camminare insieme Novembre 2007   


Novembre: invito alla gioiosa speranza

Iniziamo il mese di novembre nel ricordo dei nostri cari che ci hanno lasciato per la vita eterna.

Il pensiero della morte spesso ci turba. Spesso trovo persone angosciate di fronte alla morte di un loro caro. Anche Gesù ha sentito un sussulto di indignazione, una crisi di rigetto davanti al mistero della morte: “incominciò a sentire paura e angoscia” (Mc. 14, 33); “Si turbò profondamente e fremette nell’animo…”. (Gv. 11, 33). Ha pianto anche lui davanti al lutto degli amici. Ma il suo pianto non era disperato. Anzi, ha annunziato la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della verità sulla menzogna. “Ha tolto il pungiglione alla morte”. Ha avuto l’audacia di dire parole che sembrano sfida all’evidenza: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. (Gv. 11, 25-26a).

Molte persone pensano alla morte come la fine della vita. In realtà è un confine oltre il quale inizia la vita in Dio. Viviamo come se le straordinarie parole di Gesù non fossero mai state proclamate. Rischiamo di vivere come se Cristo non fosse venuto e non fosse veramente risorto.

E poi oggi… come gestire il lutto? Leggo sul “Corriere della sera” e in altri giornali come la pratica della cremazione sta diventando un addio al culto dei defunti e i ricordi sono affidati alle ceneri. A Milano il 70% dei funerali si chiude con la cremazione del defunto. E il 40% dei casi o prende la direzione dei mari, delle montagne oppure torna a casa. Un’urna posta sul caminetto, in salotto, in camera da letto, dove uno vuole o crede meglio.

La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa sia stata scelta per ragione contraria alla dottrina cristiana. (canone 1167).

Per evitare, poi, episodi strampalati o problematici, dalla dispersione delle ceneri sulle vette più alte alla loro conservazione in salotto, che procurano guai psicologici, “pur nel rispetto delle scelte di chiunque scrive Mons. Erminio De Scalzi, nostro vicario episcopale, dovremmo chiederci se, alla fine, non ci sia troppa “sbrigatività” nel rapporto con la morte”.

Noi siamo fatti di emozioni forti ma “corte”, passeggere. Tutti piangono il giorno del funerale, ma tre giorni dopo dimenticano. Conosco una vedova che si è portata a casa l’urna con le ceneri del marito. Poi è mancata anche lei e i figli, disuniti, hanno messo l’urna in cantina, dove si è rovesciata e nessuno adesso osa più toccare quelle ceneri.

Difficile, complicato diventa elaborare il lutto quando non esiste più un punto di riferimento concreto: lasciare le ceneri al vento sarà anche un gesto romantico, ma poi non resta nulla.

Amici che mi leggete: quante cose ho imparato al camposanto. Camminare e pregare in silenzio tra le tombe. Come è confortante rivedere volti di fratelli, rivivere ricordi di persone care, affidarle alla misericordia di Dio, sognare il nostro incontro con chi ci ha lasciato, il papà, la mamma, gli amici, sentire nel cuore le voci che vengono da lontano. Tutto questo mi dà serenità e una grande gioiosa speranza.

Don Guglielmo Cestonaro - Parroco
gcestonaro@murialdo.org







I n v i t o
a tutti i parrocchiani
alla presentazione del libro

“La gioa di Dare”
Vita di don Paolo Novero

sabato 10 novembre 2007
ore 21,00 - sala Murialdo

Vi aspettiamo!


L'obbedienza al momento presente
è un atto per mezzo del quale l'anima si consacra totalmente alla volontà di Dio.
Siccome la volontà di Dio è giustissima e amabilissima, dobbiamo compierla sempre, subito e lietamente.

(Murialdo)



Appuntamento con il

Nuovo anno pastorale: primo incontro

Con un approfondimento del Parroco a commento al Vangelo (Lc 17, 11-19 - il miracolo dei 10 lebbrosi), lunedì 15 ottobre sono ripresi gli incontri del CPP.

Si è dato conto dell’ottima riuscita della Festa dell’Oratorio grazie all’impegno di molti ai quali va un sentito Grazie.

Franco Baccigaluppi, partendo dal clima di fraternità vissuto dai partecipanti durante la giornata trascorsa a Torino, ha evidenziato che questo è il secondo anno in cui questo CPP è in carica e, dopo l’assestamento iniziale per i tanti nuovi a questo tipo di impegno, un piccolo salto di qualità ci attende. Per far questo si dovranno prevedere incontri nell’ambito del CPP anche al di fuori dell’ambito strettamente parrocchiale, per tendere a una fraternità che sia “comunità tipo” specie nei momenti forti dell’anno.
Si seguiranno due direttrici.

Il messaggio finale del 4° Convegno di Verona: “Guardare al futuro con gioiosa speranza” rivolto ai laici, per questa nuova stagione fondamentalmente con i laici e per i laici, anche a livello decisionale.
Lo stesso tema è stato ripreso nella nota pastorale di giugno della CEI e lo ritroviamo nella seconda tappa del percorso pastorale diocesano: “Famiglia comunica la tua fede”. Sono questi gli spunti che siamo tenuti a portare all’interno del CPP.

Il Parroco ha evidenziato il problema della realtà vocazionale femminile e ha ripreso il tema che vede il futuro della Chiesa nel laicato maturo, e delle difficoltà nelle nuove relazioni fra religiosi e laici, per la fatica da entrambe le parti di accettare e attuare il ruolo deliberativo anziché consultivo.

Sono anche da compiere scelte qualificanti dal punto di vista pastorale e sono previsti incontri con i parroci e i sacerdoti delle parrocchie del decanato sul “come” organizzare l’anno pastorale.

Sono state presentate le undici attività e iniziative già identificate per l’attuazione del percorso pastorale diocesano 2007-2008 “Famiglia Comunica la tua fede”.
Con una preghiera a Maria si è concluso il primo incontro di quest’anno.

Giuseppe Giandomenico
ggiando@libero.it





Un bambino è nato per noi

(Is 8,23b; 9,1-6)

 



Isaia - Capitolo 8

La liberazione

[23b]In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim.

Isaia - Capitolo 9

[1]Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
[2]Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
[3]Poiché il giogo che gli pesava
e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino
tu hai spezzato come al tempo di Madian.
[4]Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia
e ogni mantello macchiato di sangue
sarà bruciato,
sarà esca del fuoco.
[5]Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
[6]grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.




