camminare insieme Febbraio 2007   


Gli ultimi saranno i primi

Si ha un bel dire quando nel mondo specializzato dell’ambiente ecclesiastico si dice “servire Deo, regnare est” (servire Dio è sempre un fatto reale); in realtà c’è modo e modo di servire Dio!

C’è chi serve Dio in pompa magna, seduto su una poltrona importante, guardato e ammirato dalla comunità e c’è chi serve il Signore con tanto di ramazza, lavando i pavimenti della chiesa e togliendo la polvere che centinaia di piedi di fedeli raccolgono dalle strade del quartiere e puntualmente portano in chiesa in occasione del precetto domenicale.

Voglio presentare senza retorica e con molta semplicità il gruppo che ha scelto di servire il Signore pulendo ogni settimana il pavimento della chiesa parrocchiale e di quella più piccola ma non per questo meno sporca, della cappella della Santa Gianna Beretta Molla.

Gruppetti sparuti di signore che arrivano alla chetichella. I loro nomi sono noti. Dalla Rosa, mamma di don Mariolino contenta di abbellire con i fiori l’altare, alla Bice, mamma di un altro bravo giuseppino don Luciano, alla Sandra sempre sorridente, alla dolce Maria Grazia e poi Luigia, sempre la prima ad arrivare e poi il buon Michele, rumeno, che parla poco ma lavora bene. L’ultimo ad arrivare è Leone, il più anziano il sacrestano ereditario: dal bisnonno al nonno, al padre e che ha servito 4 vescovi. In silenzio e sempre discreta la brava Maria Feletti, che tanti camici e tovaglie ha lavato e stirato per ornare l’altare del Signore. E poi Liliana, Luisella, Marisa sono le 3 vere “Marie” della Cappella S. Gianna Beretta Molla.

Queste volontarie alzano banchi, lavano, spolverano, lucidano, sudano e faticano senza che alcuno si complimenti o ringrazi per la loro fatica. Se mai è il parroco che talvolta raccoglie espressioni di compiacimento e complimenti, perché “la sua chiesa” è sempre così ordinata e pulita.

Nel gran prato della vita ci sono pure fiori di zucca e di cardo che non portano la corona e che non destano attenzione, ma come diceva in buon veneto mia madre, nel gran contesto della tavolozza di Dio hanno una loro funzione e danno il loro apporto di bellezza e di armonia.

Le volontarie che puliscono la chiesa che non portano cappellini alla moda e che non indossano abiti firmati di boutique, agli occhi di Dio e pure del loro parroco, potrebbero sfilare alle rassegne di bellezza, certe di guadagnare i primi posti, sicure di quanto afferma il Vangelo: “gli ultimi saranno i primi”.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org



“QUALI PASSI LUNGO LA STRADA DEL DIALOGO”
in dialogo verso la Festa tra i Popoli 2007

La Festa tra i Popoli non è solo un momento di incontro gioioso con le comunità del nostro quartiere, ma è il risultato di un cammino di conoscenza, di dialogo e apertura verso le culture del mondo. In questo contesto il Gruppo Missionario “Ettore Cunial” organizza una serata sul tema “Quali passi lungo la strada del dialogo”. Parteciperanno all’incontro don Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei Migranti della Diocesi di Milano, e Amhad Abdel, dei Giovani Musulmani d’Italia. Si discuterà di quali passi intraprendere, insieme alla comunità islamica di Milano, per instaurare un dialogo rispettoso e fruttifero, che faciliti la conoscenza reciproca e la vera integrazione verso l’obiettivo del bene della comunità in cui viviamo. Vi aspettiamo

VENERDI’ 16 FEBBRAIO, ore 21.00

Parrocchia San Leonardo Murialdo, via Murialdo 9, Milano



Appuntamento con il

Seconda riunione del CPP

Si è tenuta lunedì 29 gennaio la seconda riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Il Parroco ha richiamato l'attenzione sulla particolare situazione di progressivo degrado di alcune zone della nostra Parrocchia, con pesanti ricadute sociali e religiose. Ha comunicato che la prossima riunione del CPP avverrà in febbraio alla presenza del Vicario Episcopale Mons. Erminio De Scalzi, con tutti i Consigli Pastorali del Decanato.

Si è provveduto, poi, ad adeguare lo Statuto del Consiglio Pastorale alle nuove esigenze. Lo Statuto è uno strumento necessario e utile per garantire consigli pastorali funzionanti e rispondenti al loro autentico compito.

Si è evidenziata, inoltre, la necessità di avere un operatore professionale a servizio dell'oratorio, ed è stata presentata, in proposito, una proposta della cooperativa "Aquila e Priscilla".

Da ultimo sono state presentate alcune proposte di lavori di ristrutturazione dell'interno della chiesa; proposte che saranno ulteriormente analizzate.

Franco Baccigaluppi



Quaresima di Fraternità 2007

Venerdì 2 marzo inizia il periodo di Quaresima con la Via Crucis missionaria decanale che partirà dal Murialdo alle ore 21.00 e arriverà al San Curato D’Ars.
La Quaresima è tempo privilegiato per chiedere la conversione del cuore e per testimoniare la nostra solidarietà: la raccolta delle offerte, frutto delle nostre rinunce, sarà donata a favore dei seminaristi giuseppini in Africa.



Dio provvederà l’agnello per l’olocausto
(Gn 22, 1-18)

 



[1]Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». [2]Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». [3]Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. [4]Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. [5]Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». [6]Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. [7]Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». [8]Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e due insieme; [9]così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. [10]Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. [11]Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». [12]L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». [13]Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. [14]Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». [15]Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta [16]e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, [17]io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. [18]Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».




