camminare insieme Maggio 2007   


Venga un po’ di primavera anche nella chiesa

Ho letto sui nostri quotidiani e ascoltato qua e là da alcuni di voi un desiderio di primavera anche nella Chiesa.
La primavera è il mistero della vita che si rinnova: è la scommessa sul futuro del mondo.

Chissà che venga un po’ di primavera anche per la Chiesa italiana, dopo mesi di contrapposizioni e giudizi pesanti tra un mondo “laico” e il mondo cattolico.
Il mondo laico rivendica libertà e vede nel magistero della Chiesa indebite ingerenze.
La Chiesa avverte l’esigenza insopprimibile di testimoniare con franchezza i valori nei quali crede e per i quali, da duemila anni, percorre instancabilmente le strade del mondo.

Due visioni dell’uomo si confrontano ed entrano in conflitto. Da una parte laici che in nome della tolleranza negano alla Chiesa perfino il diritto di parlare, dall’altra cattolici che in nome della fede guardano al mondo laico con la medesima intransigenza.

Ben venga il “Family Day”, se significa mettere al centro la famiglia, promuovere la famiglia, adottando misure concrete di sostegno e di incentivazione anche a mettere al mondo figli. E denunciando anche governi presenti e passati che hanno sempre detto sì alla famiglia, ma poi non hanno fatto nulla per essa.

Auguriamo un risveglio delle Associazioni e dei Movimenti di laici cattolici, affinché escano da quella che il Card. Martini chiamava “afasia e accidia politica”, magari per aver rinunciato a pensare in proprio.

La Chiesa della Pasqua, quella che in queste settimane la liturgia fa contemplare, è la Chiesa del Risorto, che annuncia il Vangelo di Gesù sempre guidata da una invincibile speranza.
È una Chiesa giovane, fresca realista e ottimista insieme. Capace di affrontare con coraggio le difficoltà e perfino il martirio, ma sempre in dialogo con il mondo. Mi pare questo in sintesi, il messaggio di Benedetto XVI a Vigevano e Pavia.

Forse alle volte non diamo questa immagine di Chiesa e allora altri parlano di Chiesa poco fiduciosa, che fatica a contagiare gli uomini con la bellezza della fede.
Allora ci sembra una Chiesa che non sa rispondere al bisogno di felicità e di vita degli uomini d’oggi.

L’importante e bella occasione del family day, dei prossimi giorni, sia una manifestazione di una grande festa “per”. Dica quanto il mondo cristiano crede nella famiglia, quanto scommette sul suo futuro. Ci sia in tutti i cristiani il desiderio di trovare strade nuove, per una pastorale veramente di famiglie cristiane.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org





Il 16 maggio ricorre il 15° anniversario di Sacerdozio del nostro don Sandro Girono.
Ancora una volta lo ringraziamo per quello che ci ha donato negli anni passati nel nostro oratorio.
Don Sandro celebrerà con noi una Messa di ringraziamento il 3 giugno alle ore 10.00.


ORATORIO ESTIVO 2007: CARS!
Anche quest’anno la Parrocchia propone l’Oratorio Estivo.

Per i bambini e i ragazzi da 6 a 14 anni, dall’11 giugno al 15 luglio vivremo in oratorio una fantastica avventura “CARS”. La giornata, dalle ore 8,00 alle 17,15, sarà scandita da momenti di animazione, gioco, gite. Iscrizioni a partire dal 7 maggio dalle ore 16,30 alle 18,30 in oratorio.
Sabato 14 e domenica 14 aprile una quindicina di adolescenti con i loro animatori hanno iniziato a Pinerolo (TO) la preparazione dell’oratorio estivo insieme ad altri 200 animatori delle opere Giuseppine del Nord Italia. Hanno riflettuto sulla spiritualità dell’animatore e si sono preparati nei laboratori di manualità ed espressività.




Appuntamento con il

Il CPP ha iniziato la riunione del 23 aprile con la preghiera vocazionale guidata dal Parroco, che ha riferito del suo recente incontro con gli altri Direttori Giuseppini a Pompei e delle tre ordinazioni sacerdotali a San Giuseppe Vesuviano, ricordando l’obbligo dei laici a sostenere il cammino dei giovani sacerdoti in una società complessa e secolarizzata. Uno dei tre nuovi sacerdoti, Rosario, era stato a Milano nell’estate del 1999 per aiutare ad animare le attività estive. Verrà tra noi presto a condividere la sua gioia sacerdotale.

Introdotto da don Samuele, si è presentato Luca della Cooperativa Aquila e Priscilla, che ha illustrato i termini e le modalità del servizio di animazione dell’Oratorio che i 36 attuali animatori svolgono in diversi oratori della Diocesi: l’operatore professionale - che sarà di supporto al sacerdote responsabile dell’Oratorio - assegnato alla Parrocchia Murialdo sarà identificato dalla Cooperativa sulla base del “progetto” e della realtà sociale e ambientale. Si ipotizza la creazione di una Commissione Oratorio per definire: progetto, figure, ruoli e impegni, e l’inserimento dell’operatore professionale dopo l’estate.

È stato infine presentato il nutritissimo calendario di iniziative per il mese di maggio il cui elenco completo può essere letto a pagina 12, ma delle quali qui si evidenzia: la Festa liturgica di San Leonardo Murialdo con la presenza di mons. Paolo Mietto, vicario apostolico del Napo il 18 maggio; la Festa patronale il 20 maggio con la partecipazione del redattore di “Vita Giuseppina”, padre Angelo Catapano; la terza edizione della Festa dei Popoli per la quale si prevede una partecipazione numerosa alla cena multietnica il 26 maggio e la processione Mariana decanale il 31 maggio.

Giuseppe Giandomenico
ggiando@libero.it





NON TI CHIAMERAI PIU’ GIACOBBE
(Gn 32, 23-33)

 



La lotta con Dio

[23] Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. [24] Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. [25] Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. [26] Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. [27] Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». [28] Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». [29] Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». [30] Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. [31] Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». [32] Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca. [33] Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.




Alcuni aspetti di questo racconto pongono le loro basi su antiche tradizioni mitologiche, ma la portata del significato teologico, che l’autore sacro sottintende, va oltre ed è molto importante.

