camminare insieme Marzo 2007   


“Dio mi manca”

Eugenio Jonesco, uno dei maggiori drammaturghi contemporanei, qualche anno fa a Rimini durante il Meeting annuale di Comunione e Liberazione - dove si dava la sua opera su San Massimiliano Kolbe, martire nel bunker della fame di Auschiwitz - fu intervistato da un giornalista: “E’ d’accordo con l’affermazione di molti secondo i quali oggi pochi uomini cercano Dio?”.

Rispose: “non è vero. Gli uomini lo cercano sempre, magari negli idoli, nei mostri della politica, nei mostri del terrorismo, negli idoli della canzone, dello sport.
Cercano qualcosa di essenziale senza saperlo. Cercano la divinità, mi creda: non è possibile un’umanità senza Dio. Io non so se credo in Dio; so con sicurezza che Dio mi manca”.

Stiamo per iniziare un cammino straordinario e di speranza: la Quaresima. Mettiamoci alla ricerca di Dio.
Siamo tutti cercatori di Dio.

Ti verranno annunciate la gioia di vivere e di sperare. Occasioni stupende di Lectio divina per conoscere Gesù, per cercare Dio.
Inoltre passerà per il nostro decanato, e quindi per la nostra parrocchia, il Crocifisso di San Damiano, a 800 anni da quel: “Francesco, va’. Non vedi che la mia casa è in rovina? Va’, dunque a ripararmela”.

Il Cardinale Dionigi Tettamanzi e i Vescovi della diocesi e tanti sacerdoti saranno nella nostra parrocchia per la Via Crucis cittadina. Un dono eccezionale del nostro padre Vescovo.
Il gruppo teatro Murialdo ci farà ancora gustare quel “Forza Venite Gente”.
Non manchiamo ai vari appuntamenti.

E ora con il rito penitenziale delle “ceneri” abbiamo iniziato il cammino quaresimale che ci porta a Pasqua: un tempo preparato da Dio per la nostra salvezza.
Una grazia di speranza.

Sento l’obbligo di annunciare: siamo gente di speranza, proprio in questi tempi così avari per l’accumulo di problemi che stringono il cuore e rischiano di farci mollare.
Siamo infestati infatti da quelli che vorremmo chiamare “profeti di sventure”, i quali ci bersagliano ogni giorno con i dardi della paura, creando la psicosi che demolisce ogni speranza.
Personalmente ho provato che quando sei contento realizzi due volte; mentre con il cuore in ansia si fanno solo buchi nell’acqua.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org



Il profumo di Francesco

La croce di San Damiano nel nostro decanato del Giambellino

Verso la fine del 1205 a San Damiano, il Crocifisso della chiesa, parla a Francesco e lo invita a “restaurare la chiesa”. E Francesco a 23 anni, inizia a riparare la chiesetta di San Damiano, mendicando in città le pietre che gli servivano.

Davanti a questo Crocifisso
che sarà in parrocchia Murialdo

Venerdì 16 marzo ore 21.00


Fra Paolo Ferrario ci aiuterà a chiedere come fece Francesco:

“Signore, che cosa vuoi che io faccia?”.



Appuntamento con il

Incontro di tutti
i Consigli Pastorali del Decanato

Giovedì 22 febbraio si è tenuto, in sala Paolo VI, un incontro unitario dei Consigli Pastorali Parrocchiali e dei Consigli per gli Affari Economici, recentemente rinnovati, e facenti parte del nostro Decanato, con i relativi parroci e presbiteri.

Tale incontro che ha visto la presenza, gradita e significativa, di Mons. Erminio De Scalzi, Vescovo ausiliario per la zona di Milano, verteva soprattutto sui "compiti e ruoli dei membri del C.P.P.", nonché su "i laici nella Chiesa oggi e l'impegno della formazione".

Mons. De Scalzi ha delineato la nuova strategia pastorale che assume un modello di "corresponsabilità" e di "comunione", rimarcando l'importanza di un ruolo più attivo dei laici, consapevoli della loro dignità e vocazione.

Questa nuova strategia mira a un nuovo slancio missionario delle nostre Comunità, ma l'elemento più importante per la buona riuscita dei nostri Consigli, ha ribadito Mons. De Scalzi, è da ricercarsi nella presenza di Comunità che sappiano vivere nella carità e nella comunione.

L'incontro, vivo e intenso e al quale hanno partecipato oltre 150 persone, è stato un modo concreto per manifestare la comunione pastorale tra le Parrocchie del nostro Decanato.

Franco Baccigaluppi



Il Signore me l’ha fatta capitare davanti
(Gn 27)

 



[1] Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». [2] Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. [3] Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. [4] Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire». [5] Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. [6] Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: [7] Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. [8] Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine: [9] Va' subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto. [10] Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte». [11] Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. [12] Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione». [13] Ma sua madre gli disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti». [14] Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. [15] Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; [16] con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. [17] Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.

[18] Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». [19] Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». [20] Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me l'ha fatta capitare davanti». [21] Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no». [22] Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». [23] Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. [24] Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». [25] Allora disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. [26] Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e baciami, figlio mio!». [27] Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse:

«Ecco l'odore del mio figlio
come l'odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
[28] Dio ti conceda rugiada del cielo
e terre grasse
e abbondanza di frumento e di mosto.
[29] Ti servano i popoli
e si prostrino davanti a te le genti.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!».

[30] Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello. [31] Anch'egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva detto: «Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica». [32] Gli disse suo padre Isacco: «Chi sei tu?». Rispose: «Io sono il tuo figlio primogenito Esaù». [33] Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà».




Qui viene raccontato come Giacobbe, aiutato dalla madre, carpisce con furbizia e inganno la benedizione al padre. Più di ogni altro questo episodio è da capire nel suo significato; non va valutato secondo la mentalità contemporanea.

Esaù e Giacobbe sono uomini come tutti gli altri, con le loro miserie, i loro errori e le loro falsità; ma quel che a noi importa non è la loro storia, bensì la storia di quel che Dio ha fatto per loro, malgrado loro, e del piano che Egli ha seguito per compiere la sua volontà, malgrado le debolezze umane nelle quali egli non si è vergognato di agire.

Questo capitolo è l’esempio lampante della sovranità di Dio che agisce sull’umanità corrotta. Il popolo di Dio non è un popolo ideale e irreale, ma un popolo come gli altri, con i suoi costumi, le sue povertà, le sue infedeltà quotidiane.

Dio non aspetta che ci meritiamo la sua benedizione, non la riceveremmo mai!