Dio mette Abramo alla prova chiedendo il suo unico figlio, cioè il solo che sia il figlio della promessa. L’autore vuol far capire a quanti leggono che è Dio stesso che abbandona Abramo lasciandolo nella sofferenza e nell’oscurità perché maturi la sua obbedienza e la sua libertà.

L’usanza di offrire sacrifici sulle colline era molto corrente all’epoca dei patriarchi. Il padre di famiglia poteva compiere questo atto, che più tardi fu riservato al sacerdote.
Il padre quindi fa le funzioni del sacerdote.

L’etimologia del nome del luogo non corrisponde esattamente ad un nome geografico. Si tratta di un nome teologico dato alla montagna dell’Eterno, per mostrare che Dio provvede ai bisogni di tutti coloro che come Abramo camminano nella fede.

Il silenzio di Abramo esprime tutta la sua sofferenza; la sofferenza di chi si sente strappare la propria discendenza, la sua speranza, la sua promessa. Abramo però, pone ancora in Dio la sua fiducia e obbedisce. Nel momento estremo della prova Abramo e Isacco si ritrovano soli e l’autore ci affida poeticamente un dialogo sobrio tra padre e figlio pieno di gesti e tempi che ricordano il cammino di tre giorni del Cristo verso il sacrificio del Calvario.
Ma quando tutto sta per compiersi è Dio stesso che ferma Abramo.

La sua fede è qui espressa con la parola timore che nell’antico Testamento esprime l’obbedienza totale del credente e nello stesso tempo il senso del mistero di Dio. Le sue vie non sono le nostre, i suoi tempi non sono i nostri tempi. Ad Abramo non è stato tolto il figlio, ma era necessario che qualcosa cambiasse in lui.
Ora è libero verso il suo Isacco e potrà averlo in modo diverso.

Che cosa rappresenta Isacco? Isacco per Abramo era diventato tutto, l’assoluto, la sua ragione di vivere, cioè il dono di Dio aveva preso il posto di Dio stesso. Per ritrovarsi libero aveva bisogno di passare attraverso la prova della rinuncia per vivere interamente il progetto di Dio.

Ogni uomo, a suo modo rivive la stessa esperienza. Ad ognuno è chiesto di aver “un figlio”, che potrà essere il figlio della carne come il nostro lavoro o il servizio in cui diamo tutti noi stessi, o altro ancora, ma non ci sarà permesso di esserne padroni, di chiuderci su di lui. Impareremo a “sacrificarlo” per diventare liberi e cercare Dio per sé stesso.


Gabriella Francescutti



    

Dialogo aperto

Caro parroco, mi piacerebbe che su “Camminare Insieme” ci fosse uno spazio per dialogare su argomenti che vengono spesso ignorati anche dai preti. Per esempio: è davvero crisi per la confessione? Le statistiche mostrano un quadro non troppo confortante: anche i cattolici praticanti, in certi casi, non frequentano mai, o troppo poco, il confessionale. E’ vero che il senso del peccato è molto labile?
E poi noto che molte persone che vanno a messa ogni domenica fanno la comunione, ma frequentano molto poco o quasi mai il confessionale. Mi piacerebbe una sua risposta e la ringrazio.

Caro lettore di “Camminare Insieme”
Ti ringrazio della tua sincerità e dell’occasione che mi dai di affrontare questo argomento.
Confessione in crisi? Sì, no, dipende. Sto frequentano un corso alla facoltà teologica di Milano proprio sul 4° sacramento: quello della penitenza.
Non si è mai finito di imparare. Certo, sono d’accordo con te, si confessano meno persone, ma si confessano molto meglio. Se c’è crisi è per l’idea tradizionale della confessione: ora si tende sempre più a cercare un dialogo spirituale e non ricorrere a questo sacramento in modo occasionale.
A cadere sono state le forme caduche: la ripetitività devozionale o il sovraffollamento nelle grandi solennità. Certamente, mi diceva un mio amico parroco, la confessione è un sacramento faticoso da comprendere. Da anni diciamo che si è perso il senso del peccato, un po’ per ignoranza religiosa, un po’ perché si è oscurata molto la coscienza.

Si sente molto di più il senso di colpa che pesa come un macigno e ha bisogno di uno psicologo per esser rimosso; il senso del peccato ti mette in rapporto con Dio misericordioso, ti libera, ti fa ricominciare. Il pericolo grosso è vivere la confessione come momento staccato dalla vita, invece di porlo all’interno del cammino di fede che si sta facendo. E’ come andare in lavanderia perché il panno è sporco, si lava e poi la vita riprende come prima. Dio mi ha perdonato. Stop, chiuso, non ci penso più. E tutto riprende come prima, senza una vera conversione. Perché? Si sgancia la confessione dall’ascolto della Parola di Dio. E poi la confessione è ancora sentita troppo come un atto individuale, non è sentita e valorizzata come un’azione della Chiesa, della comunità come tale.

Spero che il dialogo continui con altre domande e di approfondire ulteriormente questo discorso. Ti rinnovo il mio grazie.

