camminare insieme Settembre 2007   


CANTA E CAMMINA

Canta e cammina. Un’abbinata azzeccatissima all’inizio del nuovo anno pastorale.
Sant’Agostino, che ne è l’autore, amava questi felici accostamenti concettuali. Con questo “canta e cammina”, egli propone suggestivamente lo spirito con cui la Chiesa, il popolo di Dio, deve camminare nella storia e nella quotidianità. Camminare cantando è tutto un altro andare. Non è fatica, o se lo è, è una fatica gioiosa e nei viaggi di lutto è una fatica piena di speranza e di attesa.

Canta e cammina. Che bello pensare al popolo della parrocchia Murialdo alla luce di queste parole!
Le iniziative che si propongono e che insieme porteremo avanti in quest’anno, a livello sia parrocchiale e sia decanale, in sintonia con il piano pastorale della diocesi, hanno tutte, direttamente o indirettamente, l’unico scopo di aiutare il popolo in un cammino più ordinato, più spedito e più gioioso, seguendo il Risorto attraverso le più svariate vicende della storia.

La bella notizia: La vita di Dio già circola in noi, nelle nostre famiglie e nello Spirito ci dona la pienezza di un’umanità vissuta come Gesù: amando, pensando, operando, pregando, scegliendo come lui.
Una speranza per tutti. Sperare è essere disposti a scorgere l’opera misteriosa di Dio nel nostro quotidiano. Un Dio che pensa a me, che mi porta nel cuore, che ama la mia vita e accetta la mia libertà, che “teme” di perdermi quando percorro strade a rischio ed è felice di abbracciarmi quando mi avvicino a lui o mi faccio ritrovare.

Il sentirmi amato migliora la mia vita. Non è poesia. Mi sento conquistato dal Risorto, dalla sua tenerezza. E’ il suo stile. Allora penso alla fiducia di due miei amici giovani prossimi alle nozze, e lui d’improvviso è senza lavoro; ricordo la giovane sposa incinta cui diagnosticano una malformazione del bimbo, ma di aborto non si parla... Quando Dio è vicino, è nel cuore, quando si sa di essere amati, la vita cambia: si trova serenità, coraggio, fiducia, abbandono, si scoprono aspetti nuovi della realtà, di sè e degli altri, della creazione e della storia: nelle sue mani, nel suo cuore. Guardiamo al futuro con gioiosa speranza e camminiamo insieme. In questo cammino, i nostri Vescovi ci ricordano che “Non siamo soli”. Lo Spirito del Risorto accompagna i nostri passi, allarga i nostri orizzonti ogni volta che prevale la stanchezza. Cantiamo e camminiamo. Ognuno si muova e dica come gli antichi Ebrei in cammino nel deserto: “Mia forza e mio canto è il Signore”.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org




Il 3 giugno 2007, il nostro caro don Sandro, accolto con tanta gioia e amicizia da tanti parrocchiani, ha celebrato con noi la Messa delle ore 10,00 e ringraziato il Signore per i suoi 15 anni di sacerdozio.
Lo salutiamo con affetto e gli auguriamo ogni bene nella nuova comunità, l’Oratorio San Paolo a Roma.



E così giorno dopo giorno siamo arrivate all'ultimo...

A voi tutti rinnoviamo il nostro saluto con l'augurio di "Buona ripresa".
Non vi diciamo: "Addio". In Dio ci ritroveremo sempre.
E da Lui sostenuti e protetti siamo sicuri di camminare in quel progetto che da sempre ha pensato per noi.
Non facciamo nomi per non dimenticare nessuno. A tutti il nostro saluto caldo e affettuoso.

Pregate sempre perché il Signore mandi operai per la sua vigna.

Con simpatia e gratitudine,

le Suore Apostole del Sacro Cuore


Grazie Suor Carla, Suor Carmelina e Suor Brigida,

per il vostro generoso sì al Signore nella Congregazione delle Apostole del Sacro Cuore.
Grazie a tante meravigliose sorelle religiose passate tra noi e che hanno testimoniato il grande amore di Dio a tanti bambini del quartiere.

Benvenute Sorelle

Diamo il benvenuto alle Suore del Santo Natale, congregazione torinese fondata dal canonico Francesco Bono che, quasi contemporaneo del Murialdo, “si dedicò ai fanciulli poveri che girovagavano, quasi abbandonati ed esposti a tutti i pericoli” della Torino di fine ‘800.
Prenderanno servizio nella Casa Materna in sostituzione delle suore Apostole del Sacro Cuore.
Le 3 suore sono:
Suor Adele Pagani - Superiora;
Suor Anna Maria Pagani; Suor Rita Valyavettil.

La Parrocchia di S. Leonardo Murialdo vi accoglie con gioia e riconoscenza per il dono della vostra presenza di consacrate e per il servizio che fate per i più piccoli del nostro territorio.

Il Parroco



Appuntamento con il

Il 12 giugno - in vista della sospensione estiva - si è riunito il direttivo del CPP per un consuntivo in questo primo anno di rodaggio dei consigli pastorali. Abbiamo verificato le tante iniziative e attività svolte in questo anno e condiviso qualche proposta da suggerire alla ripresa a settembre dell’anno pastorale.
Abbiamo previsto un’intera giornata da trascorrere insieme consigli pastorali e operatori, fissata per domenica 23 settembre 2007 a Torino sui luoghi del Murialdo.

Si è riflettuto sulla partenza delle Suore Apostole del Sacro Cuore di via Cascina Corba, preziose collaboratrici della parrocchia, grazie a Dio saranno sostituite da altre Suore della Famiglia religiosa del Santo Natale provenienti da Torino; sulla seria crisi vocazionale soprattutto in Italia e in particolare in tutto l’Occidente.
Si è parlato pure del progetto della ristrutturazione dell'interno della Chiesa parrocchiale.

Per quanto riguarda il prossimo anno, si prevede di ripetere le esperienze dell'anno scorso, valutate positivamente, vale a dire: esercizi spirituali, le due giornate di spiritualità, d’inizio e fine anno, gli incontri biblici, gli interventi di stimati teologi e di rappresentanti che ricoprono importanti cariche nelle istituzioni pubbliche. Inoltre a definire in consiglio pastorale le varie commissioni: evangelizzazione e catechesi, famiglia e matrimonio, carità e missionarietà, giovani, sport e oratorio.

Nel ringraziare tutti i membri per la sensibilità dimostrata e per l'impegno al quale saranno chiamati per il bene della comunità, auguriamo una felice ripresa e un proficuo lavoro per il nuovo anno pastorale.