Dio deve accordare la sua benedizione alla discendenza che si è scelto, e per mostrare chiaramente che non è il popolo a meritarla, Dio agisce scegliendo Giacobbe e non Esaù.
Giacobbe lotta per ottenere l’eredità paterna perché non c’è benedizione al di fuori di essa; ma, quando l’ha ottenuta è costretto a fuggire per non incorrere nelle ire di Esaù. Gli occorreranno lunghi anni prima di poter ritornare e dolorose esperienze prima di comprendere quel che rappresenta per lui la benedizione divina.

Nella mentalità orientale, quando la parola è stata detta davanti ad un testimone ha più forza che se fosse stata incisa su pietra, era quindi un atto religioso davanti all’Eterno che le conferiva il suo carattere irrevocabile.
Isacco pronuncia la formula di benedizione solenne: non è una ripetizione della promessa di Dio ad Abramo e a Isacco ma una promessa di prosperità di ricchezza, di grandezza e di prosperità sui suoi fratelli. Questo passo mostra il valore di una benedizione che non può essere annullata, che agisce al di fuori della volontà di colui che la conferisce e di colui che la riceve.

Alla fine del capitolo, una volta di più la promessa di Dio sembra seriamente compromessa a causa del peccato degli uomini, ma Dio non può rinnegare se stesso e quindi la sua promessa nonostante tutto si compirà.


Gabriella Francescutti



    

11 febbraio: Madonna di Lourdes e 15a Giornata del Malato,

per questo siamo qui davanti al Signore e desideriamo offrire le nostre preghiere e la nostra affettuosa attenzione soprattutto a coloro che soffrono: malati, anziani, persone sole, soprattutto della nostra parrocchia. Essi sono nel cuore di Dio, ma anche nel nostro cuore. Per questo da molti anni, i Ministri della Comunione e il gruppo “Amici dei Malati” avvicinano con molto impegno queste persone, portando Gesù Eucaristia, attenzione e un po’ di conforto alle loro solitudini. Il filo che ci unisce a questi nostri amici è la consapevolezza dell’Amore Misericordioso di Dio.

Il Signore ci ama per primo, è il nostro vero aiuto, la roccia su cui appoggiamo tutte le nostre speranze.
E oggi, in questa celebrazione, è Lui stesso che ci affida alla sua e nostra Madre celeste, perché ci accolga tutti nel suo abbraccio amoroso.

Preghiamola ora insieme con le parole di San Leonardo Murialdo: “Quale gratitudine e quale amore dobbiamo a te, Maria, tutte le innumerevoli grazie che abbiamo ricevuto, tutte quante, dopo Dio, le dobbiamo a te. Quale fiducia e quale gioia per me! In te spero, non sarò confuso in eterno”.





Questa preghiera è stata letta all’inizio della Santa Messa delle ore 11.15 di domenica 11 febbraio, Giornata Mondiale del Malato.
Ci sembra cosa buona condividerla con la comunità.



Fulvia Briasco


Appuntamenti del Mese

In spirito penitenziale e nel ricordo delle sofferenze di Cristo la Chiesa invita tutti i cristiani all' astinenza da osservare tutti i venerdì di Quaresima e il digiuno il 1° venerdì di Quaresima e il venerdì Santo.

Ogni Venerdì  ore 8,30 Preghiera di Lodi e letture
  aliturgico
       ore 15,30 Via Crucis in Chiesa
                       ore 21,00 Lectio Divina

Venerdì 2 marzo ore 21,00 - Il lago che Gesù amava
(Lectio Divina della biblista Pia Compagnoni)

Venerdì 9 marzo ore 21,00 - Come Gesù celebrava la Pasqua
(Lectio Divina della biblista Pia Compagnoni)

Venerdì 16 marzo - ore 21,00 - Il Crocifisso di San Damiano sarà al Murialdo! (Lectio Divina di Fra Paolo Ferrario)

Giovedì 22 marzo ore 20,45 - Via Crucis cittadina

Dalla Parrocchia di S. Giovanni B. alla Creta alla nostra parrocchia di  S. Leonardo Murialdo. Guidano la via Crucis: il Card. D. Tettamanzi, il Vescovo E. De Scalzi e tutti i parroci della zona pastorale.

Sabato 24 marzo ore 21,00 - Nella parrocchia dei SS. Patroni
Veglia Missionari Martiri

Ogni martedì - Catechesi dell’Arcivescovo
“Il vangelo della Famiglia”
Saranno trasmesse martedì 27 febbraio e martedì 6 - 13 - 20 - 27  marzo

· In TV su "Telenova" - ore 20,45

· in radio, su "Circuito Marconi" (FM 94,75 - 95,00 MHz) ore 21,00


Domenica 1° aprile - ore 15,30

“FORZA VENITE GENTE”

Spettacolo teatrale preparato dal  Gruppo Teatro Murialdo

Presso il Teatro della Creta

In Piazza San Giovanni Battista alla Creta - Milano




Raccogliersi, riscoprire, ripartire

L'occasione è offerta semplicemente dal calendario liturgico: l'inizio della Quaresima.

L'opportunità, per noi, è regalata, come ogni anno, da una "casa" accogliente - quella delle suore di via Cascina Corba, che sono davvero materne - dalla fedeltà tenace e ammirevole di un gruppo storico della parrocchia (quello di Azione Cattolica e Mamme Apostoliche, che forma il nucleo portante di questa iniziativa) e dalla disponibilità di un sacerdote: siamo fortunati ad averne cinque!

L'esperienza del ritiro, domenica 25 febbraio ore 15, seguito dalla Santa Messa alle 17, è stata, a detta di chi ha scelto di parteciparvi (è un'occasione aperta a tutti, davvero a portata di mano...) innanzitutto raccogliersi in un clima fraterno, nel silenzio della preghiera di adorazione, guidata da un salmo.

Poi si è ascoltato; il tema sul foglio d'invito sembrava vastissimo: Confessione, Eucaristia, Preghiera... Invece, solo tre quarti d'ora per fare memoria, attraverso citazioni di Sacra Scrittura e testimonianze di uomini e donne di fede, di questi tre grandi doni che ci vengono da lontano e sono così vicini, a portata di mano.

Filo conduttore è stata la parola riscoprire:
- la Confessione come tocco di Dio che ci ricrea, uno sgombrare il cuore perché ci sia spazio per Dio, il Padre, che nel silenzio attende ciascuno con trepidazione, con gioia, con tutte le sfumature dell'accoglienza, per ridonargli la pace e celebrare insieme la festa della riconciliazione;

- l'Eucaristia il mistero di un amore - quello di Dio - portato al limite estremo del dono totale, che si rende incontrabile tanto semplicemente e concretamente, per darci innanzi tutto la forza di vivere da figli e quindi trasformarci in piccole sorgenti dello stesso tipo di amore.