Il primo tema che troviamo in questo brano è un richiamo temporale che mette a confronto il termine in passato del v. 23 con il termine ora e sempre della conclusione.
I due tempi si riferiscono ad uno stesso intervento amorevole e forte di Dio che salva il suo popolo dal pericolo del re Assiro.

Tutto ciò a indicare come Dio, tra le vicissitudini del tempo abbia operato ed operi e opererà per la salvezza degli uomini. Questo stretto legame tra il Dio salvatore ed il tempo è una visione teologica di Dio che percorrerà la Bibbia da Isaia in poi. Dio, dunque, proprio perché Dio, non può non salvare, e, in quanto padrone del tempo e della storia saprà scegliere i tempi ed i modi per farlo.

In questi versetti Dio sta per compiere una salvezza forte ed amorevole per il suo popolo, sta per donargli un principe straordinario.
Le terre di Zabulon e Neftali (territori a nord della Palestina) stanno vivendo una umiliazione, l’occupazione assira, che nella concezione biblica rappresenta la correzione per i peccati commessi; il profeta perciò, annuncia la loro liberazione e, mentre compie tale annuncio, intravede in quella liberazione qualche cosa di molto più grande: una liberazione ampia che coinvolge tutto il popolo.
Questa liberazione è simboleggiata dai segni di luce, di gioia e di pace.
Le tenebre, simbolo della non-esistenza, sono indice di morte e peccato; sono state vinte dalla luce che è la prima creatura di Dio.
Questo passaggio dalla non-esistenza alla creazione, all’esistere è lo stesso passaggio che si ha nel perdono.

Il popolo quindi è destinato ad un’opera creativa e riconciliativa da parte di Dio. Il tema della gioia è strettamente legato a quello della luce e in prospettiva non è prerogativa di Israele ma di tutti i popoli. Il terzo elemento è la pace che faceva parte dei doni di benedizione per ogni ebreo.
Questi tre elementi che il profeta lega all’annuncio della liberazione del Regno del Nord sono anche gli elementi fondanti dell’epoca messianica qui anticipata con l’annuncio della nascita di un Bambino che porta con sé attributi speciali.

Il primo titolo: “consigliere ammirabile” è un attributo divino, sarà un sapiente, capace di grandi decisioni e porterà a compimento i suoi progetti in modo divino; il secondo titolo: “Dio potente” è un vero e proprio titolo teologico e indica la capacità di portare a termine i progetti senza che nessuno glielo impedisca; il terzo titolo: “padre per sempre” indica il tempo sconfinato del suo regno; infine il quarto titolo: “principe della pace” indica il risultato delle qualità del Bambino: tutto ciò che egli è serve a far sì che nel suo regno domini la pace.

Dio quindi opera “in e per mezzo” di quel Bambino straordinario, discendente di Davide e con qualità divine: il Messia. In questo modo il tempo messianico, che è quello in cui siamo inseriti anche noi, diventa il tempo ultimo e definitivo in cui Cristo, il Messia, porterà alla massima realizzazione l’umanità a lui affidata. Possiamo allora capire che lo zelo di Dio, con cui si conclude il brano non è altro che il grande amore del Padre che vuole la salvezza degli uomini.

Il credente a volte, quando è nell’angoscia della sofferenza e del dolore mette in dubbio questa grande capacità di Misericordia di Dio; ma Isaia ci assicura che da sempre e per sempre il Padre si è preso, si prende e si prenderà cura dei suoi figli. Ce lo ha dimostrato con il dono più grande: suo Figlio.

Gabriella Francescutti




    

“N e l l a    T e r r a    d e i    V i v e n t i”


2 novembre 2007 - ricordiamo i nostri defunti

In quella terra vivono i nostri cari! Morti a questa vita, vivi nella luce della risurrezione di Gesù.

Dice il Murialdo: “Dio ci ama e ci ama talmente tanto da volerci con sé, malgrado le nostre miserie, i nostri rifiuti, le nostre infedeltà”.

Chi dunque può essere escluso dall’amore misericordioso di Dio Padre? Questa è la nostra fede, il nostro Credo. I nostri defunti, che in questi giorni ricordiamo in modo particolare, sono dunque nella terra dei viventi e sono immersi nel grande abbraccio di Dio. La tristezza è umana, la gioia è divina, non possiamo dunque non trovare consolazione in questa certezza. Li abbiamo vicini, se crediamo che Cristo ci è vicino, li abbiamo nel cuore, se abbiamo Cristo nel cuore.

In questi giorni di novembre rendiamo concreto il nostro ricordo offrendo fiori e luci, pregando sulle loro tombe. Li ricordiamo anche durante l’anno con Sante Messe a loro dedicate. In alcune chiese è d’uso nominare alla Messa un solo defunto per volta, questo dà, secondo me, un senso di solitudine, di distacco.
Non è forse così?
Nelle nostre celebrazioni invece è reso evidente il senso della comunità e dell’unione nel ricordo dei nostri defunti. I nomi pronunciati con devota attenzione dai sacerdoti sono dieci, quindici a volte anche di più e la preghiera ci accomuna e diventa forza di unione tra noi presenti e tutti coloro che desideriamo ricordare. Che bello infatti sentir pronunciare il nome dei nostri cari insieme ad altri nomi!

La comunità terrena unita alla comunità dei santi: insieme si ricorda insieme si prega e, tutto, nel nome di “Cristo risuscitato dei morti primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15, 20). E ancora, per la nostra consolazione, “riascoltiamo” le parole di Gesù che, per questa unione eterna, prega il Padre così: ”Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato, poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo”. (Gv 17, 24).

Ecco, le persone amate che hanno lasciato la vita terrena e che ricordiamo con tanto rimpianto, sono là dove regna l’amore di Dio Padre e la gloria di Cristo Gesù. Sono felici, ci guardano e ci proteggono. Questa certezza deve rendere sereno il nostro ricordo. Un giorno li rivedremo! Alziamo al cielo una preghiera particolare per tutti i parrocchiani che ci hanno lasciato in questo anno e per tutti coloro che sono morti senza poter avere una parola di conforto, senza una persona amica accanto.

Il Signore li accolga nelle sue braccia misericordiose.

Fulvia Briasco



Festa di apertura dell’Oratorio

Domenica 7 ottobre chi si è recato a Messa nella nostra chiesa alle 10 e alle 11.15 ha potuto notare sul sagrato un gruppetto di ragazze che, armate di un quablock e di strani bigliettini gialli e blu, chiedevano a destra e a manca se si voleva partecipare ad una cena il sabato sera seguente in occasione della Festa dell'Oratorio.

