Cattolico, cosa vuol dire?
Si fa un gran parlare in questi tempi dei cattolici. Ho ricevuto da un simpatico parrocchiano di via Gonin, una lettera molto provocatoria: “Ma per essere cristiani bisogna essere leghisti? Ma perché abbiamo paura di farci un segno della croce in pubblico? Perché la Chiesa è fatta di cristiani di serie A e di serie B. Serie B sono i divorziati e i separati. Serie A sono…. Cattolico, cosa vuol dire?”.
Leggo l’ultima indagine Eurispes sull’Italia religiosa. Titola il Corriere della Sera: “pacs e divorzio, favorevoli 3 cattolici su 4”. La premessa sul Corriere della Sera: l’87,8% degli italiani crede in Dio. Cattolici “dunque” quasi tutti.
Seguono i “ma”: ma soltanto 1 su 3 va a Messa ogni domenica. Da noi anche meno.
Quasi 3 su 4 difendono la legge sul divorzio e sono favorevoli alla fecondazione assistita. L’82,2% è favorevole a interrompere la gravidanza se la vita della madre è in pericolo, ma il 68% condivide la proposta della Chiesa di inserire gli operatori dei movimenti per la vita nei consultori. Più cauti sull’eutanasia: 44% contrari e 41,9% favorevoli alla morte dolce.
Poco più della metà 54,3% crede nei miracoli. Il 79,3% pensa che ai divorziati andrebbe consentita l’Eucaristia. Sappiamo che le indagini di questo tipo hanno sempre connotati di ambiguità.
L’identità “cattolica” alle volte ha del pressapochismo e spesso si rifà, a una religione fai da te.
Qualcuno evoca Benedetto Croce che definiva il popolo italiano religioso ma ateo.
È vero che generalmente la gente chiede alla Chiesa non la fede, ma “i conforti religiosi” e tra i conforti religiosi c’è che ciascuno possa fare quello che vuole, ma avendo un santo in paradiso e un Padre Pio sul cruscotto. Per cui i Santi non sono testimoni della fede, ma talismani, un salvacondotto. Cattolico, cosa vuol dire?
Padre Andrea Santoro
durante una Messa
Guardo la bella figura di
don Andrea Santoro. C’è un prezzo da pagare per dirsi cristiani. “
Apri le porte del tuo cuore, ama gli altri… ogni parola, ogni sorriso, ogni saluto sia un atto d’amore” così scriveva. Poi “
la via dell’amore richiede il coraggio più grande”: “
il martirio”. La risposta spiazzante “
catto-lico, cosa vuol dire?” è venuta dalla
mamma di don Andrea che, straziata dal dolore davanti al figlio ammazzato, spedisce una lettera in Turchia nella quale
offre il perdono al minorenne assassino già assicurato alla giustizia.
E la risposta di Papa Benedetto XVI: un viaggio di riconciliazione nella terra del martirio di Andrea. Debolezza o, come direbbe don Andrea, forza dell’amore, ricupero di identità sapendo che “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”!
Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org
Appuntamento con il | |
A questo incontro era presente mons. Ambrogio Piantanida, responsabile per la Diocesi della vita consacrata. Il CPP ha voluto così fare un momento di riflessione sul valore e sul significato di questa scelta di vita. Il vuoto lasciato dalle Suore dell’Istituto Devota Maculan è ancora ben presente a tutta la comunità che si è sempre sentita affettuosamente legata alle Sorelle della Misericordia e vorremmo cercare, quindi, di evitare che quanto accaduto debba ripetersi, in futuro, anche per le suore di via Cascina Corba. Le parole di don Piantanida hanno posto l’accento sul valore della vita consacrata in sé quale motore che può sostenere la fede di una comunità, mentre troppo spesso si tende a vedere solo l’utilità del servizio che viene offerto.
Purtroppo la mancanza di vocazioni, il fatto che sia la società civile oggi a coprire quei servizi che erano alla base del carisma di molti ordini religiosi, vedi ad esempio scuola e ospedali, la necessità per loro di vivere in comunità hanno contribuito alla chiusura di molti istituti e monasteri.
Del resto questo non è che un altro aspetto della crisi che attraversa la società contemporanea: se la vita di fede non riesce ad essere vissuta nella quotidianità è difficile che le persone, in nome di questa stessa fede, vogliano compiere un passo così più impegnativo. Del resto basta un test semplicissimo per valutare con che occhi oggi guardiamo a queste scelte: se un nostro figlio ci comunicasse di voler diventare sacerdote o suora, magari di clausura, come reagiremmo? Probabilmente molte persone, anche “di chiesa”, non dico che la ostacolerebbero, ma sicuramente non vedrebbero la decisione di buon occhio.
Pensiamoci, forse varrebbe la pena di dedicare all’argomento qualche altro momento di riflessione.
Marinella Giannetti
Sepolti insieme nel Battesimo (Col. 2,6-15) |
FARE ATTENZIONE AGLI ERRORI
Vivere secondo la fede nel Cristo
[6]Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, [7]ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie. [8]Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
Il Cristo, unico vero capo degli uomini e degli angeli
[9]E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, [10]e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. [11]In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. [12]Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. [13]Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, [14]annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; [15]avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo.
Una comunità che conosce il messaggio evangelico è in grado di distinguere la tradizione autentica da quella falsa. I Colossesi hanno ricevuto gli insegnamenti di Epafra e hanno accolto Cristo, Paolo li invita a rimanere saldi nella fede. Il titolo di Signore, dato al Cristo è il punto di partenza per un cammino spirituale che deve portare i fedeli ad un costante stato di ringraziamento. L’immagine dell’albero radicato nel terreno e dell’edificio che sorge dal suolo è immagine della vita cristiana: il fondamento solido è Cristo. Introdotto così l’argomento, Paolo può mettere in guardia la comunità verso tutti i fatui ragionamenti che la pongono in contrasto con il Cristo. Il termine filosofia nell’uso ellenistico ha molti significati e qui sta ad indicare il sistema religioso, cioè qualunque dottrina che trattasse i problemi religiosi dell’uomo. La filosofia insegnata a Colosse doveva riguardare la salvezza e i mezzi per ottenerla, ecco perché Paolo oppone tradizione apostolica che la comunità ha accolto alla tradizione filosofica. Egli oppone Cristo agli elementi del mondo con i quali si allude alla legge mosaica e ad altre prestazioni vetero-testamentarie la cui osservanza si riteneva essere necessaria per la salvezza. L’appello di Paolo è forte: in Cristo, ora, dimora la pienezza della divinità; e lo sottolinea quasi come in un ritornello: in lui siete parte di questa pienezza, in lui circoncisi, con lui sepolti, in lui resuscitati, con lui Dio vi ha richiamati alla vita.