Giuseppe Giandomenico
ggiando@libero.it





Udite, cieli; ascolta, terra

(Is 1, 1-3)

 



[1] Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Ioatam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda.
[2] “Udite, cieli; ascolta, terra,
perché il Signore dice:
«Ho allevato e fatto crescere figli,
ma essi si sono ribellati contro di me.
[3] Il bue conosce il proprietario
e l’asino la greppia del padrone,
ma Israele non conosce
e il mio popolo non comprende».




Tutta la storia di Israele è stata influenzata dai profeti, i quali non sono mai stati slegati né dalla storia, né dalla religione, né dalla politica del loro tempo.
Il profeta ha da una parte lo sguardo volto al passato nel quale Dio ha agito per il suo popolo, dall’altro, grazie all’analisi di tale azione, è in grado di leggere il presente e di rendere attuale la Parola di Dio.
Il profeta, che conosce la fedeltà di Dio, sa che c’è una Parola che viene da lontano, che deve essere ascoltata ed annunciata oggi e che apre il futuro del popolo.

Il profeta Isaia, che significa “Jahweh salva”, nasce a Gerusalemme nell’ottavo secolo A.C. in un periodo in cui la politica degli stati è determinata dall’apparire sulla scena mediorientale delle potenze assira ed egiziana. Di probabile origine aristocratica, fu consigliere dei re Acaz ed Ezechia, intervenne spesso nella politica del suo paese sferzandone senza pietà vizi, corruzione e leggerezza.
Grande ed abile poeta, ci ha lasciato versi ricchi di immagini attraverso le quali ci ha fatto giungere un messaggio solenne e immaginoso e non privo di ironia. I moderni studiosi della Bibbia dividono il libro di Isaia in tre parti: i capitoli 1-39 attribuiti al profeta, che presentano titoli e indicazioni storiche precise; i capitoli 40-55 e 56-66, anonimi e sprovvisti di date e titoli che vanno sotto il nome di Deuteroisaia e Tritoisaia, frutto di un complesso di redazioni di epoche differenti, che si rifanno comunque al pensiero del grande profeta.

La prima parte del libro parla soprattutto dei castighi che pendono su Israele e Giuda a causa dell’infedeltà a Dio. Alla base dell’insegnamento del profeta si trova una sublime concezione di Dio, cui tutte le forze della natura e le nazioni della terra rendono omaggio. Israele è il popolo che Dio ha eletto e su cui ha un piano mediante il quale governa il corso degli eventi storici. Dal cap. 40 il tema cambia: alle minacce è succeduta una predicazione di promessa e consolazione. E’ messa inoltre in risalto la figura del Servo di Dio. Quando si parla di oppressione, di miseria, di liberazione, ecco spuntare la figura del Servo mite e umile, investito di una grande missione di salvezza. Dal cap. 60 il libro si avvia al termine celebrando il futuro religioso della nuova Gerusalemme, che diviene simbolo di una città santa dove tutti converranno portando doni.

Il libro di Isaia si apre con un versetto che ci permette di determinare il periodo dell’attività religiosa del profeta. Con il termine visione si intende ogni tipo di rivelazione comunicata anche se non necessariamente visiva; qui indica l’insieme degli oracoli con cui si apre il libro.
L’oracolo rappresenta una dichiarazione solenne fatta in nome di Dio. Isaia apre il suo oracolo formulando l’accusa centrale contro il popolo di Israele: l’opposizione e ribellione al Dio dell’alleanza.
Udite”: è una invocazione solenne, di significato quasi cosmico, che sottolinea l’importanza dell’oracolo.
Il termine “figli” ci dà l’idea della paternità divina verso Israele; usata raramente nell’Antico Testamento, in cui generalmente rappresenta più un’idea di autorità e possesso, ma che invece qui è usata per indicare la premura che Dio ha per il suo popolo e l’amore che Egli nutre per i singoli Israeliti che sono figli di Dio. Anche noi siamo chiamati ad essere profeti cioè ad essere segno di fedeltà e perseveranza alla Parola. Profeta è colui che si abbandona al Signore, dimentico di se stesso, cosciente che Dio non è un padrone ma un padre che ci ama.

Gabriella Francescutti




    

Campo Estivo “seconda media” a Cartasegna

Un’esperienza di condivisione e di scoperta dell’altro ma anche di se stessi! L’hanno vissuta i ragazzi di seconda media a Cartasegna Ligure dal 30 luglio al 4 agosto. Siamo partiti un po’ titubanti, ma è stata una continua sorpresa, una continua scoperta per ognuno di loro, di ognuno di loro. Il nostro obiettivo di educatori era di valorizzarli sotto ogni punto di vista, farli crescere come gruppo tutti insieme in un contesto di allegria, condivisione, a volte anche di sfida e di fatica, immersi nella natura. Obiettivo raggiunto! Siamo entusiasti di questi ragazzi che hanno tirato fuori la loro grinta, sono stati solidali fra loro e attenti anche ai bisogni degli altri compagni del gruppo. Si sono conosciuti e si sono scoperti! Hanno assaporato davvero il loro reale valore! Giudicate voi stessi!!

Daniela Ivan

Lunedì 30 Luglio, noi ragazzi e ragazze del gruppo di 2a media eravamo tutti eccitati all’idea di cominciare questa nuova esperienza. Siamo partiti da Milano per arrivare a Cartasegna nella Val Borbera in una posizione geografica a cavallo fra Piemonte, Liguria e Lombardia.

La compagnia di “grandi esploratori giovani” includeva Nancy, Marta, Michela, Anna, Elyana, Mattia, Andrea, Luca e Ivan.
I grandi, invece, erano Sam, Daniela, Irene, Mauro, Emmanuel, Miguel, Paolo. Infine, le nostre bravissime cuoche Betty e Paola hanno cucinato con l'aiuto della piccola Giulia.

Cartasegna è un paese in montagna, isolato, tranquillo e carino. Noi eravamo alloggiati in una casa canonica vicino a una chiesetta. La casa era in stile rustico: e da lì si è dato il via alla nostra avventura che aveva come tema la storia di Peter Pan, e ogni giorno che passava scoprivamo qualcosa di nuovo su noi stessi. I primi giorni eravamo un gruppo diviso tra maschi e femmine. Più i giorni passavano più il gruppo si amalgamava. La sera restavamo alzati fino alle 23,30 a vedere le stelle cadenti e poi via a dormire nel sacco a pelo, perché crollavamo per la troppa fatica accumulata durante il giorno. I paesani ci dicevano che questo posto era tranquillo e che non succedeva mai niente; ma ci abbiamo pensato noi ad animare le serate ballando con la musica di Max Pezzali a tutto volume.

