camminare insieme Ottobre 2005   

Comunità di S. Leonardo Murialdo, sii te stessa


Anni 1940: anni difficili, anni di guerra e di grande povertà.

Padre Giacomo Velo e padre Silvio Sambugaro lavoravano in silenzio, quasi in punta di piedi, lontano dai riflettori della cronaca, in una realtà di grande disagio.
Il primo colloquio con il Card. Schuster dei 2 religiosi: “Io penso, disse, di mandarvi in un posto dove non c’è “nè loco né foco” cioè né chiesa né casa canonica”. E padre Velo rispose: “Eminenza, la provvidenza ci sarà anche per noi!”.

Fu allora che il cardinal Schuster prese a benvolerci al punto che in questa periferia della Milano Sud-Ovest ben 5 famiglie religiose trovarono accoglienza.
Tra la Cascina Corba dei Bozzi e il Palazzolo dei Borasio, i 2 religiosi giuseppini trovarono la prima accogliente sistemazione. Iniziarono le prime celebrazioni fra le case popolari di via Segneri 3 e poi nella chiesa capannone di via Inganni.
Tempi di drammi per i bombardamenti proprio in zona Inganni. Ma non mancò la presenza consolante del Cardinale ad incoraggiare la nuova comunità parrocchiale dedicata al martire San Sebastiano extra moenia, fuori le mura.
Alla prima Cresima sotto il grande capannone, il Cardinale fece la domanda: “chi sa dirmi cos’è la grazia di Dio?” si alzò una mano fra quel nuvolo di ragazzi: “la polenta”. In Lorenteggio allora: una polenta era davvero… grazia di Dio!

Il 3 dicembre 1955 finalmente la popolazione ebbe la sua nuova Chiesa benedetta dal Vescovo Giovanni Battista Montini.

1955 - 2005: 50 anni di vita religiosa intensa. In vista dei festeggiamenti con la presenza del nostro amato pastore Card. Dionigi Tettamanzi, vogliamo ricordare volti, fatti e avvenimenti che hanno caratterizzato la storia della nostra ancor giovane comunità cristiana ora dedicata a S. Leonardo Murialdo, fondatore della famiglia Giuseppina. Non si tratta di nostalgia fine a se stessa, di un “amarcord” inutile per ricordare 50 anni; vorrei invece che fosse una testimonianza di come la nostra comunità sia ancora ricca di fede e di carità. Vorrei leggere la storia attraverso una serie di fatti lontani e vicini; i difficili e poveri inizi quando con umiltà i primi giuseppini andavano con tanti ragazzi a raccogliere vetri e carta straccia e i capifamiglia della nuova parrocchia si impegnavano nella prima domenica del mese a versare la somma di 5 lire per le prime pietre del tempio. E poi la fatica di crescere come comunità, l’opera silenziosa e efficace dei primi confratelli e di tanti generosi laici, l’inaugurazione del tempio, la costruzione poco prima della grande scuola elementare, e poi negli anni successivi l’edificio parrocchiale con gli uffici, le aule della catechesi, l’oratorio e l’abitazione della comunità religiosa. E ora l’abbellimento della facciata e del sagrato, la nuova cappella dedicata alla Santa Gianna Beretta Molla di via Gonin. Potrei continuare, ma preferisco dire: Grazie Signore per questa Chiesa, per l’opera generosa di tanti fratelli laici e generosi che hanno posto un seme forte di fede e di presenza, delineando nuovi tempi.

Vorremmo porre un segno in questo anniversario, ma preferisco farti un augurio, cara Comunità di S. Leonardo Murialdo: riscopri le tue origini, ravviva le tue radici, torna a vivere dei valori che hanno resa bella la tua breve storia.
Ricostruisci la tua unità pastorale, non inorgoglirti per le conquiste raggiunte e non deprimerti per la crisi sociale e morale che ti sta travagliando. L’amore di Cristo ti sproni, il Suo spirito ti sostenga. La passione per l’uomo ti riempia il cuore di speranza e di responsabilità. La Vergine di cui ti sei gloriata del suo Cuore Immacolato e il Murialdo ti aiuti a crescere nella fede, a renderti più credente e credibile.

Don Guglielmo Cestonaro
parroco


La Cappella dedicata alla
Santa Gianna Beretta Molla

La Cappella avrà, posizionata sulla parete laterale sinistra, una icona-raffigurazione che riporterà anche le parole scritte sul retro della medaglia di beatificazione: “Donna meravigliosa amante della vita, sposa, madre, medico professionista esemplare offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita”.
I fuochi liturgici, Sede, Ambone, e Mensa sono posti al centro rispetto all'assemblea poiché l'Eucaristia è un banchetto pasquale nel quale il Cristo ci invita a sederci intorno alla mensa. Cristo è anche al centro della vita di ogni cristiano. Tramite un controsoffitto in policarbonato opalino e alle lampade fluorescenti poste all'interno della travatura, il soffitto risulterà luminoso.

Grazie a questo sarà possibile percepire i cieli aperti, l'apertura verso l'alto, segno del paradiso nel quale l'assemblea in preghiera ha il suo forte richiamo. La pavimentazione realizzata è in piastrelle ceramiche di bicolore: verde intenso verso il centro che ricorda le parole del Salmo 23 "su pascoli erbosi mi fai riposare"; beige terra/sabbia all'esterno che rappresenta il deserto simboleggiante la lontananza da Dio. Sulla parete frontale, sopra la sede, sarà posizionato un trittico di icone rappresentanti la Crocifissione, Cristo e la Tomba vuota. Sulla stessa parete, a destra, verrà recuperato il tabernacolo esistente realizzato con vetro cattedrali che verrà retroilluminato.

Il 13 novembre verrà ufficialmente inaugurata dal Card. Dionigi Tettamanzi. Sarà Festa Grande!

Arch. Paolo Ricco




Un solo Dio Padre di tutti
(Ef 4,1-6)

 



Appello all'unità
[1] Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, [2] con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, [3] cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. [4] Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; [5]un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. [6]Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.