Molti sulle prime rimanevano come disorientati; “ma la cena della festa non è alla domenica?”.

Un buon numero di persone, ha prenotato i posti per sé e per i propri familiari e credo che, potendoli intervistare oggi, non si siano pentiti della scelta fatta, perchè è stata proprio una bella serata.

Durante il pomeriggio di sabato 13, mentre all'interno dell'oratorio veniva allestita la sala, in cortile si svolgeva un mini torneo di calcetto che, nonostante non fosse straricco di partecipanti, ha avuto comunque i suoi vincitori degnamente premiati.

Verso le

19.40 è iniziato l'accesso alla sala e, con grande stupore di tutti, si veniva accolti tra due ale di belle ragazze sorridenti in divisa “quasi” perfetta, che poi durante tutta la cena hanno servito i commensali in modo solerte e ineccepibile.

Altra bella sorpresa della serata è stata che, non avendo fretta di correre a casa - perchè era sabato e non domenica sera - ci si poteva concedere di fare un po' più tardi, e si è potuto smaltire il lauto pasto e la polenta con il brasato con i canti proposti dal karaoke.

La festa poi è proseguita domenica 14 nel pomeriggio; prima di tentare la sorte alla pesca - sempre molto apprezzata - o di gustare calde patatine e caldarroste, i bimbi hanno potuto giocare in tanti divertenti stand.

I ragazzi delle superiori e terza media insieme agli scout hanno dato prova di spiccata fantasia e hanno fatto divertire i tanti bimbi che si sono iscritti con giochi sempre nuovi e movimentati. Concludeva il pomeriggio la tombola che riesce sempre a intrattenere grandi e piccini con la sua suspence e i suoi ricchi premi!

Insomma ci sembra di poter dire che anche questo anno inizia sotto i migliori auspici. A tutti noi il compito di farlo diventare speciale in ogni suo giorno.

Annamaria Cereda



Gruppo Divina Misericordia


Missionari nel territorio


Domenica 14 ottobre 2007, il piazzale della nostra chiesa era inondato di luce e di calore umano.

Noi del gruppo Divina Misericordia ci occupiamo dei nostri fratelli che non hanno né lavoro né casa. Non apparteniamo a una grande istituzione e non abbiamo titoli che ci rendono famosi, siamo fratelli che si occupano dei fratelli più poveri e condividono con loro ciò che hanno.

Abbiamo venduto le torte per poter acquistare delle piccole tende, come da modello da dare ai più anziani e ammalati che dormono all’aperto perché possano ripararsi durante l’inverno.

Carissimi, un raggio dell’amore di Dio ha colpito il vostro cuore e chi non ha comprato le torte, ha contribuito con l’offerta.

Abbiamo raccolto 1210 euro.

Il nostro Pompeo ha comprato 71 tende. Grazie alla Direzione del Decathlon che, sentito a cosa servivano, ci hanno venduto le tende a prezzo stracciato.

Dio vi ricolmi di grazia e benedizione: se siete malati vi faccia guarire, se senza occupazione vi faccia trovare un lavoro e porti pace e gioia nelle vostre famiglie.

Grazie infinite al nostro parroco, ai sacerdoti e a tutti voi.

Per tutti i volontari del gruppo,
Mimma Tropeano



O r a t o r i o:   che ripresa!

Venerdì 7 settembre abbiamo concluso le attività estive chiudendo una indimenticabile estate intensa e faticosa. Rimangono i segni del passaggio di 300 ragazzi per 6 settimane di oratorio estivo con 40 animatori e 23 adulti volontari. E che dire dei campi estivi dei gruppi dopo cresima e degli scout, della stupenda esperienza in Albania, della scuola educatori?

Non c’è stato il tempo di “staccare” che già il 10 settembre, al termine del primo giorno di scuola il cortile dell’oratorio si era di nuovo animato dei tanti ragazzi delle elementari che costringono le loro mamme a fermarsi per poter correre e tirare due calci al pallone nei nostri cortili. E così è continuato fino a oggi fine di ottobre.

Quasi due mesi di frenetica attività per organizzare, fare calendari, dare inizio alle attività del “tempo ordinario”: il tempo della scuola. Il salone e i cortili sono stati il luogo dei giochi più svariati di tanti ragazzi e famiglie nei pomeriggi di bel tempo.

Subito a settembre sono ripartiti i gruppi del dopocresima con una numerosa partecipazione di ragazzi sia per il gruppo di 3a media che per il gruppo del biennio delle superiori. Abbiamo di nuovo sperimentato che il passaparola tra i ragazzi entusiasti e impegnati vale più di tanti volantini e proclami.

È ripresa l’attività scout con: un branco - i ragazzi dalla 3a elementare alla 1a media - numerosissimo; un reparto - dalla 2a media alla 2a superiore - che non è da meno; e un clan - dalla 3a superiore ai primi anni dell’università - che si deve spendere nel servizio per aiutare i capi nel difficile compito educativo.

Con ottobre è ripreso anche il catechismo con alcune novità già segnalate nello scorso numero di Camminare Insieme. Per il primo anno ancora non si è “a regime” visto che ci siamo incontrati solo una volta nel pomeriggio della settimana e due volte dopo la messa domenicale delle 10. Questo inizio graduale è stato un’esperienza molto positiva soprattutto in vista di una conoscenza reciproca dei ragazzi, delle famiglie e della nostra comunità cristiana. I ragazzi del secondo anno si stanno preparando alla prima confessione e sono contenti di venire, di stare assieme e di scoprire Gesù che perdona. Il terzo e quarto anno hanno ripreso con slancio e impegno il loro percorso di crescita nella fede e di maggior inserimento nella comunità. I cresimandi, dopo il ritiro fantastico a Carugate sul “tagliare la corda” dopo la cresima, hanno, sì, fatto la cresima, ma si sono già anche ritrovati nel gruppo di 2a media.

È ripartito anche il gruppo del triennio delle superiori, segnato positivamente dall’esperienza dell’Albania, con una nuova modalità e un nuovo spirito. I più grandi tra loro hanno dato la disponibilità a seguire i cammini dell’ultimo anno della catechesi e della 2a media.

Dulcis in fundo, è ripresa anche la ludoteca e lo spazio compiti. Ogni sabato una sessantina di ragazzi delle elementari si ritrova in oratorio, per studiare, fare i compiti, giocare e divertirsi insieme. È un servizio che ci richiede molte forze e siamo sempre alla ricerca di volontari che anche solo per un sabato al mese ci possano aiutare.