I fedeli non derivano la loro pienezza dagli elementi del cosmo, ma soltanto da Cristo. La circoncisione, quella vera, cioè il battesimo, è opera di Dio e segna il passaggio alla nuova vita. Con il battesimo i credenti sono uniti alla sepoltura e alla resurrezione del Cristo: credono che è morto per i peccati di tutti che fu sepolto e che è resuscitato da morte. Il battesimo, però, è il segno esterno della conversione è in Cristo che ha luogo la resurrezione cui i credenti partecipano con un atto di fede, è la potenza di Dio che ripeterà per ciascun credente l’azione di resuscitarlo.
Nel giudaismo il rapporto dell’uomo verso Dio è descritto come quello del debitore verso il creditore: Paolo usa questa metafora per sottolineare che il debito è stato estinto, il contratto annullato quando Dio ha inchiodato alla croce il certificato di debito. Poiché Cristo è stato crocefisso al posto nostro, la colpa è definitivamente perdonata.
Può dirsi pienamente in sintonia con le parole di Paolo il cristianesimo di oggi delle nostre comunità, oppure è anch’esso tentato dall’attaccamento a quanto è secondario, trascurando la verità di Cristo e la sua centralità?
Gabriella Francescutti
Radio Bombolom de Guinè - Bissau |
Il Bombolom è uno strumento musicale ricavato da un tronco d’albero e viene usato soprattutto nei funerali per raccontare con il suo suono episodi della vita del defunto.
Notizie dalla Guinea Bissau
16 dicembre 2005. L’aereo per Dakar parte da Malpensa con un’ora di ritardo per il ghiaccio sulla pista. Pertanto perdo la coincidenza per Bissau.
Vengo sistemata all’Hotel Oceanic con terrazza sull’Oceano Atlantico proprio di fronte all’Isola di Gorèe, da dove venivano imbarcati gli schiavi diretti in America.
17 dicembre 2005. Finalmente Bissau - Guinea.
Il caldo è soffocante ma l’aeroporto tutto nuovo, moderno, con l’aria condizionata, mi stupisce. Rimango sconcertata dal fatto che il visto di entrata porta il timbro con la data del 15 novembre 2005.
Cellulari - Prima unica e grande novità. Su tutto il territorio della Guinea Bissau funzionano i cellulari. Suor Elda me ne presta uno e così posso chiamare in Italia con poca spesa senza andare in Senegal.
Naturalmente la compagnia che gestisce il tutto è araba. Il mio numero è 00245 6656138 e per gli amici non è mai occupato, salvo che è sempre spento… vi vedo ridere.
Energia elettrica - Su tutto l’intero territorio nazionale manca la luce. Bissau, la capitale è al buio, penso sia l’unica capitale al mondo senza luce. La Guinea Bissau dall’ottavo posto, tra i paesi più poveri del mondo, ora è passato al terzo.
Scuole - Le scuole statali hanno iniziato le lezioni il 9 gennaio 2006 anziché iniziare il 1° ottobre 2005. I professori sono in sciopero perché da mesi non vengono pagati.
24 dicembre 2005 - Il telegiornale dovrebbe iniziare alle ore 21.00 (ma non capita mai) è solo per chi ha il generatore e la TV. Lo vedo in attesa di recarmi alla Messa. Vengono intervistati il capitano delle carceri ed alcuni carcerati. Mi commuovo profondamente e non riesco a trattenere le lacrime. Sia l’uno che gli altri parlano e ricordano Padre Antonino Maculan.
La visita fatta alle carceri con lui, varie volte, negli anni scorsi, penso sia stata l’esperienza più profonda e toccante della mia vita.
25 dicembre 2005 - Il telegiornale propone un servizio sulla Parrocchia S. Antonio di Bandim. Vengono intervistati anche Padre Gabriele e la Caritas parrocchiale. Per Natale è stato organizzato un pranzo per i più poveri. I poveri che aiutano i più poveri... non riesco a trattenere le lacrime. Bandim è la periferia più povera di Bissau.
28 dicembre 2005 - Mi reco a Suzana, un villaggio all’estremo nord della Guinea Bissau, al confine con il Senegal. Vi è la consacrazione della chiesa e la professione di una ragazza di quel villaggio, la prima che si è fatta suora. La celebrazione dura 4 ore, ma i canti e le danze sono coinvolgenti ed entusiasmanti.
5 gennaio 2006 - A Calequisse, un villaggio ad ovest della Guinea Bissau, vi è l’inaugurazione del liceo. Che ridere... la mia presenza viene registrata dal telegiornale del giorno dopo. Solo presso le missioni le scuole funzionano.
Dal 16 al 22 gennaio 2006 - Mi trovo a Ingorè ed insegno francese ai bambini di quinta elementare della missione. Analizzo la preghiera per la pace di S. Francesco d’Assisi a cristiani, musulmani, animisti e protestanti. Mi piace. La pace del cuore. Sono contenta.
A Bula fervono i preparativi per la festa del 10° anniversario del “Jardin Infantil Francisca ed Antonio Corti”... non devo accorgermi di nulla.
Intanto sto organizzando il pranzo per 400 bambini e più (genitori, insegnanti). Che bello!
Vi ricordo caramente e vi porto nel cuore. Ciao a tutti.
Donata Corti
FAMIGLIA FONDATA sul MATRIMONIO |
Ma perché alcuni mettono al mondo tanti figli?
Sul numero 38 di Famiglia Cristiana è stata pubblicata una lettera che prendendo spunto da un precedente servizio sulle famiglie numerose, criticava chi metteva al mondo molti figli, privandoli così della possibilità di godere appieno dell'affetto dei propri genitori e dei vari beni materiali disponibili nella nostra società.
Francesco dà una risposta che può essere stimolo per la riflessione
Dispiace leggere questo tipo di considerazioni, frutto molto spesso di pregiudizi più che di reale conoscenza delle famiglie numerose.
Io personalmente ci vivo da 25 anni. Sono il primo di 6 figli. Ha sempre lavorato solo mio padre, libero professionista. Mia madre, come può immaginare, lavora già molto a casa. Questo per farle capire che non siamo una famiglia ricca, con un tenore di vita medio-basso. Però niente è mai mancato. Misteri della Provvidenza.