Paolo, dalla sua prigionia, ha presente la comunità e le difficoltà che essa può incontrare nella vita di ogni giorno per essere coerente; da qui l’invito a camminare (comportarvi) in modo degno, cioè che rispecchi la vocazione che essi hanno ricevuto. La vocazione è il dono di Dio che ci chiama ad un compito ben preciso che non dipende da noi, né dalle nostre capacità.
Paolo non si limita a dire: siate degni della vostra vocazione, ma dice anche come operare, secondo due indirizzi ben precisi: l’unità e gli atteggiamenti che conducono all’unità della stessa comunità.
Dalla pazienza e dal reciproco accettarsi si ottiene un cammino il cui frutto è l’unità dello spirito nel vincolo della pace.

Il termine pace in questo contesto è ricco di contenuto: pace con Dio, pace di Cristo, pace che è dono dello Spirito. È un richiamo all’impegno e alla responsabilità nella stessa comunità. Dio ci chiama, dal profondo di noi stessi ad aderire allo Spirito che realizza l’unità.
Questo richiamo all’unità si giustifica perché uno solo è il corpo di Cristo che si accresce e si prolunga nella Chiesa. E unico è il Battesimo, unica è la fede che sanciscono l’appartenenza alla Chiesa.

Ecco allora che lo Spirito, quello stesso Spirito che resuscitò Cristo Gesù, è in grado di suscitare nei credenti il desiderio di unità. Quello stesso Spirito che suscita la speranza: la tensione cioè alla meta finale, al Cristo glorioso. Ma è il versetto 6 la conclusione più forte che sottolinea la comune paternità di Dio: Dio è padre per tutti.

La cosa più difficile a volte, nelle nostre comunità è saper vedere il volto di Dio nell’altro anche quando ci fa soffrire, ma Dio è Padre per tutti.

Gabriella Francescutti





Taizè a Milano



Dal 19 settembre 2005 al 20 gennaio 2006,
dalle 13 alle 14 (tutti i giorni, domenica esclusa),
La Basilica di S. Ambrogio ospiterà la
Preghiera della Comunità di Taizé
in preparazione all'Incontro Europeo dei Giovani
che si svolgerà nella nostra Città
dal 28 dicembre al 1 gennaio prossimi.
La preghiera è aperta a tutti!





    


Anche quest'anno un gruppo della nostra parrocchia
- 14 persone -
ha partecipato agli Esercizi Spirituali
all'Eremo di Montecastello - Tignale sul Garda -
Il tema?
I SALMI
ecco alcune riflessioni




Agosto 2005: Esercizi Spirituali a Montecastello


Ero stato profondamente colpito dal racconto delle esperienze di coloro che all’Eremo di Montecastello avevano avuto la possibilità di partecipare negli anni precedenti alla settimana di Esercizi Spirituali e francamente addolorato, per non aver ancora avuto il coraggio di affrontare anche io questo cammino verso il Signore.
Decisi quindi di affrontare le mie paure che, grazie alla energia, alla vitalità e al sostegno che le preghiere e la meditazione mi hanno fornito per affrontare le diverse difficoltà della nostra vita quotidiana, oggi ritengo infondate, permettendomi anche di affievolire dubbi e insicurezze che portavo con me stesso, in questo particolare periodo della mia esistenza, sulla reale fecondità e veridicità della mia fede.
Ho avuto la fortuna di conoscere persone speciali, dimorare in un ambiente molto sereno e stimolante (quante belle e silenziose camminate), oltre alla opportunità di poter ascoltare interventi dei vari partecipanti agli esercizi, che hanno costituito lo spunto per successive meditazioni e riflessioni personali.
Sono contento di aver esplorato un mondo per me nuovo, ma così ricco, fecondo e lieto, in cui forse per la prima volta con il cuore aperto e sincero, abbiamo cominciato a conoscerci reciprocamente in profondità e con affetto, io che credevo di essere prima di allora un discreto cristiano e il buon Dio, che invece era in fraterna attesa di un mio piccolo ma eloquente passo verso di Lui.
E' stato l'inizio di un rapporto estremamente felice, che, sorto spontaneamente, continua a crescere dentro di me ogni giorno, nonostante i miei limiti e difetti e che, nonostante il ritmo di vita frenetico, ha costituito la base di un costante processo di cambiamento e di rinnovamento, nella preghiera e nella carità.
Forse non giungerò mai a una risposta assoluta e certa rispetto alle mie tensioni emotive interiori, alle inquietudini e pene personali, ma da questa "luminosa" esperienza, ritengo di aver acquisito una maggiore conoscenza, entusiasmo e capacità di preghiera, diventata così una delle mie ragioni di vita.
Soprattutto, ho riscoperto la pienezza e la felicità nell’ascoltare e aiutare di più gli altri rispetto alle mie esigenze e a me stesso.
L'amore del Signore è infinito. Chiunque entri in contatto con Lui e con i Suoi insegnamenti potrà nutrirsi del Suo amore nella preghiera, in assoluto una delle più belle esperienze dell'uomo.

Filippo Paini





“O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza” (Sal 8,2)
Ho imparato a pregare con i salmi; nella meditazione di ogni giorno, ho scoperto che questa preghiera, ti fa entrare in intimo rapporto di familiarità e fiducia col Signore; significa conversare con lui, esporgli i propri crucci e speranze, accoglierlo come confidente in ogni scelta. Nei giorni trascorsi a Montecastello meditando nel grande silenzio i salmi che don Dino ci proponeva per la preghiera, sono arrivata alla conclusione, che ognuno di noi è chiamato a scegliere cosa fare della propria vita, quale via vuole percorrere e a quale traguardo vuole arrivare. Due sono le vie: una è quella del “nulla o dell’empio”; fatta solo dall’apparenza e illusioni; l’altra è la via del “giusto” quella di Gesù il solo giusto, a volte difficile da percorrere, ma è la sola via che ci porta alla verità e alla vita vera. Come Gesù che è “via, verità e vita” anche noi cercando di assomigliargli sempre di più dobbiamo diventare, strada, via, da far percorrere, annunciatori della verità, dono di vita. “Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine” (Sal 119).

Maria Grazia Costa




FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO

La testimonianza di un matrimonio rinato

“È possibile amare, perdonare, cambiare l’indifferenza in gioia”

Una testimonianza edificante che ho ascoltato e che tento di riportare nella speranza di far riconoscere l’amore tra coniugi che faticano ad amarsi.

