Il 2 febbraio, presso la Gran Certosa di Grenoble, ci sarà la vestizione del nostro parrocchiano Tommaso, di 36 anni, che pronuncerà i voti ed inizierà il suo lungo periodo di noviziato. In occasione di questo importante avvenimento, in una lettera ai suoi cari ha chiesto di essere accompagnato dalle preghiere di tutta la comunità, per poter essere sempre fedele a Dio e servirlo nel silenzio e nella preghiera.
La vita di Tommaso fino all’anno scorso è stata allegra, serena, comoda. Una vita come tutti i giovani, tra lo studio, gli amici, le ragazze, qualche divertimento. Una vita normale…
Anzi, a dire il vero una vita che ha potuto offrire qualcosa in più rispetto ad altri: una famiglia benestante, che non ha fatto mancare attenzione e affetto, e la possibilità di frequentare il “bel mondo” della “Milano che conta”, visto che il padre è proprietario di una delle discoteche più famose e prestigiose della città.
Chi, specialmente tra i più giovani, potrebbe desiderare di meglio?
Eppure qualcosa è successo, tutto questo non è stato più sufficiente, c’è stato il bisogno di cercare e trovare qualcosa… o forse Qualcuno.
In un giorno dell’anno scorso Tommaso ha preso alla sprovvista i genitori con una semplice ma sconvolgente frase: “Mamma, papà… ho deciso di farmi monaco di clausura”. Cosa può aver spinto un giovane aperto e brillante a ritirarsi per il resto della sua vita in un monastero?
“Nostro figlio non è mai stato un ragazzo che passava ore a pregare o a dire rosari” precisano mamma Silvana e papà Lino, “ma è sempre stato il centro della compagnia, un ragazzo esuberante pieno di amici e sempre in movimento”.
Unica eccezione a questa “normalità”, un fatto importante che ha segnato l’infanzia di Tommaso e ha lasciato in lui la percezione che la sua vita avesse un senso e un fine ben preciso, da ricercare e trovare.
All’età di 8 anni, ricorda la mamma, Tommaso fu protagonista involontario di un incidente: mentre andava in bicicletta in una via interessata da lavori stradali, scivolò e finì sotto uno schiacciasassi in movimento, capitando esattamente tra i due rulli ed uscendone illeso. Quella mattina, prima di uscire, nelle preghiere del mattino aveva detto: “Gesù mio, proteggimi tu”. Da questo momento qualcosa gli è rimasto dentro nel cuore e lo ha seguito negli anni del liceo e dell’università. Qualcosa, o forse possiamo dire Qualcuno, che è diventato sempre più esigente e che lo ha riempito a tal punto del Suo amore da spingerlo a fare una scelta forte come quella di donare a Dio la propria vita.
Che si tratti di una scelta forte e coraggiosa non c’è dubbio e ce lo testimonia anche mamma Silvana, che pur accettando la scelta impegnativa di Tommaso, non nasconde il dolore di una madre che non potrà rivedere più liberamente il proprio figlio. Effettivamente la regola dell’ordine prescelto, i Certosini, è una delle più rigide: Tommaso per sette anni sarà novizio presso la certosa di Grenoble, in Francia, e in questo periodo suo padre e suo fratello potranno andare a trovarlo solo quattro volte all’anno. La madre invece non potrà riabbracciarlo per parecchio tempo, visto che la regola dell’ordine non consente l’accesso di donne nella clausura.
Ma quale senso può avere oggi, nel terzo millennio, una scelta contemplativa? Molto spesso si sente il pensiero comune sostenere che non ha senso rinchiudersi in un monastero quando tanta gente nel mondo muore di fame o di malattia e avrebbe bisogno di un aiuto… Questa idea può forse aver senso in un’ottica laica o esclusivamente sociale della Chiesa, ma se ci ricordiamo che Dio è l’unica vera “medicina del mondo” e crediamo nella forza e nel valore della preghiera, allora comprendiamo come la scelta contemplativa sia anzi una delle forme più complete di servizio ai propri fratelli.
Il monaco di clausura infatti passa il giorno e la notte in preghiera e contemplazione, avvicinandosi maggiormente a Dio e allo stesso tempo pregando per tutta la Chiesa, per tutti i defunti, per tutti i problemi del mondo. La vita contemplativa diventa quindi uno dei vertici della carità: donare la propria vita per chiedere a Dio il bene di tutta l’umanità.
La vita del nostro Tommaso, un tempo segnata dagli impegni quotidiani, dagli appuntamenti con gli amici e dal ritmo delle musiche alla moda della discoteca paterna, sarà ora scandita dagli orari della preghiera quotidiana e dalla lode a Dio. Ma ce la può fare un giovane del Duemila a vivere una vita che a prima vista può sembrare tanto “medievale”?
La risposta ce la dà indirettamente lo stesso Tommaso. Prima di affrontare il lungo cammino del noviziato, per mettere alla prova la profondità della sua vocazione i superiori lo hanno rimandato per qualche mese a casa. Qui, circondato dai cari e dalle proprie cose, il giovane può rendersi conto di ciò a cui rinuncia e può capire se per lui Dio ha veramente il primo posto nella propria vita. Ebbene, dopo questi mesi, al momento di rientrare alla certosa di Grenoble, alla mamma che gli chiedeva se era sicuro di volersi “rinchiudere” dietro quel portone per tutta la vita, ha risposto: “A me non sembra neppure di essere stato fuori in questi mesi. Quella è la mia casa. Dietro quel portone c’è la Vita”.
Come comunità parrocchiale ci sentiamo vicini alla scelta di Tommaso e gli assicuriamo la nostra preghiera affinché possa compiere il suo cammino con gioia e serenità.
Pierpaolo Arcangioli