Della Murialdina Calcio non solo è giusto parlare, ma è ancora più bello vedere gli allenamenti ogni sera delle 8 squadre (dai 6 anni agli allievi e la terza categoria) e le partite il sabato e la domenica: un servizio al quartiere e un’ottima occasione per tanti ragazzi.

Ed è ricominciata anche l’eterna lotta nella gestione degli spazi e nell’accoglienza/contenimento di alcuni preadolescenti e adolescenti “fedelissimi” che scambiano spesso l’oratorio per terra di nessuno e che rischiano di dare una cattiva immagine della nostra “casa dei giovani, dei ragazzi e delle famiglie”. Abitiamola.

Don Samuele Cortinovis
samuelec@murialdo.org



4 novembre - Giornata del Ricordo

L’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione del Lorenteggio, sabato 3 novembre alle ore 11,00, con una significativa cerimonia religiosa e la posa di una corona di alloro alla lapide posta sul piazzale antistante la chiesa, ha commemorato la ricorrenza del 4 novembre - 89° anniversario della vittoria di Vittorio Veneto.

Con tale gesto gli Ex Combattenti, affiancati con i loro molti amici e simpatizzanti, intendono sottolineare ai più giovani che il ricordo dei valori del passato può essere garanzia per il loro futuro, che auspichiamo fecondo di pace e serenità per le loro famiglie, per la Patria, per l’Europa e per il mondo intero.

Il Consiglio Direttivo



I nomadi tra noi

Lo scorso 20 ottobre, si è tenuta in Via Gonin una manifestazione di protesta verso i responsabili dell’ordine pubblico e della direzione regionale della Rete Ferroviaria Italiana.

Il motivo, l’insediamento incontrollato di trecento rom ai confini tra il territorio della nostra parrocchia e il comune di Corsico, nell’area compresa tra la ferrovia e il Naviglio Grande, dove sorge una struttura che le ferrovie avevano realizzato una ventina d’anni fa, quando per la stazione di Piazza Tirana si era ipotizzato un grande rilancio, uno scalo per il servizio di auto più treno. Di quel progetto c’è rimasta solo, e per fortuna, una nuova stazione e i reperti di quello che doveva essere la maggiore struttura di quel progetto, una grande gabbia di cemento armato abbandonata, ora utilizzata come rifugio dai nomadi (peraltro insediati anche in baracche, ovviamente abusive, realizzate lungo il tracciato della ferrovia), della quale i manifestanti chiedevano l’abbattimento, previo il trasferimento degli occupanti.
Questi insediamenti creano problemi per gli abitanti della zona, sia per questioni derivanti dall’assenza dei servizi igienici sia, soprattutto, per lo stato d’insicurezza diffuso, conseguente il lamentato aumento della cosiddetta micro criminalità, dell’accattonaggio, delle molestie ai semafori.

La manifestazione ha visto la presenza di un migliaio di persone, anche con momenti di tensione, quando si è tentato l’accesso al campo per demolire le baracche, tentativo impedito dalle forze dell’ordine. Da parte loro, gli abitanti di Via Molinetto e Via Malakoff hanno chiesto per protesta la secessione dal Comune di Corsico, che non farebbe abbastanza per la loro tutela, anche se il Sindaco, Sergio Graffeo, risulta aver sollecitato uno sforzo congiunto delle varie istituzioni, in particolare il Comune di Milano e la Direzione delle ferrovie, per affrontare un’emergenza fuori controllo.

Ora, per conoscere il punto di vista anche della “controparte”, ci affidiamo alle valutazioni in materia di chi il problema lo conosce bene, don Mario Ribaldi, sacerdote milanese incaricato diocesano per la pastorale dei nomadi, che vive tra loro e come loro da più di trentacinque anni, condividendone i problemi e la lingua, vivendo in una roulotte sistemata sotto la tangenziale.

Secondo il “Parroco degli zingari”, è errato generalizzare perché nomadi non sono solo i romeni, ma tanti gruppi, molto diversi tra loro: ci sono i sinti, i mânush, i jajabor e appunto i rom; tante diverse etnie dai comportamenti più diversi, molti integrati anche stabilente. Ceppi con tradizioni e costumi differenti, con i buoni e i cattivi, come ovunque. Pertanto le questioni vanno affrontate senza pregiudizi, pianificando gli interventi non sull’emergenza ma nel lungo periodo. Abbiamo i precedenti di gitani martiri, come san Zeffirino, e degli oltre trenta divenuti suore e preti. Se si vuole tenere sotto controllo la situazione non bisogna solo pensare al binomio rom uguale ruberie, perchè così non si va da nessuna parte. Quando gli zingari conoscono Gesù e il Vangelo, cambiano vita, è da qui che si deve partire.

Accettiamo pure il messaggio spirituale che ci trasmette il sacerdote, ma certamente questo non potrà bastare occorrendo, oltre all’indispensabile intervento dei pubblici amministratori per la regolamentazione dei flussi e degli insediamenti, l’accettazione delle regole da parte degli immigrati.

E tanta, tantissima, buona volontà da tutte le parti.

Gianni Ragazzi
gianni.ragazzi@iol.it


Facciamo bella la nostra Chiesa

C'è molta attesa, dopo il riuscito e apprezzato rifacimento del piazzale e facciata della chiesa, per l'avvio dei lavori all'interno della Chiesa.

Prosegue ormai da più di un anno la fase di stesura dei progetti per la ristrutturazione dell'interno della nostra Chiesa.

Dopo l'esame della Commissione d'Arte Sacra della Curia che nel mese di luglio ha dato parere favorevole alla realizzazione del nuovo presbiterio e al riutilizzo dell'esistente presbiterio per la realizzazione della nuova cappella feriale, si attende ora l'approvazione della Soprintendenza dei Beni Monumentali e delle Belle Arti per poter iniziare la fase di progettazione esecutiva definendo materiali e colori e in seguito iniziare i lavori.

Nella sua interezza i lavori riguarderanno tutti gli aspetti dell'interno della Chiesa; oltre al nuovo presbiterio - altare, sede, ambone, fonte battesimale e tabernacolo - e alla nuova Cappella feriale sono previsti il nuovo impianto riscaldamento, il nuovo impianto elettrico con le nuove lampade per illuminazione, l'impianto audio, la pavimentazione, le opere iconografiche nuove - si pensa ad un grande affresco nella nuova abside - e il restauro delle esistenti fino all'imbiancatura complessiva di tutto l'interno.