Si parla di un uomo con il quale Giacobbe deve lottare, lotta con tutte le sue forze, tanto che questo avversario misterioso non riesce a vincerlo. Tra i due lottatori si stabilisce allora un dialogo in cui ognuno dei due chiede il nome all’altro. Giacobbe ha scoperto da tanti elementi la natura del rivale: non può essere un semplice uomo. La lunga lotta per vincerlo, la paura della luce lo convincono di ciò e di conseguenza Giacobbe gli chiede la sua benedizione fecondatrice. La benedizione sarà la condizione della sua resa. L’approssimarsi dell’aurora è l’indicazione che la persona con cui Giacobbe lotta non è umana, infatti era concezione comune che non si potesse vedere Dio o le creature celesti di giorno. Il racconto si concluderà con la consapevolezza di aver visto Dio faccia a faccia.

Nella Bibbia il cambiamento di nome è voluto da un superiore nei confronti di un inferiore, a volte affinché ne riconosca la superiorità, a volte come auspicio, in questo caso per ricordare che Giacobbe ha riportato vittoria su chi gli imponeva il nome. Giacobbe non sarà più l’ingannatore, il soppiantatore ma Israele, parola con un duplice significato: colui che ha lottato con Dio, ma anche Dio è forte, domina. Alla domanda di Giacobbe Dio rifiuta di rivelare il suo nome. Il nome di Dio è ineffabile. Conoscere il nome di qualcuno, cioè una parte di se stesso è dominare su di lui. L’uomo non può conoscere il nome di Dio perchè non può essergli superiore. Ma se Dio rifiuta di dire il suo nome, non rifiuta di dare la sua benedizione, quella benedizione più volte richiesta: Giacobbe è esaudito. Per i semiti il corpo e lo spirito sono collegati, non esiste l’anima separata dal corpo esiste l’essere vivente. Quindi l’incontro con Dio non può lasciare l’uomo uguale a prima: non solo nel nome, ma anche nel corpo: ecco che Giacobbe riporta un segno della lotta: il femore slogato.

Questo capitolo ci lascia anche una bellissima definizione della fede e della preghiera: la preghiera non è la monotona ripetizione di formule che a volte lasciamo uscire dalle nostre labbra stanche, la fede non è un’abitudine che ci accompagna. Credere e pregare sono una realtà che si deve conquistare con forza.

Gabriella Francescutti




    

L o   s a p e v a t e   c h e. . .

la Madonnina del Duomo di Milano non si trova soltanto svettante sulla alta guglia della nostra Cattedrale? Infatti alcune riproduzioni in bronzo, effettuate per conto della Fabbrica del Duomo, dalla celebre Fonderia Bosisio, si trovano sparse un po' dovunque. Saranno circa una ventina, di varie misure, che i Cardinali della nostra Diocesi e, in qualche caso anche il Comune, hanno donato a particolari Enti, in segno di simpatia ed amicizia.

E' stata una importante e curiosa indagine, condotta con tanta scrupolosità dal professor Mario Merli, libero docente di patologia generale, di cui hanno parlato i giornali e la TV qualche anno fa. E alcune conferenze, sempre del dott. Merli, hanno illustrato i vari aspetti di questa ricerca in diversi centri culturali. I milanesi sono così affezionati alla loro Madonnina che l’anno sempre voluta come il più alto simbolo di milanesità, tanto che al di sopra della sua altezza 108 metri non avrebbe dovuto esserci alcuna costruzione.
Per questo quando è stato costruito il grattacielo Pirelli, di fianco alla Stazione Centrale si venne ad un accordo con l’architetto Gio Ponti collocando proprio sulla sommità del “Pirellone” (120 mt.) una riproduzione della Madonnina. Altre statue vennero installate in luoghi simbolo: alla Casa di cura San Pio X, alla Casa di vacanze "Città di Milano", a Pietra Ligure (1969); a Gerusalemme in alto sulla facciata dell'Università ebraica (1927). Anch'io l'ho ammirata nel mio viaggio in terra Santa con don Paolo. Un’altra è stata posta sulla facciata dell'imponente mole del nostro Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore; e fin dal 1386 una copia di questa Madonnina si trova presso la principale cava del marmo di Candoglia, da dove si estrae, ancora oggi, il marmo per le riparazioni manutentive del Duomo. Si calcola, insomma, che siano almeno una ventina, ma una sola finora si trova collocata tra le case abitate dalle famiglie, ed è proprio la nostra di Via Val Bavona 2.

A parte un certo orgoglio per quello che rappresenta, questo fatto si arricchisce di altri particolari significati: questa nostra immagine della Vergine, ci lega idealmente con la Diocesi e con il Vescovo. E Montini ci telegrafò la sua Benedizione quando era Cardinale a Milano, cosa che confermò qualche mese dopo, quando venne eletto Papa nel 1963. Il 6 maggio 1962 venne inaugurata solennemente la nostra Madonnina e benedetta dal parroco don Silvio Sambugaro, che formulò anche la breve preghiera che è stata scritta sulla preziosa pergamena, seguita da tutte le firme delle famiglie e che è stata cementata all'interno della statua di bronzo. Il 6 maggio ricorre anche l'anniversario della consacrazione della nostra Chiesa parrocchiale, per l'opera proprio del Card. Montini. Quanti motivi per essere orgogliosi. Siamo legati da tanti ricordi con la Diocesi e con la Parrocchia.

Il 6 maggio prossimo ricorre il 45° della nostra Madonnina del Duomo nel nostro cortile. Sì, non lo potevamo dimenticare. E in quella sera di festa, una Santa Messa verrà celebrata, ricordando e pregando per le famiglie, per il Vescovo, per la nostra comunità e per i nostri defunti.

Per la commissione Madonnina
Enzo Bianchi





Appuntamenti del Mese





18 maggio: festa liturgica di
San Leonardo Murialdo
Vi proponiamo un sintetico profilo del nostro Santo

San Leonardo Murialdo è nato a Torino nel 1828 da una famiglia benestante e molto religiosa. A 5 anni rimane orfano di padre e a 8 anni la mamma lo manda in collegio assieme al fratello Ernesto presso i Padri Scolopi a Savona. Una scelta sofferta ma utile per dare una buona formazione religiosa e scolastica e per motivi di salute.

Nell’età dell’adolescenza Leonardo attraversa un periodo di crisi che lo segnerà per tutta la vita: è combattuto tra il desiderio di stare con gli amici e quello di mantenersi "buono", come la sua sensibilità gli suggerisce. Dopo una lunga crisi decide di stare con gli amici: non prega, studia meno, rinuncia a Dio. Ma non resiste a lungo.