CiGi


Dal Gruppo “Amici del Presepe”

Nella nostra Parrocchia il Presepe del Natale 2006 ha riscosso un successo inatteso, mai come quest’anno ha avuto così tanto interesse. Mentre lo realizzavamo molte persone si fermavano a chiederci delucidazioni sui metodi di esecuzione e sul significato di certe rappresentazioni. Ci è parso che i parrocchiani, colpiti dalle polemiche sul simbolo cristiano del Presepe, come spinti da un desiderio di rivalsa verso i denigratori, volessero collaborare, anche se non concretamente, alla realizzazione del “loro Presepe”, quello della comunità, quello in cui avrebbero deposto nella notte di Natale, attraverso le mani del sacerdote, il Bambino Gesù, nella mangiatoia.

Scrive il Manzoni: ”In poveri panni il figliol compose, e nell’umile Presepe soavemente il pose”.
Questa bella sensazione di collaborazione, anche se morale, personalmente mi è stata di stimolo per completare al meglio il lavoro, sicuro che con questo contributo avremmo realizzato un Presepe degno di questo nome.

Anche se non è un opera d’arte, siamo soddisfatti della realizzazione (detto in un orecchio: più di così non sappiamo fare, per adesso!) e soprattutto dell’accoglienza che ha avuto dai parrocchiani, come abbiamo potuto constatare anche domenica 14 gennaio durante la premiazione in chiesa.

Mi sono commosso soprattutto nel vedere tanti bambini così interessati a questo simbolo cristiano e detto ancora in un orecchio, pensando di interpretare anche il pensiero degli altri amici, eravamo orgogliosi di aver fatto felici tante persone, dai piccoli ai meno piccoli: questo mi è parso il più bello dei ringraziamenti per il nostro impegno.
Il nostro obiettivo rimane comunque quello di proseguire nella tradizione cattolica del Presepe per far memoria della nascita di Gesù.

Ci auguriamo che questo sproni ogni famiglia a realizzare nelle proprie case un Presepe per accogliere degnamente Gesù Bambino.
E’ importante ricordarlo a tutti: ai più piccoli e anche ai grandi che dimenticano che la ricorrenza del 25 dicembre non è un Natale normale, un compleanno qualsiasi, ma si fa memoria del “compleanno” del Figlio di Dio, il Natale di Gesù nato più di 2000 anni fa. Colgo l’occasione per ringraziare, anche a nome degli “amici del Presepe”, per l’affetto dimostrato nei nostri confronti: questo è senz’altro uno stimolo per proseguire e cercare di fare sempre meglio.

Giuseppe Canestraci


Ricordiamo don Paolo

il 3 gennaio - 2° anniversario della morte di don Paolo - lo abbiamo ricordato alla Santa Messa delle ore 8.30 e soprattutto alla Messa delle ore 18.00. Numerose le famiglie, i parrocchiani e i giovani presenti. Proprio quel giorno è arrivata una lettera via mail che condividiamo con tutti gli amici.

“Nella Messa di stamattina ho ricordato in modo specialissimo don Paolo e Mario. E tutti voi, ciascuno, in ogni città, con il proprio bagaglio di vita condivisa in questi anni, dal vivo e via mail, come con alcuni di voi conosciuti solo dopo la morte di Paolo.
Non c'è nostalgia, carissimi, solo immensa gratitudine a Dio per averci donato così tanto. Affidiamo a Paolo ogni nuovo passo che ci aspetta e che Gesù ci regalerà in questo anno, ci state? Il libro procede, piano piano, nei ritagli di tempo, un po' limitati dalle numerose attività che porto avanti. Ma il contributo di ognuno di voi e di quanti avete contattato è preziosissimo. Sono al momento sul capitolo di Milano… quanta vita, quanti volti nelle vostre testimonianze raccolte. Grazie!

Se riuscite a farmi arrivare altro, sarò felicissima.

Soprattutto agli amici di Lucera chiederei qualcosa su Mario, se potete, sul suo rapporto con Paolo, ma anche su di lui e la sua famiglia. Brevi tratti di vita, per farlo conoscere a chi non lo aveva mai incontrato. Vi abbraccio forte. Uno a uno.
Grazie infinite. Avanti insieme, (Maria Flora).

Maria Flora è una amica di don Paolo dai tempi dei suoi studi al seminario di Viterbo. La conosciamo in molti perché è stata per qualche anno a Milano per motivi di lavoro e ha partecipato a diverse iniziative del nostro oratorio. Sta scrivendo un libro sulla vita di Paolo.

A cura di Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it



Scelta d’amore e speranza:
ecco "la" Preghiera di Taizé

E’ ormai passato un anno da quando la nostra Comunità è stata “invasa” da più di cento giovani provenienti da Polonia, Francia, Germania, Italia e Ucraina, per partecipare all’Incontro Europeo organizzato dalla Comunità di Taizè qui a Milano dal 28 dicembre 2005 al 1° gennaio 2006. Alcune delle nostre famiglie hanno condiviso con tutti questi ragazzi un’esperienza molto bella: insieme a loro hanno pregato, vissuto momenti di “vita quotidiana” pranzi e cene, conosciuto parte dei loro Paesi e delle loro tradizioni.


Famiglie che hanno accolto con alcuni ospiti

Il ricordo di quei giorni è ancora molto presente in alcuni di noi, e le emozioni che ci hanno invaso l’anima durante quei giorni così straordinari sono tuttora molto forti. Proprio qualche settimana fa, una signora che ha ospitato due ragazze è venuta a cercarmi con gli occhi che sprizzavano felicità e gioia per mostrarmi la cartolina che le è stata inviata dalle due “ospiti” per augurarle buon natale. È bello vedere che alcuni rapporti si sono mantenuti vivi nonostante le distanze o la diversità di cultura e di lingua.