Ecco la "necessità" della Messa: in tanti Paesi del mondo questa esperienza è ostacolata duramente, drammaticamente; e noi l'abbiamo così a portata di mano
- la Preghiera uno stare davanti a Dio in pura perdita, finalmente in silenzio, imparando a tacere perfino le formule abituali. Intrattenersi con Dio mettendo a nudo il cuore: è l'unica cosa che a Lui davvero interessa, insieme a un po' del nostro tempo, per distribuire salvezza attraverso di noi.

Da notare, infine, l'invito che accompagna il gesto dell'imposizione delle ceneri: è un programma dinamico, convertiti (cioè muoviti, cambiando direzione) e aderisci al Vangelo.

Se lo vuoi, per riuscirci, devi fare spazio, silenzio, rinunciare a qualcosa per..., digiunando un po' da tante distrazioni abituali (TV...): troverai tempo ed energie per rinnovarti, e soprattutto troverai la compagnia del Signore che già ha percorso questa strada e la continua con ciascuno di noi per ricondurci a casa.

Maria Isnardi Brenna



Preghiera a San Giuseppe

O glorioso San Giuseppe,
a te con fiducia ci rivolgiamo:
Custodisci le nostre famiglie
nella pace e nella grazia divina.

Conforta i nostri ammalati e
intercedi per la loro guarigione.

Aiutaci nel nostro lavoro
e mantienici fedeli alla
missione affidataci da Dio.

Insegnaci a conoscere
e amare Gesù
e accresci la nostra fede.

Custodiscici dal male
e da ogni pericolo ora
e per sempre.
Amen



DIALOGO APERTO

Ringrazia per avere parlato della Confessione

Ringrazio “camminare insieme” per aver messo in evidenza (n° 2 di febbraio 2007) un sacramento, la confessione, del quale da tanto tempo anche nella Chiesa non se ne parla più. Una lode e un ringraziamento a continuare.
Auspicherei che se ne parlasse ancora e che se ne desse maggiore spazio anche nel nostro informatore dal punto di vista biblico, liturgico e comunitario. Infine pure l’aspetto psicologico meriterebbe un approfondimento. Ringrazio cordialmente.
(lettera firmata)

Caro lettore di “Camminare insieme”,
grazie dell’invito al dialogo su un argomento così importante. Desidero dare ancora qualche indicazione, frutto anche della mia esperienza di oltre 40 anni di prete.

A chi da anni non si confessa, dico: non è un rito.
In gioco c’è l’incontro con Dio.
Ritengo sia decisivo il clima di incontro personale con Dio, fatto di preghiera e di ascolto della sua Parola
Esso riscatta il sacramento dal rischio della ritualità e del formalismo che può allontanare proprio chi è più sensibile. Ho incontrato persone che si accostano alla riconciliazione sacramentale col desiderio, che talora è vera nostalgia, di un rapporto personale con il Signore: un abbraccio di misericordia che porti fiducia e pace. E questo, insieme al perdono dei peccati, il sacramento lo dona.
Il sacramento è grazia di perdono, ma anche corrobora, dona fiducia e getta luce sul cammino da compiere.

Anche la celebrazione comunitaria, in passato vissuta più intensamente, e che non è solo cornice ma anche sostanza, aiuta a comprendere il senso ecclesiale del sacramento: il clima del rispetto, di discrezione, di misericordia e di fiducia, aprono i cuori ad accogliere quelle “parole di perdono”, che sono dono di grazia.

Mi chiedo spesso, se saprà la Chiesa aiutare i cristiani a riscoprire il sacramento della Penitenza che oggi sembra quasi irrimediabilmente in crisi.
Quali strade percorrere?
Io non ho risposte perentorie.
Per chi da tempo non si confessa deve esser chiaro che la Confessione non è un rito magico né qualcosa che casca addosso senza un prima e senza un dopo.
In gioco c’è un incontro con Dio.

La preghiera, l’incontro spirituale, in un contesto di sereno ascolto della parola di Dio ti aiutano a un cammino di ricupero di fedeltà, di amicizia con il Signore che dà anche gioia.
Aspetto altre richieste di approfondimento.
Ti saluto di cuore.

Tuo CIGI



Murialdina: più sportivi, meno tifosi

È proprio il nostro impegno ci dice il presidente del G.S. Murialdina, Nicolino Florio: “vogliamo lo sport, quello praticato, come antidoto all’esasperazione del tifo”.

Dopo i fatti di Catania, con l’uccisione dell’ispettore di Polizia, Filippo Raciti, all’esterno dello stadio, ultimo episodio di un’escalation di violenza che circonda il calcio italiano, una delle riflessioni possibili è quella di tornare ad educare i giovani e i piccoli allo sport, per imparare regole, il rispetto dell’avversario, saper gioire delle vittorie e per accettare le sconfitte.

E aggiunge Alfredo De Santi, dirigente della Murialdina: “chi pratica sport è più abituato a misurarsi, a confrontarsi con altre persone, a superare le difficoltà, ad accettare il senso della vittoria e della sconfitta in maniera equilibrata”.

Aggiunge ancora il presidente: i genitori dovrebbero invece spingere i ragazzi a vedere nello sport un modo per misurarsi con se’ stessi e con gli altri, e in questo senso lo sport è fondamentale per la loro crescita”.

A tale scopo stiamo organizzando una serie di incontri per i dirigenti e allenatori della Murialdina fissati per i lunedì 3, 12, e 19 marzo 2007, e che saranno animati da persone qualificate del CSI di Milano.

Enrica Roberto




Suor Elena si racconta...

La presenza di frati e di suore nelle nostre comunità e nella società è un dono e una provocazione. Con la loro scelta di consacrazione ricordano al mondo ciò che vale di più: mettere il proprio tempo, le proprie capacità e i propri beni al servizi di Cristo, presente nei fratelli. Anche la scelta della vita di clausura diventa una testimonianza per la gente del nostro tempo che ha fretta e non sa più incontrare Dio. Offrono l’esempio di una preghiera e di un servizio che è fonte di grazia per tutti.
La nostra comunità ha la grazia di suor Elena che sta vivendo il noviziato nel monastero di S. Benedetto in città.