Nel 1843 chiede alla mamma di tornare a Torino, la mamma lo accontenta: confuso, con tanta sofferenza, ma con il desiderio di convertirsi; "fa una lunga confessione”, si iscrive al Liceo Classico e cambia stile di vita. Dopo qualche anno comprende di essere chiamato al sacerdozio. Si iscrive alla Facoltà di Teologia. Nel 1850 si laurea e nel 1851 viene ordinato sacerdote.

Nei primi anni del suo sacerdozio si impegna nella catechesi, nella predicazione e nel lavoro educativo alla periferia torinese negli oratori dell'Angelo Custode e in seguito, su invito di don Bosco, in quello di San Luigi. Poi sente il desiderio di approfondire i suoi studi e nell'autunno del 1865 si reca a Parigi nel seminario di S. Sulpizio. Lì completa la sua formazione teologica. Torna a Torino, accetta la nomina a Rettore del collegio Artigianelli, il cui scopo era quello di accogliere giovani poveri e orfani.

Porta l'Opera ad un alto livello di professionalità, cerca di creare un clima generale buono e sereno. Egli desidera che l'equipe educativa lavori come una sola e ben unita famiglia: per questo si circonda di tanti collaboratori, insegnanti, tecnici, maestri. Il suo stile è caratterizzato dall'umiltà e dalla carità.

Fa degli Artigianelli un'Opera completa, in grado di poter assicurare ai giovani una formazione cristiana, culturale e tecnica, accompagnandoli nel mondo del lavoro. Il Murialdo ama i giovani, conosce tutti i suoi ragazzi e li segue personalmente. Agli Artigianelli aveva trovato una situazione finanziaria precaria: paga di tasca sua, chiede sussidi al governo e arriva anche a chiedere l’elemosina davanti alle chiese.

Il 19 marzo 1873 fonda la Congregazione di San Giuseppe con lo scopo di educare cristianamente e culturalmente bambini, ragazzi, giovani poveri e operai. Il Murialdo è molto devoto a San Giuseppe e lo sceglie come Patrono e modello. La congregazione si sviluppa e incomincia ad allargarsi in altre regioni d'Italia.

Nel 2007 sono circa 600 i sacerdoti e confratelli laici Giuseppini presenti in quattro Continenti.

Il Murialdo nella sua azione sociale va oltre: si interessa degli operai; presenta al Governo una petizione, chiedendo che l'obbligo scolastico sia portato a 14 anni, che sia abolito il lavoro notturno, che si riduca la giornata lavorativa ad otto ore, che il riposo festivo sia obbligatorio; fonda il giornale: "La Voce dell'Operaio", che vive ancora come settimanale della Diocesi torinese con il titolo "La Voce del Popolo"; si occupa e divulga la Buona Stampa, apre una Casa Famiglia per giovani operai.

Il Murialdo ha una spiritualità forte che gli permette di affrontare, le varie prove della vita. Crede fermamente che Dio lo ama personalmente, in modo tenero, infinito, misericordioso. Lui vuole imitarlo nell'agire con i ragazzi, per molti dei quali diventa: amico, fratello e padre.

Nel 1885 comincia la malattia, che lui accetta e riesce a superare con rassegnazione e serenità. Spesso è colpito da pericolose polmoniti che miracolosamente supera. Pur tra grosse preoccupazioni economiche, egli conserva tanta fiducia nella divina Provvidenza, che lo raggiunge un anno prima della sua morte, nel 1899, con una rilevante beneficenza del Conte Roero di Guarene: che gli permette di pagare tutti i debiti!

Ai primi di marzo del 1900 celebra la sua ultima Messa e il mattino del 30 marzo realizza la sua attesa nell'incontro con il Signore Gesù.
La Chiesa lo proclama Santo il 3 maggio 1970.

Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it




FAMILY DAY: perché una manifestazione ?

Sabato 12 maggio a Roma si svolgerà il “Family Day”. Dalle 15 alle 19 in piazza San Giovanni si ritroveranno numerose associazioni familiari e non, appartenenti non solo al mondo cattolico, per riaffermare l’importanza della famiglia. Famiglia intesa come unione stabile di un uomo e di una donna (i “coniugi”, coniunctio) che si fanno reciproco dono di vita e di destino (consorti), aperta alla accoglienza dei figli. Questa tipo di “unione” non potrà mai essere equiparata alle unioni di fatto - manca una promessa di un “per sempre” o “fino a che morte non vi separi”, e si parte dal “finché dura” - né con unioni omosessuali - manca la naturale differenza capace di originare vita. E questo senza nulla togliere alla libertà di ognuno di scegliere come e con chi spendere la propria esistenza. La famiglia fondata sul matrimonio è qualcosa di più impegnativo e coinvolgente: in essa la persona dell’altro non è scambiabile, ma è anzi insostituibile. Essa costituisce la forma originaria della società umana, addirittura Palmiro Togliatti alla Costituente la definì una “società naturale”.

Personalmente non sto qui a dire che questo sia un impegno facile, che non costi sacrificio e rinunce personali, grande pazienza e un sacco di altri ingredienti; ognuno potrebbe raccontare la propria vita a conferma di ciò. Ciò nonostante dico che vale la pena.

Io sono assolutamente certo del fatto che esiste, nella storia, un lunghissimo filo lungo migliaia di anni che unisce “Adamo ed Eva”, o, se vi dà meno fastidio, il primo essere vivente che potesse essere chiamato uomo, a me e a te che stai leggendo in questo momento. Esso è formato dai miliardi di uomini e donne che nei secoli si sono scambiati, in un certo momento della loro vita, una promessa, che hanno stabilito un patto, hanno stipulato un contratto, che di fronte alle vicende della loro storia, li avrebbe visti combattere insieme, come “un sol uomo”, scambiandosi mutua assistenza e progettando il futuro insieme, realizzando ciò che il loro cuore desiderava. E il cuore di ogni essere umano persegue la felicità; e infatti questi miliardi di incontri tra un uomo e una donna sono avvenuti, perché ciascuno di essi ha pensato che la propria felicità passasse attraverso la costruzione di queste piccole “società”: le famiglie.

Questa “impresa” prevedeva ed era orientata anche alla nascita di nuovi uomini e donne, e costituiva, un tempo non molto lontano, una sicura forma di assicurazione per i genitori sulla propria vecchiaia; era inoltre motivo di soddisfazione poter vedere ciò che nel tempo si era costruito, e i figli e i nipoti che con stupore e sorpresa si vedevano crescere, scegliere, decidere, costruire a loro volta; in una parola, vivere.