Ci siamo anche divertiti a giocare a dama o a forza 4. Un giorno poi al nostro don è venuta la fantastica idea di portarci fino alla cima della montagna. Dopo 4 ore di cammino siamo arrivati, abbiamo mangiato sul prato verde, abbiamo fatto un riposino e poi ci siamo affrettati a scendere perché iniziava a piovere.

Questo campo oltre ad averci fatto entrare in rapporto con Gesù é stata anche un esperienza che ci ha aiutato a capire che dobbiamo rispettare le cose e la natura, che la ricchezza non basta a far felici le persone e l’ultima, ma non meno importante, è che ognuno di noi ha scoperto qualcosa di nuovo nell’altro che non si aspettava.

Un ringraziamento speciale a: don Samuele, Irene, Daniela, Raffaele - anche se non era al campo, ma ci ha accompagnato tutto l’anno - Mauro, Emmanuel, Miguel, Paola e Betty.

Luca Sinocolfi e Nancy Natarella


F A M I L Y   D A Y   2007

Peccato per chi non c'era.
Il Family Day del 12 maggio scorso è stato un appuntamento senza precedenti, uno di quegli avvenimenti che vanno a finire nei libri di storia. Per la prima volta le famiglie italiane così come le definisce l'articolo 29 della Costituzione “la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio” si sono organizzate e hanno fatto sentire la loro voce pubblicamente con un raduno in piazza a Roma da 1 milione di persone. Motivo contingente dell'iniziativa, l'intenzione del governo di presentare al parlamento un progetto di legge che prevede il riconoscimento giuridico delle cosiddette “coppie di fatto”, con la conseguente relativizzazione della centralità della famiglia tradizionale.

Ma il Family Day non è stato solo una reazione di protesta contro l'insidia rappresentata dai “Dico”. E' stata piuttosto una sorta di grande lezione alla classe politica e al sistema dei media circa il ruolo della famiglia tradizionale - cristiana per origine e ancora tale almeno in termini culturali - nella storia e nel presente dell'Italia. Tutta la prima parte della manifestazione è consistita nella presentazione delle attività sociali delle 300 associazioni che hanno promosso la manifestazione e nel racconto della vita quotidiana da parte di alcune coppie presenti. La prima avveniva attraverso filmati proiettati su grandi schermi sistemati in vari punti della grande piazza di S. Giovanni in Laterano; la seconda aveva luogo su un ampio palco, collocato perpendicolarmente alla basilica sul lato della piazza opposto a via Carlo Felice, dove due giornalisti intervistavano madri, padri e figli. Qualunque osservatore poteva rendersi conto del grande patrimonio di socialità che le associazioni di ispirazione cristiana producono quotidianamente: scuole, mondo della salute, del volontariato, dell'assistenza, imprese sociali, ecc. E di come le famiglie siano il luogo dove si costituisce il capitale umano che sta alla base della società: ogni adulto che si assume le sue responsabilità verso la comunità umana proviene da una famiglia dove ha fatto esperienza dell'amore.

Il Family Day non ha ignorato le situazioni di sofferenza e di contraddizione, non si è compiaciuto di moralismi e condanne: ha portato la sua testimonianza un rappresentante dell'associazione dei genitori cristiani separati, è stato intervistato il presentatore televisivo Claudio Lippi che ha raccontato la dolorosa esperienza del divorzio; Eugenia Roccella, uno dei due portavoce della giornata (l'altro era l'ex sindacalista Savino Pezzotta), nel suo intervento ha detto: "Siamo qui perché un'esperienza ci accomuna tutti. Siamo tutti figli: laici e cattolici, credenti e non credenti, islamici ed ebrei, omosessuali ed eterosessuali". I due portavoce sono stati particolarmente bravi nello spiegare la distinzione fra i giusti privilegi che andrebbero riconosciuti alla famiglia secondo l'articolo 29 della Costituzione se si vuole che la società italiana continui ad essere coesa e solidale e i diritti che vanno riconosciuti alle persone nelle loro varie condizioni di vita, ma non al prezzo di duplicare l'istituzione matrimoniale con altre istituzioni familiari che creerebbero solo confusione e danno al bene comune. “Nel nostro ordinamento, ha detto Pezzotta, deve essere chiara la distinzione tra tutela e promozione di un soggetto che ha una dimensione e responsabilità sociale e la risposta ai bisogni delle persone”.

Il grande successo numerico della manifestazione lo si deve principalmente all'impegno dei movimenti ecclesiali (Neocatecu-menali, Rinnovamento nello spirito, Comunione e Liberazione, Focolarini) e delle Acli. Ha commentato mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, in un'intervista apparsa sul settimanale Tempi: “II Family day si è realizzato perché il senso di appartenenza nei movimenti e nelle associazioni è alquanto forte. Io credo che anche le comunità parrocchiali dovrebbero crescere sempre di più in questo senso di appartenenza, e tutti insieme - movimenti, associazioni, comunità parrocchiali - crescere sempre di più nel senso di appartenenza alla chiesa e alla propria Chiesa particolare”.

Rodolfo Casadei


I Giuseppini in Guinea Bissau

La festa patronale è stata una apoteosi, è durata una settimana: serate culturali con poesie, teatro a tema, danze tribali.
Tutti hanno collaborato, soprattutto i giovani e gli adolescenti, i gruppi famiglia, le corali, i gruppi liturgici, la caritas delle 3 comunità:
San Antonio a Bandim - S. Josè - Nostra Senhora do Carmo.



Sabato: processione e Messa solenne nel pomeriggio e notte... culturale all'africana.
Domenica: un'unica Messa per significare l'unità della parrocchia, pranzo comunitario, dove ognuno ha messo del proprio o per gruppo e il pomeriggio che vi lascio giudicare dalla foto.

Don Pierangelo Valerio



GRUPPO MISSIONARIO “ETTORE CUNIAL”

Il GRUPPO MISSIONARIO “ETTORE CUNIAL” Organizza per venerdì 28 settembre alle ore 21.00 nella Chiesa San Leonardo Murialdo uno spettacolo musicale Gospel del famoso coro polifonico Ensemble Vocale Ambrosiano a 5 voci, 50 elementi, diretto dal Maestro Mauro Panacca.

Padre Maurizio Boa ci illustrerà il lavoro dei missionari giuseppini per i bambini amputati e della costruzione del nuovo ospedale di Kissy (Sierra Leone) al quale anche noi siamo impegnati.