L’esperienza vissuta in quei giorni ci ha aiutato a scoprire un nuovo modo di pregare: è una preghiera molto semplice, basata su canti che ripetono le stesse parole per alcuni minuti, fino a coinvolgerti totalmente. Perché è allora che quello che stai cantando diventa parte di te, diventa parola Viva che annunci agli altri. Per questo motivo da gennaio dell’anno scorso, ogni secondo giovedì del mese, un gruppo di giovani e famiglie si ritrova a pregare insieme sullo stile della Comunità di Taizè.

Frère Alois, nuovo priore della Comunità di Taizè, successore di fr. Roger, ha scritto che “umilmente, nella preghiera, impariamo necessariamente che apparteniamo gli uni agli altri. Più ci accostiamo a Cristo e al Suo Vangelo, più ci accostiamo agli altri”. La preghiera è il primo passo per poter testimoniare che l’Amore e la Speranza sono possibili, se solo si apre il proprio cuore all’accoglienza verso il prossimo. Fateci caso: “Speranza” è la stessa parola che appare sullo striscione appeso fuori dalla nostra chiesa. Se davvero siamo uomini di Speranza, non possiamo rinunciare ai momenti di preghiera, perché il nostro compito è annunciare a chi ci sta vicino che Dio è Amore e Speranza per ogni uomo.


Alcuni giovani del nostro oratorio impegnati nell’accoglienza

Vi aspettiamo per pregare con noi
giovedì 8 febbraio alle ore 21.00 per “metterci, noi e coloro che ci sono affidati, sotto lo sguardo benevolo di Dio: perché lui ci accoglie come siamo, con ciò che abbiamo di buono ma anche con le nostre contraddizioni e i nostri errori”, perché noi “vogliamo scegliere d’Amare. Vogliamo, scegliere di Sperare” (frère Alois).

Silvia Fontana


La befana al gruppo canto

I gruppi giovanili dell’oratorio erano al campo invernale, ma il gruppo canto, anche se decimato, da tanti coristi ha fatto come sempre bella figura alla Messa delle 10.00 del 6 gennaio 2007.

Come ormai tradizione al termine della Messa è arriva la bellissima Befana a portare la calza a tutti i cantori con tanto di scopa, allegria e foto ricordo.

Il Gruppo Canto fondato agli inizi degli anni ‘70 continua il suo fedele servizio animando tutte le domeniche dell’anno la S. Messa delle ore 10.00 e altri momenti liturgici.

Il gruppo composto da alcuni ragazzi del catechismo e supportati da giovani ragazze e adulti. Negli ultimi tempi si è aggiunto anche qualche bella voce maschile e nelle occasioni importanti anche qualche altro strumento musicale.

Un plauso a Silvia che dirige con impegno costante il coro, al “decano” Totò che con la sua chitarra guida da quasi un trentennio la parte musicale sostenuto da Franco e dal bonghi di Elisa.
Bravissimi!

Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it



Campo invernale a Inesio


Dal 4 al 7 gennaio noi, ragazzi e i giovani dei gruppi dell’oratorio, abbiamo iniziato il nuovo anno con un campo invernale a Inesio in provincia di Lecco.

Abbiamo riflettuto sul brano del Vangelo di Matteo che presenta Gesù che sceglie i 12 e li manda in missione. Abbiamo provato a riscrivere questa pagina del Vangelo per noi uomini del 2007.

Chiamati a sè tutti i gruppi giovani dell’oratorio Murialdo gli fece superare tutte le loro resistenze per poter essere di aiuto agli altri.

I loro nomi sono: Gianfranco, Nancy, Anna, Michela, Mattia, Francesco, Stefano, Alessandro, Amerigo, Marco detto De Dominicis, Sara, Martina, Camilla, Micaela, Arianna, Marco detto Castaman, Eugenio, Matteo, Iacopo, Marco detto Valeri, Federica, Marta, Lorenzo, Noemi, Miriam, Marco detto Lamina.

Questi ventisei Gesù li inviò dopo averli così costituiti: siete amati dunque amate: regalate felicità e fate sentire speciale chi vi circonda.

Fatelo ogni giorno nella vita quotidiana senza preoccuparvi del vostro tornaconto: imparate ad accettarlo quando lo avrete e a non curarvene quando non avrete nulla in cambio.

Non procuratevi ricchezze. Non preoccupatevi di portare zaini, vestiti o scarpe firmate. Non preoccupatevi nemmeno dei mezzi di trasporto, portate solo cose essenziali, perché Dio provvede per ognuno di voi. Se qualcuno vi presta attenzione voi donategli quello che avete; ma se, dopo molti tentativi, non vi presterà attenzione proseguite perché il destino degli altri non dipende solo da voi.

Adesso io vi mando: chi accoglierà voi sarà come se accogliesse me, e chi accoglie me accoglie Dio. Chi vi accoglierà come se foste dei profeti ascolterà le parole di Dio. Chi vi accoglierà come se foste uomini giusti vivrà nella giustizia. E chi darà anche solo un sorriso a uno di questi ragazzi, perchè sono miei discepoli, ve lo assicuro, io lo ricompenserò.

Libera traduzione dal Vangelo di Matteo - cap. 10 ad opera della comunità giovanile

Libera traduzione dal Vangelo di Matteo - cap. 10
ad opera della comunità giovanile



Dal Gruppo Missionario “Ettore Cunial”

Domenica 21 gennaio si è tenuta una giornata di “Formazione alla missionarietà” con la partecipazione del responsabile dell’area missionaria della provincia Giuseppina, don Ferruccio Cavaggioni.