Stupore e sorpresa perché ogni figlio, generato o accolto, si è sempre sviluppato secondo una dinamica che nessun genitore ha mai potuto prevedere o pilotare (forse solo indirizzare), diventando giorno dopo giorno un “tu” con cui interloquire, confrontarsi, magari anche litigare, ma comunque mai una copia di se stessi: un altro/a. E l’uomo, qualunque uomo, è questa sete di rapporto, desiderio e ricerca di un altro con cui rapportarsi - ricordate la Creazione: non è bene che l’uomo sia da solo.

Per chi ha ricevuto il dono della fede l’altro è segno del TU più grande che è proposta al nostro essere di una compagnia non solo nelle vicende della nostra vita, ma per l’eternità.

Quella che ho descritto è stata la realtà evidente a chiunque persino quando è nata la costituzione italiana, che all’articolo 29 afferma che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, senza ritenere necessario esplicitare la differenza sessuale, percepita come ovvia e naturale.

E nel termine “matrimonio” ci sono le parole latine “matris” e “munus”, cioè “compito della madre” come a indicare che senza madre non c’è famiglia.

Sempre nella Costituzione italiana l’articolo 31 assegna allo Stato il compito di agevolare ”con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”.

Poi scopri, per esempio, che le detrazioni per i figli a carico non competono per la semplice presenza dei figli, ma sono attribuite in relazione al reddito, cosicché il vantaggio si riduce di molto; inoltre da quest’anno i coniugi non potranno più ripartire le detrazioni spettanti per i figli in proporzione al beneficio economico maggiore, ma dovranno dividerle al 50%, con ulteriore perdita di beneficio economico. Non sto a raccontare anche del problema che rappresenta lo stato matrimoniale nei riguardi delle graduatorie per asili, case e altro ancora. Persino l’assegno periodico di mantenimento per i figli dà luogo ad una riduzione del reddito imponibile di chi lo versa, sicché si potrebbe ipotizzare che ad una coppia di coniugi potrebbe essere conveniente “apparire separati” per recuperare una parte di ciò che “s’investe” nei figli. L’Italia ha investito negli ultimi 25 anni in tema di politiche familiari l’1,1% del Pil, contro il 3,4% della Germania ed il 2,4% del resto d’Europa. Pertanto non si capisce la resistenza del mondo politico ad adottare, per esempio, il “quoziente familiare”, meccanismo fiscale che suddivide il reddito familiare per i suoi componenti; per esempio una famiglia composta da due coniugi e due figli, con reddito di 50.000 euro, in Italia paga un’imposta di 13.225 euro, in Francia di 2.518; stessa famiglia con reddito di 25.000 euro in Italia paga 2.500 euro, in Francia solo 5 euro!

Per questo si è giunti alla necessità di richiamare l’attenzione del mondo politico su una realtà così importante e diffusa nella nostra società, che ha costruito la “Storia“ fino a noi, ma che da tempo è stata lasciata da parte, lasciata sola di fronte alle scelte che il mondo sociale e politico è andato prendendo negli ultimi decenni; in Italia più che nelle altre nazioni d’Europa, tanto che il nostro tasso di natalità è uno dei più bassi d’Europa.

Molto altro si potrebbe dire, ma lo spazio concessomi è terminato e non vorrei tediarvi ulteriormente, quindi passo ad alcune informazioni tecniche per partecipare alla manifestazione del 12 maggio.

Il treno speciale con cuccette per Roma parte alle 23 circa di venerdì 11 maggio, e arriva alle 7 circa; riparte da Roma alle 23 di sabato 12 maggio e arriva a Milano alle 7 circa. Costo: 50 euro una persona, + 30 euro la seconda, + 20 euro un figlio, + 10 euro ogni altro figlio.
Prenotazioni: al Forum delle Famiglie dal lunedì al venerdì 9,30-12,30, tel. 0245490386.

Altre informazioni sul sito www.forumfamiglie.org

Vivian Pacileo



" F i d e i   D o n u m "
Missio Ad Gentes e Chiesa Ambrosiana

Di fronte ai rinnovati sanguinosi accadimenti in Turchia contro cristiani di questi ultimi giorni, appare se non singolare quasi profetico il tema scelto dal nostro Cardinale nella sessione di marzo del Consiglio Pastorale Diocesano, tema che si richiama alla enciclica "Fidei Donum" di Pio XII, di cui ricorre quest'anno il 50° anniversario.

Solo alcuni brevi accenni.
"quello che non è donato è perso":
era il tema e anche il monito della Veglia Missionaria del 21 ottobre 2006. Il nostro Cardinale nella sua riflessione ci diceva anche che “l'autentica passione missionaria sempre scuote il cuore e consuma la vita, giungendo fino al "dare la vita”.

Quale il frutto dell'esperienza missionaria dei nostri sacerdoti e laici "inviati" nello spirito dell'enciclica "Fidei Donum"? Ricordiamo che tale enciclica sviluppa ampiamente le coordinate dell'attenzione che le Chiese di antica tradizione devono alle "giovani Chiese sorelle" intraprendendo azioni di cooperazione fraterna con l'invio (missione) di sacerdoti e laici "donati" (fidei donum) e aprendosi però anche alle loro ricchezze.

Quando si usano termini come "missione - missionarietà" tutti sanno a cosa ci si riferisce: chi non ha mai sentito parlare dei Saveriani, dei Salesiani, dei Comboniani, dei nostri Padri Giuseppini?. Ma quando si parla di "Missio ad Gentes e Chiesa Ambrosiana" le cose cambiano.

Se si scende nel concreto e, in un momento particolarmente difficile per la progressiva scarsità e invecchiamento del clero, si fa osservare che attualmente ben 32 sacerdoti diocesani (e 8 laici) sono stabilmente impegnati nelle Missioni, qualcuno sgrana gli occhi. Quando poi si dice che costoro "partono" su invio esplicito del Cardinale, lo stupore aumenta. E il nome delle missioni poi: Castanal, Karaganda, Astana, Bafoussam, ecc. lo stupore si accompagna generalmente a un vuoto assoluto.

Concludiamo dicendo che lo spirito con cui i missionari "partono in dono" è quello di portare il Vangelo, poi, sempre, ci si accorge che non è solo un "portare", ma soprattutto un "ricevere": trovano così tanta freschezza, tanta giocosità nell'accogliere la Parola e nel trasmetterla "tra i fratelli". E' questo ciò che essi chiamano il "ritorno". E il motivo è ben espresso da queste parole tratte da una testimonianza: "non abbiamo portato la Chiesa, ma l'abbiamo trovata: essa è chiamata a rivelare il volto di Cristo".

