Il Papa Benedetto XVI parlando ai parroci a Roma all’inizio della Quaresima si è soffermato sull’importanza dei NOVISSIMI, riconoscendo che forse oggi nella chiesa si parla troppo poco del peccato, come anche del Paradiso e dell’inferno.
Già aveva parlato del Giudizio Universale nell’Enciclica Spe Salvi. Ha concluso caldeggiando con forza e dicendo: “chi non lavora per il Paradiso non lavora neanche per il bene degli uomini sulla terra”.
Colgo questa proposta del Papa e di molte richieste dei parrocchiani e inizio una serie di risposte ad alcuni interrogativi che spesso mi vengono posti sulla morte, sulla sofferenza, sul peccato, sulla vita perenne, sul Paradiso ... Inferno ecc..
Eccovi la prima domanda che mi è stata posta da una signora di via Gonin, dopo un funerale di questi giorni.
Domanda: Esiste una vita dopo la morte? C’è qualcosa dopo la morte?
Risposta: Tale domanda non ammette che una risposta: sì o no.
Le principali visioni del mondo optano per l’una o per l’altra. Alcuni dicono: “il vuoto e poi … più niente”. Parroco … “tutto finito ora!”.
Certo, la nostra società occidentale post-cristiana si fonda su un materialismo pratico. Il materialismo genera ideologie mortifere: l’individuo, votato alla morte, non ha altro orizzonte personale che la ricerca massima del piacere, identificato con la felicità.
Chiudendo, definitivamente, le vie verso il cielo, il materialismo lascia l’uomo sguarnito di fronte alla domanda sul senso della sua vita e della sua morte.
Non mi fermo sulle concezioni delle varie religioni, sarebbe interessante conoscere cosa pensa il buddismo, l’induismo … fino a la New Age.
Le religioni monoteistiche: giudaismo, cristianesimo, e l’islam … tutte affermano l’esistenza di un unico Dio, creatore di tutto ciò che esiste. La Bibbia si apre con l’affermazione incredibile che l’uomo è creato “a immagine e somiglianza di Dio”.
Intelligente e libero, egli è chiamato a entrare in una relazione di amicizia con Dio, in una comunione di vita e d’amore, che non avrà fine. La morte è la porta stretta che introduce l’uomo nella casa del Padre.
Sant’Agostino che aveva riflettuto a lungo su questa domanda, arriva a dire che niente può soddisfare il cuore dell’uomo all’infuori di Dio: “ci hai fatto per te, o Signore,e il nostro cuore è senza pace
finché non riposa in te”.
Sulla croce, Gesù al “buon ladrone” dirà: “Oggi tu sarai con me in Paradiso”.
È chiaro che alla fine dell’"oggi", il suo corpo sarà morto e sepolto e comincerà a decomporsi nell’anonimato della materia.
Ma quel “tu” è l’anima che finché l’uomo vive, abita il suo corpo ma, dopo la morte, continuerà a esistere: “Sarai con me”.
E per concludere, ho riletto la Lettera di San Paolo agli Efesini, dove scrive: “ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati”. (Ef 2, 4-5).