Chiaramente a causa dei costi i lavori saranno divisi in più fasi definite sulle priorità e sulle necessità e si protrarranno per alcuni anni garantendo comunque l'utilizzo della chiesa anche se con qualche possibile disagio.

Se questo disagio porterà l’interno della nostra Chiesa a divenire ”bella” come l'esterno dopo i lavori inaugurati nel 2004, ne sarà valsa la pena! Presto si prevede una assemblea che illustrerà a tutta la comunità i futuri lavori di ristrutturazione e abbellimento.

Il Parroco


Suor Bertilla dal Benin ci scrive…

Vi mando mie notizie per mezzo della nostra madre Provinciale che rientra in Italia. Qui è un po’ come immaginavo: molta povertà, tanti bambini, mamme e tanti ammalati, tante persone giovani, adulti e pochi anziani. Gente con tanta fede e accogliente.

Noi abitiamo nella missione dove c’è ancora tanto da fare per il dispensario, la casa e i servizi. Non c’è acqua potabile. Noi viviamo da povere con i poveri.

Qui oltre la malaria è arrivata l’AIDS e per cercare di non espanderla abbiamo bisogno di un apparecchio per distruggere gli aghi infetti che costa 366,00 euro.

Nel mese della Regina delle Missioni ci affidiamo come sempre a Lei: Maria Santissima.

Saluti affettuosi al parroco don Guglielmo e ai sacerdoti, al gruppo di Riparazione Eucaristica con il quale siamo spesso in contatto, il Gruppo Missionario, la Fondazione Biffi, la San Vincenzo e tutte le persone che mi ricordano e mi aiutano. Preghiamo tutti gli uni per gli altri.

Suor Bertilla Valtulina



Notizie dalla Guinea Bissau

Don Franco Pedussia, giuseppino incaricato di seguire le adozioni a distanza della Guinea Bissau, dopo un mese in Africa è rientrato in Italia è ha inviato una lettera a tutte le famiglie dei bambini adottati con notizie e nuove foto. Vi proponiamo in sintesi alcuni brani della sua lunga lettera.

“Incontrai Jessica, che si reggeva in piedi con un lungo bastone.
… Era caduta da una pianta… è affidata al D'janbacos che è un guaritore. L’abbiamo portata all’ospedale di Bissau, le è stata fatta una radiografia che ha mostrato la frattura della testa del femore. Ho già avviato le procedure e spero che in autunno Jessica sia in Italia, per un intervento chirurgico risolutivo”.

“Ho avuto modo di conversare con i missionari e di individuare le realizzazioni più urgenti a beneficio della gente, e soprattutto dei bambini.

  • C'è il centro San Josè alla periferia di Bissau: una nuova realtà che ha bisogno di aule e di acqua.
  • Ci sono i corsi scolastici per bambini e adulti, presso la Parrocchia di Sant'Antonio di Bandim, che suppliscono alle gravi carenze della scuola statale.
  • C'è l'ambulatorio parrocchiale che quotidianamente è aperto per chi ha bisogno di medicazioni e visite.
  • Ci sono tanti bambini da sostenere poco fortunati e in continua lotta con fame e malattie”.

“I nostri missionari, generosi, disponibili, vicini alla gente e talvolta impotenti di fronte alle tante necessità. Ricordiamoli spesso nelle nostre preghiere”.

“Molti di voi con l’adozione a distanza avete contribuito a far crescere bene più di una generazione di bambini. Vi trasmetto gli impagabili e bellissimi sorrisi dei bambini: è il loro modo spontaneo e sincero di esprimere riconoscenza e affetto”.

Di tanto in tanto ci ripetiamo perché sappiamo, che la nostra gente segue con molto interesse e generosità i cammini dei nostri missionari e delle opere giuseppine in terra di missione. Cerchiamo anche di sensibilizzare a questa forma di aiuto per sostenere i bambini. Siamo riconoscenti alle 92 famiglie della parrocchia che hanno scelto di adottare a distanza i piccoli amici della Guinea Bissau, alle famiglie che hanno adottato a distanza 10 bambini della Romania e anche a tutte le persone e i gruppi che con offerte hanno finanziato diverse micro-realizzazioni. Pozzi a Bula, oratorio estivo a Bissau, sostegno alle “Scuolette” di don Pierangelo e tanto altro in altre opere. Negli ultimi tempi anche alcune coppie di sposi proprio in occasione del loro matrimonio hanno aderito all’adozione a distanza come segno di apertura alla famiglia universale.

Un bel segno di speranza!

Concetta Ruta
conci.ruta@tiscali.it


Anche i novelli sposi Chiara e Paolo hanno scelto
di adottare a distanza un bambino della Guinea Bissau



Incontro con P. Giancarlo Bossi

Venerdì 12 ottobre si è tenuto un incontro di preghiera nella chiesa del Santo Curato d’Ars alla presenza di padre Giancarlo Bossi, missionario del Pime rapito nelle Filippine.


Sacerdoti del decanato con P. Bossi

La testimonianza che ci ha donato è stata semplice, ma piena della sua forza e del suo amore per Cristo e il Vangelo: i giorni del suo rapimento sono stati per lui un’occasione per ripensare alla sua vita e soprattutto alla sua vocazione. E si è domandato perché di quello che stava vivendo, perché fosse toccato a lui, che cosa voleva fargli capire Gesù attraverso questo vissuto. E forse la risposta che si è dato è che tutto ciò è servito per valorizzare le tante persone che, come lui, hanno sempre lavorato nel silenzio, perché sono tante ed eccezionali che lavorano in silenzio e che nessuno conosce.

Padre Bossi ha voluto soprattutto lasciare un messaggio nel segno della condivisione, del rispetto reciproco e dell’amore: non ha mai pronunciato un sentimento negativo nei confronti dei suoi rapitori, anzi li ha perdonati “altrimenti che senso avrebbe avuto il mio essere sacerdote da trent’anni?!” e soprattutto ha voluto evitare qualsiasi accusa contro i musulmani, quali erano i suoi rapitori. Una volta tornato dopo il rapimento tra la gente della sua parrocchia, ha detto di non sentirsi in colpa per l’accaduto e soprattutto di continuare il cammino di dialogo e condivisione verso i musulmani, perché come ci sono musulmani cattivi così ci sono cristiani cattivi, ma per questo non bisogna smettere di collaborare insieme.