Franco Baccigaluppi



DIALOGO APERTO

Caro don Guglielmo,

vorrei tornare sul tema della confessione. Mi riservo in seguito alcune mie considerazioni su un argomento così impegnativo e che richiederebbe più approfondimento, perché sono convinto che una buona confessione si può fare solo se c’è un desiderio profondo di vita nuova e una conoscenza seria di Dio. Ora mi accontento di chiederle: quali suggerimenti pratici perché sia efficace il sacramento della confessione? La ringrazio.

Giuseppe C.

Caro Giuseppe,
da qualche numero su “Camminare Insieme” ho affrontato il tema della confessione. Ora tu mi incoraggi con questa tua richiesta e chiedi suggerimenti a mio avviso necessari e che mi sono serviti personalmente:
  1. una frequenza buona, secondo i confessori, non deve superare il mese;
  2. prepararsi a casa, leggendo magari il Vangelo che può aiutare l’esame di coscienza e condurre al pentimento;
  3. il sacramento non dipende dalla “bravura” del ministro, tornare però dallo stesso prete per un certo periodo aiuta a compiere un cammino spirituale;
  4. si può cominciare il sacramento con una “confessione di lode”: riconoscere i benefici prima di tutto, ricevuti dal Signore nella propria vita;
  5. nell’esporre i propri peccati non servono giri di parole: basta chiamarli con il loro nome senza “fumosità”;
  6. altra cosa è la direzione spirituale, che può precedere o seguire il momento proprio della confessione, e consiste nel far luce sulla propria vita spirituale, sulle scelte di vita, sulla base della Parola di Dio;
  7. è buona norma prevedere, al termine della confessione, un momento di preghiera in Chiesa, per ringraziare del dono ricevuto.
    1. CIGI



10 anni della ludoteca "Re Leone"

La storia della Ludoteca "Re Leone" ha inizio dieci anni fa, grazie all'entusiasmo e agli insegnamenti di don Paolo.

Questa esperienza si fonda sulla convinzione che ci sia una necessità di creare degli spazi, in cui i bambini attraverso il gioco e l'espressione della propria creatività, imparino a stare insieme. Durante questi anni le difficoltà da superare sono state molte, ma grazie all'idea che don Paolo ci ha trasmesso di volare sempre in alto, siamo giunti a questo compleanno: la ludoteca "Re Leone" ha 10 anni.

Ultimamente è aumentata la presenza di bambini di diverse nazionalità e quindi si è aperto un nuovo scenario. Ci siamo incamminati verso una nuova avventura, che ha come obiettivo l'integrazione e l'arricchimento che questa può portare.

Ringraziando il gruppo che ha collaborato e collabora in ludoteca, con particolare riferimento a don Guglielmo e don Samuele per il loro sostegno, rivolgiamo un invito a chiunque voglia condividere con noi questa esperienza e aiutarci a migliorarla.

Anna Carta




Dal "GRUPPO TEATRO MURIALDO"

Verso la fine di ottobre 2006, il parroco ci comunicò che a marzo 2007 avremmo ospitato nella nostra parrocchia e nelle parrocchie del decanato il Crocifisso di San Damiano che parlò a Francesco d’Assisi chiedendogli di “riedificare la sua Chiesa che stava decadendo”.

Don Guglielmo chiese a noi del “Gruppo Teatro Murialdo” se, a conclusione dell’esposizione del Crocifisso nelle 7 parrocchie, potevamo rappresentare il recital “Forza Venite Gente”, che narra, in chiave moderna, la vita del Santo di Assisi.

Un’esperienza notevole oltre che per i contenuti e il significato dell’opera ideata dai famosi commediografi Castellani e Paulicelli, anche per l’aver dovuto superare numerosi ostacoli a causa di carenze di spazi idonei a questo tipo di rappresentazioni nella nostra Parrocchia.

È stata una vera e propria impresa dover mettere in scena in soli 4 mesi uno spettacolo che solitamente richiede almeno un anno di preparazione. Costumi, dialoghi, scene, canti e coreografie necessitano di prove e lavoro manuale che impegnano ore e ore!

Ma, Alleluia,.. ce l’abbiamo fatta! E anche con grande soddisfazione, se consideriamo gli applausi dei tantissimi spettatori che gremivano il teatro della Creta quel pomeriggio di domenica 1 aprile 2007.

Ottima la prova dei giovani interpreti che impersonavano gli amici piumati, gli astri del cielo, i confratelli di San Francesco, e dei personaggi principali: Santa Chiara, ser Bernardone, la Cenciosa, il lupo, il diavolo ecc. Tutti hanno dato il massimo del loro impegno, non solo nell’ambito artistico ma soprattutto per il significativo messaggio etico comunicatoci dai monologhi e dai dialoghi di ser Bernardone con la “cenciosa” - la mendicante pazza - e con il figlio, lo straordinario Francesco.

È stata un’occasione di crescita, si è rafforzato lo spirito di amicizia e collaborazione, si sono rafforzati rapporti umani fra vecchi e nuovi componenti, già accomunati da tanti anni di lavoro insieme. Tutto ciò ha fatto sì che l’Alleluia finale che incorniciava la rappacificazione tra Francesco e il padre, fosse un’ovazione all’ottima riuscita del “Gruppo Teatro Murialdo”.

Gloria Ricciardi


La “Madonnina Lombarda”



A tutti è certamente capitato di vedere qualcuna delle diffusissime riproduzioni del quadro della "Zingarella" del pittore Roberto Ferruzzi pensando di vedervi una rappresentazione di Madonna col Bambino - da alcuni chiamata anche "Madonnina Lombarda" - senza conoscerne titolo e autore.
Mons. Comastri - già arcivescovo di Loreto - ha scritto nel libro "Ecco la tua mamma!" quanto a sua conoscenza sulla storia di questo quadro.


La storia dell'immagine raccontata da mons. Comastri:

“La Zingarella” di Roberto Ferruzzi è indubbiamente uno dei quadri della Madonna più noti e familiari nelle nostre case. Ma interessante è anche la storia di questo dipinto.

Suor Angela Bovo, nata negli Stati Uniti da genitori veneti, investigando sulle sue origini italiane, ha fatto una scoperta sorprendente.
Rimasta orfana in tenera età, voleva saperne di più del suo paese di origine, dei suoi genitori e del motivo della loro emigrazione in America. Ottenne dalla sua Superiora il permesso di compiere un viaggio in Italia; e così ebbe occasione di conoscere le sue origini.