Mi sono laureato in Informatica. A dicembre mi sposo e vado a vivere in un appartamento che finirò di pagare nel 2020. Certo, non ho mai vestito firmato, non ho un'auto sportiva, devo fare due conti quando il sabato sera voglio uscire ma non credo di poter affermare che faccio una vita "grama". E soprattutto non avrei mai voluto le scarpe della Nike al posto del mio fratellino! E sa cosa ricordo più volentieri di questi 25 anni in casa con i miei? Proprio quegli anni in cui si dovevano fare i famosi "sacrifici", perché c'era da pagare la casa o era fallita la società di papà o non so che altro. Ricordo mamma che comprava la carne solo per noi figli, ricordo il gelato solo una volta a settimana, ricordo uno splendido week-end sui Sibillini, in quell'anno in cui era l'unica vacanza che ci si poteva permettere. In quegli anni ho conosciuto l'amore dei miei genitori, profondo, sincero, autentico. E poi si sono aperti ad altri figli e la storia continua, con altri sacrifici ed altre gioie uniche.
Fra 3 mesi non vivrò più con loro, formerò una nuova famiglia con la mia futura moglie e ad accogliere i figli che Dio vorrà donarci.
Sarò marito e padre. Quello che era il mio "mito" da adolescente è oggi il modello, nella sua umanissima fragilità e debolezza, a cui desidero ispirarmi: mio padre. Penso che quello che lui e mia madre mi hanno dato ha un valore non misurabile in termini economici.
E mi viene da sorridere quando sento che con tanti figli i genitori non possono dare loro tutto. Balle! L'amore dei genitori non si divide per il numero dei figli. Si moltiplica.
Ringrazio anche Dio per i fratelli e le sorelle, per la loro gioia di vivere che ritrovo quando qualche sera torno arrabbiato per il lavoro e mi fanno scappare un sorriso. Per il tempo che mi hanno tolto in questi anni, quando li ho dovuti accompagnare dal dottore o a scuola. Per lo spazio che mi hanno limitato quando sono nati. Perché in realtà ciò che mi hanno realmente limitato è una cosa sola: il mio egoismo.
Quando si è in tanti, le pareti del cuore si ampliano più di quelle di casa. Infatti da noi circolano tanti di quegli amici che stanno molto volentieri a pranzo da noi. Chissà perché!? Al mio matrimonio ce ne saranno circa 300. Che ricchezza! Magari non ci sarà il caviale al pranzo di nozze, ma vuoi mettere che festa!
Auguro a tutti una vita "grama" come la mia!
A cura di CiGi
Cifre e notizie dalla S. Vincenzo
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dare una mano colora la vita
Resoconto 2005
E' un gesto di trasparenza, oltre che un dovere nei confronti soprattutto dei parrocchiani che con costanza contribuiscono a rimpinzare i "conti" della S. Vincenzo parrocchiale, quello di presentare tutti gli anni il succinto resoconto dei nostri movimenti di "Entrate" e "Uscite".
Lo facciamo ben volentieri, coscienti di gestire un piccolo patrimonio che é di proprietà di chi dona e di chi riceve.
Alcune precisazioni:
da quest'anno ci viene fatto obbligo di tenere e di mettere a disposizione del Banco Alimentare, che ci fornisce i generi alimentari tutti i mesi, un registro di carico e scarico.
È un sovraccarico di lavoro che tende però a rendere sempre più attenta la consegna dei viveri, che dovrebbe mano mano eliminare i furbi e arrivare là dove c'è un reale bisogno. Questa nuova incombenza tenderà a vanificare qualche dubbio sulla parzialità di distribuzione che ogni tanto ci arriva alle orecchie.
Da parte nostra c’è la massima attenzione e disponibilità a chi è nel bisogno.
A breve ci viene data la possibilità di posizionare nella Cappella S. Gianna Beretta Molla di via Gonin, una cassetta con la scritta: "Offerta per i poveri". Vuol essere l'equivalente della raccolta che facciamo nella nostra Chiesa ogni prima domenica del mese.
A queste notizie frammentarie aggiungiamo: un grazie, un monito, un invito.
Grazie a tutti i parrocchiani per l'aiuto materiale e morale che viene elargito al gruppo della S. Vincenzo che opera in questa realtà del Murialdo al Lorenteggio, da sempre molto ricca di poveri!
Monito: rimani sempre:
anche tu con noi, per gli altri! Perché solo donando... ritroviamo noi stessi in Cristo.
Invito: hai mai pensato di poter dare una mano ai fratelli bisognosi, diventando Socio della S. Vincenzo? Pensaci. La messe é grande e gli operai sono pochi!
Il gruppo della S. Vincenzo
CA R I T A S - ASSOCIAZIONE S. VINCENZO
Parrocchia San Leonardo Murialdo - Milano
ENTRATE
- Rimanenza anno 2004 Euro 438,00
- Offerte pervenute dai Parrocchiani " 6.337,00
- Colletta fra i Soci della S. Vincenzo " 3.031,00
- Ricavato da nosta partecipazione alla Fiera
annuale di beneficenza indetta dalla
S.Vincenzo centrale " 1.150,00
- Vendita di beneficenza indetta dalla
S.Vincenzo in parrocchia " 441,00
- Servizio "Guardaroba" " 1.426,00
Totale parziale Euro 12.823,00
- Viveri ricevuti dal Banco Alimentare
valore indicativo .......…………….. " 16.500,00
TOTALE GENERALE Euro 29.323,00
USCITE
- Alle famiglie bisognose in contanti Euro 10.732,00 (*)
- Spese di gestione (acquisto di materiali,
pagamenti di alcuni servizi, ecc.) " 691,00
- Viveri distribuiti mensilmente alle
famiglie bisognose - Valore indicativo " 16.500,00
TOTALE GENERALE Euro 27.923,00
Riassunto: TOTALE Entrate ............... Euro 29.323,00
TOTALE Uscite ................ " 27.923,00
RIMANENZA da portare a nuovo Euro 1.400,00
(*) di cui: Bollette d'affitto Euro 991,00
Bollette della luce " 158,00
Occhiali per ns.assistita " 150,00
La Presidente Bruna Mattiola Il Tesoriere Giuseppe Frediani
Veglia decanale di preghiera
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Appuntamenti di Quaresima
“Un pozzo per la Casa de la Juventude di Caxias do Sul”
Quaresima: tempo di conversione. Un invito a prendere in mano il timone della propria vita cristiana per orientare la propria vita alla bussola della Parola di Dio.