La comunità della nostra parrocchia rende omaggio a P. Bossi

Padre Bossi ha poi raccontato un aneddoto del suo arrivo nelle Filippine: un bambino a cui aveva dato una caramella, la rompe con un sasso e la distribuisce anche agli altri bambini. E così ha visto coi suoi occhi quella condivisione e solidarietà che credeva di dover diffondere come missionario e ha capito che il suo compito era quello di esserci, di testimoniare l’amore di Dio per tutti con la sua vita e di condividere nella semplicità e quotidianità. Compito che non appartiene solo ai missionari, ma a ciascuno di noi, chiamati a diffondere Gesù agli altri nella vita di ogni giorno.

Claudio ed Elena Giannetti




21 ottobre: Giornata Missionaria Mondiale.
Il Gruppo Missionario ha proposto alla comunità il “cambio del pasto”. Grazie a tutte le persone che hanno aderito e ai ragazzi del gruppo delle superiori che hanno animato l’iniziativa.
Il denaro raccolto con questo cambio, insieme alle offerte in chiesa, ammonta a 1515,00 euro ed è stato consegnato al Centro Missionario Diocesano per le missioni più povere di tutto il mondo.



C r e s i m e    2007

Domenica 21 ottobre, durante la Messe delle ore 11,15, 44 ragazzi dell'Anno dei Testimoni, hanno ricevuto il Sacramento della Cresima, amministrata da Mons. Ambrogio Piantanida, Vicario Episcopale.

La cerimonia si è svolta in un clima di emozione e di gioia, perché i ragazzi erano consapevoli del grande dono che stavano per ricevere.

A rendere ancora più significativo quel momento è stato il gesto della corda, sorretta dal Vescovo e alla quale tutti i cresimandi, chiamati per nome, si sono aggrappati: è il loro "SI" a legare la loro vita a Cristo, alla comunità cristiana, a confermare quel cammino iniziato nel Battesimo.

Molto coinvolgente è stato l'anno di preparazione a questo grande appuntamento, in cui i ragazzi hanno condiviso entusiasmo, dubbi, idee, momenti di stanchezza, voglia di fare e grande fiducia in Gesù. Abbiamo cercato di scoprire insieme qual è il progetto di Dio su ognuno di noi, in modo di metterlo in pratica, cercando di fare ogni giorno la scelta giusta, ascoltando anche la testimonianza di persone che hanno aperto la loro vita a Gesù; qual è il significato del grande dono dello Spirito Santo e come può cambiare il nostro modo di vivere, l'importanza di sentirsi parte della comunità cristiana?

Soprattutto nell'ultimo ritiro di due giorni a Carugate, che si è svolto in un clima di totale allegria, un po' di confusione, improvvisazione, tanta amicizia e desiderio di sentirci vicino a Gesù, i ragazzi hanno dimostrato la loro voglia di "fare gruppo", di non "tagliare la corda", perché li aspetta il gruppo del dopo Cresima guidato da Federica e Lorenzo che si sono "fatti in quattro" in questi due mesi per loro.

Affidiamo questi ragazzi allo Spirito Santo, perché scelgano di fare la loro strada mano nella mano con Gesù.

Liliana Milesi





Oasi di pace e spiritualità
alle porte di Milano

Un caratteristico pomeriggio autunnale non ha scoraggiato gli iscritti ad occupare tutti i posti del pullman diretto al Seminario di Venegono Inferiore e al Santuario della Vergine dei Miracoli di Saronno.

Sempre utilissimi e circostanziati, i ragguagli storici e artistici di don Guglielmo, su quanto sarà oggetto della gita-pellegrinaggio.

È stato splendido il colpo d'occhio all’ingresso del Seminario, un vero e proprio parco naturale ricco di vegetazione. Ad accoglierci due futuri sacerdoti: Alessio e Marco che ci accompagnano nella scoperta di un luogo monumentale e di grande effetto architettonico, ove si respira tanta serenità e semplicità di vita. Qui il motto di San Carlo Borromeo: HUMILITAS, molte volte evidenziato nei vari spazi del grandioso complesso, è messo in pratica quotidianamente.

Durante la visita si è instaurato subito un simpatico affiatamento tra i due chierici e il nostro gruppo. Ammirati abbiamo visto la grandiosa scalinata di ingresso e la statua di Papa Pio XI, i luminosi corridoi, il campanile, la svettante torre ed il Museo di Scienze Naturali. Momenti di preghiera in Basilica e nella Cappella del quadriennio teologico - con decorazioni effettuate dalla Scuola del Beato Angelico, nostra confinante.

L'atmosfera più mistica l’abbiamo vissuta nella cripta ove sono conservate le reliquie di molti santi e dove il Cardinal Schuster raccomandava la massima devozione e grande raccoglimento.

In questo luogo così pieno di spiritualità, il chierico Marco ci ha raccontato il motivo che lo ha spinto a scegliere il Seminario e con tanta humilitas ha chiesto di pregare sia per i seminaristi che per le future vocazioni.

Graditissima è stata la merenda familiare e allegra (complimenti alle brave pasticciere!). Il tempo è volato come sempre in fretta e con reciproci auguri di presto arrivederci saliamo ancora in pullman, direzione Saronno.
Giunti in tempo per assistere alla S. Messa, abbiamo potuto rendere omaggio alla Beata Vergine dei Miracoli cui tutti abbiamo qualche cosa da invocare.
Grazie a don Carlo abbiamo conosciuto la storia del Santuario e ammirato alcune opere di grande interesse, fra cui i dipinti di Bernardino Luini.
Con riferimento ai miracoli il sacerdote ha più volte ribadito che i più importanti da chiedere sono quelli di grazia interiore e di pace con se stessi e gli altri.

Mentre ormai la notte avvolgeva la zona, il pullman si dirige verso Milano. In contrasto con i luoghi visitati, caratterizzati da tanta sobrietà silenzio e meditazione si evidenziavano le luci sfavillanti dell’ininterrotta catena di centri commerciali e grandi magazzini sfavillanti di luci, suoni, colori, vetrine già pronte per le prossime festività natalizie.

Piercarlo Arduino

 
Associazione Eucaristica riparatrice

All’“Angelus”, nella solennità del Corpus Domini di domenica 10 giugno 2007, il Papa ha ricordato a tutti i cristiani l’importanza della preghiera di adorazione: “l’Adorazione al di fuori della Messa prolunga e intensifica quanto è avvenuto nella celebrazione liturgica e rende possibile una accoglienza vera e profonda di Cristo. …Raccomando vivamente ai pastori e a tutti i fedeli la pratica della Adorazione Eucaristica. Esprimo il mio apprezzamento agli Istituti di vita consacrata, come pure alle associazioni e confraternite che si dedicano in modo speciale (e l’Associazione Laicale Eucaristica Riparatrice è tra queste!), esse offrono a tutti un richiamo alla centralità di Cristo nelle nostre vita personale ed ecclesiale”

.