“A 33 anni mi sono sposato, abbiamo avuto due figlie. Eravamo proprio una famiglia per bene e avevo ricominciato a frequentare la Santa Messa, quando potevo.
Ma la bella facciata nascondeva una profonda indifferenza coniugale.
Il matrimonio dopo pochi anni, non aveva più nulla da dire: io affamato per la carriera, mia moglie per la conduzione della casa. Potevamo arrivare alla separazione senza rendercene conto. Dove erano andate a finire le belle parole e promesse di quel sì, pieno di sole? Che senso aveva più il “per sempre”? Nel culmine della crisi matrimoniale, Dio ha provveduto con amore e rispetto della libertà, di mia moglie e mia; a 40 anni, un annuncio mi arriva dalla Chiesa durante una Messa.
Una coppia di sposi, raccontando una loro esperienza di vissuto quotidiano, con grande gioia e convinzione dicono di aver scoperto nella difficoltà l’amore di Dio.
Dio mi ama così come sono, nella situazione in cui sono, mi dona suo Figlio che ha dato la vita per me.
È possibile con Gesù amore, perdonare, cambiare la noia e l’indifferenza in gioia. La morte, l’angoscia esistenziale per le paure del domani, è stata vinta nella morte e risurrezione di Gesù, “come è possibile” mi chiedo. Vieni e vedi.
Con mia moglie abbiamo ritrovato la Chiesa, la Madre, i Sacramenti, la Bibbia, la Preghiera.
Il matrimonio è rifiorito, l’egoismo, sempre duro da vincere, qualche volta è sconfitto.
Nel perdono e nell’amore ci si apre alla vita, nascono altri tre figli; l’ultimo annunziato con grande gioia non viene al mondo, torna nella luce. Rifiorisce anche l’amore per la Chiesa”

A cura di CiGi


Martedì della Parola di Dio


Lectio Divina sulle lettere di Paolo:
Filippesi, Efesini, Colssesi, Filemone

Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.

La nostra comunità parrocchiale anche quest'anno desidera mettersi in ascolto del Maestro.

COME?
Con la lettura meditata delle Lettere di Paolo
ai Filippesi, Efesini, Colossesi e Filemone,
tentando di riscoprire il metodo della Lectio Divina.
Concretamente:
  1. Lettura e presentazione della Parola
  2. Momento di silenzio per interiorizzare la Parola
  3. Breve scambio delle riflessioni personali
DOVE?  In sala Papa Giovanni XXIII

QUANDO? I Martedì dalle 21.00 alle 22.30, secondo il seguente calendario:

2005  Ottobre:    4-11-18-25 
         Novembre: 8-15-22-29
         Dicembre:  6-13-20

2006   Gennaio:   17-24-31
          Febbraio:  7-14-21-28
 

 


12 diaconi permanenti per la Diocesi di Milano

Il 2 ottobre 2005 verranno ordinati nella Basilica di S. Ambrogio dodici diaconi permanenti.
La figura del diacono permanente nella diocesi di Milano è apparsa in data 7 dicembre 1987 per volontà dell'Arcivescovo Martini. Durante il pontificale in S. Ambrogio, cinque uomini sposati, sono stati ammessi tra i candidati al diaconato permanente. Si può già intuire che il diacono non è ordinato in vista del sacerdozio, ma per il servizio del Vescovo.

Il diacono è colui che si pone nella comunità a servizio del prossimo, in modo autorevole e ufficialmente riconosciuto.

Il diacono riceve il primo grado del sacramento dell'Ordine che lo ammette tra i membri del clero, ha una propria veste liturgica, sull'altare ha un suo posto, ha il compito di proclamare il Vangelo e di tenere l'omelia, ha l'obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell'intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti.

Il compito principale del diacono è quello di servire gratuitamente nei tre ambiti:

  1. servizio liturgico
  2. servizio della parola
  3. servizio della carità

Può essere ordinato diacono permanente un celibe oppure un cristiano sposato previa adeguata preparazione, che di norma ha la durata di sei anni (1 anno di discernimento, 2 anni aspirante diacono, 3 anni candidato diacono).
Nella nostra Diocesi sono già stati ordinati 68 diaconi permanenti ai quali si aggiungeranno i dodici nuovi.
Il diacono permanente svolge, nel nome del Signore Gesù, il suo servizio nell'ambito della Chiesa.

Oreste Vacca


PENSANDO AD ANNA

Il 6 settembre Anna Munari Roberto, 84 anni, è entrata nella Gerusalemme celeste.
I ricordi che mi legano a Anna sono tanti e belli:
mi fanno ritornare agli inizi, all’entusiasmo delle cose nuove.

Erano gli anni ’84-’85 e da poco era rinato il Gruppo Sportivo Murialdina, di cui la figlia di Anna, Enrica era la segretaria. Nonna Anna accompagnava i suoi nipotini Antonio e Maria Gabriella in Oratorio e, rilevando la necessità, del gruppo sportivo - che era arrivato ad avere 6 squadre di calcio - di avere una persona per tenere in ordine l’abbigliamento, si era offerta per tale servizio. Ricordando questo fatto don Pietro in una parte del testo da lui inviato e poi letto durante il funerale, così scrive: “(…) alla Murialdina Anna ha donato tantissimo tempo con cuore, costanza e fedeltà: chissà quante migliaia sono state le magliette, i pantaloncini e calzettoni dei giocatori che ha lavato e ordinato, anche in momenti in cui la sua salute era seriamente compromessa”.

E don Sandro in una sms scrive: “Prego per Anna e l’affido al Padre che le faccia trovare milioni di magliette candide indossate dagli angeli”.
Anna non è stata solo alla Murialdina, ma ha partecipato a tante iniziative parrocchiali, soprattutto a favore dei piccoli: è stata cuoca ad alcuni campi estivi e per molti anni ha preparato la sala e il pranzo per i bambini dell’Oratorio Estivo. La fedeltà alla S. Messa ed alla preghiera aveva alimentato in lei una spiritualità che si esprimeva anche nel servizio gratuito e silenzioso, sullo stile di S. Leonardo Murialdo che invita a “fare e tacere”.