A casa dell'anziana zia Giulia, rintracciata a Venezia dopo accurate ricerche, c'era una piccola immagine di forma rotonda: era la familiare “Madonna” del Ferruzzi.
“Questa è tua madre!”, disse zia Giulia.

E cominciò a narrare la storia: rifugiatisi i genitori di lei sui Colli Euganei nel 1866 (a causa delle guerre che allora sconvolgevano la Repubblica di Venezia), fu lì che Roberto Ferruzzi vide Angelina Cian, la futura madre di suor Angela, allora dodicenne che custodiva il fratellino ancora lattante, formando un quadro stupendo.
Ferruzzi, giovane artista di appena trent'anni, fu colpito dalla bellezza e dal candore della scena e decise di dipingerla.
Pochi anni dopo, Angelina sposò il diciannovenne Antonio Bovo; e questi nel 1906, per evitare di fare il soldato, fuggì negli Stati Uniti con la giovane moglie.
Intanto i Cian restati in Italia persero contatto con la parente emigrata in America: ma ora il racconto della zia Giulia ha svelato la storia affascinante della “Madonna” del Ferruzzi.

A cura di Giuseppe Giandomenico




“La pace deve crearsi quotidianamente,
non occasionalmente”


In Kenia dove riposa Suor Leonella, una sua consorella depone i fiori di carta realizzati e mandati dai bambini della nostra parrocchia che sentito il martirio di Suor Leonella, hanno anche scritto “ti voglio bene”.

Venerdì 30 marzo 2007 alle ore 21,00 nella cappella ducale di Palazzo Farnese di Piacenza, il Presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi ha assegnato il Premio per la Pace 2006 alla memoria, a Suor Leonella Sgorbati dell’ordine delle Suore della Consolata, trucidata a Mogadiscio, in Somalia, nel settembre del 2006.

Erano presenti il Sindaco Roberto Reggi, il Vescovo Mons. Luciano Monari, autorità, cittadini, associazioni, due consorelle di Suor Leonella, Giuseppina Sgorbati - sorella e nostra parrocchiana - don Guglielmo, Pino e Fedora del Gruppo Missionario "Ettore Cunial". “Mai come quest'anno - ha detto il Presidente Boiardi - per educare alla Pace è fondamentale la presenza di testimoni di Pace, e Suor Leonella lo era”. Il premio di 5000 euro è stato consegnato alla congregazione della Consolata.

Fedora Savino



Un mondo migliore

Una grigia mattina di dicembre quattro gruppi di lupetti, bambini scout della nostra parrocchia, si aggiravano per il quartiere, osservando le strade in cui tanto spesso si passa distrattamente, scoprendo spazi, luoghi e piccole storie del Giambellino.

Sotto il timido sole di un pomeriggio di febbraio ci siamo trovati a discuterne assieme, pensando in particolare alle cose che non ci piacevano. Tante le osservazioni, tutt'altro che banali: dai marciapiedi sporchi e ingombri di auto per la carenza di parcheggi al problema di strutture scolastiche e case in pessimo stato, ai cartelli delle vie illeggibili per i graffiti.

Lord Baden Powell, il fondatore del movimento scout, soleva dire che dobbiamo "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato": allora ci siamo chiesti se ci fosse qualcosa che potevamo fare noi stessi per cambiare in meglio le cose. E tra il pensiero e l'azione il passo è stato breve: una domenica di marzo, dopo aver chiesto il permesso al parroco, trenta lupetti in tenuta da lavoro, pennello alla mano hanno iniziato a colorare di rosso e blu il muro dell'oratorio su via Inganni, quello dove un tempo c'era il benzinaio.

Abbiamo riflettuto assieme sull'esito di questo primo esperimento, i problemi tecnici ed organizzativi che avevamo incontrato, per esempio che la pittura rossa non copriva le scritte sottostanti, o che nonostante le precauzioni il colore aveva sporcato il marciapiede; e facendo tesoro di questa esperienza, la domenica delle Palme abbiamo portato a termine il nostro lavoro. Sul risultato le opinioni sono discordi, perfino tra i bambini che hanno lavorato qualcuno non ha apprezzato i colori scelti, i quadrati e le strisce; piaccia o no, a nostro giudizio è comunque meglio di un muro di cemento coperto di graffiti di cui lamentarsi, lasciando le cose come stanno.

Giacomo Confalonieri


Ancora insieme!

Dopo l’esperienza sui passi del Murialdo nella regale Torino, il gruppo delle giovani coppie questa volta si è lasciato rapire dalla romanticissima Venezia!

Abbiamo ancora davanti agli occhi le splendide tele del Tintoretto, tesoro della Chiesa della Madonna dell’Orto, tanto cara al nostro don Guglielmo e i suggestivi mosaici della Basilica di San Marco, così bene illustrati dall’arch. Giuliano Pavan.

Uno sguardo all’intera laguna dall’alto del maestoso campanile, una meritevole sosta al Lido di Venezia. La notte a piazza San Marco tra le luci e la musica è stata davvero magica come il risveglio nella piccola isola di Murano dove significativa è stata la celebrazione nella Chiesa dell’Assunta. Dopo due soste fantastiche nelle isole lagunari di Torcello e Burano, abbiamo concluso il nostro itinerario al ghetto ebraico visitando il museo e la sinagoga, guidati dal bravo Sandro.

Niente male direi! Sono state due giornate molto intense, ci hanno dato la possibilità di conoscerci meglio e di raggiungere una buona sintonia, base indispensabile per il cammino futuro del gruppo. Sono già in calendario due incontri comunitari, uno con Ernesto Olivero del Sermig, l’altro con Padre Sorge.

Inoltre, è stato fissato un ulteriore appuntamento del gruppo con agape finale per la programmazione futura e l’organizzazione di una giornata conclusiva a Bose.

Siamo entusiasti di questa esperienza e ringraziamo don Guglielmo per la disponibilità e la costanza con la quale continua a seguirci in questa bella avventura!

Vittorio e Giovanna



La corale canta in onore del PAPA


In occasione della visita del Santo Padre a Pavia, sui passi di Sant’Agostino, nella bellissima Basilica di Santa Maria del Carmine la nostra Corale, invitata dall'Accademia Concertante d'Archi di Milano unitamente ad altri gruppi polifonici, ha cantato in onore di Benedetto XVI dedicandogli la Messa dell'Incoronazione di Mozart e un brano musicale "Tu es Petrus" appositamente composto da Mons. Giuseppe Liberto direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina. E così, mentre il Papa incontrava i giovani in Duomo a Pavia, ci siamo sentiti - emozionati - in comunione con tutta la Chiesa dei credenti.

