare speranza davanti a questa evidente impotenza dell'uomo sul suo destino finale? Una scommessa, risponde Pascal, o meglio, la Scommessa che Dio esiste! Perché, infatti, vale la pena azzardare e puntare sulla Sua esistenza? Perché, come dicevo prima, due sono le scelte che possiamo fare: o credere o non credere.
Vediamo, allora, di capire quale sia la più ragionevole e conveniente delle due, da quale di queste possibilità possiamo guadagnare di più. Risponde Pascal: "...qui c'è un'infinità di vita (la vita eterna dopo la morte) infinitamente felice da guadagnare ... dovunque vi sia l'infinito ... non c'è da tergiversare, bisogna dare tutto". Non vi vengono in mente quelle parole di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, "non abbiate paura spalancate le porte a Cristo ... se apriamo il nostro cuore e facciamo entrare Gesù, non ci rimettiamo nulla se non nell'ottica del potere ... Chi accoglie Cristo non perde niente e guadagna un'infinità"?
A me sì.
Infatti, come, più di quattro secoli fa, il nostro amico pensatore scriveva: "Ti dico che ci guadagnerai in questa vita e ad ogni passo che farai in questo cammino, vedrai tanta certezza di guadagno e tanta nullità in quello che rischi (i piccoli deserti dell'animo), che alla fine ti renderai conto di aver scommesso su una cosa certa, infinita, per la quale non hai dato nulla".
Concluderei con la
preghiera del filosofo, così la chiama Reale, mio docente di filosofia antica, scritta da Platone, pensate, nel V° sec a. C. in un suo dialogo intitolato
Fedro.
"...Concedetemi di diventare bello di dentro, e che tutte le cose che ho di fuori siano in accordo con quelle che ho dentro. Che io possa considerare ricco il sapiente e che io possa avere una quantità di oro (bellezza interiore, fede) quale nessun altro ... se non il temperante...".
Amen.
Valentina Caleca
Durante le vacanze estive mi reco spesso a far compagnia agli ospiti detta
Casa di Riposo A. Manzoni. Il silenzio e l'accoglienza del posto mi fanno sentir bene, sono li i miei amici e loro mi hanno ispirato questi versi che vorrei dedicare a tutti i
Giusti.
"Son là tutti ...in fila,
sala pranzo o ...giardino.
Teneri o aggressivi, sonnolenti o partecipi
son finalmente ...nel giusto.
Prigionieri e ...pur liberi
son tutto quello che avrebbero
voluto essere.
Dolce oblio della mente che solitaria vaga."
Ai miei amici
da Tany Donatiello