Siamo particolarmente vicini a Enrica, Maria Gabriella e Antonio: a distanza di pochi giorni hanno dato un saluto pasquale anche a Gianni, caro marito e papà.

Concetta Ruta


La Chitarra






Tiziano Bertrand, 17 anni. Un giovane cresciuto tra noi.
Ha frequentato il catechismo e l’oratorio estivo quando don Paolo Novero era a Milano.
Così ricorda il suo amico








La chitarra giace inerme sul bianco lino dell'altare
sussurra debolmente ai singhiozzi dei cuori infranti
il tuo nome Paolo.
La sua voce non abbraccia più la tua
e non c'è più accordo che come un raggio di sole rischiari lo spirito.
Quante vite addolcite dall'incantesimo del tuo amore!
Un umile pulpito era un trono che commosso ascoltava
mentre Dio ti guardava e con sorrisi intrecciati di beatitudine
lambiva il tuo cuore
O brioso giullare che cantavi storie vere!
Sento voci spezzate e vite prigioniere di abissali perché
mentre nelle nubi del mio passato vedo un fanciullo che ti parla
E pur immerso nello sconforto so chi ora sei:
il più allegro angelo del Signore
II mio soave amico che mi sta cantando di vivere!

Tiziano Bertrand


Il Milano X all’Eurojam



Premessa

Il Jamboree è una esperienza fantastica! Si tratta di un incontro tra gli scout di diversi Paesi che si conoscono, si scambiano esperienze e fanno attività insieme.
Quest’anno si è svolto per la prima volta a carattere europeo e per questo si è chiamato Eurojam. A rappresentare l’Italia c’erano diverse squadriglie, selezionate in base a difficili e terribili prove di abilità e di coraggio, tra le quali le mitiche squadriglie delle delfine e delle koala del nostro Milano x.
Siamo quindi partiti alla volta di hylands un gigantesco parco ad una cinquantina di Km da Londra, per tenere alto il nome dell’Italia. Quello che vi proponiamo è il racconto di cosa ci è successo in questa avventura.



Siamo partiti venerdì 29 luglio alla volta di hylands, così con zaini borse e chitarre ci siamo imbarcati in un aereo. Dopo un’ora da brivido, sospesi nel vuoto, siamo atterrati sani e salvi all’aeroporto di Londra, dove siamo stati accolti dalla capo contingente, che ci ha allegramente caricati su un pullman diretto al parco. Davanti ai nostri occhi si è presentato un paesaggio incantevole: immensi prati verdi, cespugli di fiori e una “modestissima” villa con tanto di fossato intorno.
All’Eurojam abbiamo svolto varie attività. Tutte le mattine ci svegliavamo verso le 6,30 e alle 9,00 iniziavano gli Euroville che erano stand nei quali ogni paese parlava delle proprie usanze e insegnava qualcosa. Per esempio, la Germania costruiva agendine con il cartone, la Finlandia realizzava bamboline con le cannucce, la Croazia faceva assaggiare frittelle dolci, mentre l’Italia insegnava a ballare la tarantella. Al pomeriggio, si svolgevano i global villane che erano degli stand dove ci si poteva far truccare, tingere i capelli, farsi tatuare oppure assistere ad uno spettacolo del circo. Oltre alle attività al campo abbiamo fatto anche due uscite. La prima si è svolta al Giwell Park, dove, nel mezzo, tra splendide piante e fiori, si ergeva l'imponente statua di Lord Baden Powellil nostro fondatore.

Una delle attività più belle svolte qui è stata il percorso nel fango, alla fine del quale ci siamo trovati tutti gocciolanti e puzzolenti. Subito dopo, siamo andati in piscina, cercando di assumere un aspetto più umano e un odore più gradevole. Non essendo riusciti nell'impresa, siamo rientrati nel campo e, dopo aver fatto la doccia, abbiamo cenato con una rivoltante zuppa di cipolle. Stanchissimi e ancora maleodoranti, ci siamo avviati verso i nostri giacigli, dove le braccia di Orfeo ci hanno prontamente accolti.

(continua)

Camilla Moneta e Sara Borin del gruppo scout Milano X


Oratorio Estivo




I magnifici 55 ragazzi iscritti nella seconda fase dell’Oratorio Estivo


È calato il sipario anche sulla seconda fase dell’Oratorio Estivo svoltosi dall'1 all’11 settembre e, se devo esprimere un’opinione riguardo questa esperienza, mi trovo in difficoltà perché non è facile descrivere a parole tutte le emozioni vissute insieme ai bambini. Impegno a mille, certo, ma quando ti passa accanto un bimbo con il suo bel sorriso o quando genitori che non ti conoscono ti affidano i loro bimbi con fiducia e serenità, la stanchezza svanisce e ti senti pronta per affrontare una nuova giornata. Ti danno davvero tanto questi bambini, buoni o super vivaci che siano: loro sì che sanno mettere in pratica la parola fratellanza: quando sono insieme nulla li differenzia. A tutti loro auguro di cuore un buon anno scolastico e mi raccomando… alla prossima estate!

Paola Siconolfi








Il 6 settembre siamo andati al Parco delle Cornelle con l’Oratorio Estivo. La mattinata è iniziata con una preghiera; dopo circa un’ora e mezza di viaggio siamo arrivati. Abbiamo iniziato a vedere pappagalli, tartarughe, cervi e scimmie. Mi ha stupito vedere come sono agili le scimmie dentro le gabbie. Dopo mangiato abbiamo avuto un momento di libertà per andare al bar o a comprare qualche regalino. Poi, abbiamo continuato il giro del Parco e abbiamo visto: elefanti, coccodrilli, tigri, orsi, leoni, serpenti, pellicani questi ultimi mi hanno colpito con il grosso becco. Alla fine di questo giro siamo andati su alcune giostre e alcuni bambini hanno fatto il giro del parco con il trenino. Dopo il lungo viaggio di ritorno e aver fatto merenda in oratorio si è conclusa questa bellissima giornata.

Andrea Cerutti


Tre giorni da "urlo"! ! !