Così Suor Elena si racconta: “Sono entrata in monastero due anni fa, dopo un lungo periodo di ricerca vocazionale, durante il quale mi chiedevo come vivere senza compromessi e con radicalità la fede cristiana. Avevo compreso che il mio desiderio di felicità veniva pian piano a coincidere con la proposta che il Signore Gesù in modo rispettoso, ma irresistibile mi rivolgeva.
Il giorno dell’ingresso in monastero è stato per me un vero spartiacque: la decisione di aderire così a cristo mi ha portato a liberarmi dalla paura di sbagliare e dai condizionamenti che spesso noi giovani viviamo nelle relazioni interpersonali, assillati dalle domande: Che cosa penseranno gli altri?; starò facendo la scelta giusta?. Queste paure paralizzano e alla fine ti fanno sprecare le energie più belle della tua giovinezza. Invece rischiare fidandomi mi ha aperto la possibilità di esercitare concretamente la mia libertà, intraprendendo un continuo esodo dai miei piccoli progetti verso la terra promessa che è la comunione con lui, sorgente della vera gioia.

Ringraziamo Suor Elena di questa testimonianza e le assicuriamo la nostra preghiera.

Don Samuele Cortinovis
samuelec@murialdo.org



Quaresima di Fraternità e di speranza

Aiutiamo le chiese d’Africa, speranza della nostra fede



don Mariolino con alcuni seminaristi del Ghana

In Asia, Africa, America del Sud ci sono 102 seminaristi giuseppini, dei quali 32 in Africa, speranza per il futuro della Congregazione e della Chiesa universale.

La Parrocchia e il Gruppo Missionario Ettore Cunial propongono alla nostra comunità di sostenere con offerte, frutto delle nostre gioiose rinunce durante questa Quaresima, i giovani seminaristi dei 3 seminari della Guinea Bissau, Sierra Leone e Ghana. Contiamo di consegnare a don Mario Parati, delegato per l’Africa, quanto raccoglieremo per il mantenimento e gli studi dei suoi e nostri seminaristi africani.

All’inizio della quaresima abbiamo dato la consueta cassettina ai ragazzi; gli adulti possono prenderla sul tavolo della buona stampa. Verranno poi riportate in chiesa la domenica delle Palme.

A cura del Gruppo Missionario


Spazio bimbi

Da ormai più di un anno nella nostra chiesa durante la S. Messa delle ore 10 è aperto uno “spazio bimbi”.

Quando questa esperienza è iniziata ho dato una mano ai giovani che si erano offerti per questo servizio, nell'organizzazione e nell'animazione delle varie attività che vengono proposte ai piccoli quali giochi, disegni, letture ecc.

Ultimamente però, per motivi vari, non vi ho partecipato per parecchie settimane.

Domenica scorsa quindi, quanto mi sono ripresentata allo “spazio bimbi”, ho potuto guardare a questa realtà quasi con l'occhio dell'estraneo e verificare cosa vi accade al suo interno.
Vi posso assicurare che nello “spazio bimbi” in questi mesi si è creato un clima veramente gioioso e sereno in cui tutti i piccoli che vi si affacciano ricevono attenzione e sorrisi.

I giovani animatori (in prevalenza ragazze) hanno dimostrato di avere costanza, capacità, pazienza, passione e che tutto questo è possibile realizzarlo, nell’assoluta gratuità, solo se una cosa viene fatta con amore.

I bimbi vengono volentieri e il nostro sogno iniziale, di far sì che vivessero l'esperienza della S. Messa come un incontro gioioso con il Signore nella comunità, mi sembra si stia realizzando pienamente.

Scrive S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi al cap. 13: “Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che ero da bambino l'ho abbandonato”. Lasciamo quindi che facciano e si comportino da bambini; per ora per loro è sufficiente che imparino alcuni gesti e preghiere quali ad esempio il segno della croce, lo scambio della pace, il canto dell'alleluia e del Santo e la preghiera del Padre nostro o, imitando i grandi, si inginocchino in silenzio al momento della consacrazione.

Confidiamo che quando saranno grandi possano continuare a sentirsi accolti e amati da Dio come quando erano piccoli.

Annamaria Cereda



Dalla Guinea Bissau


Don Pierangelo ci ha mandato alcune foto dell’oratorio estivo 2006 di Bissau, che lo scorso anno è stato finanziato dal nostro gruppo missionario insieme al gruppo ex oratoriali e ad alcune famiglie della parrocchia.

L’oratorio estivo a Bissau dura tutto il mese di agosto e i ragazzi iscritti sono oltre 800, guidati dai sacerdoti e da oltre 200 animatori, tra questi alcuni giovani provenienti da alcune opere d’Italia, di cui 3 della nostra parrocchia. A tutti i ragazzi viene dato gratuitamente il materiale per le attività, la maglietta, il cappellino e un panino tutti i giorni, il tutto per una spesa di euro 2.500.

Ancora una volta vogliamo ringraziare tutti i benefattori e le oltre 100 famiglie della nostra parrocchia che con costanza sostengono l’adozione a distanza dei bambini della Guinea Bissau e della Romania. Alcune da tanti anni, altri da meno, ma tutti con puntualità condividono un pezzetto di cielo con i fratelli più piccoli.

Encomiabile l’impegno di don Franco Pedussia che gestisce le adozioni per la congregazione: risponde e ringrazia tutte le volte che riceve l’offerta e a Natale e Pasqua manda gli auguri, il calendario e le notizie fresche dalle missioni.

Anche noi in parrocchia siamo attrezzati per dare il massimo sostegno alle famiglie che hanno scelto di adottare a distanza un bambino, basta venire o telefonare, possibilmente il pomeriggio, per avere tutte le informazioni.

A cura di Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it



“Una domenica originale”

Originale, e perché? Perché domenica 4 febbraio 2007 i nostri bambini dell’Anno dei Discepoli si sono presentati alla comunità per aderire alla chiamata di Gesù che dice: “Venite con me”.

Gesù chiama i nostri bambini e li invita a seguirlo, a lasciare tutto (come i pescatori del Lago), dà loro la mano perché seguano la via giusta. Il gruppo dell’Anno dei Discepoli, che si ritrova il giovedì pomeriggio è formato di bambini di 9/10 anni che dopo una fase di scoperta (Anno della Fede), vivono con la Prima Comunione un momento importante perché s’impegnano a seguire Gesù.

Con l’Eucaristia si crea una nuova amicizia con Gesù perché imparano a vivere, amare come Lui, riconoscendolo nella fede e a fare propri i suoi insegnamenti. Ecco perché, durante la Messa di domenica 4 febbraio sono stati chiamati per nome per entrare in comunione con Gesù.