Ma che cosa è l’Associazione Laicale Eucaristica Riparatrice?
Nel 1927 il padre cappuccino Agostino da Civitanova Marche, osservando l’indifferenza verso l’Eucaristia, fondò “un’Associazione di anime generose che riparassero le tante offese che Gesù, purtroppo, riceve nel Suo Sacramento di amore”. In conformità allo spirito francescano che l’ha ispirata, l’associazione ha lo scopo di:

  • promuovere la formazione eucaristica dei propri membri;
  • ridestare la fede e la riconoscenza verso Gesù Eucaristia;
  • risarcire gli oltraggi verso il SS. Sacramento possibilmente offrendo in riparazione a Gesù tutta la giornata del giovedì, la Messa e la Comunione;
  • manifestare in tutti i modi il ringraziamento e l’amore all’Eucaristia con visite quotidiane al Tabernacolo, comunioni spirituali e, ogni mese, un’ora di adorazione eucaristica riparatrice comunitaria che, per gli associati di Milano e provincia e per chi si sente chiamato, si tiene ogni prima domenica del mese presso la cappellina della nostra chiesa alle ore 15,30.

A cura di Gigliola Neri Mari


1987 - 2007: 20 anni di diaconato Permanente

Il primo di ottobre scorso al seminario di Venegono i diaconi permanenti hanno festeggiato insieme al Card. Carlo Maria Martini i venti anni della re-istituzione del Diaconato permanente nella diocesi di Milano.
In realtà, la nostra diocesi è arrivata per ultima rispetto ad altre, e questo traguardo si è reso possibile per desiderio del Cardinal Martini.

Attualmente i diaconi permanenti sono 100 unità e altre 50 persone si stanno preparando in vista dell'ordinazione.

Come noto il 98% dei diaconi permanenti sono persone sposate ed operano in tre settori specifici: Parola di Dio, liturgia e carità.

Forse, per qualche lettore è opportuno precisare che esistono due forme di diaconato: quello permanente e quello transeunte. Quest’ultimo viene conferito ai futuri sacerdoti un anno prima della ordinazione sacerdotale.

Il Cardinale Carlo Maria Martini nel corso del suo intervento ha ricordato che il diaconato permanente è partito in data 7 dicembre 1987 ed ha aggiunto che, a suo avviso, sono cinque i legami che caratterizzano il diacono permanente:

  • cristologico - è Gesù Cristo che lo ha voluto e lo ha istituito;
  • ecclesiologico e ecclesiale - è istituito dalla Chiesa e la serve gratuitamente;
  • evangelico - si ispira agli insegnamenti di Gesù contenuti nel vangelo;
  • ministeriale - un sacramento dell’ordine della Chiesa;
  • perpetuo - dura tutta la vita e non si va mai in pensione.

Nella nostra Parrocchia, in questo momento, oltre al sottoscritto che si sta preparando per l’ordinazione diaconale, si è aggiunto, proprio quest’anno, un nuovo aspirante che sta iniziando un periodo di discernimento in vista di intraprendere il cammino verso il diaconato permanente.

Oreste Vacca




L E T T O R I     I N     D I A L O G O

Caro don Guglielmo,
le chiedo un consiglio.

Mi trovo, forse come tanti altri genitori cristiani e praticanti, ad un punto cruciale della vita: dover dichiarare a mia figlia, trentenne, indifferente, la mia posizione nei riguardi del matrimonio. La mia visione del matrimonio è quella tradizionale, storica.
Qualche giorno fa, mia figlia mi informò: "Papà, ho trovato da un po’ di tempo il ragazzo, spero sia finalmente quello giusto; ha due anni meno di me, lavora, qualcosa faccio anch'io. Ci sentiamo bene insieme, la reciproca compagnia ci procura serenità. Abbiamo pensato di convivere, come tante altre delle mie amiche".

Sto pensando come rispondere senza rompere i rapporti affettivi e familiari. In un clima di laicità si addurrebbe la libertà di scelta. Io, religioso, penso dovrei essere più rigido e osservante. Ho pensato che dovrei parlare a mia figlia e a lui assieme.

Certo la comunicazione televisiva e la cultura sta avendo un effetto devastante sui valori tradizionali. Quale strada indicare ai figli così lontani, indifferenti o ribelli ai classici valori cristiani?
Gli esempi che provengono dagli adulti sono così scandalosi che hanno portato all'apatia in campo sociale, politico, religioso circa la giustizia, l'amore, la fedeltà, e solidarietà. Forse io chiederò: che ne pensate della fedeltà? E la solidarietà? E l'educazione dei figli? E i rapporti con Dio? E poi la vita è meravigliosa ma comporta anche tempi difficili? Cosa ne dice, mi può offrire il suo aiuto? (lettera firmata)

Caro parrocchiano, credo che, nel suo caso, più che la morale conti il rapporto che negli anni si è costruito tra genitore e figlia: stima reciproca, la confidenza che c'è o non c'è, il dialogo. Può essere utile, se la confidenza c'è, discutere insieme alla figlia, magari a partire dalle domande che lei le pone nella sua lettera. Sempre ricordando che ci si ritrova di fronte ad una persona adulta, che deve fare le proprie scelte. Credo però che, ancor più delle parole, valga la vostra testimonianza di genitori cristiani, disposti ad esser vicini alla propria figlia, qualunque sia la sua scelta, senza abdicare ai valori ai quali credete, ma con immensa pazienza e amore.

Don Guglielmo



R i n n o v a m e n t o   n e l l o   S p i r i t o

Si è svolto a Treviglio lo scorso 14 ottobre il raduno regionale dei gruppi della Lombardia del Rinnovamento nello Spirito che ha avuto come tema. “adoratori in spirito e verità” (Gv 4,23).

È lo Spirito Santo stesso che chiama il Rinnovamento nello Spirito e tutta la Chiesa, a rafforzare i vincoli d’amore reciproco e di costruzione di autentica fraternità con al centro la Parola di Dio, che guida, corregge, conforta esorta e dona vera vita.

Tutti dobbiamo collaborare con audacia, coraggio e fermezza nello spirito, come i rematori di una barca, tesi a svolgere il proprio compito in armonia con lo sforzo dei fratelli, al ritmo dato dallo spirito, nella direzione tracciata da lui, ben sapendo che l’opera grande e bella a cui siamo chiamati dipende dall’impegno di ciascuno: un impegno di verità che si fonda sulla parola e sull’invocazione incessante allo Spirito Santo per essere un cuore e un’anima sola in Gesù.