Già, proprio uno scherzo..."da preti"! Non riesco ancora a crederci, ci siamo cascati tutti quanti! Tutti noi ragazzi, chi più chi meno impauriti, siamo scappati a gambe levate verso il bicchiere di camomilla preparato da Mariangela, quella sera. Beh, mi sembra piuttosto comprensibile dopo aver visto quella mano insanguinata spuntare dalla staccionata del misterioso secondo piano, dove la luce si accendeva miracolosamente da sola tutte le sere e dove gli educatori Francesco ed Elisa dicevano di aver avvertito - l'unica volta che c'erano saliti - una strana puzza di putrido, come se ci fosse un cadavere. Era inquietante anche l'ultima delle regole della casa: era assolutamente vietato l'accesso al terzo piano; Francesco ci aveva spiegato anche il motivo: il proprietario della casa gli aveva raccontato che alcuni anni fa erano morte alcune persone colpite da un batterio presente proprio in quel piano, che tra l'altro, mostrava delle finestre alquanto sospette, dato che si intravedevano impronte di mani e sul davanzale erano stati posizionati dei lumini rossi. Alla loro vista io e le mie amiche ci convincemmo - prese dal panico - che i simboli satanici incisi sulla porta dell'edifìcio abbandonato accanto alla nostra casa, erano stati fatti da un satanico, che probabilmente aveva organizzato tempo fa un rito evocativo con ceri rossi, al terzo piano della nostra abitazione e doveva essere sicuramente ancora in circolazione.

Questa era la casa maledetta, in mezzo al bosco di Asso, un paesino vicino a Lecco, dove dal 2 al 4 settembre 2005, il gruppo dei ragazzi di seconda e terza media, accompagnati dagli educatori Mariangela, Francesco, Elisa e don Samuele, hanno trascorso tre giorni immersi nella natura, in piacevole compagnia. Infatti, oltre a tremare di paura nelle nostre tende sul prato - resistenti come la capanna di paglia dei tre porcellini e in cui passavamo le notti in bianco per il terrore - durante la giornata, eravamo impegnati in pulizie varie (bagni, stoviglie, pavimenti) in cui tiravamo fuori il nostro " spirito casalingo". Altri momenti erano di relax: o sotto le viti, spiluccando di tanto in tanto qualche chicco d'uva americana, oppure giù al fiume a chiacchierare con i piedi a mollo. Gran parte del pomeriggio veniva dedicato anche alla riflessione sulla religione e sulle parole del Vangelo, durante i quali ognuno esprimeva i propri dubbi e pensieri al riguardo. Altre occasioni divertenti e originali per conoscerci meglio sono state la gara di cucina sul focolare, la messa sul prato e le canzoni intorno al fuoco di sera. Tornati a casa, tutti eravamo soddisfatti di aver condiviso tre giorni in allegria.

Dopo lo scherzo abbiamo capito che: la luce al secondo piano che si accendeva da sola era solo un timer della vigilanza. La mano insanguinata era semplicemente un guanto rosso posizionato da Francesco. Le impronte delle mani sui vetri erano pura suggestione. I lumini rossi saranno stati probabilmente messi per la morte del papa. Il terzo piano era semplicemente inagibile, senza alcun batterio, e per quanto riguarda i simboli satanici... Beh, di quelli se ne vedono un po' da tutte le parti. Direi però che come scherzo ha funzionato davvero alla grande!

Elisa Monti












Agosto 2005

Giornata

Mondiale

della

Gioventù





8 settembre: natività di Maria
Pellegrinaggio parrochiale a Caravaggio






Nel primo pomeriggio, come da programma, siamo partiti dal piazzale della Chiesa: pullman pieno, giornata splendida nonostante le previsioni meteorologiche negative.
Dopo un tragitto perfetto, siamo arrivati a Caravaggio, uno dei Santuari più famosi della Lombardia, dove la Madonna apparve 600 anni fa ad un’umile contadina, emblema delle donne lavoratrici affaticate anche dei nostri tempi.

Arrivati al Santuario, abbiamo incontrato i ragazzi del nostro oratorio con don Samuele che erano lì dalla mattina e tutti insieme abbiamo fatto la processione con il S. Rosario guidato da don Guglielmo. È seguita la Santa Messa nel Santuario e poi l’intensa preghiera di tutti noi sul luogo dell’apparizione invocando la Madonna sia perché susciti nuove vocazioni sia per la vera conversione dei nostri cuori affinchè possiamo dare un esempio di fede autentica e di vita cristiana ai nostri giovani. Abbiamo anche pregato per tutti coloro che si trovano in situazioni di sofferenza.

Sul tardi, dopo la foto di gruppo, c’è stato un momento di piacevole convivio grazie alla gentilezza di suor Abrosina, Rosa e altre persone che ci hanno deliziati con torte e dolcetti squisiti. A loro i nostri ringraziamenti. È stato bello capire come anche in un pellegrinaggio di poche ore, ci si possa arricchire di tanta spiritualità e gioia.

Grazie a don Guglielmo. Spero che ne riesca organizzare ancora di pomeriggi così!

Bruna Toni


Carissima Suor Bertilla




Suor Bertilla e la comunità delle Apostole del Sacro Cuore
di via Cascina Corba in un momento di festa con i piccoli

Non possiamo negare che abbiamo appreso con molta tristezza l'annuncio del tuo trasferimento nello Stato del Benin.
Tutti ti abbiamo conosciuto, ammirando la tua caritatevole sensibilità nell'operosa assistenza spirituale e materiale a favore dei malati, dei poveri e degli emarginati della nostra parrocchia.

Abbiamo tutti apprezzato, nel corso delle nostre riunioni, i tuoi suggerimenti e i tuoi consigli per la soluzione di tanti problemi di carattere assistenziale che si sono presentati. E soprattutto abbiamo apprezzato la concretezza delle tue proposte, che ponevano in relazione le singole realtà di disagio con l'effettiva disponibilità operativa del nostro gruppo e con le provvidenze offerte dalle norme di legge in materia assistenziale e di cui hai dimostrato di avere una profonda conoscenza.

Ti ringraziamo per i momenti di preghiera da te animati all'inizio delle nostre riunioni e che ci hanno molto aiutato spiritualmente nell'approfondire il senso della nostra attività.
In una di quelle occasioni, ti sei rivolta al Signore pregando: "Aiutaci, o Signore, a scorgere il tuo progetto sulla nostra vita e donaci la forza di accettarlo fino in fondo."
Pensiamo che il Signore abbia ascoltato quella tua preghiera, perché hai accolto con grande entusiasmo il progetto del Signore su di te non solo con la scelta della vita consacrata, ma anche accettando con gioia l'invito che ti è stato proposto dalla tua Madre Superiora a trasferirti nello Stato del Benin.