Dopo la preghiera iniziale e la lettura di “Un’ala di riserva” di don Tonino Bello, il Parroco don Guglielmo ha comunicato che si stanno attivando le procedure per la canonizzazione di Padre Ettore Cunial, sacerdote giuseppino ucciso in Albania.

Padre Ferruccio Cavaggioni, ha condiviso con i partecipanti le proprie riflessioni sull’esperienza e il significato della “missionarietà” rispondendo alla domanda: «cos’é la “spiritualità missionaria”, cosa vuol dire vivere la “spiritualità missionaria”?».

È una domanda fondamentale, perché è la premessa alla determinazione della motivazione profonda che si vuole dare alla propria vita. La risposta a questa domanda dà la connotazione e il senso a quanto si fa. Come prova dell’importanza di questa domanda si può prendere l’esempio di Annalena Tonelli, uccisa in Somalia: con quale anima si è data alla Somalia, con quale spirito è stata inviata e condotta fino alla sua morte?

Vi sono tre parole che configurano la spiritualità missionaria.
Libertà - Gioia - Speranza.

Giuseppe Giandomenico
ggiando@libero.it


Amare e desiderare la vita


Vita, una piccola parola che racchiude un significato immenso, vita è gioia, amore, speranza e dolore. Dare alla luce un bimbo è l’esperienza più incredibile che due persone possano vivere. Nel momento stesso in cui una nuova vita nasce attraverso una donna, ti rendi conto che tutto quell’interminabile dolore viene annientato da una felicità che ti travolge.
Ed è lì che comprendi il miracolo della vita che nasce dentro di te.

Fin dai primi momenti avverti in grembo una presenza dolce e delicata che ti fa compagnia per 9 mesi, ci parli, ti confidi, cerchi di immaginare il suo volto ma soprattutto inizi a pregare affinché la sua vita che non ti appartiene sia colma di amore, di esperienze importanti e vere.

Poi lo scricciolo nasce, lo osservi silenziosa mentre dorme, ascolti il suo respiro, ti lasci stringere dalle sue manine incredibilmente forti e fai tesoro di ogni attimo vissuto accanto a lui. Eppure cresce così in fretta, riconosce il tuo volto, ti sorride e tu anneghi nei suoi occhi vivaci, ma ecco nascere da dentro le prime paure, ti chiedi come proteggerlo da un mondo così violento, come aiutarlo a camminare con le sue gambe lungo il sentiero tortuoso della vita senza prendere strade sbagliate.

Così ti rendi conto che due genitori da soli non ce la possono fare se Lui non fa parte della sua vita. Ma Gesù lo ama, l’ha amato per primo e attraverso il Battesimo lo accoglie nella Sua famiglia e lo immerge nell’Amore.

E così le fatiche di ogni giorno si alleggeriscono, le paure si smorzano perchè sai di non essere più solo e sai che Gesù non lascerà mai che tu affronti le difficoltà della vita senza darti la forza di poterle superare. Questo è ciò che ho provato dopo aver appreso di aspettare il terzo figlio; una sorpresa inaspettata, all’inizio forse non accettata fino in fondo. Ma dopo un istante mi sono lasciata coccolare da Gesù e i miei tormenti si sono placati, la serenità mi è penetrata nelle vene ed è esplosa in un bambino meraviglioso.


Marco con le sorelline Silvia e Chiara

Un bambino solare, sorridente che contagia le sue sorelline; come due piccole mamme lo accarezzano, lo baciano, se ne prendono cura e hanno imparato che nel cuore di mamma e papà c’è posto per tutti perché questo dono ricevuto dal cielo può solo accrescere l’amore.

Cristina Bertoli



Lectio Divina:  Incontri che ravvivano

“La vita di fede è una via aperta indistintamente a tutte le persone di buona volontà, adatta a tutte le persone di qualsiasi condizione sociale e con qualsiasi carattere” (San Leonardo Murialdo).

Da anni partecipo agli incontri di Lectio Divina che si svolgono il martedì sera con la preziosa guida di don Alberto.
Siamo un gruppo di persone che vuole imparare a leggere, capire, pregare la Parola di Dio e che vuole maturare comunitariamente la propria fede.
La partecipazione varia di anno in anno, di volta in volta, ma il gruppo nel suo insieme si mantiene abbastanza numeroso. Si è creato man mano un clima di amicizia, confidenza e collaborazione. Insieme abbiamo “camminato” con gioia e, a volte, con fatica, perché la Parola di Dio non sempre è facile da comprendere, anche se nel cuore ognuno ha la certezza che è l’unica via e l’unica verità.

Oltre a don Alberto, altri amici si impegnano e si preparano per alternarsi alla guida di questi incontri e quello che è evidente e che ci aiuta soprattutto, è che lo fanno con grande semplicità e umiltà: di qua o di là di quella piccola “cattedra” siamo sempre insieme gli uni per gli altri. Sono momenti di silenzio colmo di pensieri e di meditazioni per quanto abbiamo ascoltato: dubbi, riscoperte, timori o riconoscenze. La Parola di Dio scuote il proprio intimo, anche se letta e riletta porta ogni volta novità nella nostra vita di fede e nella vita di ogni giorno. È bello anche ascoltare, dopo il silenzio, chi vuole esprimere quanto le pagine lette ridestano nel loro cuore.