Lo spettacolo è gratuito e quanti desiderano potranno sostenere questo bel sogno che sarà inaugurato il 19 maggio 2008 nella festa del Murialdo. Il Coro che si è esibito in prestigiosi teatri e basiliche di Milano e Lombardia, contribuisce ben volentieri a sostenere il nostro ospedale di Kissy.



Un quadro per "pensare"

Domenica 27 maggio '07, nella Cappella di via Gonin, durante la Messa delle ore 19 sono stati ufficialmente "donati" due quadri: una pala d'altare raffigurante l'icona del Cristo Risorto in mezzo ai suoi discepoli e il dipinto con la santa immagine di Gianna Beretta Molla, la santa della Famiglia, a cui è intitolata questa Cappella.

Le due opere hanno stili diversi ma entrambe sono il frutto di una "crescita spirituale" degli artisti che le hanno realizzate.
Sia il celebrante don Tiziano Sangalli, rettore del Santuario di Mesero sia gli stessi artisti hanno sottolineato come l'incontro col Cristo Risorto, che avviene nel sacramento del Battesimo, porti necessariamente ciascuno di noi a cambiare stile di vita e a vivere nella Comunità Ecclesiale come "testimoni" di quella parte del Vangelo che ha toccato in profondità la nostra anima.
Siamo chiamati alla santità nella quotidianità dei nostri gesti e delle nostre scelte proprio come ha fatto Santa Gianna nell'arco della sua esistenza, arrivando anche a donare la vita perché il suo quarto figlio potesse venire al mondo. Da oggi possiamo "crescere spiritualmente" anche noi attraverso questi due quadri che ci faranno "pensare" a noi stessi e ai doni dello Spirito Santo.
Grazie alla pittrice Annarita Alberton e al pittore Claudio Gallotti.

Rosa Mattiello



Giugno 2007: 19° TROFEO MURIALDO

E' stata proprio una bella festa per tutti: bambini, ragazzi, dirigenti, allenatori, genitori, amici e parenti. Tutti hanno avuto la sensazione di vivere proprio un bel momento di aggregazione. Bisogna dire “Grazie” soprattutto al Direttivo della Murialdina che ha saputo organizzare un evento tanto bello. Grazie a tutti i Dirigenti e allenatori che hanno dedicato il proprio tempo libero all'organizzazione. Grazie ai genitori, ai bambini e ai ragazzi, attori principali di questo evento, che hanno onorato in modo splendido la storica casacca rossoblu con bravura, cuore e passione.

Mi rimarranno per sempre impressi nel cuore e nella mente quegli occhioni pieni di lacrime e quei musi lunghi, per non essere riusciti a vincere il primo premio, come mi rimarrà sempre nel cuore e nella mente, la felicità di quei ragazzi che a vincere ce l'hanno fatta. Non importava, comunque, vincere o perdere, importava che la "Murialdina" dimostrasse che si sta costruendo qualcosa di bello, qualcosa che allontana i ragazzi da distrazioni pericolose, che faccia tornare l'amicizia in primo piano, che insegni un sano agonismo, fatto di fatica, sudore e tanta passione per questo sport. Ma soprattutto rispetto per l'avversario, sia che si perda sia che si vinca.

E' stata bellissima, infine, la rappresentazione teatrale che ha visto protagonista uno di noi, Michele Clementelli, un giovane attore che ha nel sangue la Murialdina e che, interpretando una parodia di quello che è la vita dell'allenatore, dei giocatori, del pubblico della Murialdina, ha saputo farci ridere e passare un'altra ora di aggregazione e allegria nella serata finale del torneo. Ora speriamo che a settembre, alla ripresa degli allenamenti, questo entusiasmo cresca ancora e contagi altra gente, che ci faccia crescere anche sotto l'aspetto numerico.

Roberto Galli







GITA CHIERICHETTI A TORINO

Lunedì 11 giugno 2007, noi chierichetti accompagnati dal nostro don Guglielmo siamo andati in gita a Torino.

Partiti con la gioia nel cuore, ci siamo fatti prendere dall’euforia e i nostri bravi autisti ci hanno fatto raggiungere in fretta la bella città di Torino. La prima tappa è stata il Duomo dove é custodita la Sacra Sindone, il lenzuolo nel quale è stato avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte. Lì ci attendeva il parroco don Giancarlo che, dopo un caloroso benvenuto, ci ha raccontato come la Sindone è arrivata a Torino. Dopo una interessante spiegazione, il parroco, ci ha portati a vedere la Sindone e abbiamo letto una preghiera davanti ad essa. Poi abbiamo sostato davanti ad una copia della Sindone dove si poteva contemplare impresso il corpo di Gesù. La foto ricordo sarà sempre viva nella nostra memoria.

La seconda tappa al collegio degli Artigianelli, dove San Leonardo Murialdo visse per 34 anni. Questo collegio accoglieva ragazzi orfani che nei laboratori, si specializzavano in un mestiere. Lì ci attendeva p. Adelio, un simpatico Giuseppino, ci parlò con entusiasmo della vita del Murialdo e ci ha fatto visitare il museo a lui dedicato. Tutte le immagini che abbiamo visto ci hanno fatto riflettere sulla scelta del Santo di lasciare la sua vita comoda per una vita semplice e dedicata ai ragazzi poveri. Dopo questa interessante visita, abbiamo pranzato nella mensa del collegio.

La festa di compleanno di Ivan e Federica ha concluso la seconda tappa. Ci attendeva la Parrocchia della Madonna della Salute dov’è custodito il corpo di San Leonardo Murialdo. Appena arrivati, il parroco don Tarcisio ci ha accolto con grande amicizia e ci ha fatto visitare la Chiesa e la tomba del Murialdo e ci ha spiegato il significato della bella ed enorme vetrata che fa da sfondo all’urna.

Vestiti da chierichetti abbiamo pregato accanto il corpo del Santo, mentre le nostre accompagnatrici, Iris e Carmela, ci scattavano alcune foto. Ultima tappa: in oratorio ci attendeva una bella partita di calcio. E’ stata proprio una bella giornata, perché abbiamo imparato molte cose su San Leonardo Murialdo: un vero amico, fratello e padre per tanti giovani.