Non è semplice, infatti, accettare di andare a compiere la propria missione in uno Stato africano, così diverso dal nostro per tradizioni, cultura e per il suo estremo grado di miseria.
Questa tua gioiosa e amorevole accoglienza ad accettare il progetto di Dio nella tua vita ci rende meno tristi, anche se desideriamo in cuor nostro che la tua partenza avvenga il più tardi possibile o che - forse con eccessivo ottimismo - il progetto del tuo trasferimento venga del tutto abbandonato.

Vogliamo concludere questo nostro saluto attualizzando una frase del Vangelo di Matteo (5,16): Suor Bertilla, “risplenda la tua luce davanti a tutti, perché vedano le tue opere buone e diano gloria al nostro Padre che è nei cieli".

Grazie Suor Bertilla!

Gli amici della S. Vincenzo


La Targa che ricorda Padre Paolo Novero nell’Ospedale di Bissau

Il 2 Agosto un gruppo di volontari italiani e alcuni missionari Giuseppini di Bula e di Bissau hanno inaugurato, nell'ospedale "Comunità di Sant'Egidio" a Bissau, la targa in ricordo di Padre Paolo Novero.

L'incontro con il Dottor Fabio Riccardi responsabile dell’Ospedale, le sue interessanti informazioni sul programma, sulle difficoltà di conduzione, sulle grandi soddisfazioni raccolte hanno lasciato in tutti i partecipanti una impressione molto positiva. Padre Paolo Novero continua ad essere al fianco dei giovani, per accompagnarli nella loro ricerca di verità ma è anche vicino a tutti i bambini sofferenti che varcano la soglia di quell'ospedale.

Sono alcuni stralci di una lettera che d. Franco Pedussia ha scritto al ritorno dalla Guinea Bissau. La trovate nel sito internet- www.paonovero.it - Anche la nostra comunità ha partecipato a questa iniziativa indirizzando le offerte (5000 euro) della Quaresima di Fraternità 2005 in ricordo di don Paolo.

A cura della Redazione


Una bella esperienza estiva



Quest’estate noi ragazzi dei gruppi delle superiori abbiamo trascorso una settimana in una casa di accoglienza, che si trova a Vendrogno, sopra il lago di Lecco. Questa casa accoglieva bambini abbandonati dai genitori e famiglie con problemi. Qui noi abbiamo fatto un campo di lavoro che ci ha messo a dura prova: tutte le mattine ci svegliavamo alle ore 8.00 e cominciavamo a lavorare dalle ore 9.00 fino a mezzogiorno per poi fermarci per il pranzo e riprendere il lavoro dalle 14.00 alle 17.00.

In questo posto però oltre al lavoro facevamo anche incontri di preghiera e momenti formativi. In questa settimana abbiamo anche ascoltato tre testimonianze tra le quali quella della comunità della casa del Giovane che c’è stata raccontata da coloro che ci hanno ospitato nella casa del Giglio. Le altre due ci sono state portate da un novello sacerdote e da una comunità che si chiama il Mato Grosso. Dopo questa settimana di duro lavoro abbiamo fatto una verifica di cosa ci saremmo portati via da questa esperienza e come tale esperienza aveva influito sulla nostra fede. Tutti noi abbiamo detto che dopo questa esperienza avremmo dato più importanza alle cose essenziali che ci circondano e che avremmo vissuto più semplicemente pensando anche alle persone che vivono con noi. Per quanto riguarda la fede nessuno di noi si sentiva sicuro di ammettere che ormai aveva solo certezze ma tutti noi eravamo sicuri che dopo questa esperienza avremmo riflettuto e cercato di approfondire il valore della nostra fede.

Marco Valeri


Rinnovamento nello Spirito

Ringraziando il Signore per esserci ritrovati qui dopo le vacanze estive, riprendiamo con gioia il cammino in questo nuovo anno pastorale. Gli incontri sono sempre il giovedì in sala Papa Giovanni XXIII alle ore 21,00 e l'invito è rivolto a tutti, anche ai fratelli non appartenenti alla parrocchia, a quelli in particolare che hanno desiderio di accostarsi magari dopo anni e anni di lontananza dalla Chiesa. Gesù è sempre in attesa, non rimprovera, ma accoglie tutti con grande amore e ti fa sentire "a casa".

Molti di noi, del Movimento “Rinnovamento nello Spirito” abbiamo fatto esperienza del "ritorno" e possiamo testimoniare quanta delicatezza e pazienza ci ha usato il Signore! Non possiamo tacere!

Una prima tappa del nuovo cammino invita tutti i gruppi della Lombardia e quanti lo desiderano, alla partecipazione alla giornata Comunitaria che si terrà a Treviglio il 9 ottobre p.v. Il tema per la meditazione sarà "Erano assidui nella unione fraterna". Fa', o Signore, che questa assiduità e unione sia visibile anche nella nostra comunità perchè non ci sia nessuno che si possa, sentire primo o ultimo, ma un'unica forza che "cammina insieme" verso Gesù per la salvezza eterna.

Anna, Luciana, Salvatore








SIGNORE,

come vorrei correre per prati in fiore:
invece son qui nel mio letto di dolore.
Come vorrei volare nell’infinito cielo:
invece son qui, senza niente e al gelo
L’alluvione ha distrutto ogni cosa senza pietà
e lascia la disperazione nel cuore.
Ma io credo in Te Signore,
nella tua bontà e risurrezione!

Giusy Cabrini







Carissimi amici,
le vacanze estive sono ormai un ricordo e con ottobre abbiamo ripreso quasi tutti gli impegni, molti dei quali riguardano i nipoti che richiedono spesso la nostra presenza e il nostro affetto.

Per quanto riguarda la nostra Associazione, stiamo preparando il 2° incontro annuale che si terrà domenica 20 novembre presso la parrocchia del Murialdo.
Non abbiamo ancora definito il programma della giornata, ma, come il solito, comprenderà la celebrazione della Santa Messa, il pranzo e il pomeriggio insieme con lo spazio per le nostre “quattro chiacchiere” o meglio confidenze in amicizia.