È uno scambio confidenziale che ci aiuta a conoscerci reciprocamente confrontandoci insieme con la Parola di Dio. Gli incontri iniziano sempre con un canto e la preghiera di un salmo e si concludono con la preghiera del Padre Nostro tenendoci per mano. Segno evidente del nostro comune cammino verso il Signore che ci dona la sua Parola, Viva e ravvivante.


Fulvia Briasco



UNA FIRMA CONTRO LA DISABILITA’

Il 12 ottobre scorso in tutto il mondo si è celebrata la Giornata Mondiale della Vista, appuntamento nel quale ogni anno anche la Santa Sede fa sentire la sua voce con messaggi di speranza e di esortazione alle associazioni e agli operatori di solidarietà a continuare la loro missione nella lotta a tutte le forme di cecità prevenibile e, quindi, curabile. Nel mondo, infatti, quasi 314 milioni di persone soffrono di patologie visive. Di questi, oltre 37 milioni sono cieche, 124 milioni sono affette da altre gravi patologie della vista e i restanti 153 milioni soffrono di patologie legate a problemi rifrattivi (miopia, astigmatismo e ipermetropia, problemi facilmente risolvibili nei paesi industrializzati ma che in paesi come l’Africa, ad esempio, mancando specialisti in grado di effettuare una diagnosi corretta e mancando ausili visivi come occhiali o lenti di ingrandimento di facile reperimento e di prezzo accessibile, possono portare alla cecità e all’isolamento sociale).

Sono numeri incredibili, ma è solo grazie all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ad associazioni e organizzazioni internazionali che si battono sul campo, che i numeri non peggiorano, anzi decrescono.
Un vero successo!!!. Che fare allora? Ma festeggiare, naturalmente!!!! e spingere l’opinione pubblica a fare molto di più. Ed ecco che questa voglia si è concretizzata con una serata al Teatro dal Verme di Milano.

Il 12 ottobre scorso con uno Zelig Show di cabaret e musica che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Leonardo Manera, Geppy Cucciari, Paolo Migone, Checco Zalone, Teo Teocoli, Annalisa Minetti, cantante non vedente e madrina della serata e Camila Raznovich di MTV.
Questo risultato è stato possibile grazie al lavoro che l’OMS e CBM Italia, associazione che lotta per prevenire e curare ogni forma di cecità e di disabilità nel mondo, hanno svolto con l’obiettivo di eliminare ogni forma di cecità, anche attraverso il lancio di una campagna mondiale dal nome Vision 2020.
Dal 1999 al 2004 il numero delle persone cieche nel mondo è sceso da 50 a 37 milioni.

Ad aiutarci in questa impresa anche alcuni dei mitici ragazzi del nostro oratorio che hanno accolto con entusiasmo la proposta di svolgere l’importante mansione di volontari tuttofare durante la serata. Avreste dovuto vederli mentre, a seguito di problemi con i biglietti d’ingresso, tentavano in ogni modo di fermare la massa di gente che voleva entrare a tutti i costi: i due Marco, dal fisico, esile venivano sbatacchiati come canne al vento da un energumeno tipo La Cosa dei Fantastici 4; Giulia e Irene tentavano di contenere le ire di signore impellicciate che non avevano più i loro posti davanti (e vi assicuro che gli occhi iniettati di sangue delle due dolci donzelle sono stati a un certo punto molto eloquenti per riportare la calma!), Andrea sorrideva circondato da “mani polipose” che sbucavano da ogni dove con biglietti incorporati e non (le donne soprattutto che lo guardavano con occhi languidi!!) e la povera cugina di uno dei due Marco che non riusciva a muoversi in quella baraonda, ma provava a mantenere l’ordine. Nonostante ciò la serata è stata un successo e abbiamo raccolto circa 9.000 euro di offerte, pubblicizzando anche la campagna di raccolta firme Sign up for Sight - Una firma per la Vista.

Questa petizione, si prefigge di raccogliere 20 milioni di firme per sensibilizzare l’opinione pubblica, i governi e le Istituzioni Internazionali sull’importanza del riconoscimento della vista come diritto umano fondamentale. Perché quindi non firmate anche voi? Un piccolo gesto, un grande risultato. Per farlo andare sul sito www.signupforsight.org


Giusy Laganà




ARRIVA LA LINEA 4

Buone notizie anzi, ottime, per la metropolitana del Lorenteggio.

Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha sbloccato l’avvio dei lavori, che non si erano potuti far partire per un intoppo dell’ultima ora e del quale a suo tempo abbiamo dato notizia: con un accordo raggiunto col Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha ottenuto l’erogazione dei finanziamenti di competenza governativa, ben 160 milioni di euro.

Via libera, quindi e cantieri aperti entro la fine dell'anno, per la prima tratta di 7,5 chilometri della futura Linea Blu. Un progetto che coinvolge tutta la città, perché consente un collegamento con importanti servizi pubblici quali l’ospedale Policlinico, il tribunale e l’aeroporto, tutti attualmente scoperti da un adeguato servizio di metropolitana.

La nuova linea avrà un impatto non solo su Milano, ma anche sui comuni viciniori, e può essere considerata una creatura della nostra zona, in quanto i lavori della prima parte avranno inizio proprio da Piazza Tirana, con proseguimento lungo le vie Segneri e Lorenteggio, cuore dei nostri quartieri, con proseguimento lungo l’asse Foppa -Carroccio - De Amicis - Santa Sofia, sino al Policlinico, termine del primo ramo. Saranno realizzate 13 stazioni: San Cristoforo, capolinea a ovest, Segneri, Gelsomini, Frattini, Tolstoi, Foppa, Parco Solari, Sant'Ambrogio, De Amicis, Vetra, S. Sofia e Sforza Policlinico. Costo complessivo 790 milioni di euro, compreso il materiale rotabile, ripartiti tra Governo, come già detto, Comune e privati.