Dopo la Messa i bambini con i genitori, sacerdoti e catechisti hanno condiviso un momento comunitario che ci ha unito di più perché la scelta di stare con Gesù dona capacità nuova per la propria crescita.
Un grazie speciale a don Samuele e a don Guglielmo per la grande disponibilità e un grazie ai genitori che ci hanno aiutato in questo delicato cammino di fede!.
Signore eppure tu mi chiami a cose meravigliose. Sì sono pronto, ti sogno. Signore, amico mio, avvicinati a me, abbracciami, fatti vedere” (da “Venire con me”).

Lilly Masone


Un piccolo aiuto ai più piccoli

“A sabato prossimo! Va’ che ti aspetto, e mi raccomando… porta tutti i compiti!”. Con queste parole salutiamo i bambini e le bambine che ogni sabato pomeriggio, dalle ore 15,00 alle 16,30, vengono in oratorio, dove trovano sempre un gruppo di volontari, giovani e meno giovani che si dedicano a loro aiutandoli ad eseguire i compiti assegnati a scuola.

Sono circa 30 i bimbi che usufruiscono di questo servizio, perlopiù di nazionalità straniera. E in effetti il progetto è nato proprio con l’intenzione di rivolgersi innanzitutto a loro, ma ci sono anche diversi bambini italiani che hanno semplicemente bisogno di una mano per colmare qualche lacuna o difficoltà.

Ma al di là del supporto scolastico che viene loro offerto, credo sia molto bello il clima di amicizia e di serenità (a volte anche di vero e proprio caos, se vogliamo dirla tutta…. Ma si sa, quando ci sono di mezzo i bambini è sempre così!) che si è sin da subito venuto a creare tra noi volontari e loro, oltre che nelle relazioni tra bambini./p>

Ci si conosce a poco a poco e allora ecco che nascono simpatie, affetti, “relazioni buone”, insomma ciò che spinge poi a voler tornare anche il sabato successivo. Si scopre così che ogni volta si ritorna a casa “arricchiti dentro”. Se anche tu “lettore” vuoi dedicare un po’ del tuo tempo, anche solo uno o due sabati al mese, e dare una mano “a chi da solo non ce la fa”, sentiti sin da ora il benvenuto.
Ti aspettiamo!

Anna Corlianò



150° Anniversario dei
Gruppi di volontariato vincenziano

Domenica 11 Febbraio i G.V.V. di Milano hanno festeggiato il 150° anniversario della loro fondazione a Milano con una Messa solenne presieduta dal Cardinale Dionigi Tettamanzi nella Basilica di San Vincenzo in Prato. Con il Cardinale hanno concelebrato i preti della Missione, gli assistenti spirituali dei gruppi cittadini e alcuni parroci tra cui il nostro don Guglielmo.

Era il 1857 quando alcune volontarie, seguendo il progetto di San Vincenzo de Paoli che nel 1617 aveva fondato a Parigi le prime “Carità”, costituirono a Milano l’Associazione. Da allora i G.V.V. seguono e sostengono le famiglie in difficoltà della nostra città rispondendo ai bisogni vecchi e nuovi con la stessa capacità organizzativa insegnata dal Fondatore.

Nella Parrocchia di San Leonardo Murialdo i G.V.V. sono presenti dall’immediato dopoguerra con servizi diversi.

Le Volontarie Vincenziane continuano ad assicurare aiuti alle famiglie e alle persone in difficoltà della parrocchia e della zona, offrono sostegno scolastico a bambini, ragazzi, giovani (CE-DAG nella Parrocchia di San Vito).

Sono presenti al Centro di Ascolto aperto il lunedì e il mercoledì dalle ore 10 alle 12 presso la Parrocchia Murialdo, distribuiscono ogni mese viveri e altri aiuti in risposta a situazioni di precarietà lavorativa e familiare.

Il Cardinale ha avuto parole di riconoscenza e di incoraggiamento nei confronti dei volontari, esortandoli a continuare nella loro generosità con le parole di San Vincenzo:

“Dio ama i poveri
e chi li aiuta.
Il servizio dei poveri
va preferito a tutto e a tutti
i poveri sono i nostri
signori e padroni”.

Suor Carla FdC



“QUALI PASSI LUNGO LA STRADA DEL DIALOGO”

Venerdì 16 febbraio si è tenuto in parrocchia un incontro con don Giancarlo Quadri, responsabile per la pastorale dei migranti della Diocesi, padre Paolo Nielli del PIME, Ahmed e Nouri appartenenti all’Associazione Giovani Musulmani.

Il tema era “Quali passi sulla strada del dialogo” in preparazione alla festa dei Popoli.

In considerazione del fatto che il nostro quartiere vede continuamente crescere il numero degli immigrati - e tra questi i musulmani sono in prevalenza - dovremmo cogliere al volo le occasioni che ci vengono offerte per conoscere “gli altri”.

L’incontro voleva, infatti, essere un piccolo contributo alla creazione di un dialogo sincero, nel rispetto delle differenze e nella speranza - siamo o dovremmo essere gente di speranza - di riuscire a creare nel quartiere rapporti di fiducia reciproca e il rifiuto di qualsiasi violenza.

Don Giancarlo ci ha spiegato le linee guida della diocesi in materia di immigrazione:
rispetto dell’identità culturale che presuppone sia la stima, sia l'aiuto a mantenere e a sviluppare i legami con le proprie origini;
l'inserimento nel tessuto sociale.
Due linee irte di difficoltà, che a volte sembrano andare in direzioni opposte anziché incontrarsi.

Hanno quindi preso la parola i due giovani musulmani. Pur facendo parte di un’associazione nazionale, le loro sono state voci non di tipo istituzionale, ma di gente comune che ci ha portato la loro esperienza di italiani, nati da genitori mediorientali o nordafricani, di fede musulmana. Loro continuano a vivere la fede dei genitori con un rigore che noi spesso non troviamo più nei nostri ragazzi cresciuti in oratorio.

Padre Nicelli ci ha raccontato la sua esperienza di missionario nell’inferno di Mindanao (Filippine) dove, da anni, infuria una guerra civile tra cristiani e musulmani. Un esempio di cosa succede quando la fede è ridotta a perseguimento di puri riconoscimenti politici.

Al termine degli interventi, il pubblico presente ha posto delle domande e cercato delucidazioni su particolari argomenti.


Da sinistra: Padre Paolo del PIME; don Giancarlo, della pastorale migranti;
Massimo Chiari, coordinatore; Ahmed e Nauri, giovani musulmani.