Vi invitiamo a partecipare con la speranza di creare un’atmosfera serena e distensiva.

Ed ora una “grazie” a don Silvio che interviene con simpatia ai nostri incontri e dimostra interesse ai problemi dell’Associazione. Apprezziamo molto la presenza di un sacerdote che ci sostiene nel cammino di fede e ci assiste nelle decisioni e nelle prove difficili della vita. In questo periodo è deceduta la mamma della nostra cara amica Adele Sandri, alla quale va tutto il nostro affetto.
È mancato anche il marito di Bertilla Perin, amica di vecchia data. Naturalmente queste prove portano sofferenza e smarrimento, ma sappiamo per esperienza che la fede e l’amore di Dio alleviano il dolore e rinnovano fiducia e speranza.

Siamo vicine alle nostre amiche e assicuriamo la nostra preghiera.
Un saluto affettuoso a tutti,

Luciana Dal Ben



SOS CASA

”La riqualificazione delle periferie è un obiettivo prioritario di questa Amministrazione che su queste ha investito 784 milioni di euro, il 50% del totale impegnato su tutta la città. Perché le periferie non devono più essere considerate luoghi dormitorio, ma nuovi centri dell’area metropolitana”. Questo ha detto il vice Sindaco Riccardo De Corato, nell’annunciare una serie di opere nei quartieri popolari Molise-Calvairate, Ponte Lambro, Selinunte.

Parole sante, peccato però che nel pensare a un così ampio elenco di destinatari, non abbia tenuto conto di una zona di Milano, la nostra Lorenteggio/Giambellino/Inganni, nella quale la necessità d’interventi, in particolare sull’edilizia cosiddetta popolare, è non solo urgente ma non più rinviabile, anche per quel che riguarda l’ordine pubblico e la sicurezza.

Appunto della riqualificazione, di cui si diceva.

Basta passare per i cortili di Via Lorenteggio 178 o 183, via Segneri, Via Odazio e l’elenco potrebbe continuare a lungo, per toccare con mano come il degrado sia generalizzato: fabbricati scrostati e cadenti, anche dove si è intervenuti con manutenzioni di recente (il che pone seri interrogativi sul modo di scegliere le imprese negli appalti), mancanza di pulizia, abusivismo diffuso, mancato rispetto del vivere civile.

Su quest’ultimo punto vale la pena di soffermarci, perché è quello che maggiormente rende difficile la vita quotidiana degli abitanti. i giornali, in questi ultimi tempi, hanno riportato preoccupanti testimonianze di atti di vandalismo, di teppismo (incendi dolosi, schiamazzi, furti) e anche di intimidazioni, tutti problemi di sicurezza, e convivenza, che costringono gli anziani a stare relegati in casa come prigionieri. Si ha persino il timore che l’appartamento lasciato incustodito, fosse pure per un breve periodo di ferie o ricovero in ospedale, provochi l’occupazione dell’alloggio. Certo, per i problemi di manutenzione la soluzione potrebbe essere relativamente semplice: si metta mano alla cassa, alla quale gli inquilini contribuiscono col pagamento degli affitti per tutte le opere necessarie, e tutto è risolto.

Discorso diverso per le questioni di sicurezza e convivenza: le nuove immigrazioni creano problemi di vicinato difficili da affrontare, ma questi possono trovare soluzione con la buona volontà da ambo le parti, se c’è. E se non c’è, con l’intervento delle autorità preposte.

Rimane il punto critico della sicurezza, non di poco conto e difficile da affrontare, che tuttavia non è prerogativa della sola nostra zona. Per fortuna si prospetta una favorevole opportunità, la nuova stazione dei Carabinieri, in via di ultimazione all’incrocio tra Via Lorenteggio e Via Primaticcio. Le vie più a rischio saranno “a vista” delle forze dell’ordine, perché dalle finestre della caserma sono visibili i punti dove maggiore è la turbolenza, e questo dovrebbe consentire una adeguata vigilanza, una migliore valutazione dei fenomeni illeciti.

La nostra Parrocchia è nata nel 1940, proprio dagli insediamenti ora oggetto di degrado ed emarginazione. i nostri primi parrocchiani pionieri, che sono quelli maggiormente sottoposti a insostenibili situazione di disagio, hanno la sensazione di essere abbandonati a se stessi.

Per loro, dovremmo pure fare qualcosa.

Gianni Ragazzi





Cercate ogni giorno il volto dei Santi
e traete conforto dai loro discorsi

Paolina Maria Jaricot


Paolina inizia a guarire, pian piano riacquista l’agilità dei movimenti e riprende a condurre una vita normale. Le violente lotte spirituali continuano finchè a 17 anni, nel 1816, nella Chiesa di S. Nizier a Lione, si converte ascoltando una predica quaresimale dell’abate Wurtz, sulle illusioni della vanità. L’argomento colpisce dritto il cuore di Paolina che, terminata la cerimonia, chiede chiarimenti al predicatore. La spiegazione tocca ancor più in profondità il suo animo: “Mia piccola, per la maggior parte delle donne, questa vanità consiste nel mettersi in mostra, con lo scopo d’attirare gli sguardi su di sé e divenire l’idolo delle creature… per altre, - egli aggiunge con estrema delicatezza - consiste nell’essere interamente prese dall’amore di colui che tiene il cuore prigioniero, quando Dio le invita ad elevarsi in alto..”.

Paolina, senza perdere altro tempo, chiede di essere ascoltata in confessione col desiderio di deporre nel cuore misericordioso di Gesù tutte le illusioni, le false e passeggere gioie che il mondo dispensa con l’illusione dell’inganno. Da questo momento ha inizio la sua conversione, il suo totale abbandono a Dio e il dono completo di sé agli altri, ai bisognosi, ai poveri e gli ammalati.

Con radicalità rompe con tutto ciò che fino a quel momento costituivano le sue attrazioni preferite. La prima cosa che si propone di abbattere è il suo orgoglio. Veste il vestito dei poveri, non si adorna più con i gioielli e abiti sontuosi, bensì li vende per distribuire il ricavato ai poveri.