Nadia Belloni

Ci uniamo con un forte applauso alla nostra corale Murialdo per la stimata e onorata presenza a Pavia.
Facciamo auguri di sempre più ambiti traguardi nella lode al Signore.




Dopo il Battesimo: un sottile filo conduttore

Mentre alla famiglia parrocchiale continuano ad accostarsi giovani famiglie per la richiesta del Battesimo di un bambino - ogni anno circa cinquanta - proviamo anche a prestare attenzione a coloro che questo Sacramento lo hanno da poco celebrato.

Su suggerimento della diocesi, la nostra comunità tra ottobre e marzo ha offerto alcuni appuntamenti di catechesi, riflessione e preghiera, proprio alle famiglie dei neo-battezzati.

Gli incontri sono stati cinque - sempre preceduti da un invito scritto e personalizzato rivolto capillarmente ai battezzati degli ultimi due anni - si sono svolti di domenica pomeriggio, presieduti dal sacerdote responsabile di questa pastorale, che è don Alberto, con la partecipazione degli animatori del Battesimo e il prezioso contributo della maestra Stefania, che ogni volta preparava un incontro parallelo su misura per i bimbi più grandi.

Il contenuto degli incontri, fatti di ascolto, risonanza, dialogo e preghiera, dopo il primo introduttivo ai grandi temi della fede e di Dio, è stato tratto dal catechismo Cei “Lasciate che i bambini vengano a me”: fonte sicura, ricchissima di spunti, che quasi tutti possediamo, ma pochi di noi hanno letto e meditato, come spesso accade delle cose a portata di mano.

Dunque:

  • Il rapporto di Dio con i bambini, e quindi il nostro con loro e come parlare ai piccoli di Dio.
  • Il valore e i diritti dei bambini: responsabilità e doveri della società nei loro confronti, e quali vie indica la legge del Signore per la crescita di ciascun nuovo essere umano.
  • La chiamata di Dio è anche per i piccoli: quale il compito dei genitori in merito a questa vocazione dei figli; in quali forme si rende presente l’opera educativa di Dio.
  • La famiglia è una piccola Chiesa: nel prenderne coscienza, vediamo che cosa ci aiuta, a quali Sacramenti possiamo attingere per compiere bene la nostra chiamata in tal senso; cosa aggiunge in particolare il Sacramento del matrimonio all’amore umano, coniugale e genitoriale; che significa dare ai propri figli una casa e di cosa è opportuno attrezzarla.

La partecipazione è stata limitata in rapporto al numero degli inviti, ma decisamente vivace e molto significativa per qualità di attenzione e di interventi, accoglienza reciproca, tangibile esperienza di comunione.

Insomma, le venti/trenta persone che ogni volta hanno scelto di venire, stimolate dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa, hanno dato vita a qualcosa di bello e sereno e di utilità comune.

Per tutti noi è stata un’occasione per lasciarsi tessere, personalmente ma insieme, nel grande arazzo del Signore; un’opportunità tra le altre, per imparare la mentalità della Vita, quella Vita che ci è donata ma che dobbiamo ogni giorno stendere le mani per domandare e ricevere.


Maria Isnardi Brenna


"A piccoli passi incontro al Signore"

Anche quest’anno contemporaneamente agli incontri comunitari del post-battesimo è continuata l’esperienza rivolta ai bambini dai 2 anni in su. I piccoli sono stati accolti e attraverso giochi, canti, disegni sono state affrontate 5 tematiche, una per ogni incontro:
“Io vivo nel mondo creato da Dio”: scoprire Dio Padre creatore del mondo che ci circonda.
“A Natale in una capanna nasce Gesù”: cogliere nella festa del Natale la nascita di Gesù come dono di Dio.
“Gesù è cresciuto in una famiglia come me”: scoprire il valore della famiglia.
“Amatevi come io vi ho amato”: sperimentare attraverso il gioco il valore dell’amicizia e della solidarietà.
“Come si costruisce la pace?”: scoprire che la pace si può costruire anche tramite semplici gesti quotidiani.

Si è posta cura nel favorire un clima sereno e disteso, in cui ciascun bambino potesse sentirsi accolto e quindi libero di esprimersi portando il proprio piccolo, grande contributo con l’entusiasmo, la freschezza e la spontaneità proprie dell’età.

Stefania Paini





LA RADIO DEI NAVIGLI

“Va ora in onda la Voce del Giambellino, a cura della redazione locale”; seguiva la musica di Rondò Veneziano, a sfumare.

Così iniziavano, all’inizio degli anni Novanta, le trasmissioni che in quel tempo erano l’impegno della nostra comunità nel campo delle comunicazioni via etere, in onda dai locali della Radio dei Navigli situati nella parrocchia S. Nazaro e Celso, appena di là del Naviglio.

Nella foto qui sotto: Quando al Murialdo si andava in onda

Forse pochi ancora lo ricordano, eppure doveva essere una cosa importante, se nella pubblicazione commemorativa del cinquantesimo di fondazione della nostra Parrocchia, nello spazio dove erano illustrate le realtà operanti, era riportato con evidenza: “È stata una scelta precisa, quella del Decanato del Giambellino - era detto - che si è impegnato seriamente nel fornire informazioni alla cittadinanza sugli avvenimenti zonali in genere e sulle realtà parrocchiali in particolare”. Così è stato e nelle più di cento puntate, sono andate in onda le testimonianze e le voci di componenti di quasi tutti i gruppi parrocchiali, dei collaboratori, dei sacerdoti.

È stato momento di profonda commozione l’ascolto delle bobine con la registrazione della voce di don Paolo Novero, in occasione della raccolta del materiale per una giornata in suo ricordo, con alcune interviste dove, come chierico prima e quale sacerdote poi, parlava della sua esperienza con i giovani dell’oratorio.

L’avventura finì con la chiusura della radio per motivi economici, e non fu più ripresa.

È notizia di questi giorni che la Radio dei Navigli rinasce, come la Fenice, sempre negli stessi locali alla Barona, ma in una veste completamente rinnovata: non più via etere sulla mitica frequenza dei 100,4 in MF, ma tramite quel moderno e più consono ai tempi strumento di comunicazione che è internet.