Luca e Francesca


Pellegrinaggio alla
SS. VERGINE DELLA BOZZOLA

Al termine del mese di maggio, il nostro parroco don Guglielmo, don Antonio del San Curato D’Ars e un bel gruppo di parrocchiani sono andati in pellegrinaggio in questo Santuario della Lomellina. Insieme abbiamo recitato il Rosario seguito dalla Messa concelebrata anche dal Rettore del Santuario che ci ha raccontato la storia dell’apparizione della Madonna alla fanciulla sordomuta di nome Benedetta. Toccante l’affidamento a Maria di tutti i presenti. Dopo la foto e un lauto rinfresco, un ultimo saluto alla Vergine, mamma buona che ancora oggi come duemila anni fa, ci ripete “fate quello che Lui vi dirà”.

Luigi Corlianò




ORATORIO ESTIVO 2007

Quanti anni saranno passati? Mi ricordo che i miei figli andavano alle elementari (e adesso sono sulla trentina) quando ho cominciato a sentir parlare di “Oratorio Estivo”. Alla sua guida si sono succeduti vari sacerdoti (Pietro, Paolo, Sandro e ora Samuele) che hanno lasciato i loro ricordi e la propria impronta e oggi l’Orest è una bella realtà della nostra parrocchia, un servizio prezioso reso alla comunità.

Quest’anno ci sono circa 270 bambini e ragazzi iscritti e una trentina tra animatori e aiuto animatori, oltre ovviamente a tutta una serie di adulti collaboratori che svolgono le mansioni più varie: accoglienza all’ingresso, mensa, laboratori, pronto soccorso, assistenza, accompagnamento nelle uscite, contabilità. La cosa più gratificante per chi collabora è vedere, anno dopo anno, questi bambini/e, poi ragazzini/e, poi giovanotti/e che si ripresentano puntuali all’appuntamento di metà giugno, anche quando l’età consentirebbe loro di restarsene a casa tranquilli.

Ovviamente cambiano i compiti: da normali iscritti si passa ad essere aiuto-animatori e poi animatori, l’apice della carriera! Questo significa che si è riusciti a creare un ambiente accogliente in cui si sentono a loro agio. In questi anni l’Orest è diventato sempre più multietnico: ci sono bambini dell’Oriente, del Nord Africa, del Sud America, di altri paesi Europei che riescono a “mischiarsi” con i ragazzi italiani, a volte anche quando conoscono poco la nostra lingua: del resto il gioco del pallone per i maschi e “l’elastico” per le bambine parlano un linguaggio universale.

Dunque l’Orest, nato per essere un servizio per i genitori che lavorano nell’ottica di una pastorale particolarmente attenta ai bisogni dei ragazzi, svolge oggi anche l’importante funzione di essere “luogo di fratellanza”, dove i ragazzi imparano a convivere con i “diversi” da sé per scoprire, magari, che tanto diversi non sono. La società moderna non offre molti spazi o occasioni dove questo può avere luogo, visto che anche la scuola, purtroppo, sta progressivamente scivolando su una china di ghettizzazione e separazione. Compito di noi adulti è quello di saper tener vivo questo spirito di amicizia e di comunità, unica base possibile per una società migliore.

Marinella Giannetti



Tra il verde e il silenzio a CLUSONE

Il mese di luglio anche quest'anno ha visto a Clusone, ai piedi della Presanella, un discreto numero di anziani delle parrocchie del Murialdo e del Curato d'Ars. La proposta da anni trova riscontro favorevole sia per la quiete, l'aria buona, i buoni piatti bergamaschi, ma senz'altro anche per le varie iniziative di vita spirituale e di uscite nei piccoli e antichi santuari mariani sparsi nei centri della Val Seriana.

Non sono mancate le feste, i compleanni, la gioia di stare insieme giocando a carte, le serate allegre con qualche tentativo di valzer o tango e molte tombolate in favore delle missioni. Ascoltando queste persone anziane riconosco quanti fra loro hanno una qualità di vita migliore grazie anche alla gioia con la quale parlano dei loro nipoti e si relazionano con loro. Per molti è una seconda paternità o maternità, magari vissuta ancora più intensamente e con la possibilità di sentirsi ancora "utili".

C. G.


Esercizi SPIRITUALI a MONTECASTELLO

Anche quest’anno, dall’11 al 18 di agosto, 15 parrocchiani hanno partecipato agli Esercizi Spirituali all’Eremo di Montecastello (Tignale sul Garda) impostati sul libro di Rut.






I partecipanti erano 52, provenienti da varie parti d’Italia. Ho chiesto le impressioni a 3 persone che venivano per la prima volta.

Il grande silenzio del cuore, l’ascolto della Parola di Dio, la meditazione di questa Parola, la preghiera come risposta alla Parola ascoltata, che opera in noi la relazione filiale ed il colloquio orante con il Signore, la contemplazione, sono stati il mio vissuto della settimana di Esercizi Spirituali.
L’ubicazione dell’Eremo, sul cucuzzolo di un monte, gli scorci panoramici con strapiombi a picco sul Lago di Garda, le montagne circostanti, hanno contribuito per me a creare le condizioni necessarie per incontrare Dio, per ascoltarlo e conoscere la sua volontà attraverso la storia di Rut, nonostante le difficoltà iniziali riscontrate.

Ascoltare e accogliere la Parola di Dio attraverso la predicazione fatta, in modo puntuale, preciso, chiaro, semplice, vissuto ed entusiasmante, da don Dino Capra, è stato coinvolgente ed ha suscitato in me la fede ed il desiderio di cercare e di trovare il Signore.
Mi auguro che le giornate vissute all’Eremo si prolunghino in tutta la mia esistenza, nel mio quotidiano, che rimane il luogo naturale dell’esercizio spirituale e mi aiuterà a discernere qual’è la volontà di Dio. (Donata)
 

La domanda che mi sono sentita rivolgere al ritorno è stata: “come è andata, come hai fatto con il silenzio?”. Ecco, appunto il silenzio era quello che più mi preoccupava prima di partire, riuscire a mantenerlo, ma ho scoperto che questo silenzio si fa sentire meglio di mille parole. Lì in quel clima di pace, immerso nella preghiera assume un valore immenso.
La Parola letta, spiegata, meditata ha una risonanza nel cuore che arricchisce in maniera impensabile.
La storia di Rut mi ha aiutato a fare un esame di coscienza di tutta la mia vita di cristiana a livello personale e comunitario.