Domenica 5 marzo: 1^ di Quaresima - durante tutte le celebrazioni ci sarà l’imposizione delle ceneri - ore 15.00 ritiro di inizio Quaresima in Casa Materna
Martedì 7 marzo: ore 20.45 - 1^ Catechesi dell’Arcivescovo su Telelenova o Radio Marconi 95. Tema: “Testimoni della beatitudine cristiana”: Vengono organizzati gruppi di ascolto nei caseggiati
Venerdì 10 marzo: ore 2045 - Via Crucis decanale Tema: “Le schiavitù del 3° millennio” con testimonianza missionaria. partenza dai SS. Patroni arrivo Parrocchia dell’Immacolata
Domenica 12 marzo: 2^ di Quaresima - Presentazione Cresimandi - Ritiro dei giovani 10 - 12 marzo a Sotto il Monte
Martedì 14 marzo: ore 20.45 - Catechesi dell’Arcivescovo
Venerdì 17 marzo: ore 21.00 - Lectio divina con d. Enrico Parolari tema: Giona “Le terapie del cuore”
Domenica 19 marzo: 3^ di Quaresima - festa di S. Giuseppe
Martedì 21 Marzo: ore 20.45 - Catechesi dell’arcivescovo
Venerdì 24 marzo: ore 21.00 - Lectio divina con d. Enrico Parolari Giona: “Le terapie del cuore” - Giornata dei Martiri
Martedì 28 marzo: ore 20.45 - Catechesi dell’Arcivescovo
Domenica 26 marzo: 3^ di Quaresima - Ritiro AdD - ore 15.30-17.00 in sala Papa Giovanni incontro con i genitori dei Battezzati e i bambini
Martedì 28 marzo: ore 20.45 - Catechesi dell’Arcivescovo
Venerdì 31 marzo: ore 21.00 - Lectio divina con don Enrico Parolari Tema: Giona “Le terapie del cuore”
Domenica 2 aprile: 4^ di Quaresima - Consegna vesti bianche
Ogni venerdì di Quaresima ore 8.30 Lodi con meditazione comunitaria - ore 15.30 Via Crucis in chiesa
Quaresima di Fraternità 2006
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“Realizziamo un sogno:
acqua viva per la Casa da Juventude di Caxias do Sul”
Carissimi,
“eccomi a voi con il materiale per il progetto del Pozzo Artesiano.
L’Opera Social Educacional nella città di Caxias do Sul si compone del Noviziato Giuseppino della Provincia Brasiliana, attualmente con 5 bravi novizi.
La Casa da Juventude è una casa per ritiri e incontri di giovani, specialmente nei fine settimana.
Fin dalla fondazione abbiamo voluto che la Casa da Juventude fosse per i gruppi di giovani più poveri. Così facciamo pagare 3 euro per tutto il fine settimana. Noi mettiamo a disposizione la struttura della casa: letto, cucina, docce calde, parco, con tutto l’occorrente per 100 persone. Ogni gruppo gestisce in autonomia e attività formative e religiose. Io sono a disposizione per la Messa, conferenze e confessioni.
Sono contento di spendere le mie ultime forze per i giovani e mi sento giovane con loro, mi apprezzano molto e ricevo tante consolazioni. Ci sono tante necessità, ma sogno il pozzo artesiano, perché è necessario per l’orto che dà lavoro a un gruppo di giovani, per il Noviziato e la Casa da Juventude.
Con la grazia di Dio, l’aiuto di amici di qua e d’Italia e con i nostri risparmi, ce la faremo.Grazie”,
Questo è il luogo dove, anche con il nostro contributo, verrà
realizzato il pozzo artesiano
P. Orides Ballardin
All’inizio della Quaresima saranno distribuite le cassettine ai ragazzi della catechesi e dei gruppi oratoriani. Gli adulti che lo desiderano possono ritirare la cassettina sul tavolo della buona stampa. Verrà posta in fondo alla Chiesa anche una cassetta per le offerte. Durante la Messa delle 10.00 della Domenica delle Palme, i ragazzi e gli adulti porteranno le cassettine e le offerte con il loro contributo a favore della missione Brasiliana.
A cura del Gruppo Missionario
Vestizione di Elena Fiori
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Monastero San Benedetto Via Bellotti 2 febbraio ore 15.00
Vestizione di Elena Fiori
“Quando si presenta un aspirante alla vita monastica, non bisogna accettarlo con troppa facilità, ma, come dice l'Apostolo: "Provate gli spiriti per vedere se vengono da Dio"”.
Con queste parole del capitolo 58 della Regola di San Benedetto è iniziato il Rito della Vestizione a cui siamo stati invitati.
Il Rito si è svolto in un clima di forte preghiera, di solennità e spontanea semplicità.
Al momento dell’ammissione Elena ha fatto, davanti a tutta la Comunità, la sua solenne promessa di stabilità, di conversione continua e di obbedienza davanti a Dio e ai suoi santi. Dopo aver letto il documento scritto di suo pugno, l’ha firmato e deposto sull’altare.
“Accoglimi, Signore, secondo la tua promessa e vivrò; e non deludermi nella mia speranza”: con questo ritornello è stato sottolineato questo momento di totale affidamento nelle mani di Dio.
La Parola di Dio è stata lampada per i suoi passi e luce sul suo cammino: ecco che abbiamo ascoltato la Parola che accompagna sempre il cammino di questa nostra sorella nella fede.
Un altro momento molto significativo è stato quando Elena si è ritirata per spogliarsi delle proprie vesti e indossare l’abito monastico e poi prendere posto nel coro con le altre monache che l’hanno abbracciata per darle un accogliente benvenuto nella Comunità.
Le monache insieme a tutti i presenti, genitori, parenti, giovani e amici, hanno intonato i vespri della festa della Presentazione di Gesù al tempio per dar lode al Signore perché: “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente e santo è il suo nome”.
Al termine della celebrazione ci siamo spostati nel refettorio del monastero, dove abbiamo potuto assaggiare i buonissimi biscotti e gli ottimi dolci preparati dalle monache, ma soprattutto abbiamo salutato di persona Suor Elena che aveva un sorriso per ciascuno.
“Suor Elena, prega per i nostri giovani”. “Certamente, ma voi ricordatevi di pregare per me”.
Grazie Suor Elena della tua silenziosa e preziosa preghiera per noi.
Emanuele Bonetti
(Sottotitolo: ma farla a giugno non si può???!!!)
Domenica 5 febbraio 2006, la Chiesa italiana ha celebrato la ventottesima Giornata per la vita. Questo appuntamento importante, non solo per i cattolici, prosegue in modo ininterrotto dal 1978, per mantenere viva, nei cristiani e in tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, la coscienza della centralità del diritto alla vita.
La Giornata viene festeggiata in tutta Italia e da anni il Centro di Aiuto alla Vita della clinica Mangiagalli di Milano organizza, grazie ai propri volontari, una raccolta fondi per chiedere un concreto aiuto per sostenere le attività dell’associazione. Che cosa poteva esserci di più “giusto” delle primule? La scelta di queste piantine che simboleggiano proprio lo sbocciare della vita, il rifiorire della primavera dopo l’inverno, non poteva essere più azzeccata.