Perché si possa giungere sino all' aeroporto di Linate, occorrerà tuttavia attendere ancora, sino al completamento della seconda parte. Il tracciato definitivo si snoderà nel complesso su di una distanza totale di una quindicina di chilometri, con diciannove stazioni, sino all’aeroporto, tramite un ulteriore percorso attraverso la cerchia interna dei navigli e poi nel tracciato di via Mascagni, corso Monforte e Plebisciti, Viale Argonne, con il superamento del terrapieno e lo scalo ferroviario (con una deviazione di un ramo verso Rogoredo - Santa Giulia-Montecity). Destinazione finale in fondo a Viale Forlanini, all’Aeroporto di Linate.

Tuttavia già con il completamento del primo lotto le abitudini e i servizi della nostra zona cambieranno radicalmente: con una rete di trasporto che comprende la tratta urbana delle Ferrovie dello Stato, linee di superficie di tram e autobus e, in un futuro ormai prossimo, una rete metropolitana molto più accessibile dell’attuale linea Rossa in Via Zurigo, saranno consentiti non solo spostamenti rapidi, ma l’alleggerimento del traffico e strade libere da migliaia di veicoli, con notevole beneficio per la qualità dell'aria.

Nel futuro, è in previsione il prolungamento della linea 4 ai suoi estremi: dalle nostre parti sino a Trezzano sul Naviglio attraverso Buccinasco, dall'altra parte verso S. Giuliano Milanese.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it





Carissimi amici,
dalla Guinea Bissau abbiamo ricevuto due lettere di ringraziamento per i progetti che abbiamo finanziato in memoria di Mariella e Luciana Dal Ben. Vi rendiamo partecipi pubblicando i passi più significativi delle due lettere.



Carissimi Ex oratoriani, parenti e amici di Luciana e Mariella,
“ho ricevuto la vostra generosa offerta a favore della nostra missione.
Vi ringrazio per il vostro nobile gesto e vi assicuro il ricordo nella preghiera, che viene fatto quotidianamente dalle nostre comunità missionarie per i nostri benefattori.
La somma da voi versata, come già concordato con don Gabriele e don  Pierangelo, verrà utilizzata a favore dei nostri bambini e ragazzi della popolosissima e vivace parrocchia "S. Antonio di Bandim" a Bissau, dove funziona un'attività pomeridiana di doposcuola. Con la vostra consistente offerta si potranno pagare alcuni insegnanti, finanziare alcuni banchi, un tetto e la merenda per diversi mesi.
Crediamo che investire nell'educazione di questi bambini, ragazzi e giovani (tutti poverissimi) sia molto importante per il loro futuro e per dare a loro, alle loro famiglie e al loro popolo un'opportunità di crescita e un segno di speranza. Come sapete, l'Africa è il continente più povero del mondo e le nazioni in cui siamo presenti appartengono al gruppo dei paesi più poveri in assoluto. Nessuno di noi pretende di salvare da solo l'Africa, ma è proprio di segni di solidarietà come il vostro che essa ha davvero bisogno, perché il seme della speranza produca i germogli dello sviluppo, e la solida pianta della giustizia e della pace”.
Grazie ancora e Buon cammino!

don Mariolino Parati
delegato per l’Africa


Carissimi Ex Oratoriani, parenti e amici di Mariella e Luciana,

“vengo con riconoscenza a ringraziarVi di cuore per l'offerta generosissima che ci avete inviato per il doposcuola dei bambini della nostra comunità cristiana di S. Antonio di Bandim - Bissau.
Grazie a nome di tutta la nostra Comunità: Giuseppini, laici della parrocchia, bambini e giovani.
Unisco un nutrito numero di foto, dove potete constatare un po' di vita della comunità e la situazione di grande bisogno in cui si incontra, per questo ogni aiuto è a benedizione.
L’offerta (ben 4.800 €) è arrivata in questi giorni tramite don Mariolino Parati. Nei prossimi giorni ordineremo le panchine e il compensato, che speriamo di poter avere tra qualche settimana e amplieremo la tettoia. Grazie ancora da parte di tutti i bambini e gli insegnanti che beneficeranno della vostra grande generosità.
Augurando che il Signore Vi sia sempre vicino in questo nuovo anno e ci dia di fare sempre con gioia la Sua Volontà vi saluto fraternamente a nome di tutti i membri della comunità Giuseppina di Bissau”.

Don Pierangelo Valerio


Vi comunichiamo che giovedì 15 febbraio alle ore 19.00 verrà celebrata una S. Messa in Parrocchia per ricordare i cari amici defunti in modo particolare don Angelo Bozzi.
Ricordiamo che è in corso il rinnovo dell’adesione all’Associazione per l’anno 2007, la quota è di euro 25,00, comprende l’abbonamento e la spedizione a “Camminare Insieme”.
Un carissimo saluto a tutti.