Da più parti si è auspicato di poter riprendere questi incontri e forse - ma questa è una mia idea personale - se vogliamo davvero imparare a conoscerci, bisognerebbe puntare più su uno scambio di opinioni e di esperienza tra gente comune che su interventi ad alto livello. Il capirsi l’un l’altro significa confrontarsi sulla vita di tutti i giorni, cercando di comprendere i diversi punti di vista. Spesso conoscere il perché di certi comportamenti è il primo passo per imparare a capirli e ad accettarli. Imparare a dialogare, a vivere insieme e a rispettarci è la sfida che ci aspetta e a cui, anche volendo, non possiamo sottrarci. Come ha detto il Card. Martini il fenomeno della migrazione è “…l’ultima occasione provvidenziale per il nostro cambiamento (e conversione)”.
Forse abbiamo già perso troppo tempo!


Marinella Giannetti




Il pensiero di un vescovo sui pacs et similia
“C’è il rischio di tagliare il ramo su cui siamo seduti”

Società ipocrita se indebolisce la famiglia

«Attenti, quindi, alla scelta di legalizzare le unioni di  fatto:
c'è il rischio di tagliare il ramo su cui siamo seduti»

 

Il motivo per cui non riusciamo ad accettare i pacs, o  similia, come nuova figura giuridica non è etico, ma politico.

Non diciamo: le convivenze sono contro la morale cattolica e  quindi siamo contrari a riconoscerle giuridicamente.

Diciamo invece: le convivenze sono rischiose per il bene  della società e per questo siamo contrari a una loro  legalizzazione, perché un tale riconoscimento diminuisce e deforma la  posizione della famiglia nel sistema sociale.

La famiglia svolge  una funzione preziosa e delicata nella costruzione del  benessere della società.

Qualsiasi scelta che indebolisca questa funzione è  pericolosa e va soppesata con attenzione. La scelta di legalizzare le unioni di fatto colloca la famiglia in una condizione di oggettiva debolezza. Attenti, quindi; c'è il rischio di tagliare il ramo su cui siamo seduti.

Vediamo se il ragionamento fila.

Chi si sposa assume dei doveri e delle responsabilità che  non sono affatto leggeri ma che permettono alla famiglia di  svolgere nella società una funzione  primaria: quella della procreazione, del mantenimento e  della fondamentale educazione.

Lo Stato - che pure previa verifica di alcune condizioni riconosce e ratifica il divorzio - cerca di rendere stabile la famiglia non per motivi etici ma perché riconosce che il proprio benessere dipende  (anche) dal buon funzionamento dell'istituto familiare.

Già ora la famiglia è evidentemente in crisi e questa crisi è pagata a caro prezzo dalla società.

Non è mai stato facile, nel mondo moderno, superare la crisi dell'adolescenza, ma questo passaggio diventa ancora più difficile se un ragazzo non si sente sicuro affettivamente: se teme che i suoi genitori si possano dividere. È un prezzo altissimo che i giovani sono costretti a pagare.

Non è certamente estraneo a questa situazione il fatto che i giovani - ci dicono - vedono il futuro più con timore che con speranza: è per la precarietà affettiva che non dà loro che poche, incerte speranze di essere veramente accettati e amati per sempre.

La sofferenza che si paga per questa situazione è anzitutto personale, ma è anche sociale perché questa insicurezza genera paura e sospetto, quindi diffidenza e aggressività; rende i rapporti con gli altri problematici, non sereni; rischia di far percepire la presenza degli altri come un pericolo anziché come una ricchezza.

Se si delinea una figura giuridica dei pacs (o similia) inevitabilmente si lede la posizione che la famiglia ha oggi nel sistema giuridico italiano. Famiglia e pacs sono alternativi (o. o.) e questa alternativa viene proposta ai giovani.

Più o meno così: «Hai davanti a te la vita: scegli liberamente se vuoi impegnarti nel vincolo familiare o se vuoi unirti senza impegno col tuo partner; per me, società, questa scelta è indifferente; ti tratterò nello stesso modo qualunque strada tu preferisca». Una simile alternativa è socialmente distruttiva perché  contiene surrettiziamente un ragionamento del tipo: «Se non  sei sciocco, scegli i pacs: avrai le stesse garanzie della  famiglia e non dovrai subirne i vincoli».

Se la società considera la famiglia un bene per la società  deve favorirla; oppure essere consapevole che ne pagherà  il prezzo.

Un prezzo che pagheranno gli altri (i figli e  i figli dei figli); perciò appare preferibile, dal punto di  vista personale, scegliere in questa direzione.

Ma non possiamo illuderci che questo possa avvenire senza  delle conseguenze sociali, cioè senza delle reali  sofferenze.

Adottando una delle leggi dell'economia alla  sociologia si potrebbe dire che l'istituzione più facile (i pacs)  caccerebbe quella più difficile (la famiglia).

Obiezione: di fatto esistono numerose convivenze e non si  può fare a meno di prenderne atto.

Queste convivenze non sono famiglie ma svolgono pure alcune  funzioni sociali (sostegno reciproco, integrazione  affettiva, a volte anche la procreazione), dobbiamo far finta di niente oppure anche a queste unioni  dovranno essere garantite alcune protezioni sociali?

Se il problema è quello di offrire certe garanzie anche a  chi non se la sente di costituire una famiglia, la strada  esiste ed è quella del diritto della persona facendo leggi che garantiscano alle persone questo o  quel diritto che si ritiene necessario (o utile) per loro.

Non è necessario costituire una nuova figura giuridica (unione  libera di adulti) se non perché si vuole collocare accanto alla famiglia una figura  giuridica alternativa. Già ora ai genitori non sposati si riconoscono  diritti-doveri analoghi a quelli che hanno i genitori  sposati; o casi simili.

Certo, è possibile scegliere qualsiasi alternativa purché senza illudersi che non  se ne avranno conseguenze.

E a me sembra evidente che una diminuzione del primato della  famiglia porterebbe (forse) a un accentuarsi del problema  demografico, ma (certo) a un aggravarsi della crisi  educativa delle nuove generazioni.

Rischiamo di essere una società ipocrita, che si scandalizza  per gli effetti delle sue scelte ma non vuole confessare di  avere provocato essa stessa questi effetti e non accetta di  mettere in discussione le sue scelte.

Un proverbio vecchio insegnava che «non si può volere la  botte piena e la moglie ubriaca».


Traduzione
: non si può volere una vita personale libera da  ogni vincolo e nello stesso tempo sperare che la società sia  ordinata e solidale; non si può volere la sicurezza che  viene dal senso di responsabilità di ciascuno e nello stesso  tempo pretendere la licenza che viene dal non volere vincolo  alcuno.