Il gruppo giovani della nostra parrocchia ha fatto sua questa giornata e da anni si occupa di vendere le primule e fare informazione sulle attività del Centro per la vita. Io, Raffaele e i ragazzi non possiamo far altro che ringraziare per aver ricevuto questa opportunità e per aver anche quest’anno contribuito a raccogliere fondi importanti: oltre 800 euro sono stati ricavati dalla vendita delle primule.
Nel ringraziare tutti voi per averci aiutato, avrei solo una rimostranza da fare: ma che non si potrebbe organizzare la giornata della vita, che ne so, a maggio-giugno? Mi andrebbe bene anche aprile... solo non febbraio! Ogni volta arriviamo al mattino insieme alla famiglia di Pinguini in trasferta dall’Antartide, prepariamo il tavolo con i cartelloni e le piantine e ci congeliamo nell’attesa che i fedeli escano dalla messa delle 10 e da quella successiva. In questo frangente, le dita iniziano a essere attaccate da un principio di congelamento.
Ma vogliamo parlare delle primule? E ci credo che quest’anno erano più rigogliose degli anni scorsi: ma che aveva fatto mai così freddo? Al terzo minuto del secondo tempo della nostra permanenza, una folata di vento in arrivo sulla pista di atterraggio del piazzale del Murialdo, scaraventa un cartellone a terra con tutti i palloncini che cominciano a svolazzare a destra e a sinistra. Un delirio. Ora che siamo riusciti a smuovere le membra congelate per cercare di riprenderli sembrava di stare al carnevale di Viareggio!!! Quello che posso dire però è che nonostante tutto questo e nonostante il blocco della circolazione delle auto a Milano, la vendita è stata un successo. Alla fine della messa delle 11.15 le piantine erano state tutte vendute con un alto numero di persone rimaste senza. Al motto quindi di “Congelati, ma felici”, io, Miguel, Priscilla, Andrea, Simona, Irene, Giulia, Daniela e Matteo ci rechiamo al bar per fare colazione e festeggiare il risultato di fronte a un cappuccino! Non fanno in tempo a scaldarsi che già propongo loro la prossima attività di volontariato. Vorrei chiudere con una frase del Vangelo di Giovanni che mi piace molto e che ci ha accompagnato tutti questi anni di Giornata della Vita: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1.4).
Giusy Laganà
E’ durata meno del previsto la permanenza in Italia di Irmilcy e di Esmeralda. Per loro, fin dal settembre 2005, Padre Pierangelo di Bissau si era attivato per procurare il passaporto e il visto del console italiano, ai fini di una permanenza in Italia per urgenti cure mediche.
Irmilcy è una bambina che è nata cieca nel 2002. All’età di due anni ha subito un intervento all’occhio sinistro, all’ospedale Simon Mendes di Bissau. L’esito di questa operazione è stato deludente. Lo stesso specialista che l’ha avuta in cura ha rilasciato un certificato medico, riconoscendo che solo all’estero, cioè in Europa, si possono avere trattamenti adeguati e ottenere risultati positivi in casi simili. Dopo il superamento di una frenante burocrazia, il 31 dicembre 2005, accompagnata da Padre Gabriele, la zia Esmeralda e Irmilcy, sono giunte in Italia.
Il 2 gennaio 2006 nell’ospedale Maria Vittoria di Torino sono iniziate le visite e le procedure per preparare l’intervento all’occhio destro di Irmilcy, che è stato effettuato il 4 gennaio. L’altra operazione all’occhio sinistro è seguita ad una settimana di distanza l’11 gennaio. I benefici sono stati immediati. Il campo visivo si è aperto e schiarito, almeno per tutto ciò che sta vicino, nell’arco di una ventina di metri di distanza. La bambina ha dato dimostrazione di sapersi muovere autonomamente, evitando ostacoli e soprattutto divertendosi nel salire e scendere le scale.
Grazie a due famiglie che hanno dato disponibilità ad ospitare Esmeralda e Irmilcy dapprima ad Orbassano, nella periferia di Torino, e poi a Roncola di Treviolo, in provincia di Bergamo, dopo il periodo in ospedale durato 16 giorni, le nostre due ospiti hanno trascorso momenti di affettuosa amicizia e di grande amorosa accoglienza.
Irmilcy e Esmeralda sono passate anche per la Parrocchia Murialdo di Milano, dove hanno incontrato il gruppo Missionario “Ettore Cunial” e il 17 febbraio sono ripartite per Bissau in compagnia di tre collaboratori di questa Comunità che sono andati in Guinea Bissau a trovare i missionari Giuseppini.
Questa vicenda di Irmilcy lascia un sentimento profondo di solidarietà in tante persone adulte e in tantissimi bambini. Tutti hanno seguito i momenti delicati degli interventi. Hanno pregato. Hanno preparato l’accoglienza di Irmilcy guarita con eccezionale entusiasmo. Hanno provato vera tristezza nel separarsi da lei al momento dei saluti.
Noi che l’abbiamo conosciuta pensiamo di aver allargato il nostro cuore e di avervi impresso un ricordo indelebile: il ricordo del volto di una bambina sorridente, pieno di gioia e di vita, che ritorna spesso in mente e riaccende la voglia e lo slancio della solidarietà. Auguri, carissima Irmilcy. La luce che i tuoi occhi hanno acquistato in Italia migliori con il tempo e il bene che ci hai voluto conservalo vivo. Noi faremo altrettanto. Salutaci i missionari.
Don Franco Pedussia
Don Franco Pedussia, direttore della Scuola Apostolica Giuseppina di Valbrembo coordina anche le adozioni a distanza per la provincia Piemontese dei Giuseppini del Murialdo. Ha seguito sin dall’inizio Irmilcy e gestito la sua permanenza in Italia.
I ragazzi del gruppo di 2^ media dell’oratorio
Ritiro dei ragazzi dell’Anno dei Testimoni Domenica 19 febbraio, piazzale della chiesa.
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Il tempo non è clemente con noi. Anche questa volta la pioggia ci farà compagnia.
C’era grande agitazione tra i ragazzi che si apprestavano a vivere la giornata di ritiro. Tutti pronti con i loro zainetti, ci avviamo verso la parrocchia dell’Immacolata in Piazza Frattini, per passare una giornata a tu per tu con Gesù. Le attività sono state proposte sotto forma di “gioco”, ma, devo essere sincera, mi ha davvero stupito l’attenzione dei ragazzi rispetto a ciò che stavano facendo, la profondità delle loro risposte i pensieri che vengono condivisi con il gruppo. Se rifletto sulle cose che sono emerse durante il ritiro, capisco che i loro pensieri e i loro interventi sono per noi adulti una grande lezione. La Messa che ha chiuso la bella giornata, è stata vissuta con spirito di vera partecipazione.