Questo libro di soli 4 capitoli ha con sé una profondità insospettabile, sembra scritto per i nostri giorni evidenziando le difficoltà di rapportarci con lo “straniero”, il “diverso” anche quello che vive all’interno della nostra famiglia. Ci fa capire che Dio è capace di trasformare l’egoismo in generosità e attraverso l’amore si vincono le piccole e grandi battaglie. Dopo un’esperienza di “Esercizi Spirituali” si fa spazio in noi la certezza che Dio agisce in ogni storia, ci interroga sulla qualità del nostro cristianesimo e soprattutto ci fa sentire quanto tiene ad ogni creatura, usando le diversità per creare opportunità, edificando così il nostro domani. Grazie a questa esperienza ho potuto condividere con fratelli e sorelle di altre parrocchie d’Italia momenti di intensa familiarità e gioia. Spero di ritornare! (Luciana)
 

Porterò sempre con me attimi molto belli di questi Esercizi Spirituali: l’accoglienza semplice e fraterna delle suore e dei volontari, gli amici cari con i quali, nei piccoli spazi concessi, mi confrontavo, la bellezza della natura che accompagnava il silenzio, don Alberto sempre disponibile ad aiutarci nel cammino a volte difficoltoso e don Dino Capra che, con la sua sapienza, ci ha fatto ascoltare, meditare e pregare con il libro di Rut. Questo libro della Bibbia, che a prima vista può sembrare un semplice racconto, nelle meditazioni don Dino ha saputo trasmetterci il messaggio di grande attualità: come la misericordia e la salvezza di Dio siano destinate a tutti i popoli della terra.
È stata una settimana ricca di insegnamenti che spero di vivere nella vita di tutti i giorni. (Concetta)

A cura di Don Alberto




È BELLO ... camminare insieme

Nel mese di giugno ho partecipato all’incontro proposto dal Centro delle Comunicazioni Sociali della Diocesi di Milano per i collaboratori addetti alla stampa parrocchiale.

La mattinata è iniziata con la Santa Messa celebrata da Mons. Gianni Zappa nella Chiesa di San Bernardino alle Ossa a suffragio dell’amico Vittorio Pignatelli, laico impegnato da 8 anni in questo gruppo, formato da oltre 150 persone provenienti dalle parrocchie della Diocesi. Abbiamo ricordato anche altri amici defunti impegnati nella Buona Stampa diocesana e parrocchiale.

L’incontro è continuato in Arcivescovado.

Dopo il saluto di don Davide, collaboratore di Mons. Zappa, ha aperto i lavori Gianni Borsa, direttore di “Segno 7” e “inDialogo”, riviste ufficiali della Diocesi di Milano. Ci ha parlato dell’Informatore Parrocchiale come uno strumento potente da riscoprire: chi decide di farlo, deve crederci.
La redazione deve essere seria e puntuale.

L’informatore si deve presentare bene nella grafica, nella lettura e deve approfondire tematiche anche impegnate: dottrina sociale della Chiesa, Bibbia, il sacramento del matrimonio; la catechesi, la vita e le proposte parrocchiali e del quartiere.
Inutile dare notizie cittadine e diocesane: ci sono altri che lo fanno già.

Don Alberto Sacchi, parroco della parrocchia Sacro Cuore di Gesù alla Gagnola, con il suo intervento ha sostenuto l’insostituibile funzione pastorale dell’informatore parrocchiale, per il quale ha chiesto il massimo impegno nel promuovere e migliorare questo mezzo di informazione. La stampa cattolica arriva in tantissime case ed è di gran lunga la stampa più diffusa nella nostra Diocesi e in tutta Italia.

L’informatore, oltre a dare risalto alle proposte e alla cronaca parrocchiale, deve anche essere utile: parlare del quartiere e delle sue potenzialità, dei siti di volontariato presenti, della vita associativa, enti che si occupano del disbrigo di pratiche presenti nel territorio, del disagio, delle tasse e via discorrendo.

Altri esperti sono intervenuti e tante altre considerazioni sono state fatte.
Ottimi sono stati gli stimoli per metterci in discussione e chiediamo l’aiuto e la collaborazione dei lettori con i loro suggerimenti, notizie e critiche per migliorare nel nostro piccolo e rendere sempre più bello il camminare insieme.

Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it


Affidiamo alla misericordia del Padre Celeste

Giuseppe Cialone anni 61, gli amici della parrocchia hanno pregato per lui e lo hanno ricordato con una “borsa di studio” a favore di un seminarista Indiano.





Paolo Baronianni 53, ha raggiunto nella Gerusalemme Celeste, papà Nino. Persona buona e gentile collaborava all’animazione del Movimento Terza Età. Alla mamma Giulia e ai parenti le nostre sincere condoglianze.


La Redazione



A nome delle Mamme Apostoliche, A.C. e Comunità, porgo condoglianze e preghiere al marito, ai figli e parenti per la perdita della nostra cara amica Olga Tumolo - Mamma di Fede.
Negli ultimi tempi la sentivo per telefono, mi parlava delle sue sofferenze che offriva al Signore per le vocazioni, non dimenticava i sacerdoti e mai il mio don Mario.
Grazie Olga, sarai sempre nei nostri cuori e nella nostra preghiera. Ti ricorderemo venerdì 14 settembre nella Messa delle ore 18.

Rosa Parati





L'Opinione         


Sulla celebrazione delle Messa in lingua latina

Aspetto il 14 settembre, giorno in cui, grazie al Motu proprio Summorum Pontificum Cura di Papa Benedetto XVI del 7 luglio scorso, sarà "sdoganato" il messale pre conciliare in latino, peraltro mai ufficialmente abolito.

Non per vedere stravolgimenti nella liturgia, o spaccature tra i fedeli che sicuramente non ci saranno, perché chi va alla messa la domenica non si troverà improvvisamente ad assistere ad una celebrazione in una nuova lingua. A nessuno sarà imposto nulla, non sarà messa in discussione la riforma del Concilio Vaticano II, il cui messale rimane in vigore in quanto forma normale, ordinaria, della liturgia eucaristica. Continueremo ad assistere alla celebrazione cui siamo abituati, la messa in lingua latina sarà solo l'aspetto straordinario. Non si creeranno dunque due riti distinti, piuttosto si tratterà di un uso duplice del medesimo rito, che non provocherà contrapposizioni ma piuttosto un arricchimento.

Sarà concesso, a determinate condizioni, il ritorno ad un modo di celebrare antico come la Chiesa.

Il motivo della mia aspettativa sta nel fatto che intravedo nella celebrazione in latino un richiamo alla tradizione, al suo recupero, con l'uso di una lingua che ha lasciato un'impronta indelebile ed è sempre stata, sin dalle origini, quella ufficiale della Chiesa cattolica.