Il gruppo promotore



Gli amici della filo-sophia

Pur non riuscendo a ben determinare il “principio ultimo della realtà”, la filosofia, nel corso della sua storia, ha sempre affrontato il problema del senso della religione. Il tentativo era quello di dimostrare l’esistenza della divinità e di trovare ciò che ne qualificava la natura e i suoi scopi relativamente all’uomo e al mondo. La ricerca filosofica nacque come innovazione razionale rispetto ai miti che pervadevano la cultura greca fino al VII secolo a.C., attraverso i quali Omero, Esiodo, i Sette Savi e le religioni misteriche, tentavano di trovare risposta ai quesiti sulle divinità e sull’origine del mondo e dell’uomo.

Il problema dell’origine della religione, fino alla filosofia kantiana (XVIII secolo), si definisce in base al tipo di validità riconosciuta alla religione. Due sono state le impostazioni principali: quella che sosteneva l’origine per rivelazione e quella che sosteneva l’origine umana. Coloro che ne sostennero l’origine divina ne asserirono il valore assoluto; coloro, invece, che ne sostennero l’origine umana le negarono qualsiasi valore reale.
Gli epicurei, ad esempio, fecero risalire il valore della religione alla soddisfazione di un bisogno di conoscenza; altri a necessità pratiche quali il senso di precarietà e d’incertezza per il futuro o l’esperienza del dolore e della morte (per esempio Voltaire, Dewey, Hume, Freud).
Una variante di questa tesi è quella che vede nella religione una risposta politica a forme di imposizione delle classi sociali o etniche (ad esempio Nietzsche o Marx).

Gli scopi della religione, filosoficamente intesa, furono classificati secondo tre tipologie. Quella sociale per cui la religione sarebbe un modo per rafforzare i legami nella società. Quella veritativa che considera oggetto della religione la verità e, così facendo, ritiene che essa abbia una funzione analoga alla filosofia rispetto alla quale avrebbe o un ruolo preminente (Hamann e Jacobi) o un ruolo secondario (Hegel o Gentile). Quella morale, infine, che attribuisce alla religione lo scopo principale di offrire un fondamento assoluto e incontestabile ai valori e alle leggi morali (Kant).

Un discorso a parte merita il rapporto tra filosofia e teologia, ove per teologia si intenda la scienza che ha per oggetto il divino.
Nella Grecia classica sarà Platone, nel suo testo Repubblica, che la rivaluterà in senso pedagogico, ritenendola il primo passo, quello intuitivo/istintivo/narrativo, verso la ricerca razionale e critica della verità.
Per Aristotele, invece, la teologia verrà a coincidere con la metafisica o scienza prima, trascendente il mondo fisico ed il cui oggetto d’indagine è Dio.
Abbiamo visto, inoltre, che durante il medioevo, sia il compito di istituire un accordo tra fede e ragione, sia l’idea di considerare la teologia come una scienza, sia stato uno dei capisaldi della scolastica.
Il dibattito del ‘600 sarà caratterizzato dalle novità introdotte da Lutero e da una filosofia che si avvierà, anche se non tanto decisamente come alcuni studi vorrebbero sostenere, ad una rielaborazione in senso d’opposizione del rapporto tra le due scienze.
Il ‘700 e l’800 sono i secoli in cui si assisterà da un lato alla critica illuministica e materialistica del fenomeno religioso, dall’altro a una sua rivalutazione da parte di romanticismo e storicismo. La teologia di questi due secoli punterà al superamento della spaccatura tra cristianesimo e cultura, partendo dalla centralità della rivelazione di Dio nella persona di Gesù Cristo.
Nel ‘900, infine, abbiamo sicuramente una contestazione del fenomeno religioso, ma anche una sua rivalutazione ad esempio in ambito antropologico.
[continua]

Valentina Caleca




Lettere
Comune di Milano - Settore Salute - CDD Narcisi

Carissimo Don Guglielmo,
Il Concerto di Natale del 16 dicembre 2006, andato in scena grazie a voi, ai Cantori di Rinascita e... a Franca Bernasconi, instancabile e incalzante organizzatrice, è stato per noi un momento di grande festa… la gioia, di uscire, farci vedere, noi "disabili", accanto a voi, per scoprire che sono più le cose che ci accomunano che quelle che ci separano. Lei sa che questo è l'intento, la ragione per cui abbiamo voluto cantare il Natale nella vostra chiesa, e la ragione per cui i Cantori di Rinascita ci hanno prestato la voce per farlo… le diversità, nel creato, sono occasione, stimolo, ricchezza e un po' anche provocazione. E come tali vanno raccolte.

Vi ringraziamo di cuore. A nome di tutti,

Claudio Meazza
Direttore Centro Diurno Disabili Narcisi



Carissimi amici del Gruppo Missionario e Comunità del Murialdo,
più volte ho avuto prova della vostra generosità e della vostra attenzione per le opere di bene che cerchiamo di fare tra questa gente del Benin.

Tutto è grande e importante se lavoriamo con il cuore. Le necessità sono veramente grandi e ovunque in Africa, come in qualche parte dell’Europa, in molte parti del mondo come nella nostra Milano. Solo il Signore può arrivare a tutti; noi gli diamo solo una mano e questo lo facciamo meglio che possiamo e con gioia. Qui ho imparato a guardare in faccia al limite umano e ad essere grata a Dio. Se le nostre aspirazioni di carità, la nostra preghiera e il nostro operare sono poca cosa, ma, uniti tra noi e noi a Lui, tutto è a misura alta: la misura dell’amore. Buon anno 2007! Vi abbraccio tutti. Grazie!

Suor Bertilla Valtulina



Fotografie


28 gennaio 2007 - Festa della Famiglia -

Durante la Messa delle 10.00
giovani dello Sri Lanka eseguono una danza