Paola Siconolfi
5 febbraio: Mons. Erminio De Scalzi presiede la S. Messa delle ore 19.00 nella Cappella S. Gianna Beretta Molla di via Gonin
5 febbraio: Festa nella Cappella Santa Gianna Beretta Molla
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L’occasione era di quelle importanti e la partecipazione non ha deluso le aspettative. Il 5 febbraio scorso “Giornata per la Vita”, la Cappella di via Gonin era stracolma di fedeli.
Infatti, dopo la venuta del nostro Cardinale, anche Mons. Erminio De Scalzi, ha voluto condividere con noi questo “pezzetto di cielo”. Ha celebrato l’Eucaristia ribadendo l’impegno che ciascuno di noi può e deve avere nei confronti della vita, di chi soffre, di chi è in difficoltà, di chi porta una croce. Dio non deve spiegare il perché della sofferenza, ma il suo immenso amore è l’unico mezzo che abbiamo per rendere ogni croce, ogni pena e ogni dolore, un fardello meno gravoso sulle nostre deboli spalle umane.
E poi ancora l’importanza della nostra piccola comunità che Mons. De Scalzi ha chiamato “faro”, un faro che aiuta ciascuno di noi a non smarrire la strada e che ci dia lo spunto per essere noi stessi “luce” per gli altri, nel quartiere, nel condominio, per chi è alla ricerca di risposte, ma non ha ancora trovato la direzione verso la quale rivolgersi. Alla fine della celebrazione, un lauto banchetto ha accolto i presenti. Pizze, panini, torte preparate dalle mamme e le tante prelibatezze e bibite offerte dal Supermercato Conad di via Gonin che ha voluto essere partecipe al nostro incontro. Grazie anche a chi ha pulito prima e dopo i locali. Finirà che anche questa nuova Cappella non sarà abbastanza grande per contenere l’entusiasmo e la partecipazione della gente.
E a proposito del “faro”, ricordiamo la parola del Signore che disse: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucernaio perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 14-16)
Daniela Zucca
A n d i a m o in G u i n e a |
Il 17 febbraio 3 nostri parrocchiani sono andati in Guinea Bissau per fare una esperienza in terra di missione.
Silvana Parati, Vanna Maccalli, Mauro Sciuto, sono persone che conosciamo bene, soprattutto Mauro e Silvana sono parte integrante della nostra comunità: fanno parte del gruppo “coppie in cammino” e sono presenti in diverse attività parrocchiali. Prima di partire abbiamo fatto qualche domanda a Silvana Parati.
Come mai questa scelta?
La scelta di andare in Africa è maturata l’estate scorsa mentre parlavamo mia cugina Vanna, mio fratello Mario, per voi don Mariolino, e io, guardando il mare incantato della Sardegna.
Poi si è aggiunto Mauro.
Perché proprio in Africa?
Avremmo potuto scegliere di “fare un viaggio” in qualche paese europeo e sarebbe stato decisamente più facile, ma sentivamo forte il desiderio di conoscere realtà diverse e anche “lontane” in tutti i sensi.
Cosa pensate di fare? quali sono le vostre aspettative?
Lo spirito con cui andiamo in Guinea non è certo quello dei pionieri o quello di chi vuole cambiare le cose, ma è il desiderio di conoscere, di condividere e renderci utili con quello che sappiamo e possiamo fare, facendone tesoro per noi stessi, e poi raccontando agli altri perché ne possano essere partecipi. Partiremo, ma ci sentiremo particolarmente vicini a tutti voi soprattutto nelle Messe domenicali. Arrivederci al 5 marzo quando torneremo e potremo raccontarvi ogni cosa.
Grazie Vanna, Mauro e Silvana anche noi vi sentiamo particolarmente vicini. Aspettiamo con molto interesse il racconto della vostra esperienza.
Salutateci i missionari. Buon viaggio e a presto.
A cura di Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it
In cammino… dopo il Battesimo |
Domenica 29 gennaio, di pomeriggio, nei locali della parrocchia, ha avuto luogo un incontro di giovani famiglie con bambini da poco battezzati, sul tema: “L’esperienza della Messa”.
È il primo di una serie – il prossimo si svolgerà il 26 marzo – che la nostra comunità ha pensato e organizzato cercando di seguire gli orientamenti della Diocesi circa la pastorale dell’iniziazione cristiana. In particolare, si intende offrire alle famiglie dei battezzati occasioni di accompagnamento nel cammino di fede, distanziate nel tempo – quindi facilmente praticabili – ma costanti.
Dopo l’accoglienza e una preghiera tutti insieme, i bambini più grandicelli sono stati accompagnati e intrattenuti in una sala attigua da Stefania una mamma-maestra-animatrice, con una semplice catechesi gioco: Dio ti chiama per nome.
Gli adulti hanno così potuto partecipare con tranquillità alla riflessione sull’esperienza della Messa, introdotta dalla lettura di un brano del Vangelo (Gv 1, 35-42) commentato dal sacerdote.
A questo primo momento di ascolto è seguito uno scambio fraterno su come ciascuno ha vissuto, vive e percepisce l’esperienza della santa Messa e la prima parte di una breve catechesi sulla celebrazione eucaristica (il seguito sarà nei prossimi incontri).
In proposito, alcuni animatori del Battesimo hanno accennato ai
1. Riti di Introduzione
(Raffaele)
Segno di croce: ricorda il grande amore che Dio nutre nei nostri riguardi fino a dare la vita per noi… e noi?
Il Signore sia con voi: ricordati che Dio è già con te, dal giorno del Battesimo: possa tu aprirti di più a questa presenza d’amore, amando.
Richiesta di perdono, per poterlo degnamente accogliere e dargli gloria.
Preghiamo, dice il sacerdote… che, con un momento di silenzio, intende raccogliere tutte le intenzioni di preghiera dell’assemblea.
2. Mensa della Parola(Lucia)
Importanza e stretto legame con l’Eucaristia: Gesù, prima di compiere i suoi gesti di salvezza, parla a lungo.
La celebrazione del sacramento esige il richiamo alla Parola di Dio.
La Liturgia della Parola prepara, sì, all’incontro eucaristico, ma ha anche un senso autonomo: è Gesù vivo che parla.
Caratteristiche della prima lettura, del salmo, della seconda lettura e del Vangelo nell’ambito dell’anno liturgico; significato dell’omelia.
Gli interventi sono stati scanditi da alcuni canti, che hanno aiutato la riflessione e creato un clima disteso e sereno.