Ringraziamo il Signore per le meraviglie che ha compiuto in questa giornata, e per le testimonianze di tanti giovani che hanno incontrato Gesù con l’aiuto di altri giovani già innamorati della sua Parola.

Ricordiamo che i nostri incontri di preghiera comunitaria, aperti a tutti proseguono tutti i giovedì dalle ore 21 alle 22,30 presso la sala Papa Giovanni con la presenza di don Guglielmo.

La pastorale di servizio,

Anna, Gigliola e Salvatore





Carissimi amici,
Dal 5 al 7 ottobre si è svolto a Vicenza il Consiglio Nazionale Ex Allievi. All’O.d.G. l’approvazione delle modifiche dello Statuto Nazionale in quanto si è modificato la struttura dell’Associazione che non è più suddivisa in Province, bensì in 3 zone: Nord/ovest, Nord/Est, e Centro/Sud.
Si è poi proceduto al rinnovo del Consiglio riconfermando quello precedente e alla nomina di 3 coordinatori con il compito di seguire le associazioni. La giornata di sabato ha visto i Presidenti portare il loro contributo per creare un dibattito sereno e concreto. Ho apprezzato l’entusiasmo di queste persone, non più giovani, nel portare avanti le loro associazioni nello spirito del Murialdo. Desta preoccupazione il fatto che non si trova il modo di coinvolgere ex allievi più giovani.

La riunione è proseguita con l’intervento del responsabile delle missioni Paolo Brusarosco il quale ha illustrato il progetto per la missione Giuseppina di Roman, in Romania.
L’impegno per il 2008 è quello di realizzare attrezzature per aule, sala mensa, infermeria e sostegno per i seminaristi. Certo è un progetto ambizioso, ma anche noi cercheremo di fare la nostra parte...

Rivolgiamo a tutti gli amici e simpatizzanti l’invito a partecipare al nostro incontro: domenica 11 novembre. Ritrovo ore 10,30; S. Messa ore 11,15; pranzo ore 12,30.

Passeremo una giornata in amicizia ed eventualmente approfondiremo l’iniziativa del Consiglio Nazionale in merito al progetto della missione in Romania.
Alleghiamo il bollettino postale per il rinnovo dell’abbonamento a “Camminare Insieme” che è di euro 25,00. Pur continuando gli impegni presi, cerchiamo di dare un aiuto anche alla missione di Roman.

Remo Chiavon



Gli amici della filo-sophia

Per comprendere meglio quale sia stato l’apporto dei pensatori medioevali allo svolgimento del pensiero e della filosofia, ho pensato di riportarvi, qui di seguito, alcuni stralci tratti da Lo spirito della filosofia medioevale dello studioso francese Etienne Gilson. Egli illustra gli apporti originali che il pensiero della scolastica ha fornito su varie questioni filosofiche quali l’essere, Dio, il libero arbitrio, l’amore e l’uomo e lo fa al fine di dimostrare che non si può prescindere dal pensiero cristiano medioevale per comprendere l’uomo di oggi; ovvero che il pensiero cristiano ha il diritto di essere definito filosofia. (Il testo è abbastanza lungo motivo per cui, probabilmente, non esaurirò in questa sede tutta la citazione).

Il vero problema ridotto alla sua formula più semplice, consiste nel domandarsi se la nozione stessa di filosofia cristiana abbia un significato e se essa corrisponda a una realtà. Non si tratta, naturalmente, di sapere se ci furono alcuni cristiani filosofi, ma piuttosto di sapere se ci possono essere filosofi cristiani. In questo senso il problema potrebbe porsi allo stesso modo a proposito dei musulmani e degli ebrei. Tutti sanno che la civiltà medioevale è caratterizzata dalla straordinaria importanza che vi prende l’elemento religioso; non s’ignora inoltre che il Giudaismo, l’Islamismo e il Cristianesimo hanno allora prodotto complessi di dottrine in cui la filosofia si combinava […] col dogma religioso […].

La questione è di sapere se […] meritino il nome di filosofie. Ora non appena si pone il problema in questi termini, lungi dall’apparire evidente, l’esistenza e persino la possibilità di una filosofia cristiana diventa problematica a tal punto che oggi [1930] nelle correnti filosofiche più opposte sembra ci si accordi nel rifiutare a questa espressione ogni significato positivo.
Essa cozza dapprima contro la critica degli storici che […], assodano come un fatto che neppure nel medioevo c’è mai stata. […] [Di questo] fatto, [alcuni] filosofi offrono la ragione. [Essa consiste nel sostenere che,] se non c’è mai stata filosofia cristiana storicamente degna di nota, ciò deriva dal fatto che la nozione stessa è contraddittoria e impossibile.
[I razionalisti, ad esempio, sostengono che Religione e Ragione non appartengono allo stesso ambito e, dunque, ogni collaborazione tra di loro è impossibile. Ecco perché, per questi filosofi, il concetto, l’idea di filosofia cristiana è un assurdo poiché la filosofia è altra cosa dalla teologia.].

C’è un’indipendenza essenziale della filosofia da tutto ciò che non è lei - loro sostengono - ed in particolare da quell’irrazionale che è la Rivelazione.
Nessuno penserebbe oggi di parlare di una matematica cristiana, o di una biologia cristiana o di una medicina cristiana. Perché? Perché la matematica, la biologia, la medicina sono scienze e la scienza è radicalmente indipendente dalla religione, sostengono costoro.

Valentina Caleca





L’ANIMA DI AMICIZIA

Occhi spontanei immersi tra
armoniosi accordi di una chitarra
maturità avvolge col suo caldo manto
il cuore di un ragazzo, amico di pensieri sinceri.

Accanto a tamburi rullanti che narrano meravigliose poesie
lentamente il giovane con occhi spensierati
colmi di luce profonda bisbiglia una fantasiosa realtà
eternamente carezzato dalle dita di un passionale sipario
ricordi del suo essere intonano eterni attimi
risvegliando sopite lacrime
tenero il sole sulle sue labbra, compagno di fiabeschi sentieri
ora il ragazzo affronta i viali della vita sempre
alla ricerca del suo ritratto.

Amicizia trova un discepolo e insegna le tue arti
leale è la mano che posa sulle verdi spalle
e nel cuore una nebbiosa fortezza non concede
a gocce di pianto di violare i cancelli.

Tiziano Bertrand



Fotografie

14 ottobre 2007
FESTA ORATORIO