 


Articolo ridotto e adattato da (C) Avvenire, 10-2-2007

 

Luciano Monari
Vescovo di Piacenza-Bobbio




Quella violenza senza perchè




Rita Pavone nel “Gianburrasca” in TV.
Quando si parlava solo di monellerie




Le monellerie adolescenziali che, una volta, erano appannaggio del Pierino di turno - o, se volete, del Giamburrasca d’inizio secolo scorso - si sono evolute, ma in peggio.

Anche il nome si è adeguato ai tempi, diventando “bullismo”, dall’inglese bullyng, parola che caratterizza il fenomeno delle prepotenze fisiche e morali, spesso nel contesto di gruppo in uno stretto rapporto tra l’aggressore che s’impone quale leader e la rassegnata vittima, uniti nella condivisione di un vincolo di appartenenza allo stesso ambiente, ma con ruoli diversi, di dominato e dominante. Quest’ultimo esercita un’azione continua e diretta, non solo con prepotenze fisiche o verbali, ma anche in modo indiretto attraverso la maldicenza, l’esclusione dal gruppo, l’isolamento. Una violenza senza un perché, fine a sé stessa, un tempo appannaggio degli adolescenti che vivevano in famiglie emarginate sotto il profilo economico e socio culturale, ma che ora coinvolge anche quelli appartenenti a nuclei senza particolari tensioni interne. Tuttavia un punto in comune c’è, l’isolamento tra i membri della famiglia, con adulti non in grado di trasmettere quei valori che devono essere alla base di una corretta educazione e formazione in un processo di crescita. Da questo deriva carenza di punti di riferimento, assenza educativa, permissivismo, impossibilità a riconoscere le prime avvisaglie di atteggiamenti pre-delinquenziali.

Bullismo nelle scuole, bande di quartiere, ultras negli stadi e baby gang, sono lo sbocco di situazioni di disagio che spingono i giovani a ricercare la loro affermazione con atteggiamenti violenti e forme di prevaricazione sul debole, che di volta in volta può essere il coetaneo, il disabile, la donna, l‘anziano.
Occorre allora pensare a nuovi percorsi educativi che diano ai giovani i mezzi per acquisire un bagaglio formativo e per sconfiggere l’isola-mento, l’incertezza, la solitudine, il disagio, che sono origini del comportamento violento. Pensiamo a una scuola aperta, in costante contatto col mondo esterno, con le famiglie e gli altri àmbiti educativi.

La difficile qualità della vita nel degrado di brutti quartieri, l’insicurezza, l’alienazione, sono situazioni spesso caratteristica delle periferie, così pure elementi origine delle devianze giovanili. Vi è uno stretto rapporto tra lo stato dei giovani e il loro isolamento con lo stato delle periferie metropolitane, nelle quali si generano i fenomeni del bullismo.
Possiamo riconoscere in tutto questo una parte dei problemi della nostra comunità. Secondo quanto emerso nell’ultima riunione del Consiglio Pastorale, vi sono seri problemi di gestione del nostro oratorio: difficoltà di controllo degli spazi (la cui ampiezza è nel contempo una fortuna ma anche un problema) e della variegata utenza. C’è quella che crea solo problemi, quella che non ne crea ma è avulsa dal contesto generale e quella che in teoria è coerente con l’ambiente che la ospita, ma è presente solo il tempo strettamente necessario per frequentare il catechismo oppure per organizzare attività, che però svolge altrove. Infine c’è quella che correttamente vive la vita oratoriale, composta in prevalenza da stranieri, ma è minoritaria.

Situazione difficile che deve essere affrontata con una preparazione specifica e con metodo. In questo senso le scelte operative si vanno orientando, verso un responsabile laico di oratorio che sia educatore con caratteristiche professionali, perché la sola buona volontà, ormai non è più sufficiente.

Le problematiche giovanili cambiano, cerchiamo di adeguarci cambiando anche i metodi per affrontarle.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it





Carissimi amici,
come ogni anno, nel mese di febbraio abbiamo ricordato i nostri amici Ex oratoriani defunti.

Ci siamo ritrovati in chiesa per la Santa Messa giovedì 15 febbraio alle ore 19,00. La Messa è stata presieduta dal nostro don Silvio ed è stata molto partecipata.

Il gruppo promotore poi si è fermato per la cena in Oratorio, durante la quale Remo, Presidente dell’Associazione, ha comunicato di aver ricevuto una generosa offerta che unita alle offerte raccolte in occasione del nostro incontro di novembre, ci consente di realizzare un altro progetto, oltre a quelli già realizzati, per i bambini di Bissau. Abbiamo deciso di far costruire un pozzo nella Missione Giuseppina di Bula (Guinea Bissau), ancora in memoria delle sorelle Dal Ben.

In occasione della prossima festa di San Giuseppe, onomastico dei padri Giuseppini e della Famiglia del Murialdo ci è caro inviare a tutti con affetto una preghiera e un cordiale saluto.

Il Gruppo Promotore



Gli amici della filo-sophia

Ogni definizione di religione è esemplificativa della comunità che la formula. Nel cristianesimo antico e in quello medioevale, il termine religione racchiudeva nel suo significato una differente origine etimologica che ne condizionava il senso. La prima, fatta discendere dal De natura deorum di Cicerone, faceva risalire questa parola a quella latina religio come derivata dal verbo latino religere. Quale significato aveva per Cicerone la “religione”? Essa significava “considerare diligentemente le cose che concernono il culto degli dei”. La stessa parola latina venne invece corretta nella sua provenienza dallo scrittore cristiano Lattanzio che reputava fosse più corretto farla derivare dal verbo religare per indicare “il vincolo di pietà che ci unisce a Dio” (Divine institutiones).

Il carattere relazionale tra Dio e l’uomo, che quest’ultima etimologia implicava, era più congeniale e opportuna per quella societas christiana (società cristiana) che nel Medioevo ricodificò il modo di intendere la religione e la sua funzione. San Tommaso sosteneva, infatti, che la religione “propriamente implica l’essere ordinati a Dio”, cioè l’esserVi diretti, l’onorarLo e il ricercarLo. Tale definizione rispecchia anche la concezione della Chiesa come Colei che riunisce in un Unum ogni altra realtà secolare. Una differente idea della religione nacque quando l’Unum istituzionale della stessa Chiesa e della sua teologia venne meno, ossia a partire dalla Riforma Protestante. Fu favorita, in questo contesto, la tendenza di tutte quelle realtà secolari a sentirsi indipendenti dalla religione, a non sentire più il bisogno di ricercare l’appro-vazione dei propri principi in Dio. Lo Stato, il cui diritto fino a quel momento veniva legittimato da Dio, si appoggiò e si costituì su un diritto naturale che, come sosterrà Grozio, sarebbe valido “anche se Dio non esistesse”. Lo Stato instaurò anche con le Chiese nazionali - tale l’esito della riforma in Germania, in Svizzera e anche in Francia - delle alleanze dove il ruolo delle Chiese era quello di affiancare e sostenere l’opera dello Stato, agendo sulle coscienze delle persone non per perseguire la giustizia divina, ma affinché fosse osservata la giustizia civile.