I partecipanti, una trentina di persone, pur nell’unicità irripetibile di ogni singola comunicazione, hanno tutti manifestato di vivere come positivo, rasserenante, pacificante, il momento dell’assemblea eucaristica; di cogliere in esso un invito rivolto alla propria libertà da parte di Dio invito prezioso, anche se accolto ancora solo saltuariamente.
Un Dio che ci raggiunge come Parola sapiente, si rende incontrabile nella compagnia di altre persone simili, solidali; raggiunge il cuore attraverso il silenzio e il raccoglimento – tanto rari da sperimentare altrove – e dà pace, e alimenta per la vita.
Carlo Brenna
La Chiesa dovrebbe essere il luogo dove ognuno entra per vivere e gustare la presenza del Signore, la sua Parola, per ricevere l’Eucaristia, il perdono, per attingere forza dalla preghiera, per rimanere in silenzioso ascolto. Insomma, bisognerebbe entrare comportandoci con tanto e tanto rispetto, con tanta e tanta educazione per dare spazio solo a Lui, il Signore, il “Padrone di casa”, per esprimergli la nostra fede e il nostro credo.
Ma evidentemente la nostra educazione e il nostro rispetto sono spesso scarsi e non solo in questo tempo, ma anche guardando il passato, tanto è vero che molti anni fa anche Mons. Giovanni della Casa ha ritenuto necessario compilare un piccolo galateo dei riti sacri.
Da un articolo che ho letto tempo fa su una rivista cristiana, ecco ciò che raccomandava: “non sbrodolare acqua santa e cera in terra, anche per rispetto a chi deve pulire”. “Cerca di non arrivare in ritardo”.
E poi: “non spostare le panche e le sedie secondo la misura delle tue gambe”. “Vestiti con decenza soprattutto quando sei incaricato di un servizio come declamare le letture o raccogliere le offerte”. “Non fate crocchio in chiesa alla fine della Messa” - e qui ci caschiamo tutti, molto spesso.
“Non aggiratevi come turisti durante la liturgia”. Ci sono altre regole che richiamano alla correttezza liturgica: “Vai a tempo a rispondere alla Messa evitando l’effetto eco dei lenti, sia l’ansia da rincorsa dei veloci”. “Non recitare a voce alta le parole del celebrante”. “Quando entri saluta prima di tutto Lui, il Signore, senza filare a testa bassa all’altare del santo preferito”.
Sii Partecipe.
“Non trasformare la genuflessione in uno sgambetto, nè il segno della croce in un ghirigoro” e per ultimo, ma molto importante ai nostri tempi, “spegni il telefonino”.
A questo punto vorrei aggiungere un extra a queste regole di “bon ton” alle SS. Messe: quando ci si dà la mano al momento della pace, non ritiriamoci come una furia se per caso le braccia tese si incrociano con quelle dei vicini che compiono lo stesso gesto formando una croce. Questa è una superstizione che dovremmo evitare nel luogo sacro. La croce, per un cristiano, non significa “disgrazia” ma è il dono supremo di Cristo per noi. Per carità, non facciamo miscugli di fede e di stupide credenze. Ci scandalizziamo se sentiamo una bestemmia, ma anche queste superstizioni sono un’offesa a Dio. O no? Insomma, se vai alla Messa medita prima di entrare!
Fulvia Briasco
I nostri Simboli, i nostri Valori
Con una recentissima decisione il Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa, ha respinto il ricorso di una finlandese che chiedeva la rimozione del Crocifisso dalle aule della scuola media di Abano Terme, frequentata dai suoi figli. Secondo questi giudici, il Crocifisso deve rimanere nelle aule non come una suppellettile e nemmeno come oggetto di culto, ma quale simbolo idoneo ad esprimere, indipendentemente dalla religione che l’ha ispirato, un elevato fondamento di valori civili (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona e affermazione dei suoi diritti), che hanno lasciato l’impronta nel modo di vivere, nella cultura e nella storia del popolo italiano. Una presenza che richiama questi valori - affermano i giudici chiamati a decidere - attesta la laicità dello Stato.
L’esposizione del simbolo del cristianesimo nelle aule scolastiche, può assumere diversi significati e servire per intenti diversi: se si trova in un luogo di culto è propriamente un simbolo religioso. Se, invece, è esposto in un luogo diverso, ad esempio in un’aula scolastica, può ancora rivestire per i credenti contenuti religiosi ma per i non credenti assumerà il significato dei valori civilmente rilevanti che stanno alla base del nostro ordinamento costituzionale e della nostra convivenza civile. Pertanto - e con questo chiudiamo sulle motivazioni della sentenza - può ben svolgere in un orizzonte laico una funzione altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni.
Siamo ovviamente contenti del risultato (quelli con la sensibilità a senso unico potranno ora darsi pace), soprattutto perché è definitivamente sancito il principio in base al quale il Crocifisso può ben essere testimonianza della nostra cultura e civiltà che fanno riferimento alle radici cristiane, colpevolmente ignorate nella costituzione europea.
Tuttavia, sarebbe stato meglio dire che il Crocifisso può stare nelle scuole, case e ospedali, quale messaggio per tutti di speranza, di riscatto, di pace. Ma, forse, in questo andazzo di laicismo, dai giudici, non si poteva pretendere di più.
Sembra che i simboli della fede possano avere una piena valenza solo quando riguardano altre religioni. Come siano trattati i nostri, l’abbiamo visto alla televisione, con le tante croci bruciate nelle piazze medio orientali. Una intolleranza che ha trovato riscontro anche nel nostro territorio parrocchiale, il mese scorso in Via Cascina Corba civico numero 98 (oltre che in altre parti di Milano, in altre occasioni), dove mani sacrileghe hanno strappato dal capitello e buttato tra le immondizie la Madonnina situata in quel cortile.
Il fatto ferisce non solo per la incomprensibile stupidità, ma anche perchè le Madonnine collocate nei cortili sono una tradizione, un segno della devozione popolare alla Madre di Cristo, radicato nei cuori della gente comune e che ha origini lontane, come bene ha descritto il laicissimo comico Roberto Benigni, in una recente trasmissione televisiva.
Viene allora di pensare a un episodio narrato da Giovannino Guareschi, in uno dei suoi libri della serie “Don Camillo”, quello della
edicola della Madonna condannata all’abbattimento ma salvata dalla devozione popolare, anche di quelli che erano descritti come “mangiapreti”.
Ma erano altri tempi, altri sentimenti, altri cervelli.
Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it
Carissimi amici,
ho deciso di prendere carta e penna per ringraziare tutto coloro che in diversi modi ci aiutano a preparare e organizzare le varie iniziative soprattutto di carattere economico.