Gli ortodossi non hanno mai rinunciato al greco, così come i musulmani trovano un momento unificante nella lingua araba. Anche molte confessioni protestanti non disdegnano l'uso della lingua di Cicerone, perchè allora dovremmo noi avere perplessità? Non vedo quale impedimento, quale pericolo, può derivare dal recupero di un rito che per secoli, non certo d'oscurantismo, ha scandito la vita delle comunità cristiane. C'è nella possibilità d'utilizzo del latino il recupero di una grande tradizione culturale, che è stata a lungo elemento unificante non solo per i cattolici ma anche per il mondo della cultura e della scienza.

In occasione di un viaggio in Toscana, giunto nell'abbazia di Monte Oliveto Maggiore, mi capitò d'assistere ad una messa in latino.
“Introibo ad altare Dei. Ad Deum qui laetificat juventutem meam”; parole d'apertura della Messa da tempo inascoltate mi risuonarono nelle orecchie. Sarà stato il ricordo d'antiche emozioni, sarà stata la sacralità del rito, ma a pensare a quei momenti ancora mi vengono i brividi.

Non è che la messa in lingua italiana non consenta l'adeguata partecipazione, anzi. A parte qualche sbandamento nella liturgia attuato al limite della sopportabilità nell'erroneo presupposto d'adeguamento ai tempi, quale l'uso di strumenti musicali che nulla hanno a che fare con le nostre tradizioni culturali o l'utilizzo estemporaneo di canzoncine (mi è capitato di sentirne in inglese), il linguaggio corrente comprensibile a tutti certamente agevola il rapporto con Dio.
Tuttavia anche quello usato nelle celebrazioni di un tempo (per chi è in grado di seguirlo e laddove sia richiesto al Parroco e non più dal Vescovo, come in precedenza), può essere altrettanto idoneo.

Uno sguardo alla tradizione quando si è proiettati verso il futuro, non può guastare.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it


Parliamo del debito


I frutti di un impegno dal 2000 ad oggi

Nel 1999 parte la campagna giubilare per la cancellazione del debito dei paesi poveri: vengono raccolti 17 milioni di euro e anche la nostra parrocchia ha partecipato attivamente. Ci pare giusto rendere conto di cosa si è riusciti a realizzare fino ad ora.

Ecco i punti più importanti.

Grazie all’azione di sensibilizzazione promossa dalla campagna, l’Italia decide di cancellare il debito nei Paesi a basso reddito.

Si fa un ulteriore passo: col denaro destinato a restituire il debito si finanziano progetti di sviluppo nei Paesi più poveri.

Dal 2003 ad oggi, oltre 500.000 abitanti della Guinea Conakry hanno tratto beneficio dall’uti-lizzo di 7,5 milioni di euro stanziati per i 700 progetti attivati dalla “Fondazione Giustizia e Solidarietà”.

Tra il 2005 e il 2007 sono stati impiegati 10 milioni di euro in Zambia per finanziare progetti in zone rurali e urbane e per sostenere alcune grandi iniziative.

Si rafforzano i legami di partenariato con i due paesi africani.
Soprattutto, cresce in quei Paesi una coscienza civile che chiede diritti e doveri uguali per tutti.

La campagna per il debito sta quindi dando risultati positivi e noi possiamo essere orgogliosi di aver contribuito concretamente ad innescare questo processo di cambiamento. Siamo consapevoli che le difficoltà sono molte e che tutto questo non è che una piccola goccia, ma sappiamo anche che gli sforzi di tutti, se si lavora per “la giustizia nella solidarietà”, non possono che produrre del bene.
Per noi oggi è importante continuare a sostenere iniziative come queste e mantenere la nostra coscienza vigile, perché “pensare che i problemi del Sud del mondo non ci riguardano è un colossale errore di valutazione, ce lo ricordano puntualmente le cronache e i fatti quotidiani. E’ una presa di coscienza che deve influenzare le scelte di chi governa come pure gli stili di vita di ogni cittadino, a cui si richiedono solidarietà e scelte responsabili, a cominciare dai consumi e dalle scelte etiche.
Occorre spezzare insieme la schiavitù del debito, dell’ingiustizia e delle loro conseguenze. La Chiesa italiana è in prima linea con l’impegno culturale e la cittadinanza responsabile. Quello che sta accadendo in Guinea Conakry e in Zambia è un esempio di come con umiltà, fantasia e rigore si possano fare molte cose buone.
Pensiamoci”
. (Da Famiglia cristiana del mese di marzo).

Io aggiungo: manteniamoci attenti e aiutiamoci a fare scelte coerenti nella vita di ogni giorno.

Per il gruppo missionario
Daniela Gennari



In via CASCINA CORBA - (2)

Nell’ultimo numero di giugno di Camminare Insieme ci eravamo dati appuntamento a settembre, per un aggiornamento sugli avvicendamenti che stanno avvenendo in Via Cascina Corba, successivamente alla partenza delle Apostole del Sacro Cuore, che ci avevano lasciato dopo mezzo secolo di servizio e apostolato al Lorenteggio.

Le nuove religiose che attendevamo sono arrivate e, da una quindicina di giorni, sono tra noi.

La Congregazione cui appartengono è quella del Santo Natale, sorta a Torino nel 1890 su iniziativa di una suora e di un parroco, con lo scopo di operare non solo in favore degli anziani soli e abbandonati, ma anche delle madri e dei bambini in difficoltà, con un impegno orientato verso i problemi della gioventù fortemente attivo nella seconda parte del Diciannovesimo secolo e che ebbe tra gli elementi di maggior spicco, San Leonardo Murialdo e San Giovanni Bosco. Le religiose si diffusero principalmente in Piemonte, Lombardia, Liguria, poi in seguito anche in Africa e in India, con un’opera che, come per tante altre congregazioni vede ora quale azione di ritorno le vocazioni locali, parte importante nel ricambio che sopperisce alle vocazioni in crisi non solo in tutto il mondo occidentale ma anche nel nostro Paese. Infatti, proprio una delle tre religiose giunte tra noi è nativa dell’India.

Il motivo della loro destinazione nella nostra parrocchia è segno della Provvidenza: non solo perché ci è garantita la continuità di una presenza preziosissima, ma anche per il modo in cui tale opportunità è maturata.

Pare che i fatti siano andati così: come abbiamo visto, tra le finalità della Congregazione, assieme all’attenzione verso le problematiche degli anziani, c’è l’intervento nelle problematiche relative alla maternità e all’infanzia. È capitato che una religiosa di quell’ordine, qualche tempo fa, aveva frequentato proprio uno dei corsi per puericultrici allora esistenti i Via Cascina Corba. Sarà stato il legame mantenuto con la scuola, sarà stato un passaparola, sta di fatto che la notizia dell’abbandono della casa materna, da parte delle suore che l’avevano fondata, deve essere giunta alle orecchie delle responsabile della Congregazione. A Milano c’era tutto quello che andava nel senso del loro carisma: una scuola materna e un nido, una comunità alloggio per mamme e bambini in difficoltà, la possibilità di apostolato presso una casa di riposo per anziani, oltre alle attività in parrocchia.