Anche la programmazione è strutturata in modo del tutto diverso dal palinsesto tradizionale, con un modo completamente nuovo di concepire la radio, secondo criteri voluti, creati e prodotti unicamente da giovani, con la diffusione non solo di brani musicali noti, ma anche di quelli composti da autori sconosciuti, per dare voce a quelle realtà che altrove non troverebbero spazio, al fine di promuovere la conoscenza dei gruppi musicali giovanili. Una “web radio” nata solo da poco, ma che è già presente in rete ventiquattro ore su ventiquattro e raggiungibile da ogni parte del mondo, sul sito www.radiodeinavigli.com.

È uno strumento nuovo e interattivo, perché consente la partecipazione diretta alla realizzazione dei programmi, indirizzato ai giovani dei quali utilizza il linguaggio, con scambio d’espe-rienze e punti di vista negli spazi dedicati a temi d’attualità. A tale fine, lo staff redazionale sollecita proposte di collaborazione da parte di quelli che condividono l'idea.

La speranza è che possa rivelarsi quel mezzo d’aggre-gazione del mondo giovanile che, da tempo, nelle nostre comunità si va cercando.

Ciò che accomuna la radio d’oggi con quella di un tempo, oltre al nome, è solo la sede e l’impostazione etica in generale. Nient’altro.

Ma è giusto sia così, perché è impensabile il voler rimodellare uno strumento di comunicazione del ventunesimo secolo su criteri di quello scorso. Il passato è passato, e assumerlo come parametro di giudizio per le strategie del presente, equivale a sottoscrivere disastri.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it





Carissimi amici,
contrariamente a quanto accennato nel mese scorso, la gita programmata per il 9 giugno non potrà essere effettuata per ragioni organizzative. Se ne riparlerà a settembre.

Come “Ex Oratoriani”, siamo inseriti nella Federazione Nazionale “Associazione Amici e ex Allievi” (AAA) dei Giuseppini del Murialdo il cui Consiglio Nazionale, allargato ai Presidenti delle Associazioni italiane, si riunirà a Roma dall’8 al 10 giugno 2007 per aggiornare lo statuto a seguito della decisione della Congregazione di modificare la struttura territoriale italiana suddividendola in 3 Zone:
Zona Nord Ovest:
Piemonte, Lombardia, Toscana
Zona Nord Est:
Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna;
Zona Centro Sud:
Lazio, Puglia, Sicilia, Campania, Calabria.

Per la Festa Patronale di San Leonardo Murialdo del 19/20 maggio, l’Assistente Nazionale della AAA p. Angelo Catapano ha espresso il desiderio di incontrarci per illustrarci i nuovi progetti.

Dopo il sostegno alla Guinea Bissau e all’Ecuador, il nuovo progetto è di sostenere la Romania.

Chi volesse partecipare a tale incontro contatti Remo Chiavon che vi dirà il giorno e l’ora in cui sarà fissato l’incontro.

Noi continueremo a sostenere le varie iniziative che ci suggeriscono i nostri padri Giuseppini grazie alla vostra generosità e collaborazione.

A tutti un arrivederci a presto nel nome del Signore.

Il Gruppo Promotore



Gli amici della filo-sophia

Poiché quanto stavamo dicendo la volta scorsa sulla responsabilità ha a che vedere con la vita sociale e poiché penso che la visione che l’uomo ha di se stesso e della società, abbia la sua luce naturale nello sguardo su e di Dio, è stato illuminante leggere le parole che ho trovato in un articolo dedicato a un filosofo italiano poco conosciuto, ma di grande ispirazione cristiana.
Si tratta del filosofo Luigi Stefanini, nato a Treviso nel 1891, e, poiché sento spesso dire che la filosofia del Novecento è naturalmente anti-religiosa, vorrei di far respirare anche voi attraverso uno scorcio novecentesco tutt'altro che ateo.

Questo autore, ispirandosi a Maritain e Mounier, sostiene, infatti, che nella relazione di apertura all’altro e nella contemporanea “discesa” in se stessi si trovi nascosto, ma nel contempo rivelato, quel “supremo amore [che] mi ha amato tanto da costituirmi, non come un granello di sabbia sperduto tra le arene del mare, ma come un unico, di cui un altro identico non ci fu né ci sarà in tutta la storia del creato […].”. E’ il primato della persona quello di cui si sta parlando, il medesimo che ha fatto definire personalismo la corrente di pensiero di Emmanuel Mounier.
Lo sfondo storico in cui si sviluppa la riflessione filosofica di Mounier è la grande crisi economica conseguente al crollo della Borsa di Wall Street del 1929: in questa situazione di generale arretramento dell’economia, il filosofo francese si propone di indicare una “terza forza”, che si contrapponga sia all’individualismo liberistico sia al totalitarismo stalinista.

La nuova strada viene ricercata in una filosofia che concepisca l’uomo né come semplice individuo, atomo tra altri atomi e privo di sostanziali ed irrinunciabili relazioni con essi; né come momento di una totalità socio-economica che fagocita la sua specificità, il suo essere uomo, la sua “umanità”. L’individuo deve essere invece concepito come persona, cioè come uno “spirito” che, se da un lato, in quanto tale, è assolutamente unico e specifico, dall’altro è naturalmente e necessariamente aperto alle altre persone in una relazione che fa parte dello sviluppo e del carattere della persona stessa.
Il personalismo è, inoltre, essenzialmente comunitario e ha come fine non l’individuo, ma quel “polo profetico” verso cui l’agire del singolo o “polo politico” conduce. Maritain parlerà esplicitamente di una politica personalistica, cioè fondata sul primato della persona come valore in sé; sul rispetto del pluralismo come valorizzazione delle diversità individuali, sul raggiungimento del bene comune, che non è la somma dei beni individuali o della maggioranza, ma è il bene della società in quanto composta di persone; sulla consapevolezza che nulla di mondano può essere assolutizzato, per cui riconoscere l'Assoluto come trascendente può immunizzare dalla tentazione del perfettismo politico cioè da una visione tecnicizzata dell’uomo. In questa ricerca della persona come imago Dei è contenuta la dimensione di un unico che si apre al mistero della trascendenza e di se stesso. Motivo per cui la domanda costante di Stefanini fu sempre: “chi sono io?”.
[continua…]

Valentina Caleca




Fotografie


Via Crucis nel cortile di via Gonin, 69.
Animata con tanto impegno dai tanti bambini che abitano in quella zona




1 aprile 2007
Arrivo in Chiesa della Processione delle Palme partita dalla Casa Materna di via Cascina Corba



Fotocronaca del recital "Forza Venite Gente"









Grazie di cuore e complimenti vivissimi
al "Gruppo Teatro Murialdo"







Dipinto presso la scuola materna di Fiorine -
Clusone (BG)