Un grande ringraziamento ai nostri cari amici ex oratoriani per il loro sempre generoso contributo, che consente all’Associazione di essere presente nelle proposte parrocchiali e soprattutto sostenere le missioni Giuseppine della Guinea Bissau, per la quale abbiamo un’attenzione costante, soprattutto verso le necessità dei fanciulli.
Anche quest’anno abbiamo aderito al finanziamento del progetto ”Estate ragazzi 2006 a Bissau”, per la fornitura di materiale didattico e del pasto per le centinaia di ragazzi iscritti.
Stiamo vagliando altre proposte e vedremo di contribuire nel limite delle nostre possibilità. Quello che facciamo è una semplice goccia in un mare di bisogni, ma con il vostro aiuto e l’aiuto del Signore anche questa goccia può diventare un mare.
Ringrazio il nostro Consiglio Direttivo, composto di veri amici ex oratoriani che costantemente tutti i mesi da oltre 20 anni ci si trova per un momento conviviale, ma anche per prendere decisioni sulle iniziative da intraprendere. Anche se a volte le nostre idee non coincidono, alla fine troviamo sempre la strada da seguire.
Grazie a Luciana Dal Ben per i suoi bellissimi articoli che ci fanno riflettere sulla Parola di Dio.
Grazie alla Comunità Giuseppina che ci accoglie nei luoghi in cui abbiamo vissuto la nostra gioventù.
Grazie a Concetta per la disponibilità nei nostri confronti.
Ancora grazie a tutti di cuore. Vi abbraccio,
Raimondo Chiavon (Remo
Presidente gruppo Ex Oratoriani
La nostra parrocchiana
Ada Lauzi, è scrittrice che si è sempre adoperata per diffondere anche il dialetto milanese, idioma che utilizza anche per le sue composizioni poetiche e per le traduzioni nella lingua di Carlo Porta di testi di ogni genere, anche poesie di Giacomo Leopardi. Pubblichiamo una sua poesia dedicata ai bambini non nati.
Se nessuno li vuole…
Tienili con Te Signore,
accanto a Te,
perché cercarli se ancor prima
di nascere hann da morire?
Tienili con Te, per lor,
non c’è domani
non c’è gioia né amore,
li soffoca la “vita”
con le sue stesse mani.
Tienili accanto, metti lor le ali
non far che questi fiori
finiscan tra rifiuti d’ospedali.
Apri le braccia, mettili in una serra
fatta apposta per loro,
già furon rifiutati su sta terra.
Senti la mia preghiera:
un giorno è bello a viverlo per intero,
dall’alba fino al nascer delle stelle.
Ma lor vivono al buio… muoiono al buio,
e nulla hann domandato,
o grande Creatore del Creato.
Fermali nel Tuo pensiero, tienili con Te
perché farli nascere
se ancora prima di nascere hann da morire?
Ada Lauzi
Gli amici della filo-Sophia |
Se fossimo vissuti tra il 384-387 a Milano, avremmo avuto l’occasione di incontrare, almeno da lontano, un bravissimo retore di nome Agostino. Avremmo anche potuto assistere alla sua conversione dal manicheismo al cristianesimo ad opera di un illustre e quanto mai importante vescovo di Milano, da cui prese il nome la Basilica ad oggi attigua all’Università Cattolica. Sì, sto parlando proprio di due tra i Santi più conosciuti e più importanti per il cristianesimo, anche filosofico: sant’Agostino e sant’Ambrogio.
Agostino nacque nel 354 a Tagaste, nell'attuale Algeria. La madre Monica era cristiana e sarà la figura dominante nella vita del figlio. Il padre Patrizio, pagano, pur avendo scarsi mezzi, gli fece impartire un'educazione letteraria e retorica. La domanda che fin dai primi anni di studio permea la vita di Agostino è: “perché c’è il male?”. Per trovarvi risposta inizialmente si rivolge a una setta molto importante nel nord Africa del tempo: i manichei. Chi sono costoro? Che cosa predicano? Il manicheismo era una religione sorta in Persia, fondata dal re persiano Mani (216-277), che riteneva l’essere costituito da due principi opposti: bene e male, luce e tenebre continuamente in lotta tra di loro.
Secondo questa setta, quindi, il principio del male e quello del bene sono altrettanto reali, materiali, divini e potenti. Dal principio del male dipenderebbero le nostre azioni cattive. Il manicheismo, tuttavia, era permeato anche dal desiderio di essere liberati dal male e di tornare al regno della luce, non per Grazia di Dio, ma attraverso pratiche ascetiche create da Mani e riconducibili a culti pagani.
Agostino cominciò quasi subito a nutrire dubbi sulle teorie manichee. Infatti, i manichei parlavano di due principi in lotta tra loro, ma se il principio delle tenebre non può esercitare un'azione o addirittura danneggiare il principio della luce, aveva significato parlare di una lotta tra essi?
Se Dio trovava contrapposto a Sé un principio del male, era segno che Egli ne subisse l'azione, ma com’era possibile che Dio subisse mutamenti e addirittura soffrisse? Dio, se é Bene perfetto, deve essere immutabile e incorruttibile.
L’adesione a Mani era nata nel nostro pensatore per motivi poco validi, fortunatamente. Uno dei motivi che aveva attirato il giovane Agostino era stata la critica alla rappresentazione antropomorfica della divinità nell'Antico Testamento. L’antico Testamento aveva deluso Agostino soprattutto per la pochezza della lingua. Egli si rifiutava di aderire o di seguire un insegnamento che si esprimesse con immagini così semplici, poco eleganti e irragionevoli. Solo grazie al suo viaggio a Milano e grazie all’incontro con Ambrogio, che lo introdusse alla lettura allegorica della Bibbia, Agostino superò sia la diffidenza per le Sacre Scritture, sia le riduzioni materialistiche del manicheismo. “Mentre aprivo il cuore per accogliere l’eloquenza, vi entrava del pari anche la verità… specialmente dopo che ebbi sentito esporre e molto spesso risolvere passi oscuri dell’Antica Scrittura che io prendevo alla lettera rimanendone ucciso”.
I filosofi lo aiutarono a comprendere che il male è privazione e non ha una sua sostanza - ma questo lo vedremo meglio in seguito.
Fu l’incontro col Nuovo Testamento e in particolare con le lettere di San Paolo, però, che convertì Agostino a Cristo.
Questa Verità non è per i sapienti, ma per gli umili e richiede un’interiore rivoluzione non di ragione, ma di fede.
Per questa rivoluzione interiore proprio il Cristo Crocifisso è la via.
Valentina Caleca
Riconoscete qualcuno?