Fautori di questo pensiero furono ad esempio Pufendorf con il libro Sull’opera della religione cristiana per la vita civile e Warburton con l’opera L’alleanza fra Stato e religione. Nel frattempo lo “spirito illuminista”, mietendo come vittima quel legame riconosciuto fin dai tempi antichi che poneva la religione quale vincolo ineludibile di ogni vivere associato, con P. Bayle sosteneva la possibilità di una società di “atei virtuosi”, capaci di organizzarsi socialmente.

E’ interessante notare in un panorama storico – filosofico che ormai potremmo definire di razionalismo religioso, la posizione di Montesquieu. L’autore dello Spirito delle leggi (1745) in cui viene trattato il tema della corrispondenza delle varie forme di religione, distingue la verità della religione dalla sua funzione sociale. La sua tesi argomenta sulla opportunità sociale dell’impianto di religioni differenti da quella originaria nelle comunità. Egli, infatti, sostiene che la religione più vera può, a livello di impianto sociale, fare danni enormi rispetto alla più falsa, che però rispecchi l’ambiente naturale, culturale e politico di cui è il frutto. Viene posto, in questo modo, uno dei problemi più difficili rispetto alla funzionalità della religione. Viene posta cioè la questione se sia possibile o meno che una religione venga trasportata integra da un contesto ad un altro; se, cioè, abbia una natura tale da essere universale ed universalmente valida.

[continua…]

Valentina Caleca




Lettere

Carissimo Don Guglielmo,

ti invio i miei più cari e affettuosi saluti da questa nuova terra dell'Ecuador, dove mi trovo da qualche giorno per svolgere il mio ministero di missionario per il Regno del Signore e per la diffusione del Vangelo nella sua Chiesa.

Ringrazio te e tutta la parrocchia del Murialdo, e in particolare i tanti amici, per l'affetto, la generosità e la preghiera con la quale mi accompagnano.

Nel mese di ottobre ho lasciato la Guinea Bissau e dopo un po’ di riposo a Roma, i superiori che hanno sempre tante idee, mi hanno chiesto se volevo fare un'altra esperienza missionaria nella Missione del Napo, assieme a Mons. Paolo Mietto, che molti di voi conoscono. Dopo un attimo, ho accettato con grande entusiasmo.

Sono solo pochi giorni che mi trovo qui e noto molte cose in comune con la Guinea Bissau, ma ci sono anche tante differenze. Questa esperienza è già molto bella e arricchente - c'è una bella vegetazione, fiori e colori stupendi.

Ho saputo che la Parrocchia San Leonardo Murialdo collabora con le attività missionarie per la Chiesa del Napo. Vi chiedo di continuare a collaborare, non perchè ci sono io, ma perchè il povero non ha colore, né razza, ma è in lui che incontriamo il volto di Cristo.

Vi ricordo nelle mie preghiere,

Don Gabriele Prandi

Una bella notizia dall’Ecuador
“Don Gabriele Prandi è arrivato per noi come un regalo eccezionale del Padre Generale”. Così scrive Mons. Paolo Mietto che abbiamo la gioia di avere tra noi nel prossimo maggio per la festa patronale.



Il miracolo racchiuso in quella Particola.
Racconto di mamma Cristina

Cari don Guglielmo
e don Samuele,

volevo ringraziarvi dal più profondo del cuore per ciò che ci avete regalato venerdì sera 5 maggio 2006, il giorno della Prima e Vera Comunione di mia figlia Silvia, e di tutti i suoi compagni di viaggio.

Avete scolpito nei nostri cuori attimi indimenticabili, delle gocce di memoria che mai potranno abbandonarci e che scorreranno nelle nostre menti e nei nostri occhi ogni volta che penseremo a quella splendida serata e ogni volta che i nostri bambini si avvicineranno al miracolo racchiuso in quella particola. Avete ragione Voi, quello è il giusto approccio per vivere una cosa cosi preziosa e a dire il vero - dopo essermi innamorata di quel venerdì - mi sono avvicinata alla domenica con molta nostalgia, quasi rabbia sapendo che non sarebbe mai potuta essere la stessa cosa. Però voi siete stati così bravi da rendere piacevole anche quella Festa, perchè così deve essere intesa: una semplice festa con amici e parenti e con la voglia di stare insieme, nulla di più.

Forse chi non lo ha provato non lo può comprendere e io ringrazio il cielo per avere incontrato persone come voi che hanno avuto la costanza di andare avanti in ciò che credono, nonostante lo scetticismo iniziale delle persone.

La mia paura era che la domenica, il pranzo e i regali potessero distogliere Silvia dal vero significato di ciò che era accaduto dentro di lei. Non è stato cosi, sapete qual è il più bel regalo che mi ha fatto mia figlia ? Dopo aver mangiato e aperto gli inevitabili pacchettini, mi ha detto "mamma questa sera avrei voglia di ritornare a Messa".

Poi non c'è stato il tempo ma ormai Gesù aveva già vinto nel suo cuore.

Grazie davvero.

Cristina Contini


 

Esercizi Spirituali

All’Eremo di Montecastello
(Tignale sul Garda)
dall’11 al 18 agosto 2007
Lectio divina su Rut
per giovani e adulti.
Prenotarsi entro la fine
di aprile da don Alberto
o in ufficio parrocchiale
versando euro 30,00



Filippo Raciti

Sempre camminasti onesto, dritto e tenace.
Quando per malvagità sportiva ti colpì una stanga al torace.
Stroncò la tua giovane vita portandola via.
Ora ci lasci soli e addolorati, ma resterai nel nostro cuore
sicuri che sei fra i gloriosi eroi e beati.

Giusy Cabrini



Fotografie


Sabato 24 febbraio 2007
carnevale in oratorio
Un pomeriggio di sana armonia per tanti bambini e ragazzi del nostro Oratorio.
I ragazzi e i giovani hanno animato il Karaoke,
i giochi e la premiazione delle maschere.

Bravissimi tutti!





Dipinto presso la scuola materna di Fiorine -
Clusone (BG)