L’occasione era di quelle fortemente coinvolgenti ma che imponeva scelte prese e radicali, dato che anche da loro le vocazioni erano in crisi. Ecco allora la decisione di chiudere una loro casa a Castronno, nei pressi di Varese, dove l’attività era quella tradizionale in parrocchia, per un nuovo impegno tra noi più completo e impegnativo, ma così affine alla loro “mission”, come s’usa dire oggi.

Dunque ringraziamo la Provvidenza, non solo per non averci privato di una preziosa e insostituibile presenza di religiose, ma anche per averci mandato delle suore con un carisma così simile a quello dei nostri Padri Giuseppini.

Le tre sorelle sono piene d’en-tusiasmo e tanta voglia di collaborare nella nostra comunità.

Cosa di più potevamo aspettarci?

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it





Carissimi amici,
le vacanze estive sono terminate e siamo pronti a riprendere le nostre attività con maggior vigore, sperando sempre nell’aiuto del Signore.

Il primo impegno del nuovo anno pastorale è l’incontro che si terrà a Vicenza dal 5 al 7 ottobre 2007 con il consiglio Nazionale Ex Allievi per l’approvazione del nuovo Statuto, la bozza è stata predisposta a Roma nel mese di giugno, proprio in virtù della unificazione della Provincia Italiana.

L’incontro è aperto a tutti: chi vuole partecipare si può rivolgere al Presidente.

Portiamo anche a conoscenza che dal 1 al 4 novembre 2007, presso il centro Giovanni Paolo II di Montorso (Loreto), si terrà l’incontro “4 giornate di spiritualità” organizzato dalla Congregazione di San Giuseppe, Sacra Famiglia di Nazareth.

È un’occasione per potersi confrontare con le realtà che operano nella opere Giuseppine d’Italia.

È doveroso da parte nostra ringraziare la Famiglia Bozzi che in memoria dell’indimenticabile don Angelo, ha donato una generosa offerta devoluta alle missioni dei Padri Giuseppini.
Grazie di cuore.

Remo Chiavon







Don Pierangelo ci ha mandato questa bella foto dei bambini che frequentano le sue “Scuolette”









Gli amici della filo-sophia

Spesso abbiamo visto che i filosofi moderni o medioevali si richiamano nelle loro idee sulla religione o concezioni morali a San Paolo. La spiegazione di ciò è certamente da ricercare nelle evidente radice cristiana della cultura dell’Europa occidentale, tuttavia questa non è l’unica ragione di tale comportamento. Paolo è forse il primo cristiano che dialoga con i filosofi greci dell’Atene del I secolo d.C. e, tuttavia, spesso viene citato e riplasmato a proprio piacimento da coloro che lo richiamano nel proprio discorso.

Infatti che Kant, il quale possiede una fede indiscutibile nella ragione umana facendone il luogo dell’idea di Dio - come dicevamo la volta scorsa - citi, a sostegno del suo pensiero, proprio San Paolo può risultare contraddittorio se teniamo presente la storia di Paolo ed in particolar modo il suo incontro coi pensatori ellenici.

Di questo incontro noi abbiamo testimonianza negli Atti degli Apostoli (17,18 e 23-34) ove esso viene così testimoniato: “ad alcuni filosofi epicurei e stoici che discutevano con lui e dicevano: che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?”
Paolo così rispondeva: “Osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo (…) e ordina a tutti gli uomini di ravvedersi, perché egli ha già stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che Egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col resuscitarlo dai morti. Quando sentirono parlare di resurrezione dai morti, alcuni lo derisero, altri dissero: ti sentiremo su questo un’altra volta”.

Paolo, dopo questa esperienza, si convinse della inconciliabilità di fede e ragione, poiché la Sapienza di Dio era enormemente superiore alla ragione degli uomini. Si vede bene come la sua prospettiva risulti totalmente opposta a quella kantiana, proprio perché il messaggio del Cristianesimo, aperto alla sola interpretazione della ragione umana, rimarrebbe un assurdo che diviene una speranza possibile solo quando si apre alla dimensione della fede.
Nasce, quindi, con Paolo, il confronto tra la fede e la ragione che inizialmente parrebbe porre le due dimensioni della vita umana, in due prospettive lontanissime e inongiungibili.

Tertulliano, che visse fra il II e il III secolo d.C., prese infatti come suo motto credo quia absurdum - ossia credo perché è assurdo - cioè va oltre il limite della mia consapevolezza.
Sarà invece Giustino, sempre nel II secolo d. C., il primo pensatore ed intellettuale cristiano che sosterrà la tesi per cui fede e ragione possono incontrarsi. Egli, infatti, ha sostenuto che Cristo è il Logos incarnato, ossia l’Intelligenza divina e il Verbo divino incarnati ed, essendolo, porta a compimento quella ricerca intelligibile, quella ricerca di risposte ragionevoli e razionali, che fu la cifra che distinse la filosofia dal mito quando questa ebbe origine nel V secolo a. C..

[continua…]

Valentina Caleca




Lettere

Carissimo Don Guglielmo,



a Lei e a tutta la Comunità della Parrocchia San Leonardo Murialdo giungano i nostri più sentiti ringraziamenti.
La vostra preghiera, vicinanza e offerta (€ 505,00) sono segni di comunione e fraternità missionaria che ci fanno sentire uniti nel cammino verso il Regno, quel Regno per il quale Suor Leonella ha donato tutto, anche la vita. Lei vi benedica e sostenga. Sul suo esempio e anche su quello di Mohamed M. possiamo vivere ogni giorno, spendendoci con amore e fedeltà. Grazie a Lei, Padre e a tutta la Comunità parrocchiale. Vi assicuriamo la nostra preghiera e ci affidiamo alla vostra. In comunione,

Suor Gabriella e le Missionarie della Consolata




Fotografie


Alla nostra collaboratrice Valentina e al suo Giorgio auguri di ogni bene.
La Redazione



Alcuni dei 50 partecipanti al soggiorno estivo anziani a Pesaro dal 4 al 18 giugno 2007.
Una bella compagnia guidata da don Silvio, supportato da Franco e Tarcisia.