L’umile servizio verso gli ultimi e i diseredati, l’aiuta a crescere nella sua vocazione di “apostola della carità”, le fa cogliere con maggiore chiarezza e profondità il male che attanaglia la società francese dopo la rivoluzione e la necessità della “riparazione”. La giovane donna avverte il bisogno di pregare in modo più intenso per la “conversione dei peccatori” e la “salvezza delle anime”, l’eucaristia diviene il suo indispensabile cibo quotidiano dal quale trae la forza per perseverare nella vita di grazia. Intanto si pavesa con maggior urgenza la necessità di sostenere spiritualmente e materialmente le Missioni. Il fratello Filèas divenuto missionario, rende partecipe la sorella delle necessità della Chiesa nascente in terra di missione.

Quanta gente attende di essere evangelizzata!

Da questo momento ecco quale sarà l’assillo di Paolina: escogitare un sistema per aiutare la Chiesa e sostenere le missioni di tutto il mondo in modo permanente. Aderisce all’Associazione di preghiere e offerte organizzate dall’Istituto delle Missioni Estere di Parigi dove il fratello Filèas è entrato per divenire missionario e grazie alle sue doti organizzative, riesce a dar vita nei diversi gruppi di Riparatrici a una società di raccolta in favore delle Missioni.

Ma tutto questo non basta. Una sera, mentre i suoi familiari giocavano a carte, Paolina raccolta dinanzi al fuoco del camino della sua casa, ha un’intuizione: convinta che “tante gocce formano il mare, tanti atomi formano una cellula… Con poco, da parte di tutti, si possono raggiungere risultati impensabili” comprende che bisognava cercare tra le sue amicizie dieci associate che potessero assicurare ciascuna un soldo la settimana per l’Opera della Propagazione della Fede, queste a loro volta avrebbero ricercato altre dieci amiche che avrebbero fatto altrettanto. All’interno di questi gruppi di dieci (decurie), si sarebbe scelta una persona responsabile della raccolta, tra i responsabili delle decurie un capo-centuria e tra le responsabili delle centurie un capo-millenario che avrebbe fatto confluire l’ammontare delle raccolte in un centro comune.

Ha inizio la Propagazione della Fede come organizzazione.
Essa viene fondata il 3 maggio del 1822.

A cura di Paola Quaglia


Gli amici della filo-Sophia

Nella ricerca della verità l’uomo è confuso dai due strumenti che sono in suo possesso per scoprirla: i sensi e la ragione, dice Pascal. L’uomo vive quindi una contraddizione costante che è interna alla sua esistenza. La scommessa sull’esistenza della Verità non è sufficiente come motivazione per la ricerca dell’Onnipotente, bisogna allora far comprendere all’uomo che egli ha bisogno di Dio. Come? Grazie ad un’analisi razionale sull’uomo stesso. Quali sono le caratteristiche dell’uomo? Per il nostro pensatore ogni persona è “incostanza, noia, inquietudine … dipendenza, desiderio d’indipendenza, bisogni”.

E’ incostanza perché l’uomo ed il suo pensiero sono sempre presi dal futuro o dal passato, ma mai dal presente; colmo di immaginazione verso qualcosa/qualcuno che potrebbero essere e che lo porterebbe al compimento della propria vanità di fama e d’onore, l’uomo dimentica il suo vero io per un io solo immaginario. Quest’ultimo tale rimane, conducendolo alla noia per la sua condizione, ossia la dipendenza dall’incessante ricerca, umanamente inappagabile, del sapere perché siamo nati.

La noia è pesante per l’uomo, lo porta a scoprire la propria miseria, “il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi spaventa … che cos’è un uomo nell’infinito?” e per far tacere la propria condizione, per non pensarci, l’uomo si diverte; la parola chiave è: divertissement.
Tuttavia, se gli uomini cercano di non pensare alla propria condizione vuole dire che ne sono coscienti perché “l’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c’è bisogno che tutto l’universo s’armi per schiacciarlo: … una goccia d’acqua basta per ucciderlo. Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide perché sa di morire …

Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero … Studiamoci dunque di pensar bene: questo è il principio della morale”. La grandezza dell’uomo consiste, quindi, nel pensiero, ma qual è la funzione del pensiero? Per Pascal è quella di farci conoscere la nostra finitezza, di farci desiderare la verità e la perfezione. E solo l’uomo è misero, perché è il solo a rendersi conto di essere un ponte tra il tutto e il nulla di essere “né bestia né angelo”.
L’uomo è grandezza e miseria e l’una arriva dall’altra.

Da solo, sostiene Pascal, ogni uomo riuscirà solo a vedersi come un qualcosa di incomprensibile; da solo non sarà in grado di trovare quei valori che possono dare un senso stabile alla sua vita. “Che chimera è dunque l’uomo? Che novità, che mostro, che caso, che soggetto di contraddizioni, che prodigio! … gloria e rifiuto dell’universo”.
L’incomprensibilità dell’uomo si spiega solo con la corruzione della natura umana ed essa può essere sanata solo con la Grazia. Allora, conclude il filosofo, gli ordini della realtà non sono due - materiale e immateriale - ma tre: carne, spirito e carità, ossia la Grazia. Ad ognuno di questi ordini corrispondono dei valori ed i più alti sono quelli religiosi-soprannaturali.

Solo col mistero della Redenzione il problema dell’uomo trova soluzione, ma l’uomo conosce la Redenzione solo attraverso la rivelazione, cioè solo per Grazia di Dio, attraverso la via che è Cristo. Solo avendo fede, l’uomo scioglie il proprio essere incomprensibile, solo affidandosi a Dio. Noi, tuttavia, “conosciamo Dio solo per mezzo di Gesù Cristo” e non solo “non conosciamo noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo; non conosciamo la vita, la morte, noi stessi se non per mezzo di Gesù Cristo”. Come il Figlio dell’Uomo ci ha rivelato Lui solo è via, verità e vita.


Valentina Caleca


21 settembre 2005

Mons. Paolo Mietto Vescovo giuseppino missionario in Ecuador
ha concelebrato per noi e con noi.

Lo ringraziamo per l’affetto che nutre per la nostra comunità
e ci impegnamo a sostenerlo con la preghiera e la solidarietà.